Allorché qualcuno domanda a che serve la filosofia, dobbiamo rispondere in modo aggressiv
o, poiché la domanda vuole essere ironica e mordace. La filosofia non serve né lo Stato né la Chiesa, che hanno altre preoccupazioni. Non serve ad alcuna potenza costituita. Una filosofia che non turba e non contraria nessuno non è una filosofia. Essa serve a far danno alla stoltezza, facendone qualcosa di turpe. Essa ha la sola funzione di denunciare la bassezza del pensiero in tutte le sue forme.
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Gilles Deleuze
Nietzsche et la philosophie, Presses Universitaires de France, Paris 1962
tr. it. di S. Tassinari, Nietzsche e la filosofia, Colportage, Firenze 1978
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3 commenti:
"La filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale si rimane tale e quale". Me lo citava spesso mio fratello al tempo del suo 3° liceo, mentre io da profano ne leggevo la meraviglia che imprigiona (in seguito). E' stata spinta sempre così in alto la filosofia che non si è più vista come uno strumento nelle mani di un homo faber intellectualis. Quello che molti filosofi di professione non hanno compreso di Nietzsche è proprio quel dargli il peso di uno strumento con il quale erompere nell'esistenza per farsi largo senza pensare troppo a poveri, negletti o bandiere ma per affermare se stessi. Una filosofia che passi per il proprio corpo ed attraverso di esso. Solo dopo essa può "trascinare" altri, come dice Deleuze e come ricorda Diogene "Che cosa mai ha da mostrare di grande, se da tanto tempo insegna la filosofia e non ha ancora turbato nessuno?’”.
Anch'io vedo in filigrana nel testo di Deleuze il brano delle Considerazioni inattuali. III, di Nietzsche: Schophenauer come educatore. Cito più estesamente:
“Ma, allora, se pensatori del genere sono pericolosi è ben chiaro il motivo per cui i nostri pensatori accademici sono innocui; perché i loro pensieri crescono così pacificamente nella tradizione, proprio soltanto come un albero ha portato i suoi frutti; essi non incutono terrore, essi non scardinano e di tutto il loro affaccendarsi si potrebbe dire ciò che Diogene, dal canto suo, obiettò una volta che gli facevano le lodi di un filosofo: ‘Che cosa mai ha da mostrare di grande, se da tanto tempo insegna la filosofia e non ha ancora turbato nessuno?’”.
«Spinoza è l'ateo, l'abominevole. Non può praticamente più pubblicare. Scrive delle lettere. Non voleva fare il prof. Nel Trattato politico immagina il professorato come un'attività di volontariato (bénévole) e che, ben più, bisognerebbe pagare per insegnare. I professori insegnerebbero a rischio della loro fortuna e reputazione. Questo sarebbe un vero prof. pubblico. Spinoza è in rapporto con un grande gruppo collegiale, invia loro l'Etica man mano che la scrive, e loro si spiegano l'un l'altro i testi di Spinoza, e scrivono a Spinoza che risponde. Sono delle persone molto intelligenti. Questa corrispondenza è essenziale. Ha il suo piccolo giro. Se la cava grazie alla protezione dei fratelli De Witt poiché è denunciato dappertutto» [http://www.webdeleuze.com/php/texte.php?cle=16&groupe=Spinoza&langue=4]
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