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martedì 15 dicembre 2015

[Lips [Lipsia] Scontri per il corteo neonazista Per far manifestare 150 militanti del partito neonazista e antisemita «Die Rechte», nella città tedesca di Lipsia la polizia è intervenuta con cariche, lacrimogeni e idranti contro le proteste antifasciste e i contromanifestanti hanno dovuto difendersi erigendo barricate in diverse strade. Qui e qui video delle violenze della polizia. Posted in General. Tagged with Europa nera, neonazisti. By staffetta – dicembre 14, 2015 No Response ia] Scontri per il corteo neonazista

Per far manifestare 150 militanti del partito neonazista e antisemita «Die Rechte», nella città tedesca di Lipsia la polizia è intervenuta con cariche, lacrimogeni e idranti contro le proteste antifasciste e i contromanifestanti hanno dovuto difendersi erigendo barricate in diverse strade. Qui e qui video delle violenze della polizia.

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giovedì 2 luglio 2015

Assemblea pubblica antifascista lunedì 6 luglio alle 19 negli spazi di Vag61 – via Paolo Fabbri 110 - BO


Il Nodo Sociale Antifascista convoca
un'assemblea pubblica antifascista lunedì 6 luglio alle 19 negli spazi di Vag61 – via Paolo Fabbri 110 - BO



Al grido di «Prima i profughi italiani» e «Stop accoglienza business», l'estrema destra integralista di Forza Nuova vorrebbe sfilare in corteo a Bologna sabato 11 luglio a partire dalle ore 10.

A noi non interessano i loro poveri giochi verbali. A noi importa invece il fatto che Forza Nuova continua a diffondere odio sociale, xenofobo e sessista. Spesso la loro propaganda è palesemente diffamatoria, razzista, omofoba. Ed è un fatto risaputo che militanti e dirigenti di Forza Nuova si siano distinti in giro per l'Italia per comportamenti violenti, pestaggi, intimidazioni, attentati, atti di razzismo, antisemitismo e sessismo.

Va ricordato che il primo dicembre 2008 il Consiglio comunale di Bologna ha approvato un ordine del giorno che chiedeva al Ministro dell'Interno «la messa fuorilegge del movimento politico Forza Nuova, per ricostruzione del partito fascista e per inottemperanza delle norme previste dalla legge Mancino, essendo stati diversi dirigenti e militanti di Forza Nuova più di una volta coinvolti in episodi di violenza razzista e fascista (a Bologna, a Rimini, a Verona e in altre italiane)».

Va ricordato che il Consiglio comunale di Venezia ha approvato il 18 maggio 2009 un ordine del giorno che invitava prefetto e questore a non autorizzare manifestazioni nazifasciste di Fiamma Tricolore e Forza Nuova.

Va ricordato che il Consiglio comunale di Fano ha approvato il 23 aprile 2014 una norma che vieta la concessione di sale e spazi comunali alle organizzazioni neofasciste, neonaziste o comunque d'ispirazione xenofoba e razzista.

A Bologna, invece, negli ultimi mesi non si è voluto neppure concedere l'accesso al centro storico a una manifestazione della comunità sinti e rom che commemorava la rivolta antinazista del 16 maggio 1944.

A Bologna tutti i partiti e partitini della destra xenofoba tengono banchetti in centro per la loro propaganda d'odio razzista e sessista. E svolgono le loro pessime iniziative in sale pubbliche.

A Bologna il questore Coccia rispolvera leggi fasciste contro le lotte sociali e dà invece copertura a ogni provocazione dell'estrema destra.

A Bologna il sindaco Merola, in questi anni, è stato sempre ambiguo o silente sull'attivismo neofascista in città, sempre in sintonia con la destra cittadina, e il suo recentissimo risveglio «a sinistra» si deve solo all'eterna campagna elettorale che ricomincia.

A Bologna l'ex rettore Dionigi ha militarizzato un'università sempre più oziosa e affarista per coprire un piano di speculazione edilizia a beneficio di rentier e clientele.

A Bologna l'arcivescovo Caffarra continua a sostenere e difendere i gruppuscoli cattonazisti e la loro campagna di diffamazione aggravata da misoginia, omofobia e sessismo.

È inaccettabile che autorizzando questo corteo la Questura di Bologna si contrapponga al sentire diffuso di questa città: una città che rifiuta l'antisemitismo, l'islamofobia, l'omofobia, il razzismo, il sessismo, il militarismo e lo squadrismo; una città che – dalla strage del 2 agosto 1980 alla banda della Uno bianca – ha pagato a caro prezzo le strategie autoritarie dei neofascisti e delle loro sponde negli apparati dello Stato.

                                                          Nodo Sociale Antifascista

mercoledì 11 febbraio 2015

Martiri delle foibe: un po' di chiarezza Quando a celebrare le tragedie della storia sono quelli che le hanno causate.




Ormai ogni anno si dedicano celebrazioni a questo argomento sempre più di matrice neofascista con parate inquietanti in Lombardia come in altre parti d’Italia. Interveniamo oggi per dire la nostra opinione critica. E crediamo che sia il caso di tornare ad affrontare in maniera un po’ più approfondita questo tema.
Nel 2004 il governo di centrodestra, con l’avallo del centrosinistra, stabilì di celebrare il 10 febbraio (anniversario del Trattato di pace che nel 1947 aveva fissato i nuovi confini con la Jugoslavia) una “Giornata del Ricordo” per celebrare “i martiri delle foibe e dell’esodo istriano, fiumano e dalmata”. Una ricorrenza situata a dieci giorni dalla “Giornata della Memoria” (istituita nel 2000 per il ricordo dalla Shoah e di tutte le vittime e i perseguitati del nazifascismo). In questi anni il senso comune ha portato a fare di tutto un polverone, cosicché si parla correntemente di “foibe” come “olocausto degli italiani”.
Noi riteniamo che in tutto questo ci sia un’operazione di confusione e di ribaltamento dei fatti. L’obiettivo di raggiungere una “memoria condivisa” attraverso una specie di “par condicio della storia”, per la quale ricordiamo “tutte le vittime”, nasconde i giudizi di valore sulle responsabilità storiche specifiche, in particolare quelle del regime fascista italiano in collaborazione con il nazismo tedesco. Chi ha provocato le tragedie della seconda guerra mondiale e chi, dopo averle subite, ha reagito, diventano la stessa cosa.
Oggi, correntemente, con il nome di “foibe” ci si riferisce a due periodi distinti: in Istria dopo l’8 settembre del 1943, fino all’inizio dell’ottobre dello stesso anno, e a Trieste nel maggio 1945, dopo la liberazione da parte delle truppe partigiane jugoslave (ufficialmente alleate del fronte antinazista) e durante i 42 giorni di amministrazione civile della città. In questi due periodi, secondo la vulgata corrente, un numero imprecisato di persone, comunque “molte migliaia”, sarebbero state uccise solo perché erano di nazionalità italiana e poi “infoibate”, ossia gettate nelle cavità naturali presenti in quelle zone. Si tratterebbe di una “pulizia etnica”, di un “genocidio nazionale”. La responsabilità principale viene in genere attribuita ai “titini”, ossia ai partigiani jugoslavi comunisti. Chi propone un esame critico di questa versione viene chiamato “negazionista” o, ben che vada, “riduzionista” (usando quindi le stesse categorie utilizzate per chi nega o sminuisce la Shoah).

lunedì 17 marzo 2014

25/2/1992. BO: mobilitazione contro il revisionismo di Ernst Nolte

                                                           

 da: staffetta

 A fine febbraio del 1992 alcune centinaia di studenti dell’Università di Bologna occupavano pacificamente l’aula in cui avrebbe dovuto parlare lo storico Ernst Nolte per contrapporsi alla tesi semplificante della «guerra civile europea» che equiparava nazifascismo e bolscevismo relativizzando lo sterminio ebraico e minimizzando i tratti specifici del razzismo di Stato del Novecento. Quella protesta, che allora ebbe una risonanza addirittura europea, fu un piccolo evento di vita universitaria, ma tanti di coloro che vi presero parte con entusiasmo vi sentirono un impegno ulteriore di approfondimento critico, di militanza antifascista e di memoria civile. Leggi il resto su Magma.

mercoledì 4 dicembre 2013

CaPa & Alba Dorata



 Casa Pound, dal Cavaliere ad Alba Dorata

    di  Guido Caldiron e Giacomo Russo Spena 

                                                                        da MicroMega online
                                                                             (4 dicembre 2013)                                                                                  


Venerdì scorso i Fascisti del Terzo Millennio hanno ospitato nel loro quartier generale i neonazisti greci, un'evidente svolta a destra: l'intento è unire tutti i movimenti nazionalisti europei. Il guru di tale svolta pare l'evergreen Adinolfi il quale contro la crisi economica propone da tempo una "nuova alchimia movimentista peronista".
  
                      
                              

Né svastiche né celtiche. Nessuna testa rasata. L’immaginario naziskin assente. Come i saluti romani: i camerati tra loro si limitano a stringersi l’avambraccio destro nel saluto del legionario. Tanti giovani di Blocco Studentesco, ben vestiti e più figli di una borghesia annoiata che fascisti di borgata. Pochi giornalisti, Casa Pound non è più sulla cresta dell’onda. Le ultime batoste subite in diverse tornate elettorali ne hanno sancito un’evidente marginalità politica. Eppure venerdì scorso ospitavano i greci più temuti del Continente: i rappresentanti del movimento di estrema destra, ma la stampa ellenica non esita a chiamarli esplicitamente neonazisti, di Alba Dorata, venuti appositamente in Italia per confrontarsi con i “fascisti del Terzo Millennio”. Un evento annunciato da migliaia di manifesti su tutti i muri della Capitale.

Centocinquanta le persone accorse nel cuore del quartiere multietnico dell’Esquilino per l’iniziativa. Lo staff comunicazione del gruppo neofascista ad accogliere i cronisti e ad accompagnarli al sesto piano del palazzone, luogo del dibattito. Ovunque camerati impettiti a controllare e scrutare facce non conosciute: disciplina e ordine, di stampo militarista, la fanno da padroni. L’ambiente è ripulito. Sui muri decine di fanzine incorniciate di Casa Pound raccontano anni di iniziative. Nulla è lasciato al caso.

Apostolos Gkletsos, ex-deputato e componente del comitato centrale di Alba Dorata, e Konstantinos Boviatsos, Radio Bandiera Nera Hellas, entrano in sala accompagnati da uno scrosciante applauso. Andrea Antonini, vicepresidente di Casa Pound Italia, introduce il dibattito. Le sue parole suonano inequivocabili: «Condividiamo il programma politico di Alba Dorata, è un’unione anche umana contro la repressione giudiziaria e di sangue». Il riferimento è agli ultimi fatti accaduti in Grecia: la magistratura conduce un’inchiesta per specifici reati criminali che ha già portato in carcere diversi esponenti di primo piano del movimento, mentre due giovani militanti sono stati uccisi da un commando rimasto senza nome, anche se è arrivata una rivendicazione firmata da uno sconosciuto gruppo di estrema sinistra.

Si ha la sensazione di assistere ad un cambio di paradigma importante per Casa Pound che implica una svolta. A destra. Estrema destra.
In Italia Alba Dorata finora aveva stretto rapporti soprattutto con Forza Nuova, mentre i Fascisti del Terzo Millennio – nel loro tentativo di rinnovare il “campo” con nuovi slogan e un immaginario a metà strada tra le sottoculture giovanili, il futurismo e Terza Posizione –, avevano prediletto altri movimenti ellenici di stampo più laico e non nazionalsocialista.

Un libro, scritto dal giornalista Dimitri Deliolanes, ripercorre la storia e l’ascesa di Alba Dorata. Per lui si tratta dell’unico partito esplicitamente neonazista presente in un parlamento nazionale dell’Unione Europea. La costruzione politico-ideologica del gruppo risale all’inizio degli anni ’80. In un editoriale del numero 5 (maggio-giugno 1981) della loro omonima rivista, si legge:

Siamo nazisti, se ciò non disturba a livello espressivo, perché nel miracolo della Rivoluzione Tedesca del 1933 abbiamo visto la Potenza che libererà l’umanità dal marciume ebraico, abbiamo visto la Potenza che ci condurrà in un nuovo rinascimento europeo, abbiamo visto la splendida rinascita degli istinti ancestrali della razza, abbiamo visto una fuga possente dall’incubo dell’uomo massa industriale verso una nuova e nello stesso tempo antica ed eterna specie d’uomo, l’uomo degli dèi e dei semidei, il puro, ingenuo e violento uomo del mito e degli istinti.

Eppure Apostolos Gkletsos precisa subito: «Non siamo nazisti, il nostro è un movimento politico e ideologico. Un movimento nazionalista e popolare». Più volte le frasi dell’ospite greco sembrano mettere in imbarazzo i militanti di Casa Pound. Come quel costante richiamo alla «razza bianca europea» o alle radici cristiane dell’Europa e alla «Grecia (che) svolge da sempre un ruolo di scudo contro l’invasione islamica: prima i persiani, ora i turchi».

giovedì 7 novembre 2013

Banalizzare e sminuire. Elementi della martellante campagna revisionista di Mr. Berlusconi

L'ennesima boutade di Mister B : "I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso" 
 ha suscitato il ricercato clamore, seguito da  una  rettifica  pro forma a mo' di autoassoluzione del provocatore di Arcore.

Ora  -  e questa volta si levano numerose voci di condanna  -  che si erano sinora abitualmente attenute ad una prudente e "diplomatica"  fin de non recevoir. 

E, ancora oggi, non mancano reti  TV  e giornali che, per servilismo, o per opportunismo, o pavidità, si dilettano  nell'arte dell'eufemismo, definendo "benevolmente" le violente provocazioni  Berlusconi, come semplici "gaffes" o  "sfoghi".

Da diversi anni, questo blog ha segnalato alcune tessere ([inequivocabili] del puzzle montato dal solito  Mr. B.


Nella convinzione che
chi non ha memoria non ha futuro,
 incidenze  rinvia  per memoria il breve elenco dei post che ha pubblicato nel corso del tempo sul "caso":

humor nero: "La sapete quella del campo di concentramento?"

Humor nero: MinCulPop del Terzo millennio

humor nero: la grande scelta finale...

Consuete facezie di Berlusconi su lager, sterminio, fascismo, etc. 

domenica 28 aprile 2013

La "banda Collotti", un libro di Claudia Cernigoi







 La  “Banda Collotti”.

Storia di un corpo di repressione al confine orientale d’Italia 

 ed.   Kappa Vu, Udine, 2013



“Ho cominciato a scrivere questo libro più di dieci anni fa, pensando all’inizio di farne un breve dossier, come quelli che pubblico per la Nuova Alabarda. Avevo iniziato riordinando un po’ di documenti storici e di testimonianze e poi, andando avanti, mi sono accorta che mentre scrivevo la storia del corpo di repressione avevo iniziato a ricostruire anche una parte della storia della Resistenza di queste terre, e così ho proseguito raccogliendo altri documenti, ma soprattutto testimonianze di persone che avevano vissuto quei momenti e me ne hanno resa partecipe. Così ne è uscito un libro piuttosto corposo, ricerca che per me ha significato non solo conoscere fatti storici ma anche entrare in contatto con tante persone che avevano lottato e sofferto per la libertà, ed alla fine ne sono uscita più ricca interiormente. Ringrazio ancora tutti coloro che mi hanno aiutata e che sono ricordati all’inizio del libro, e mando un pensiero particolare agli ex prigionieri che hanno accettato di visitare la sede di via Cologna, dove erano stati detenuti e torturati, per ricostruire con noi, che “viviamo tranquilli nelle nostre tiepide case” quei tempi terribili che non abbiamo vissuto, noi che grazie al sacrificio di persone come loro oggi possiamo vivere liberamente”.
                                                             
 
____________________________
 fonte: G. Aragno

 Thanks: Marginalia

genealogia:  La  Nuova Alabarda

martedì 29 gennaio 2013

«Duce, Duce», «Silvio, Silvio»



Berlusconi, a noi!


di Guido Caldiron e Giacomo Russo Spena
da MicroMega 2/2011


Dopo la svolta ‘badogliana’ di Fini, per l’estrema destra Berlusconi è diventato l’assoluto punto di riferimento. In lui i moderni camerati vedono il nuovo Mussolini, l’atteso ‘capo carismatico’ capace di scardinare le regole democratiche e costituzionali. Il razzismo del Cavaliere, il suo revisionismo storico e la sua ‘antipolitica’ li affascinano. E oggi puntano sul Pdl.

«Duce, Duce», «Silvio, Silvio». «L’antifascismo che ha portato tante disgrazie e nefandezze dal 1945 ad oggi non potrà mai essere un nostro valore. Oggi la nuova Italia di Berlusconi-Tremonti-Alemanno sta davvero cambiando in meglio la nostra nazione». «Il nostro presidente Berlusconi ancora una volta si dimostra capo popolare e carismatico, fregandosene del “politicamente corretto” e degli antifascisti vecchi e nuovi». «Berlusconi? Mai stato antifascista». «Per chi vuole incentivare politiche nazionaliste è necessario sostenere il centro-destra che si regge intorno alla figura carismatica di Silvio Berlusconi».
In queste parole ci sono più di tre generazioni di neofascisti che, divisi su tutto, si ritrovano da tempo uniti nel considerare la figura di Berlusconi come quella di un «nuovo Duce». Come è accaduto? Cerchiamo di capirlo ripercorrendo le tappe di questa attrazione fatale.

domenica 27 gennaio 2013

Consuete facezie di Berlusconi su lager, sterminio, fascismo, etc.

Riemerso fresco fresco come una salma su schermi e "cartaceo", l'invadente piazzista virtuale di Arcore, con mossa a ben guardare non propriamente sorprendente..., ha riversato sui media un'appendice al repertorio delle consuete banalizzazioni del fascismo, del nazismo, dei campi di sterminio, etc., nel cui campo si diletta, come un caricaturale "specialista"...




   Avendo da qualche anno segnalato con una certa attenzione il particolare hobby del soggetto in questione, incidenze rinuncia a commentare l'ennesima rifrittura dell'abituale paccottiglia "storica" smerciata dal pupillo di Licio Gelli.

  Del resto, ormai, il gioco è stantio, come pure il suo cascante "animatore".

Per il Giorno della Memoria. Ricordo di una grande


Rita Levi Montalcini
  22 aprile 1909 - 30 dicembre 2012
 La testimonianza, il racconto di studi e ricerche
durante la fuga per le leggi razziali.

domenica 28 ottobre 2012

"Gente che non ho mai visto": Mussolini (di V. M.)


Vladimir Majakovskij

GALLERIA MAJAKOVSKIJANA
Gente che non ho mai visto



Mussolini

Ovunque si getti lo sguardo,i giornali
son pieni
              del nome di Mussolini.
A quelli che non l’hanno mai visto
                                                   lo descrivo io, Mussolini.
Punto per punto,
                         tratto per tratto.
Genitori di Mussolini,
                                 non sforzatevi di criticarmi!
Non gli somiglia?
                           La copia più esatta
                                                       è la sua politica.
Mussolini
               ha un orribile
                                    aspetto.
Nude le estremità,
                            nera la camicia,
sulle braccia
                   e sulle gambe
                                        migliaia
di peli
         a ciuffi.
Le braccia
                arrivano ai calcagni
                                              e scopano per terra.
Nell’insieme
                   Mussolini
                                  ha l’aspetto di scimpanzé
Non ha faccia :
                       al suo posto
ha un enorme
                     marchio da brigante.
Quante narici
                     ha ogni uomo!
                                           È inutile!
Mussolini
               in tutto,
                           ne ha una sola,
e anche questa
                      gli è stata spaccata
                                                   esattamente in due
alla spartizione
                        del bottino.
Mussolini
               è tutto
uno scintillio di medaglie.
Con un simile
                     armamento
                                      come non sconfiggere il nemico?!
Senza pistola,
                     senza spada,
                                        ma armato di tutto punto :
al fianco
             un litro intero
                                  d’olio di ricino ;
se
   te lo rovesciano
                           in bocca,
                                        non puoi opporti
                                                                 a una squadra
                                                                                      di fascisti.
Per sentirsi dappertutto
                                    come a casa
                                                       Mussolini
nella zampaccia
                        stringe un mazzo
                                                  di grimaldelli e di ferri da scasso.

sabato 15 settembre 2012

Il razzismo, di Alberto Burgio - Gianluca Gabrielli

Lunedì 17 settembre 2012
ore 18.00

presso la Biblioteca “Walter Bigiavi”
via Belle Arti, 33 - Bologna

presentazione del libro

Il razzismo


 di
Alberto Burgio e Gianluca Gabrielli 

Ediesse, 2012
con gli autori ne parlano

Patrizia Dogliani
e
Sandro Mezzadra


introduce
Giorgio Tassinari


Alberto Burgio, Dipartimento di Filosofia
Gianluca Gabrielli, Insegnante e storico
Patrizia Dogliani, Dipartimento di Discipline storiche antropologiche e geografiche
Sandro Mezzadra, Dipartimento di Scienze Politiche
Giorgio Tassinari, Facoltà di Economia, Dipartimento Scienze Statistiche


sabato 23 giugno 2012

Via via Almirante!


 

Roma, 21 giugno 2012

"Vergogna" così la partigiana Luciana Romoli interviene nell'aula del consiglio del Municipio II a Roma, dove è in discussione un odg de la Destra per intitolare viale Liegi a Giorgio Almirante. "Ho avuto due zii torturati e uccisi dai fascisti e voi volete intestare la strada a un mascalzone?"
Le immagini girate con il cellulare dal consigliere Luca Sappino (Sel)




___________________________

approfondimenti:
Almirante, per esempio

lunedì 28 maggio 2012

Balibar, Löwy, Varikas: L'avvenire dell'Europa si gioca in Grecia



Étienne Balibar, Michael Löwy, Eleni Varikas 
 da Europe-Solidaire (traduzione di Gigi Viglino)


La situazione attuale della Grecia è senza precedenti dalla fine dell’occupazione tedesca nel 1944: riduzione brutale dei salari e delle pensioni. Disoccupazione giovanile al 50%. Imprese, piccolo commercio, giornali, case editrici in fallimento. Migliaia di mendicanti e senza tetto nelle strade. Imposte stravaganti e arbitrarie e tagli a ripetizione su salari e pensioni. Privatizzazioni in serie, distruzione dei servizi sociali (sanità, istruzione) e della sicurezza sociale. I suicidi si moltiplicano. La lista dei misfatti del «Memorandum» potrebbe continuare.
Al contrario, i banchieri, gli armatori e la Chiesa (il maggiore proprietario terriero), non sono tassati. Si decreta la riduzione di tutti i bilanci sociali ma non si tocca il gigantesco bilancio della «difesa»: si obbliga la Grecia a continuare ad acquistare materiale militare per miliardi di euro da quei fornitori europei che sono anche – pura coincidenza – quelli che esigono il pagamento del debito (Germania, Francia).
 
La Grecia è diventata un laboratorio per l’Europa. Si testano su cavie umane i metodi che saranno in seguito applicati al Portogallo, alla Spagna, all’Irlanda, all’Italia, e così via. I responsabili di questo esperimento, la Troika (Commissione europea, Banca centrale europea, FMI) e i loro associati dei governi greci non erano preoccupati: si sono mai visti porcellini d’India, topi di laboratorio protestare contro un esperimento scientifico? Miracolo! Le cavie umane si sono rivoltate: malgrado la repressione feroce condotta da una polizia largamente infiltrata dai neonazisti, reclutati nel corso degli ultimi anni, gli scioperi generali, le occupazioni delle piazze, le manifestazioni e le proteste non si sono fermate da un anno. E ora, colmo dell’insolenza, i greci hanno votato contro la continuazione dell’«esperimento», dimezzando i voti dei partiti di governo (la destra e il centrosinistra che contro il suo programma ha firmato il memorandum) e moltiplicando per quattro il sostegno a Syriza (coalizione della sinistra radicale).

venerdì 27 maggio 2011

Il "ritorno" del razzismo in Europa. Incontro - BO 27 maggio

Libreria delle Moline
Via delle Moline, 3/A
Bologna
venerdì 27 maggio
ore 18
Le forme del dominio. 
Razzismo  e  sessismo  tra  passato  e  presente

Discussione
a partire dal libro di

Alberto Burgio

Nonostante Auschwitz
Il "ritorno" del razzismo in Europa

copertina Nonostante Auschwitz - Burgio_THUMB.jpg
Roma - DeriveApprodi 2010


Intervengono

Vincenza Perilli
Mauro Raspanti

Seguirà un dibattito con
Alberto Burgio, autore del libro 
 

Il libro nasce dalla constatazione della evidente ripresa del razzismo in Europa. Il tabù del razzismo può dirsi ormai rimosso: si può ricominciare a dirsi razzisti, senza mascheramenti o pretesti. La domanda che si pone è dunque: perché ci ritroviamo in questa situazione, a soli settant’anni dai campi di sterminio nazisti?

Perché, nonostante Auschwitz, non siamo guariti dal razzismo La risposta deve coinvolgere la storia della modernità, la sua genesi, i suoi caratteri costitutivi. Tra razzismo e modernità sussiste un nesso strutturale, al punto che il razzismo deve essere considerato un ingrediente costitutivo della modernità europea. Tesi che viene documentata sul piano storico e argomentata sul piano teorico. Il libro analizza alcune tappe cruciali del processo di formazione delle ideologie razziste: il nesso con la cultura dei Lumi, l’intreccio con le ideologie nazionaliste, l’acme della violenza razzista nella distruzione degli ebrei in Europa. 

Da qui scaturisce un’analisi sul dispositivo ideologico che accomuna le diverse manifestazioni concrete del razzismo nel corso del tempo. L’invenzione dell’«altro» – nemico, infedele o deviante da escludere, perseguitare o sterminare – nasce dalla stigmatizzazione della diversità e conduce alla creazione della «razza maledetta» attraverso la naturalizzazione delle identità stereotipate.

venerdì 19 novembre 2010

humor nero: «Fliegen macht frei» (ovvero Aeroclub di Treviso sottozero)



TREVISO. «Una scelta di pessimo gusto» recita il rabbino capo della comunità ebraica di Venezia. «Siamo in piena inciviltà dell'immagine» aggiunge il presidente dell'Istresco. «E la solerte Procura trevigiana dov'è?» si chiede il presidente dell'Associazione partigiani. La protesta dell'Aeroclub di Treviso, che ha fatto realizzare sopra una cancellata dell'aeroporto Canova la scritta uguale nei caratteri e nella forma a quella che accoglieva i prigionieri del campo di sterminio di Auschwitz («Il volo rende liberi», in tedesco, al posto del famigerato slogan coniato dai nazisti «Il lavoro rende liberi») suscita un'ondata di reazioni...


continua a leggere in: la tribuna di Treviso
.

martedì 19 ottobre 2010

Nonostante Auschwitz


Nonostante Auschwitz
Il "ritorno" del razzismo in Europa
un saggio di

Alberto Burgio
Roma,
DeriveApprodi, 2010



Tonino Bucci
La bestia si è risvegliata.
Il razzismo, come lavora e perché è efficace
[recensione per Liberazione, 10 ottobre 2010]



Gli episodi di violenza razzista oggi sono diventati un fenomeno della realtà quotidiana. La speranza che i genocidi del secolo scorso avessero creato una volta per tutte gli anticorpi contro la diffusione del razzismo a livello di massa si sta rivelando, purtroppo, una tesi consolatoria. Le cronache riferiscono abitualmente di immigrati arsi nel sonno, di ronde contro gli immigrati, di incendi appiccati nei campi rom, di lavoratori stranieri uccisi per aver reclamato qualche diritto fondamentale, di rivolte di quartieri contro gli immigrati accusati di spaccio e criminalità, persino di interi paesi come hanno dimostrato i fatti di Rosarno.

Tutto ciò accade Nonostante Auschwitz, come recita il titolo del nuovo saggio di Alberto Burgio - sottotitolo Il ritorno del razzismo in Europa (DeriveApprodi, pp. 224, euro 17). L'ideologia razzista - o, per essere più precisi, quel vasto repertorio di suggestioni, immagini stereotipi e metafore che si potrebbe definire la koiné razzista - sta dilagando nelle società europee dall'alto e dal basso. Da un lato, assistiamo al ritorno del "razzismo di Stato", nella forma di una ideologia pubblica che ispira governanti, legislatori e amministratori locali nella loro azione politica. L'Italia, da questo punto di vista, è un laboratorio di punta in Europa nella legalizzazione del razzismo. Il reato di immigrazione clandestina ha reso operativo un meccanismo di "criminalizzazione" dei migranti, individuati come colpevoli solo per il fatto di rispondere allo stigma dello straniero. Nelle legislazioni europee si riaffaccia il dispositivo penale ottocentesco della «colpa d'autore», sotto forma di leggi che istituzionalizzano la discriminazione di interi gruppi umani (migranti, prostitute, omosessuali, zingari). La Francia di Sarkozy, solo per citare un altro caso recente, si è distinta per le espulsioni e i rimpatri forzati dei Rom. Il razzismo è la risorsa politica di partiti di governo. Basterebbe pensare al fenomeno della Lega, fucina di centinaia di amministratori locali che propagandano (e praticano) nei territori il modello razzista dei servizi sociali (scuole, mense, asili) per soli padani. Ma accanto al razzismo di Stato - e in simbiosi con esso - si è sviluppato un senso comune razzista, una subcultura di massa, un diffuso rancore collettivo alla ricerca di capri espiatori che non è più appannaggio di frange minoritarie della società. La manovalanza delle aggressioni ai danni di migranti, omosessuali, clochard e giovani dei centri sociali viene dalle sigle della destra radicale, dalle fasce giovanili delle periferie metropolitane o dalle curve degli stadi, ma il repertorio di valori cui attingono è però ormai un immaginario collettivo.

Eppure mai come oggi gli studi sulle ideologie razziste sono deboli, spesso incerti sulle categorie interpretative da adottare. Fare del razzismo un oggetto di studio è «un passo difficile, che mette in discussione anche convincimenti radicati nella cultura critica e in particolare nella storiografia». Nel senso che non si può procedere facendo l'inventario di tutto quel che affermano i testi letterari del razzismo, quelli - per inciso - in cui si parla esplicitamente di razza. Il metodo "filologico", «in apparenza impeccabile, è causa del più grave degli inconvenienti: costringe a muoversi dentro la prospettiva del discorso razzista che si intende criticare. E rischia quindi di restarvi imprigionato». Non solo, «muovere in questa ricerca dalla presenza del lemma "razza" (in quanto lo si considera costitutivo del discorso razzista)» significa anche farsi trovare spiazzati dalle nuove varianti del razzismo che non utilizzano la parola "razza" e che tuttavia sono a tutti gli effetti varianti dell'ideologia razzista. E' sufficiente che «una teoria razzista si mascheri sotto un lessico non-razzista (il che avviene non di rado, soprattutto nel secondo Novecento) perché essa scompaia dalla visuale di una critica feticisticamente legata al dato lessicale». «La traduzione del (forte) lessico razzista tradizionale nel (debole) registro culturalista (il passaggio dalla "razza" all'"etnia" e alla "cultura") ha seminato scompiglio tra storici e politologi». Questo disorientamento ha impedito a lungo di riconoscere e contrastare «le nuove forme di ideologia (e pratica) razzista, messe in atto da parte della "nuova destra" con la retorica del "rispetto per le culture altre", col risultato di abbandonare al proprio destino gruppi umani razzizzati per mezzo di retoriche nuove e a prima vista irreprensibili». Del resto, il discorso razzista non ha vincoli di coerenza né di verità. Non ha bisogno di dati di fatto, ma può fare e disfare, affermare e negare a proprio uso e consumo i criteri di assegnazione degli individui a una comunità da perseguitare.«Sono io a decidere chi è ebreo!», diceva Karl Lueger, sindaco antisemita della Vienna di fine Ottocento. L'ideologia «non funziona (non conquista credito e consenso) in base alla propria veridicità. La presa di una tesi ideologica dipende piuttosto dalla sua operatività, dalla capacità di rispondere a bisogni e di soddisfare pulsioni».

Se si guarda alla «genealogia storica» del razzismo, si scopre che la sua esplosione è solo in parte riconducibile alla globalizzazione degli ultimi due decenni. E' vero che sono aumentati i flussi migratori, che la crisi economica ha accentuato i conflitti tra "nativi" e "migranti", che il globale ha fatto irruzione nella dimensione locale delle nostre vite. Eppure, «se gli avvenimenti dell'ultimo ventennio spiegano l'esplosione del razzismo, non consentono invece di comprenderne la riemergenza. Per impiegare una metafora abusata, indicano il detonatore, ma non dicono nulla dell'esplosivo». L'ipotesi di Burgio è che il razzismo sia «un ingrediente fondamentale», una «tara congenita» della modernità europea o, per dirla in altro modo ancora, una «normale patologia» inerente alla vita quotidiana. Il Moderno non è stato solo un processo di emancipazione e di uguaglianza, ma al suo interno ogni conquista progressiva è avvenuta all'ombra di spinte regressive. La modernità ha innescato meccanismi di spaesamento, inquietudini, dissoluzione delle vecchie gerarchie, proletarizzazione dei ceti medi, sentimenti crescenti di insicurezza. «Se dovessimo individuare un denominatore comune a questo complesso di dinamiche, propenderemmo senz'altro per la paura». Su questa base, «la crisi moderna genera una forte domanda di colpevoli e nemici: stranieri o infedeli, malvagi, devianti o cospiratori, ai quali attribuire la responsabilità della propria sventura e sui quali scaricare il proprio rancore».

Ma qual è, appunto, il modus operandi, la maniera in cui il razzismo svolge la sua funzione compensativa di queste pulsioni sociali insoddisfatte? Qual è la logica che fa della "razza" un dispositivo capace di colpire e "razzizzare" in potenza qualunque gruppo umano? La procedura "razzizzante" consiste nell'attribuire un aspetto fisico, un «corpo», a un set di qualità morali (negative), assegnate per natura a una comunità umana, designata come bersaglio di discriminazione e violenza. Il razzista "inventa" corpi per i propri stereotipi. Anche quando si tratta di colpire gruppi umani che non presentano aspetti somatici distintivi, come dimostra il caso classico dell'antisemitismo. L'antisemita non si limita a dire che gli ebrei sono avidi, lussuriosi, ipocriti e così via, ma deve anche aggiungere, per l'economia del proprio discorso, che gli ebrei hanno evidenze fisiche, il naso adunco, i capelli crespi, le unghie quadrate. Siamo in presenza di costrutti simbolici, di un vero e proprio montaggio, la cui regola è quella dell'essenzialismo. Le ideologie razziste sono «teorie essenzialiste», «individuano una (presunta) essenza invariabile ("naturale") del gruppo umano che rappresentano come "razza"». Non potrebbe essere altrimenti: il razzismo ha bisogno che i presunti caratteri negativi di un gruppo umano durino nel tempo affinché quel gruppo possa ricoprire stabilmente il ruolo di capro espiatorio. I meccanismi della «devianza» e della «stigmatizzazione» che Burgio descrive, dimostrano che il razzismo è in grado di colpire chiunque. La costruzione del «nemico interno» ha avuto largo seguito nella sfera politica - si pensi ai comunardi marchiati come "negri" e ai bolscevichi definiti ebrei (e viceversa) - così come è stata applicata verso le figure marginali della società, dagli omosessuali ai malati di mente. Quel che rende il razzismo una ideologia (e una pratica) «totalitaria e paradossalmente inclusiva» deriva dalla sua capacità di costruire e legittimare «modelli sociali complessivi, rigidamente gerarchici, che assegnano un luogo ben determinato a tutte le componenti della popolazione».

L'ideologia razzista è stata un veicolo dell'egemonia della destra tra i ceti popolari e ha contribuito, in parte, alla frattura tra la sinistra ("sempre lì a difendere gli immigrati") e il suo popolo, che s'è gettato tra le braccia della Lega. Sarebbe il caso di non dimenticarsene.

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