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sabato 10 ottobre 2015

Atlantide: “Hanno sottovalutato l’effetto farfalla”


In partenza da piazza di porta Santo Stefano il corteo convocato dopo lo sgombero, ieri mattina, dello storico spazio sociale. Le Atlantidee: “Caduto il velo della Bologna che si crogiola evocando il suo glorioso passato”.

10 ottobre 2015 - 15:25

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Ci vediamo fra poco a piazza di Porta Santo Stefano. Portate mantelline impermeabili e/o ombrelli colorati, per illuminare le strade e il cielo di questa città, grigia come il muro che hanno eretto sulla porta della nostra prima casa.
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                            L’effetto farfalla: Atlantide è ovunque
Favolosa colazione - © Michele Lapini


Venerdì 9 ottobre, in esecuzione di un’ordinanza del Sindaco Virginio Merola, è stato sgomberato con la forza uno spazio autogestito da 17 anni da femministe, lesbiche, trans, gay e punk, un pezzo di cuore per migliaia di persone che lì trovavano una socialità non mercificata e non normata dall’eterosessualità obbligatoria e da pregiudizi razzisti, classisti, e una pratica politica per cercare vie d’uscita collettive dalla precarietà, dall’isolamento, dalla paura. Uno spazio relativamente piccolo, ma che significa molto e che è in rete con tanti collettivi, spazi sociali e associazioni in città, in Italia e nel mondo.

Forse chi ha pensato di sacrificarlo ai propri giochi elettorali ha sottovalutato l’effetto farfalla: un battito di ciglia di una manciata di froce a Porta Santo Stefano ha prodotto una crisi nella politica cittadina e un’ondata di solidarietà debordante.
Lo sgombero di Atlantide ha aperto uno squarcio nella città: è definitivamente caduto il velo della Bologna che si crogiola evocando il suo glorioso passato, la buona amministrazione del PCI e la sua capacità inclusiva. Quest’immagine sfocata, già costruita sulla rimozione della repressione del movimento del ‘77, è oggi del tutto svanita. Certamente, i rimasugli dell’eredità del PCI che oggi governano questa città non avrebbero il coraggio di creare il primo consultorio pubblico gestito dal movimento Trans o il primo centro di aggregazione culturale Gay e Lesbico nel Cassero di Porta Saragozza. Anzi, stanno creando le premesse per distruggerli, minacciando di mettere a bando quegli spazi e quei servizi per affidarli al miglior offerente.
Le recenti amministrazioni cittadine si sono riempite la bocca e le tasche grazie all’immagine di una Bologna fucina di produzioni culturali e musicali indipendenti: nella realtà è che parlano solamente di ciò che riescono a tradurre in moneta e non hanno la benché minima idea dell’humus culturale che produce tutto questo. L’etica del DIY, del do it yourself, ha sempre trovato terreno fertile a Bologna a partire dai primi punx anarchici che, tra le altre cose, avevano fondato l’Attack Punk records con sede al circolo anarchico Berneri.
Le retoriche di marketing culturale e turistico hanno bisogno di cartoline della Bologna underground e gay da esporre in vetrina, ma non di punk, gay, lesbiche e trans che si autodeterminano. Questi vengono criminalizzati in nome della “legalità”, unica merce politica in circolazione, contesa dalla destra alla sinistra fino al movimento cinque stelle. Nessuna sorpresa se poi, in fatto di legalità, su tutti vince la Procura.
Respingiamo il paternalismo di Merola, che dopo aver riaffermato con la forza le sue “regole”, dice che adesso si può dialogare. Eravamo disposte a dialogare, ma sulla base di un riconoscimento reciproco e in condizioni di parità, e infatti stavamo dialogando, ma il dialogo è stato brutalmente interrotto dallo sgombero.

Respingiamo l’uso populista delle regole che cambiano a seconda dell’interlocutore o dell’umore del più forte, che serve a reprimere il dissenso, a svuotare lo spazio sociale, a trasformare le associazioni in piccole imprese in competizione per le briciole dei finanziamenti pubblici, in comitati elettorali per il padrino di turno, sotto il ricatto del rinnovo della convenzione.
In questi giorni in tanti hanno cercato invano di rinchiudere il senso di Atlantide in poche frasi fatte: non siamo un “circolo lesbico” né tanto meno una “lobby gay”, e neanche un giro di consumo di determinati generi musicali. Atlantide vive al limite della rappresentazione e già da sempre deborda e lacera le strette logiche della lottizzazione delle minoranze. Per questo, nessuno scambio politico sulla nostra esperienza sarà possibile. Non siamo una minoranza da tutelare, né una sottoculutura a rischio di estinzione.
Oggi scendono in piazza con Atlantide femministe di tutte le generazioni, gli spazi sociali, i movimenti per la casa e i movimenti a sostegno dei migranti e dei rifugiati, associazioni lgbt, tanti singoli e singole solidali. Questa la realtà molteplice di cui siamo parte: una realtà fatta di precarietà, di bisogni sociali ineludibili, che si sta autorganizzando per rispondere alla crisi e all’involuzione nazionalista, xenofoba ed eterosessista che produce. Che risponde all’aggressione neoliberista creando spazi di autogestione, mutualismo, welfare dal basso, riprendendosi il diritto alla casa, al reddito e il diritto a passare i confini.
Creando spazi di socialità non mercificata e di sperimentazione libera in una prospettiva transnazioAnale.
Ieri siamo state sgomberate, ma essere “fuori luogo” ci appartiene già: fuori dalla normalità, dalle nostre famiglie di origine eteronormate, dai centri di consumo passivo di città gentrificate. Ma invece di cercare rifugio dal mondo in mondi privati, in case silenziose che ci indebitano, in stanze private che soffocano i nostri desideri eccentrici, abbiamo deciso di debordare ovunque.

                                                                                                             LeAtlantidee

lunedì 28 settembre 2015

[BO] Ecco cosa accade in Stazione…

Ecco qual è il «degrado» alla Stazione di Bologna. Non è quello inventato da Bignami, Bergonzoni & C. Vi sono persone che non possono viaggiare, nonostante abbiano un regolare biglietto, nonostante ci sia una meta da raggiungere e qualcuno che li aspetta. Ogni giorno la polizia ne tira giù qualcuno dai treni in transito, oppure blocca chi è in partenza impedendo di salire sui vagoni. Sono migranti e profughi a cui la «legge» impedisce di viaggiare. Una «legge» discriminatoria e degradante a cui sinistra e destra hanno contribuito egualmente, fianco a fianco.

Se oggi il fascismo fosse costituito solo da esigue minoranze squadriste, il problema potrebbe porsi in termini di autodifesa militante. Ma oggi non è più così. Vi è una stretta normativa e autoritaria che viene da zone differenti e magari contrapposte dello Stato e della politica istituzionale. Vi è un disciplinamento aggressivo dei comportamenti che non riguarda soltanto l’attivismo politico, ma l’intera società. Il modo migliore per contrastarlo è quello che spiazza, quello che è fuori dagli schemi. Occorre essere là dove non ci aspettano. Resistere con intelligenza è possibile e opportuno.
      
                                                                                                                                   da  staffetta

giovedì 2 luglio 2015

Assemblea pubblica antifascista lunedì 6 luglio alle 19 negli spazi di Vag61 – via Paolo Fabbri 110 - BO


Il Nodo Sociale Antifascista convoca
un'assemblea pubblica antifascista lunedì 6 luglio alle 19 negli spazi di Vag61 – via Paolo Fabbri 110 - BO



Al grido di «Prima i profughi italiani» e «Stop accoglienza business», l'estrema destra integralista di Forza Nuova vorrebbe sfilare in corteo a Bologna sabato 11 luglio a partire dalle ore 10.

A noi non interessano i loro poveri giochi verbali. A noi importa invece il fatto che Forza Nuova continua a diffondere odio sociale, xenofobo e sessista. Spesso la loro propaganda è palesemente diffamatoria, razzista, omofoba. Ed è un fatto risaputo che militanti e dirigenti di Forza Nuova si siano distinti in giro per l'Italia per comportamenti violenti, pestaggi, intimidazioni, attentati, atti di razzismo, antisemitismo e sessismo.

Va ricordato che il primo dicembre 2008 il Consiglio comunale di Bologna ha approvato un ordine del giorno che chiedeva al Ministro dell'Interno «la messa fuorilegge del movimento politico Forza Nuova, per ricostruzione del partito fascista e per inottemperanza delle norme previste dalla legge Mancino, essendo stati diversi dirigenti e militanti di Forza Nuova più di una volta coinvolti in episodi di violenza razzista e fascista (a Bologna, a Rimini, a Verona e in altre italiane)».

Va ricordato che il Consiglio comunale di Venezia ha approvato il 18 maggio 2009 un ordine del giorno che invitava prefetto e questore a non autorizzare manifestazioni nazifasciste di Fiamma Tricolore e Forza Nuova.

Va ricordato che il Consiglio comunale di Fano ha approvato il 23 aprile 2014 una norma che vieta la concessione di sale e spazi comunali alle organizzazioni neofasciste, neonaziste o comunque d'ispirazione xenofoba e razzista.

A Bologna, invece, negli ultimi mesi non si è voluto neppure concedere l'accesso al centro storico a una manifestazione della comunità sinti e rom che commemorava la rivolta antinazista del 16 maggio 1944.

A Bologna tutti i partiti e partitini della destra xenofoba tengono banchetti in centro per la loro propaganda d'odio razzista e sessista. E svolgono le loro pessime iniziative in sale pubbliche.

A Bologna il questore Coccia rispolvera leggi fasciste contro le lotte sociali e dà invece copertura a ogni provocazione dell'estrema destra.

A Bologna il sindaco Merola, in questi anni, è stato sempre ambiguo o silente sull'attivismo neofascista in città, sempre in sintonia con la destra cittadina, e il suo recentissimo risveglio «a sinistra» si deve solo all'eterna campagna elettorale che ricomincia.

A Bologna l'ex rettore Dionigi ha militarizzato un'università sempre più oziosa e affarista per coprire un piano di speculazione edilizia a beneficio di rentier e clientele.

A Bologna l'arcivescovo Caffarra continua a sostenere e difendere i gruppuscoli cattonazisti e la loro campagna di diffamazione aggravata da misoginia, omofobia e sessismo.

È inaccettabile che autorizzando questo corteo la Questura di Bologna si contrapponga al sentire diffuso di questa città: una città che rifiuta l'antisemitismo, l'islamofobia, l'omofobia, il razzismo, il sessismo, il militarismo e lo squadrismo; una città che – dalla strage del 2 agosto 1980 alla banda della Uno bianca – ha pagato a caro prezzo le strategie autoritarie dei neofascisti e delle loro sponde negli apparati dello Stato.

                                                          Nodo Sociale Antifascista

mercoledì 3 giugno 2015

[BO] sab 6 giu h.16: reddito, casa e dignità per tutte e tutti!


Social Log 2

Non v’è dubbio che le politiche autoritarie siano oggi l’effetto delle «grandi intese» fra centri di potere sempre più organici e strettamente collusi fra di loro.


In questa pianificazione organica del potere e dello sfruttamento, la Lega Nord con la sua corte di neofascisti e le sue provocazioni razziste non è altro che un appoggio esterno alle linee del governo di «centrosinistra».

In fondo, la pittoresca visibilità mediatica dell’onnipresente Salvini in felpa quale leader del centrodestra è funzionale unicamente a far sembrare il «Partito della Nazione» di Renzi una cosa seria, e le sue politiche fascistoidi e discriminatorie un «male minore».

Non si può però trascurare il fatto che a Bologna sia anzitutto il PD a promuovere una svolta autoritaria e perbenista in concorso con la Questura, la destra e la Lega Nord, svilendo la dignità, la cultura e la storia di questa città.

Per questo riteniamo che partecipare sabato 6 giugno alla Marcia delle Periferie non sia soltanto un atto di solidarietà, ma anche di resistenza collettiva dinanzi a un’amministrazione comunale che dà sempre più spazio alla destra fascista, razzista e leghista. È ora di dirgli che non passeranno! Reddito, casa e dignità per tutte e tutti!

Sabato 6 giugno
h.16 davanti all’ExTelecom Occupato di Via Fioravanti
La marcia delle Periferie torna al Centro!



Questo l’appello degli Occupanti e Comitato Inquilini Resistenti con Social Log:

Facciamo appello a tutta la città a stringersi intorno alle istanze della lotta per il diritto all’abitare e partecipare, ed invitare a partecipare ad una nuova grande giornata di lotta collettiva per mostrare la forza della ragioni di chi si schiera in difesa delle occupazioni abitative, per una moratoria degli sfratti e costruire insieme la nostra grande opera di rigenerazione urbana che inizia dalla casa, dal reddito e dalla dignità!

Come deciso all’assemblea cittadina per il diritto all’abitare dello scorso 20 marzo all’ex-Telecom Occupato vogliamo costruire una marcia della dignità che faccia tornare al centro la lotta per il diritto alla casa e all’accesso ad un welfare degno di questo nome oltraggiati e calpestati dagli ultimi governi e ridotti all’osso dalla crisi economica.

Si fermino gli sgomberi, gli scudi e i manganelli e si dirottino immediatamente le risorse pubbliche a favore dei ceti più massacrati dalla crisi economica della nostra società. In un contesto in cui il principio della rendita e dell’austerità continua spietato a distruggere vite e territori vogliamo affermare la forza del riscatto collettivo che sta vivendo nelle occupazioni abitative e nelle decine e decine di picchetti antisfratto.

Non abbiamo più bisogno delle briciole umilianti di un welfare pubblico che ci ha dato solo promesse e qualche spicciolo dopo uno sfratto o un licenziamento, con la lotta, la solidarietà e il mutualismo siamo tornati a volare insieme e non sarà una minaccia di sgombero a chiuderci le ali!

Rivendichiamo forte e chiaro:

La fine degli sgomberi e la difesa delle occupazioni abitative

L’abolizione dell’articolo 5 del Piano Casa

Una moratoria immediata degli sfratti

Il riconoscimento delle buone pratiche di autorigenerazione di stabili privati e pubblici sfitti, deteriorati e non utilizzati da anni

L’accesso alle graduatorie ERP ad Isee zero

Blocco della svendita e della privatizzazione del patrimonio dell’edilizia pubblica

La periferia in marcia per la dignità torna al centro città per difendere tutte le occupazioni abitative, resistere agli sfratti e costruire la nostra grande opera: casa, reddito e dignità!

             Assemblea Occupanti e Comitato Inquilini Resistenti con Social Log

sabato 23 maggio 2015

I devastatori del «Carlino» e l’Aula C

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Per venticinque anni l’Aula C antifascista è stata un luogo aperto e plurale di confronto, di dibattiti, di pranzi autogestiti, di feste, di ironia e fratellanza, di presentazioni di libri, di cineforum, di mobilitazioni sociali e civili, di presa di coscienza di un mondo reale ben diverso dai racconti istituzionalizzati. Dal 1989 almeno due generazioni di attivisti l’hanno attraversata e, in quell’auletta, abbiamo tutte e tutti imparato qualcosa.Tutti sanno che la campagna di criminalizzazione condotta caparbiamente dal «Resto del Carlino» era un vezzo immotivato di giornalisti mediocri, servili e vendicativi.Tanti studenti lo hanno dichiarato a Radio Città del Capo e qualcuno ha affermato che era il «minimo» fare qualche scritta:
«Il sequestro dell’aula è stato immotivato, non era cambiato niente rispetto agli anni passati. Ciò che è cambiato riguarda la forte volontà politica di criminalizzare lo spazio, fomentata dai giornali. L’aula è stata attraversata sempre da persone diverse. Non c’erano buoni motivi per sgomberarla».
Ma il «Resto del Carlino» subito grida alla devastazione. Non che abbia molte persone disponibili alla sua opera di propaganda. Un giorno intervista tal prof.ssa Egeria Di Nallo, docente a Scienze Politiche, che dichiara che «gli anarchici dell’Aula C sono feccia». Poi il giorno dopo il «Carlino» intervista anche la figlia della Di Nallo, prof. Francesca Rescigno, che insegna anch’essa – guarda caso! – a Scienze Politiche… e dice intrepida: «Pensiamo alla Siria: ci scandalizziamo per i monumenti distrutti e poi però quando imbrattano in nostri palazzi nessuno apre bocca».
                                                                                                                                                                                                                                                                              by  Nodo sociale antifascista - BO
                                                                                                                    


martedì 21 aprile 2015

con le armi strappate al nemico fu nella insurrezione e all'avanguardia alla riconquista della sua libertà. 1943-1945


città partigiana

il 21 aprile 1945
i partigiani liberano Bologna





Piazza Nettuno

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 settembre 1943  -  aprile 1945
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Sacrario ai Caduti per la Libertà


giovedì 9 aprile 2015

L'eresia bolognese - Documenti di una generazione ribelle (1967 - 1990)





Documenti di una generazione ribelle

a cura di Paolo Brunetti

EDIZIONI  ANDROMEDA


Eresia bolognese perché a Bologna s'infranse per la prima volta,  in modo sociale e largamente diffuso, l'ordine consacrato della virtù del lavoro salariato come orizzonte di vita . . . a vita. il movimento movimento del rifiuto del lavoro risale ai tempi biblici Adamo nel giardino dell'Eden,  non lavorava), ma le lotte dei due secoli passati si erano scontrate con l'insufficiente sviluppo delle forze produttive. il grande progresso economico seguito alla Seconda Guerra Mondiale e i lunghi anni dal lungo dopoguerra avevano posto all'ordine del futuro il superamento della costrizione al lavoro. affermare tutto questo nella città capitale nella città capitale del comunismo euro-occidentale, fondato sull'ideologia del lavoro, fu un'autentica eresia portata avanti dal gruppo bolognese di Potere Operaio . . .

Se la nostra  è stata un'eresia, di fronte alla catastrofe sociale cui ha portato il partito del lavoro la medesima eresia è oggi diventata il Sol dell'avvenire.
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 Contenuti speciali allegati:
  (DVD con oltre 2000 pagine più numerosi video)
                     

giovedì 13 novembre 2014

notarella sul vano espediente del "Pugno duro" e/o "Muso duro" invocato dal sindaco di Bologna

 


03/06/14 - Scuola, Merola a muso duro con Sel e sindacati: "Basta   ...

 30/06/14 - Merola invoca il pugno duro sulle manifestazioni 

 12/11/14 - Anche Merola vuole chiudere l’Aula C. La difesa degli attivisti

                                                                                             
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fotomontaggio
da: entilocali.usb.it

martedì 8 luglio 2014

(in) memoria di William Michelini, partigiano 1922 -2014





Pubblicato il 11/giu/2014

Racconti di Resistenza dalla voce del partigiano "William" Michelini

Un film animato realizzato dalla classe 3^A deIla Scuola Secondaria di I grado "Fabrizio De André" di Bologna nell'Anno scolastico 2013-2014.
Gli studenti hanno incontrato il partigiano "William" Lino Michelini testimone diretto della battaglia di Porta Lame (Bologna) ed hanno interpretato le sue parole con il cinema di animazione.

Coordinamento didattico
Prof.ssa Maria Venticelli

Ideazione e conduzione del laboratorio di cinema di animazione:
Michela Donini e Roberto Paganelli per Associazione OTTOmani

Il progetto "perCorsi di Memoria" è ideato e gestito da Roberto Pasquali attraverso l'Associazione Interculturale Polo Interetnico A.I.P.I.
"perCorsi di Memoria" è finanziato dal Comune di Bologna, settore Area Affari istituzionali e Quartieri, nell'ambito del piano "Cittadinanza attiva" e si è realizzato nei Quartieri Porto e Saragozza.

Un grazie di cuore a "William", il partigiano Lino Michelini della 7a Brigata GAP.
Bologna, Giugno 2014
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                                                 vedi inoltre: Ciao, William

sabato 3 maggio 2014

Le narrazioni della Resistenza - BO giovedì 8 maggio 2014 al Parri


Giovedì 8 maggio 2014, ore 15.30
Sala ex Refettorio - ingresso da via Sant’Isaia 20 -  Bologna
presentazione dei volumi:

Resistenza e autobiografia della nazione
a cura di Aldo Agosti e Chiara Colombini
Edizioni Seb 27, Torino, 2012


Storie della Resistenza
a cura di Domenico Gallo e Italo Poma
Sellerio editore, Palermo, 2013


Ne discutono con i Curatori
Roberto Chiarini - Università Statale di Milano Alberto Preti - Università di Bologna - Istituto per la storia e le memorie del ‘900 Parri E-R Maurizio Zangarini - Università di Verona - Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea
 
Introduce e coordina
Luca Alessandrini
Istituto per la storia e le memorie del ‘900 Parri E-R

lunedì 3 febbraio 2014

«Walter Benjamin. Testi e commenti» Presentazione alle Moline, 6 febbraio 2014


Giovedì 6 febbraio 2014
ore 18:30

Biblioteca “Michele Ranchetti”
Centro Furio Jesi – Scuola di Pace del Quartiere Savena
via Lombardia 36, Bologna


presenta presso
Libreria delle Moline
via delle Moline 3A, Bologna.
Tel 051262977

il terzo numero del periodico
«L’ospite ingrato»
Quodlibet, 2013


Walter Benjamin
TESTI E COMMENTI

Linguaggio, verità, storia nell’opera di Benjamin


A cura di
Gianfranco Bonola


Il volume contiene scritti di Benjamin inediti o tradotti per la prima volta in italiano


testi di Scholem, Jesi, Rosenzweig, Fortini, Ranchetti, Cases, Solmi
e saggi di Bonola, Chitussi, Härle, Peterson, Wizisla.

ne parlano:
Gianfranco Bonola (Univ. di Roma Tre, curatore del volume),
Andrea Cavalletti (Univ. IUAV, Venezia),
Barbara Chitussi (Univ. di Modena e Reggio),
Saverio Marchignoli (Univ. di Bologna).

mercoledì 18 settembre 2013

Bolognina, 17.9.'13: le illusioni perdute di Forza Nuova

Presidio di Forza Nuova in Bolognina.
Gli Antifascisti li cacciano dalla piazza

 L'iniziativa è stata organizzata dal movimento politico di estrema destra nel luogo simbolo della sinistra. Le reazioni di Pd e Sel hanno costretto a spostare l'incontro. E' nata una contro manifestazione dei collettivi locali. Mattia Piras, coordinatore FN: "Dopo anni di buonismo e lassismo questa quartiere è diventato una zona nera e gli abitanti sono costretti a barricarsi in casa"

                                  di Annalisa Dall'Oca, Il Fatto Quotidiano 17/9/2013


L’idea era quella di “occupare gli spazi e le piazze” della Bolognina, “da anni nelle mani di spacciatori, immigrati e tossicodipendenti”. L’obiettivo dei militanti di Forza Nuova, in particolare, era presidiare Piazza dell’Unità, situata appena fuori dalle mura di Bologna, per strapparla, almeno per una sera, “al degrado”. “Dopo anni di buonismo, di tolleranza e di demagogia politica di accoglienza – spiega Mattia Piras, coordinatore di Forza Nuova Bologna – la situazione del quartiere è ormai sotto gli occhi di tutti. È una zona ‘rossa’, o per meglio dire ‘nera’, ormai comandata da gang multietniche che, tra spaccio spudorato, degrado e violenze di ogni tipo, costringono i residenti (i pochi italiani rimasti) a barricarsi in casa, minacciati e accerchiati al primo tentativo di reazione”. Da qui il presidio: bandiere, volantini e un banchetto per protestare contro il “lassismo” di “partiti e istituzioni”, che agevolano “il degrado”, per poi rivelarsi “pronti a gridare allo scandalo quando il crimine ha già colpito le sue vittime”.
In realtà, però, non è andata proprio come il partito di estrema destra aveva auspicato. Perché ad essere “cacciati” dalla piazza simbolo della Resistenza partigiana sono stati proprio loro, una decina di forzanuovisti, arrivati appena tramontato il sole, costretti a spostare il luogo del presidio altrove a causa delle proteste nate proprio a poche ore dall’annuncio della manifestazione.