mercoledì 20 aprile 2011

L'amore per il Führer - Die Liebe zum Führer [Bertolt Brecht]

L’amore per il Führer

L'amore del popolo per il Führer è molto grande.
Ovunque egli vada
è circondato da gente in uniformi nere
che lo ama al punto
da non distogliere l'occhio da lui.
Quando egli siede in un caffè
immediatamente gli si siedono intorno cinque giganti perché
possa godersi un po’ di svago.
Le SS specialmente lo amano con tanta passione
che quasi lo invidiano al resto del popolo e
gli stanno addosso, tanto
sono gelose. E quando una volta con alcuni generali
fece una gita di fine settimana su un incrociatore
e passò un’ intera notte solo con loro
scoppiò una rivolta fra le SA e egli dovette
farne fucilare centinaia.

[tr. it di Franco Fortini, da “Poesie di Svedebnborg”]


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Die Liebe zum Führer

Die Liebe des Volkes zum Führer ist sehr groß.
Überall wo er hingeht
Ist er umringt von Leuten in schwarzen Uniformen
Die ihn so lieben
Daß sie kein Auge von ihm lassen.
Wenn er sich in ein Kaffeehaus setzt
Setzen sich sogleich fünf Hünen zu ihm, damit er
Unterhaltung hat.
Besonders die SS liebt ihn so leidenschaftlich
Daß sie ihn dem ardern Volk kaum gönnt und ihm
Nicht von der Pelle geht, so
Eifersüchtig ist sie. Und als er einmal
Mit einigen Generälen eine Wochenendfahrt auf einem
Kreuzer machte
Und eine ganze Nacht allein mit ihnen zubrachte
Erhob sich ein Aufruhr unter der SA, und er mußte
Hunderte erschießen lassen.

lunedì 11 aprile 2011

Ricordando Gregorio Kapsomenos

Gregorio Kapsomenos
Creta, 10 novembre 1946 - Bologna, 9 aprile 2011
il "saggio" amico, della Libreria delle Moline



La cultura non si accumula, la si condivide, il sapere non si rinchiude nei reticolati accademici, ma lo si distribuisce.
La scoperta di un perla, di un frammento prezioso non si trasforma in  prelibatezza utilizzabile come merce di scambio in vista di un piccolo potere  personale.

Leggere, imparare, comunicare,  senza spirito di dominio: quanti lo capiscono, quanti lo hanno capito, quanti erano consapevoli che in quei piccoli doni  quotidiani si celava un altissimo senso della socializzazione di testi e  pensieri, che non si riducevano mai a chiacchiera vuota?


L'indipendenza di pensiero e  la curiosità insaziabile, l'allenamento quotidiano  alla critica del mondo in cui ci troviamo a vivere, la messa in pratica di quella che Foucault chiamerebbe  l'immensa e proliferante criticabilità delle cose, delle istituzioni, delle pratiche, dei discorsi , attraverso i libri, strumenti privilegiati di questo occhio critico, la loro incessante ricerca, i segreti collegamenti che li legano, l'estrazione di un insospettato senso nascosto che illumina e fa esplodere l'apparente inerzia di un anonimo volume, ridando dignità e valore a opere colpevolmente trascurate da chi insegue a tutti i costi solo l'ultima novità o si adegua all'ultima moda.

Anche la consapevolezza, però, che i libri lottano fra loro, conducono guerre  silenziose, come ricordava con pungente ironia l'amato Swift nella Battaglia combattuta venerdì scorso tra i libri antichi e quelli moderni nella biblioteca  di St. James.

Inseparabile dalla sua figura l'ironia provocatoria che rintracciava  nell'amatissimo Vonnegut, di cui amava citare "Il cervello era troppo grosso per svolgere un buon servizio" come un invito a non prendersi poi troppo sul  serio.

Un grande abbraccio a Marta, sua compagna di vita e di avventura.




Alberto Burgio
Andrea Cavalletti

Barbara Chitussi
Giorgio Forni
Rudy Leonelli
Vincenza Perilli
Mauro Raspanti
Roberto Sassi


i funerali si svolgeranno mercoledì 13 aprile
dalle ore 9,30 alle 11,30
alla sala Pantheon - Certosa di Bologna





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post correlati in incidenze:

 

venerdì 8 aprile 2011

V : Verità [bocca della]

E n c i c l o p e d i a
d e l l a
n e o l i n g u a
.
V

Verità

  [bocca della]

 

« I MIGRANTI? Fora de ball!

Diciamocelo con sincerità: quanti di noi, magari con parole più acconce, non la pensiamo come quell'irrefrenabile Umberto Bossi che, come un'estemporanea "bocca della verità", non manca mai al momento giusto di esprimere la sua opinione con brusca franchezza? ... »
 

Arrigo Petacco,
"Il Valzer dell'ipocrisia",
il Resto del Carlino, 6 aprile 2011

giovedì 7 aprile 2011

Per Gramsci, oltre il simulacro

Gramsci non è solo un'icona pop
Restituiamolo ai ventenni di oggi
 

di Michela Murgia
5 aprile 2011,
l'Unità

 ,
Il volto di Antonio Gramsci è un’icona pop con livelli di riconoscibilità pari o di poco inferiori a quelli di Che Guevara, di Marilyn Monroe e di Martin Luther King. Nessun altro filosofo al mondo,eccetto Marx, ha esercitato lo stesso fascino di lingua in lingua, seducendo quattro generazioni con il suo pensiero innovativo e con la forza di una dialettica cosí tagliente da aver colonizzato il linguaggio ben oltre l’area ideologica a cui voleva dare riferimenti.

mercoledì 6 aprile 2011

Gli amici - Die Freunde - Bertolt Brecht

Bertolt Brecht


Gli amici

Se tu venissi, portato in carrozza
e io avessi una giubba da contadino
e ci incontrassimo un giorno cosi per la strada
tu scenderesti e ti inchineresti.
E se tu vendessi acqua
e io venissi a passeggiare montato a cavallo
e ci incontrassimo un giorno cos
ì per la strada
io smonterei dinanzi a te.



Poeta cinese ignoto (intorno al 100 a. C.)

sabato 2 aprile 2011

[BO] Inaugurazione della Biblioteca "Michele Ranchetti": un viaggio tra filosofia, psicoanalisi, letteratura, teologia e politica




un viaggio tra
filosofia,
psicoanalisi,
letteratura,
teologia
e politica 

     

una nuova biblioteca arricchita da ventimila volumi 
  donati al Centro Furio Jesi
 dalla famiglia di Michele Ranchetti 
così come egli aveva desiderato

giovedì 31 marzo 2011

Bologna: il Comune dà lo sfratto ad Atlantide. Un'archeologia

Palazzo d’Accursio accusa: “disturbo alla quiete pubblica”, e mette a bando il cassero di S.Stefano. La replica da Atlantide: “Mai verbali o multe, non crediamo di essere un problema nel quartiere”
[ leggi articolo completo su Zic » ] 


*     *      *
 
un'archeologia:
 


Fino dall'otto aprile dell'anno 1583, l'Illustrissimo ed Eccellentissimo signor don Carlo d'Aragon, Principe di Castelvetrano, Duca di Terranova, Marchese d'Avola, Conte di Burgeto, grande Ammiraglio, e gran Contestabile di Sicilia, Governatore di Milano e Capitan Generale di Sua Maestà Cattolica in Italia, pienamente informato della intollerabile miseria in che è vivuta e vive questa città di Milano, per cagione dei bravi e vagabondi, pubblica un bando contro di essi. Dichiara e diffinisce tutti coloro essere compresi in questo bando, e doversi ritenere bravi e vagabondi ...  A tutti costoro ordina che, nel termine di giorni sei, abbiano a sgomberare il paese, intima la galera a renitenti, e dà a tutti gli ufficiali della giustizia le più stranamente ampie e indefinite facoltà per l'esecuzione dell'ordine. Ma, nell'anno seguente, il 12 aprile, scorgendo il detto signore, che questa Città è tuttavia piena di detti bravi... tornati a vivere come prima vivevano, non punto mutato il costume loro, né scemato il numero, dà fuori un'altra grida, ancor più vigorosa e notabile,

lunedì 28 marzo 2011

Et moi, et moi, et moi

Jacques Dutronc
 testo:
Jacques Lanzmann 

1966



 Ed io, ed io, ed io
 

Settecento milioni di cinesi
Ed io, ed io, ed io
Con la mia vita, la mia casetta.
Il mio psi.
Ci penso e poi dimentico.
E’ la vita, è la vita

Ottanta milioni d'indonesiani
Ed io, ed io, ed io
Con la mia auto e il mio cane
Il suo Canigou quando abbaia.
Ci penso e poi dimentico
È la vita, è la vita

Tre o quattrocento milioni di neri
Ed io, ed io, ed io
Che vado al brunitoio
Alla sauna per perdere peso
Ci penso e poi dimentico
È la vita, è la vita

venerdì 25 marzo 2011

L: Lontana [forse]

E n c i c l o p e d i a
d e l l a
n e o l i n g u a

L
lontana [forse]

 «... è insensato, "a prescindere", presidiare la libreria Mondadori per la presentazione del libro "Nessun dolore - Una storia di CasaPound" ...
 Abbiamo letto tutte le pagine di "Nessun dolore" il libro del fondatore di CasaPound pubblicato da Rizzoli per cercare tra le pieghe quei contenuti "fascisti" che fanno andare il sangue alla testa dei ragazzi dei centri sociali ...
 Un'ideologia la loro forse lontana da quel fascismo che gli viene rimproverato (e di cui si dicono seguaci)»

Tano Gullo "Che follia...", per  la Repubblica Palermo, 23 marzo 2011

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approfodimenti:

mercoledì 23 marzo 2011

23 marzo 1944, via Rasella: una legittima azione di guerra

la resistenza romana
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Via Rasella
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23 marzo 1944 - Alle 15,30 Carlo Borsani, cieco di guerra, medaglia d'oro, celebra, nel salone di un palazzo in via Veneto, la nascita del fascismo, avvenuta 25 anni prima a Milano, in piazza San Sepolcro. E' una giornata senza nuvole, con il sole splendente. In mattinata i gerarchi e le autorità germaniche avevano assistito alla messa nella chiesa di Santa Maria della Pietà e deposto corone alle lapidi dei caduti fascisti in Campidoglio e al Verano. Borsani ha cominciato da poco a parlare quando, alle 15.52, si interrompe a causa del forte boato che rompe l'aria. Una forte carica di tritolo è esplosa a poca distanza, in via Rasella, davanti al palazzo Tittoni, mentre vi transitava a piedi una compagnia del I battaglione del Reggimento Polizei SS Bozen, composta da 156 uomini tra ufficiali, sottufficiali e truppa, in assetto di guerra, con mitragliatrici montate su carrelli in testa e in coda alla colonna. Subito dopo, due squadre dei GAP Centrali, una di sette uomini l'altra di sei, al comando di Carlo Salinari (Spartaco) e Franco Calamandrei (Cola), lanciano a mano bombe da mortaio leggero Brixia, modificate per esplodere per accensione della miccia, e sparano con armi leggere. A far brillare la mina collocata in un carrettino metallico da spazzino era stato lo studente in medicina Rosario Bentivegna, con la copertura di un'altra giovane studentessa, Carla Capponi.

venerdì 18 marzo 2011

Bologna: un manifesto di razza


Bisogna pur riconoscere che, con il manifesto "di razza"  che va diffondendo a Bologna la Lega pone di fatto un serio problema di accoglienza.

Una città che - malgrado  limiti ed ostacoli  - è divenuta di fatto un grande ed aperto crocevia di persone che non erigono barriere di "razza", "origine", lingua, etnia, religione, cultura; una città viva, irriducibile a grette chiusure campanilistiche, può  albergare  serenamente in seno soggetti che rivendicano la discriminazione in nome del primato degli autoctoni, a scapito degli "alieni"?

giovedì 17 marzo 2011

Bruno Lauzi, Garibaldi blues



Garibaldi fu ferito
fu ferito ad una gamba,
Garibaldi che comanda,
che comanda i suoi soldà..
Per Garibaldi Viva!
Garibaldi che si ferì…

Garibaldi aveva un socio
si chiamava Nino Bixio,
venne giù da Busto Arsizio
e nei Mille si arruolò..
Per Nino Bixio Viva!
Nino Bixio che si arruolò..

(Strofa regionale:)
Giunsero a Calatafimi
e incontrarono i francesi
che rimasero sorpresi
dal furor degl'isolan..
Per la Trinacria Viva!
La Trinacria, terra del sud…

lunedì 14 marzo 2011

"sono la Mamma di Valerio Verbano, ucciso a Roma il 22 febbraio 1980". Un messaggio

... ci scegliamo un compagno: non per noi, ma per qualcosa che è in noi, e al tempo stesso fuori di noi e ha bisogno del nostro venir meno a noi stessi per attraversare una linea che noi non raggiungeremo.
Maurice Blanchot, L'ultimo a parlare



Premessa
Nel corso di uno scambio di comunicazioni nato di recente in internet, Carla Verbano mi aveva scritto di salutarle Bologna, la città in cui, dopo la nascita, ha a lungo vissuto.
Incoraggiato dalla sua non comune disponibilità al confronto, le avevo risposto francamente che Bologna oggi è  meno bella di quella che aveva lasciato negli anni Sessanta: meno servizi, meno socialità e socievolezza ... E – come se non bastasse – fatta oggetto negli ultimi anni di reiterati  (e fin qui fallimentari) tentativi (o tentazioni) di replicare o scimmiottare in forma “nuova” l’obbrobrioso copione di una Bologna culla del fascismo  [vedi Luigi Fabbri, parte 1  e 2].

E, con la stessa consapevolezza di rivolgermi a chi è in grado di capire certe cose – che tanti non intendono – le ho ricordato che proprio in questi giorni di marzo, a Bologna, c’erano in programma almeno due iniziative, concentrate ciascuna su uno degli assi  assi fondamentali del contesto storico-politico in cui si è impegnato Valerio, fino alla fine.

- 11 e 12 marzo: il convegno La parola scritta. Verità resistenti verso Genova 2011 : sull'asse delle esperienze dei movimenti, delle lotte, a partire dagli anni Settanta (e in particolare dal ’77) ad oggi;
- 13 marzo: la giornata di studi “Già l’ora s’avvicina della più giusta guerra”,  sull'asse dell'antifascismo, dagli anni Venti alla specificità della situazione presente.

Nell’imminenza di quegli appuntamenti, ho proposto a Carla – se poteva interessarla, aveva tempo e se la sentiva – di inviare un saluto a chi, a Bologna, considera l’uccisione di Valerio una ferita aperta. Come  quella di Francesco Lorusso. O di Carlo  Giuliani ...

Ma il tempo è volato, e il 12 marzo ho nuovamente scritto a Carla per dirle che, se voleva scrivere e trasmettermi entro sera anche soltanto un breve e semplice messaggio di saluto alla giornata antifascista del giorno 13, lo avrei proposto volentieri alla lettura.

Ho ricevuto il messaggio di Carla in serata, e il mattino seguente l’ho proposto alla giornata di studi antifascisti di leggerlo, (corredandolo con la lettura della scheda del sito Reti invisibili dedicata a “Valerio Verbano) .
E’ stato accolto con  intensa attenzione ed  emozione.

venerdì 11 marzo 2011

“Già l’ora s’avvicina della più giusta guerra” - Giornata di Studi - 13 marzo [BO]













Domenica 13 marzo, presso il Circolo anarchico Camillo Berneri, Piazza di Porta S. Stefano 1, Bologna, si terrà una giornata di riflessione sull’antifascismo anarchico e libertario per ragionare insieme su declinazioni, percorsi, prospettive di un antifascismo che rifiuti a un tempo le logiche dell’autorità statale, della delega, delle discriminazioni e dello sfruttamento.

“Già l’ora s’avvicina della più giusta guerra”
L’antifascismo anarchico 1921-2011

 
Giornata di studi
Domenica 13 marzo 2011



La giornata intende dare conto di varie ricerche sul movimento anarchico e il suo apporto all’antifascismo, coprendo un arco cronologico ampio e arrivando fino all’oggi. L’approfondimento e la comprensione di alcune dinamiche storiche del passato saranno così una possibilità di auto-formarsi, al di là di e al di fuori di una istituzione, quella universitaria, sempre più a pezzi e asservita alle logiche di potere e di mercato. Studenti e studentesse, operai e operaie, precari e precarie socializzeranno i risultati delle proprie ricerche con l’intento di offrire nuovi elementi di interpretazione del passato e chiavi di lettura di un presente se non totalitario sicuramente oppressivo.



Inizio lavori ore 10:30



- Il 25 aprile non è una ricorrenza, ora e sempre resistenza! Contro ogni fascismo
  Giorgio, Nodo Sociale Antifascista

–  Gli Arditi del Popolo 1921-1922: la prima opposizione armata al fascismo
  Andrea Staid, autore del libro Gli Arditi del Popolo, Circolo dei Malfattori Milano

- Il fuoriuscitismo: l’esilio degli antifascisti nella Francia negli anni Venti
  Toni, redazione locale di Umanità Nova, settimanale anarchico

- La Resistenza sconosciuta: gli anarchici nella lotta di liberazione
  Marabbo, archivio popolare Antonio Rubbi, Medicina

Pranzo a buffet



- Dopoguerra e ricostruzione: l’antifascismo a Bologna
  Dawit S., ANPI Savena


- Fra strategia della tensione e antifascismo militante: gli anni ’70 e il caso Marini
  Jacopo F., Circolo Berneri

- L’incomparabile antifascismo
   Rudy Leonelli, Nodo Sociale Antifascista, incidenze

A seguire aperitivo libertario


[con il patrocinio del Nodo Sociale Antifascista]

mercoledì 9 marzo 2011

Boulez - Mahler - Nietzsche: "O Mensch! ..."





Uomo sii attento!
Che dice la mezzanotte profonda?
«Io dormivo, dormivo –,
«Da un sonno profondo mi sono risvegliata: –
«Profondo è il mondo,
« E più profondo che nei pensieri del giorno.
«Profondo è il suo dolore –,
«Piacere – più profondo ancora di sofferenza:
«Dice il dolore: perisci!
«Ma ogni piacere vuole eternità –,
«– vuole profonda profonda eternità»

martedì 8 marzo 2011

Liberazione: il Settantasette di Valerio Verbano, tornano le carte perdute


Personale e politico di un sedicenne dell’Autonomia. Ecco cosa c’è nel “dossier”

Giorgio Ferri e Nicola Macò, per Liberazione, 8 marzo 2011




Ci sono i voti del semestre appena concluso, l’orario delle lezioni, il testo della canzone di De André, Il bombarolo, e poi in stampatello sul frontespizio: «Portare l’attacco al cuore dello Stato», con una falce e martello e un mitra sovrapposti e sotto la sigla Ccr, collettivo comunista rivoluzionario quarta zona, composto dagli studenti del liceo scientifico Archimede. E’ la copia fotostatica dell’agenda rossa 1977, edita dalla Savelli, appartenente a Valerio Verbano, allora studente appena sedicenne, riemersa da un buio lungo 31 anni. Ai lati dei fogli la firma di Rina Zapelli, nome da ragazza di Carla Verbano, madre di Valerio, apposta al momento del sequestro la sera del 20 aprile 1979.
L’inchiesta sui fascisti
Tra le pagine che abbiamo potuto consultare, poco meno della metà dei 379 fogli che sembrano comporre quanto resta del “dossier Verbano”, ci sono anche 41 fogli di una rubrica nei quali sono riportati circa 900 nomi di attivisti di estrema destra corredati da indirizzi e in alcuni casi con numero di telefono. Redatti tutti con la grafia di Verbano. Altri 16 fogli, trascritti da più mani, riportano appunti, minute di schede, appartenenza politica, piantine e altre informazioni, come alcuni luoghi di ritrovo dell’estrema destra. Carla Verbano vi ha già riconosciuto quella di un amico di Valerio deceduto nel frattempo. Un accurato lavoro di mappatura delle diverse realtà del neofascismo romano dove lucide intuizioni e scoperte anzitempo si sommano anche ad imprecisioni e approssimazioni notevoli. Alcune schede collimano solo in parte con quelle riportate nel recente libro di Valerio Lazzaretti, Valerio Verbano, ucciso da chi, come e perché, Odradek 2011. Questa circostanza conferma quanto ricordato nei giorni scorsi da Carla Verbano sulla esistenza di più versioni del dossier, «realizzato da Valerio insieme ad altri sei o sette amici».

venerdì 4 marzo 2011

4 marzo 1943 - Lucio Dalla

Lucio Dalla
4 marzo 1943





 

«La canzone che ha segnato una svolta nella carriera di Lucio Dalla, e la sua ripartenza, è un notissimo esempio di pezzo che ha avuto guai con la censura ...

mercoledì 2 marzo 2011

Louis Althusser - una filosofia esiste solo nella sua differenza conflittuale

 Anzitutto cominciai a praticare sugli autori del XVIII secolo quel détour teorico che mi pare indispensabile non soltanto per l’intelligenza di una filosofia, ma per la sua esistenza.

Perché una filosofia non viene al mondo come Minerva nella società degli dèi e degli uomini. Essa esiste solo per la posizione che occupa, e occupa questa posizione solo conquistandola nello spazio pieno di un mondo già occupato. Essa esiste dunque solo nella sua differenza conflittuale, e questa differenza può conquistarla e imporla solo attraverso il détour di un incessante lavoro sulle posizioni esistenti.

lunedì 28 febbraio 2011

Reading Michel Foucault in the Postcolonial Present - Bologna, 3-4 marzo 2011


A Symposium
Bologna, Italy, March 3-4, 2011

Hosted by the University of Bologna  - Funded by the Finnish Academy


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Facoltà di Scienze Politiche


Sala Poeti - Palazzo Hercolani

Strada Maggiore 45

Bologna





Neoliberalism is superficially understood as a theory of political economic practices proposing that human well-being can best be advanced by the development of entrepreneurial freedoms within an institutional framework characterized by private property rights, individual liberty, unencumbered markets, and free trade.


Less understood, however, is how its claims to be able to develop wealth and freedom became correlated with claims to develop the prosperity and security of life itself. Life, in the form of species existence, rather than human nature, has progressively emerged as a singularly important a priori for liberal political economy


Neoliberalism breaks from earlier liberalisms and traditions of political economy in so far as it pursues the development of economic profitability and prosperity not just with practices for the development of the human species, but with the life of the biosphere.


These correlations of economy, development, freedom, and life in and among neoliberal regimes of practice and representation comprise some of the foundations of its biopolitics.

As this symposium will explore, we cannot understand how liberalism functions, most especially how it has gained the global hegemony that it has, without addressing how systematically the category of life has organized the correlation of its various practices of governance, as well as how important the shift in the very understanding of life, from the human to the biospheric, has been for changes in those practices.

Today it is not simply living species and habitats that are threatened with extinction, and for which we must mobilize our care, but the words and gestures of human solidarity on which resistance to biopolitical regimes of governance depends.

A sense of responsibility for the survival of the life of the biosphere is not a sufficient condition for the development of a political subject capable of speaking back to neoliberalism. What is required is a subject responsible for securing incorporeal species, chiefly that of the political, currently threatened with extinction, on account of the overwrought fascination with life that has colonized the developmental as well as every other biopoliticized imaginary of the modern age.

While Foucault’s thought has been inspirational in diagnosing this condition of the postcolonial age, his works have too often failed to inspire studies of political subjectivity. Instead they have been used to stoke the myth of the inevitability of the decline of collective political subjects, describing an increasingly limited horizon of political possibilities, and provoking a disenchantment of the political itself. In contrast this symposium will excavate the importance of Foucault’s work for our capacities to recognise how this debasement of political subjectivity came about, particularly within the framework of the discourses and politics of "development", and with particular attention to the predicaments of postcolonial peoples.

Why and how it is that life in postcolonial settings has been depoliticized to such dramatic effect? And, crucially, how can we use Foucault to recover the vital capacity to think and act politically in a time when the most basic expressions of thought and human action are being targeted for new techniques of control and governance?

The immediacy of these themes will be obvious to any one living in the South of the world. But within the academy they remain heavily under-addressed. In thinking about what it means to read Michel Foucault today this symposium will address some significant questions and problems. Not simply that of how to explain the ways in which postcolonial regimes of governance have achieved the debasements of political subjectivity they have.

And certainly not that of how we might better equip them with the means to suborn life more fully. But that of how life itself, in its subjection to governance, can and does resist, subvert, escape and defy the imposition of modes of governance which seek to remove it of those very capacities for resistance, subversion, flight, and defiance.

This symposium will be the second in a series, the first having been held in Calcutta in September 2010, "The Biopolitics of Development: Life, Welfare and Unruly Populations". As was established there, the formulation of and response to these questions and problems remains open.

The political reception of Foucault’s thought is not monolithic and the debates provoked among the participants at the Calcutta event are far from settled. Hence the demand for a second symposium, this time in Bologna.

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venerdì 25 febbraio 2011

Lo stronzio del terzo millennio



CasaPound
annuncia un convegno sul ritorno all'atomo e il nucleare italiano.


Rifiutiamo l'ennesimo ritorno dello stronzio!



Questo post è frutto di una profonda meditazione di Incidenze e Marginalia

giovedì 24 febbraio 2011

Alain Badiou: il vento dell’est vince sul vento dell’ovest

Alain Badiou

Tunisia, Egitto: quando un vento dell’est spazza via l’arroganza dell’Occidente

 Articolo tratto da Le Monde e tradotto dalla redazione di Zic


l vento dell’est vince sul vento dell’ovest.

Fino a quando l’Occidente inattivo e crepuscolare, la “comunità internazionale” di coloro i quali si credono ancora i padroni del mondo, continueranno a dare lezioni di buona gestione e di buona condotta alla terra intera?

Non è risibile vedere quegli intellettuali di servizio, soldati allo sbando del capitalo-parlamentarismo che ci mantiene in questo paradiso tarlato, fare dono delle loro persone ai magnifici popoli tunisino e egiziano, al fine di insegnare a questi popoli selvaggi l’a,b,c della democrazia?

Che desolante persistenza dell’arroganza coloniale! Nella situazione di miseria politica che è la nostra da almeno tre decenni, non è ancora evidente che siamo noi ad aver tutto da imparare dai sollevamenti popolari del momento?

Non dobbiamo forse studiare, in tutta urgenza e da vicino, tutto ciò che, laggiù, ha reso possibile il rovesciamento attraverso l’azione collettiva di governi oligarchici, corrotti e inoltre – e forse soprattutto – in situazione di vassallaggio umiliante nei confronti degli Stati Occidentali?

Si, noi dobbiamo essere gli scolari di questi movimenti, e non i loro stupidi professori.

Poiché essi danno vita, nel genio delle loro invenzioni, ad alcuni principi della politica dei quali si cerca da tempo di convincerci che sono morti e desueti.

E in particolare a questo principio che Marat non smetteva di ricordare: quando si tratta di libertà, di eguaglianza, di emancipazione, noi dobbiamo tutto alle rivolte popolari ...

continua >>

lunedì 21 febbraio 2011

La parabola di Benigni a Sanremo: "buoni" consigli - "cattivo" esempio?

Les vieillards aiment à donner des bons préceptes,
pour se consoler de n'être plus en état de  donner des mauvais exemples.
François de  La Rochefoucauld, Maximes

   *     *     *

Benigni e «Fratelli d'Italia», dubbi su una lezione di storia

Alberto Maria Banti - il manifesto, 20 gennaio 2011

Roberto Benigni a Sanremo: ma certo, quello che voleva bene a Berlinguer! Quello che - con gentile soavità - insieme a Troisi scherzava su Fratelli d'Italia ...




Che trasformazione sorprendente!


Eh sì, giacché giovedì 17 febbraio «sul palco dell'Ariston», come si dice in queste circostanze, non ha fatto solo l'esegesi dell'Inno di Mameli. Ha fatto di più. Ha fatto un'apologia appassionata dei valori politici e morali proposti dall'Inno. E - come ha detto qualcuno - ci ha anche impartito una lezione di storia. Una «memorabile» lezione di storia, se volessimo usare il lessico del comico.

Bene. E che cosa abbiamo imparato da questa lezione di storia? Che noi italiani e italiane del 2011 discendiamo addirittura dai Romani, i quali si sono distinti per aver posseduto un esercito bellissimo, che incuteva paura a tutti. Che discendiamo anche dai combattenti della Lega lombarda (1176); dai palermitani che si sono ribellati agli angioini nel Vespro del lunedì di Pasqua del 1282; da Francesco Ferrucci, morto nel 1530 nella difesa di Firenze; e da Balilla, ragazzino che nel 1746 avvia una rivolta a Genova contro gli austriaci. Interessante. Da storico, francamente non lo sapevo. Cioè non sapevo che tutte queste persone, che ritenevo avessero combattuto per tutt'altri motivi, in realtà avessero combattuto già per la costruzione della nazione italiana. Pensavo che questa fosse la versione distorta della storia nazionale offerta dai leader e dagli intellettuali nazionalisti dell'Ottocento. E che un secolo di ricerca storica avesse mostrato l'infondatezza di tale pretesa. E invece, vedi un po' che si va a scoprire in una sola serata televisiva.

Ma c'è dell'altro. Abbiamo scoperto che tutti questi «italiani» erano buoni, sfruttati e oppressi da stranieri violenti, selvaggi e stupratori - stranieri che di volta in volta erano tedeschi, francesi, austriaci o spagnoli. E anche questa è una nozione interessante, una di quelle che cancellano in un colpo solo i sentimenti di apertura all'Europa e al mondo che hanno positivamente caratterizzato l'azione politica degli ultimi quarant'anni.

Poi abbiamo anche capito che dobbiamo sentire un brivido di emozione speciale quando, passeggiando per il Louvre o per qualche altro museo straniero, ci troviamo di fronte a un quadro, che so, di Tiziano o di Tintoretto: e questo perché quelli sono pittori «italiani» e noi, in qualche modo, discendiamo da loro. Che strano: questa mi è sembrata una nozione veramente curiosa: io mi emoziono anche di fronte alle tele di altri, di Dürer, di Goya o di Manet, per dire: che sia irriducibilmente anti-patriottico?

E infine abbiamo capito qual è il valore fondamentale che ci rende italiani e italiane, e che ci deve far amare i combattenti del Risorgimento: la mistica del sacrificio eroico, la morte data ai nemici, la morte di se stessi sull'altare della madre-patria, la militarizzazione bellicista della politica. Ecco. Da tempo sostengo che il recupero acritico del Risorgimento come mito fondativo della Repubblica italiana fa correre il rischio di rimettere in circuito valori pericolosi come sono quelli incorporati dal nazionalismo ottocentesco: l'idea della nazione come comunità di discendenza; una nazione che esiste se non ab aeterno, almeno dalla notte dei tempi; l'idea della guerra come valore fondamentale della maschilità patriottica; l'idea della comunità politica come sistema di differenze: «noi» siamo «noi» e siamo uniti, perché contrapposti a «quegli altri», gli stranieri, che sono diversi da noi, e per questo sono pericolosi per l'integrità della nostra comunità.

Ciascuna di queste idee messa nel circuito di una società com'è la nostra, attraversata da intensi processi migratori, può diventare veramente tossica: può indurre a pensare che difendere l'identità italiana implichi difendersi dagli «altri», che - in quanto diversi - sono anche pericolosi; può indurre a fantasticare di una speciale peculiarità, se non di una superiorità, della cultura italiana; invita ad avere una visione chiusa ed esclusiva della comunità politica alla quale apparteniamo; e soprattutto induce a valorizzare ideali bellici che, nel contesto attuale, mi sembrano quanto meno fuori luogo.

Ecco, con la performance di Benigni mi sembra che il rischio di una riattualizzazione del peggior nazionalismo stia diventando reale: tanto più in considerazione della reazione entusiastica che ha accolto l'esibizione del comico, quasi come se Benigni avesse detto cose che tutti avevano nel cuore da chissà quanto tempo. Ora se questi qualcuno sono i ministri La Russa o Meloni, la cosa non può sorprendere, venendo questi due politici da una militanza che ha sempre coltivato i valori nazionalisti. Ma quando a costoro si uniscono anche innumerevoli politici e commentatori di sinistra, molti dei quali anche ex comunisti, ebbene c'è da restare veramente stupefatti.

Verrebbe da chieder loro: ma che ne è stato dell'internazionalismo, del pacifismo, dell'europeismo, dell'apertura solidale che ha caratterizzato la migliore cultura democratica dei decenni passati? Perché non credo proprio che un simile bagaglio di valori sia conciliabile con queste forme di neo-nazionalismo. Con il suo lunghissimo monologo, infatti, Benigni - pur essendosi dichiarato contrario al nazionalismo - sembra in sostanza averci invitato a contrastare il nazionalismo padano rispolverando un nazionalismo italiano uguale a quello leghista nel sistema dei valori e contrario a quello solo per ciò che concerne l'area geopolitica di riferimento.

Beh, speriamo che il successo di Benigni sia il successo di una sera. Perché abbracciare la soluzione di un neo-nazionalismo italiano vorrebbe dire infilarsi dritti dritti nella più perniciosa delle culture politiche che hanno popolato la storia dell'Italia dal Risorgimento al fascismo.

martedì 15 febbraio 2011

La cultura (Carmelo Bene)

  la cultura, nel suo etimo - l'ha rilevato ... Jacques Derrida -  equivale a colo ..., cioè del verbo colo: colonizzare. Cioè, cultura è tutto quanto è colonizzazione. Per non parlare poi della depravazione culturale, che è l'informazione...”



lunedì 14 febbraio 2011

Finezze: il terzo pollo

Ma oggi non è possibile trascurare il fatto che l'uso intensivo dello spettacolo ha, come c'era da aspettarsi, reso ideologica la maggioranza dei contemporanei, per quanto solo a tratti e a sbalzi. La mancanza di logica, ossia la perdita della possibilità di riconoscere immediatamente ciò che è importante e ciò che è secondario o non pertinente; ciò che è incompatibile o che al contrario potrebbe essere complementare; tutto ciò che una data conseguenza implica e ciò che, nello stesso momento vieta; tale conseguenza è stata iniettata a dosi massicce nella popolazione dagli anestesisti-rianimatori dello spettacolo.
 Guy Debord, Commentaires, XI

"Né destra né sinistra"

“Senza distinzione tra Nord e Sud, tra destra e sinistra”. Parola di Gianfranco Fini  

 e, logicamente, chiarisce (?!?) :

 
Crediamo a una destra più moderna ed europea



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Finezze tratte da: LA STEFANI

martedì 8 febbraio 2011

Testamento biologico. Saldi di fine stagione - BO, 9 Febbraio 2011




Rete Laica Bologna
vi invita a
TESTAMENTO BIOLOGICO
SALDI DI FINE STAGIONE

La maggioranza di centrodestra s’appresta ad approvare in Parlamento una legge liberticida e incostituzionale contro il testamento biologico. Temiamo, purtroppo, col sostegno di parti consistenti delle opposizioni. Parlamentari nominati dalle segreterie di partito e che nessun cittadino ha avuto la possibilità di scegliere saranno lo strumento con cui si vieterà ai singoli di decidere come morire, ognuno secondo la propria insindacabile idea di dignità. Sulla pelle degli uomini e delle donne avverrà l’indegno scambio tra Trono e Altare, tra Governo e Vaticano. Scambio che fa arrossire di vergogna e che grida vendetta. Per discuterne assieme, per individuare strategie di resistenza e di cambiamento, vi invitiamo a partecipare a questo importante incontro.

Mercoledì 09 Febbraio 2011  Ore 18.00
Chiesa Evangelica Metodista
Via Venezian 3, Bologna
 
[vedi mappa]


intervengono
Carlo Flamigni
Comitato Nazionale per la Bioetica
Corrado Melega
Ginecologo, già presidente Commissione Regionale Nascite
On. Marco Cappato
segretario Associazione radicale Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
Katia Zanotti
Rete Laica Bologna
Michel Charbonnier
pastore valdese
modera
Paolo Soglia
direttore Città del Capo – Radio Metropolitana

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