sabato 8 maggio 2010

D: [va] da sé, dunque ...


E n c i c l o p e d i a
d e l l a
n e o l i n g u a

D

[va] da sé, dunque ...





«Sono fascisti, fascisti sociali che credono nella Carta di Verona. Sono fascisti del nuovo millennio, come Gianfranco Fini definiva se stesso una ventina di anni fa. Va da sé che se devono menar le mani le menano. Ultimamente è successo spesso, anche se a Napoli il 1° maggio è stato uno di loro a rischiare la vita. Menano dunque. Ma sempre controvoglia. Il dettaglio è tutt’altro che secondario».

Lanfranco Pace:
"Ecco perché ho firmato l'appello in favore dei fascisti solari di CasaPound"
da Il Foglio, 7 maggio 2010

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L'immagine è tratta da: Indymedia Italia

5 commenti:

Anonimo ha detto...

un simpatico post, se non l'hai già letto.

Livio ha detto...

Malvolentieri? Ma che razza di argomenti tira fuori questo giornalista! Perché non lo va a dire agli aggrediti?
E Pace non lo sa che su molte magliette indossate da quelli del del Blocco c'è la scritta: "Nel dubbio mena"?

Anonimo ha detto...

Non ho parole. Togliamo intanto tutti i prefissi "neo" che van tanto di moda e chiamiamo le cose con il loro nome. Di Pace non mi stupisco poi molto, non è la prima volta che spara cose molto grave.
Sono però alterata dal largo spazio che certi giornali presumibilmente di sinistra danno al fenomeno sociali Casapound, Blocco e dintorni, soprattutto sottolineandone la peculiarità di nuovo movimento "di contenuto".
L'unico contenuto è il fascismo, più la solita dose di "cosa sociale" (non una novità, nell'accezione storica di destra) e qualche saccheggio di qua e là di figure intellettuali della rive gauche, abilmente manipolate e riviste in modo assolutamente privo di fondamenti.
Menano invece, e menano bene.
Ciao
Marghi

rudy ha detto...

Per angie: grazie, avevo visto il post, tra le varie immagini-messaggio dell'articolo, la più efficace mi sembra: lo spezzone della Questura

Per Livio: la frase "nel dubbio mena" (probabilmente lo sai già, ma vale la pena di ricordarlo) cita una canzone del gruppo musicale Zeta Zero Alfa, il cui leader è anche il leader di CasaPound...
Il che non impedisce al giornalista in questione di scrivere che i fascisti del terzo millennio, menano "sempre controvoglia"... e si commenta da solo.

Per Marghi: il preteso "contenuto" è spesso improbabile, dai falsi diari di Mussolini presntati da Dell'Utri a CasaPound, alla conferenza a CasaPound di Stefania Craxi...
Quanto al saccheggio demagogico di figure intellettuali (e di simboli) storicamente di sinistra, è una tattica che ha connotato il fascismo sin dalle origini.
Di "nuovo" c'è forse la ripresa di alcuni temi della nuova destra europea (sui quali rinvio a una mia recensione)

Indyo-cnese ha detto...

Sansonetti, dopo casapound ora apre a forza nuova!

(in Indymedia Emilia Romagna)

«Questi di Forza Nuova non è che li conosco più di tanto... Per quel che ne so mi sembrano un po’ rozzi e con delle venature naziste... Insomma, quanto di più lontano dalle mie idee io possa immaginare. Ma non cambia nulla. Se non sconfinano nella violenza, hanno diritto di manifestare come chiunque altro».
A parlare è Piero Sansonetti, ex direttore dell’Unità, oggi a capo del settimanale "Gli Altri", vicino a Sinistra Ecologia e Libertà (ovvero Nichi Vendola). Insomma, un giornalista e un intellettuale chiaramente e dichiaratamente collocato a sinistra. Che però oggi non si associa - e anzi ne prende esplicitamente le distanze - dalla mobilitazione contro il corteo programmato dai neofascisti di Forza Nuova per sabato prossimo a Milano: allo stesso modo in cui due settimane fa si dissociò dalla levata di scudi della sinistra romana contro una iniziativa di Casa Pound, altra sigla della galassia dell’ultradestra. Una presa di posizione che è costata a Sansonetti polemiche assai pesanti.
Sansonetti, come nacque la sua presa di posizione a favore del diritto dei fascisti a scendere in piazza?
«Era successo che a Roma Casa Pound aveva indetto una manifestazione, e un gruppo di intellettuali di sinistra, come Alberto Asor Rosa e Margherita Hack, era sceso in campo chiedendo e ottenendo che l’iniziativa fosse proibita. Casa Pound aveva a sua volta lanciato un appello, io non lo firmai perché era un appello di destra e io non sono di destra. Ma avevo diffuso una mia dichiarazione in cui dicevo semplicemente che manifestare le proprie idee è un diritto per tutti. Fascisti compresi».
Che reazioni ebbe da parte della sua area politica?
«Piuttosto pesanti, direi. Mi accusarono di mettere i valori della libertà davanti a quelli dell’antifascismo. E io risposi che avevano ragione. Per me la libertà viene prima dell’antifascismo, non ho dubbi».
La storia di Roma adesso si ripete a Milano. Con la differenza che Forza Nuova è, nella dialettica dell’ultradestra, ancora più estrema di Casa Pound.
«Non cambia niente. Certo, Casa Pound aveva degli elementi che la rendevano un fenomeno stimolante: il solo fatto che il suo riferimento non siano Hitler o Mussolini ma un intellettuale e un poeta come Ezra Pound, o la scelta di voler aderire alle iniziative contro l’omofobia. Forza Nuova mi sembra meno interessante, indubbiamente. Però se non passa alla violenza impedirle di dire la sua significa contestare a suo carico un reato di opinione. E io sono contrario ai reati di opinione».
Eppure esisterà un segno che non si può superare, un punto oltre il quale anche la semplice manifestazione delle proprie idee diventa inaccettabile. Oppure si arriva al paradosso americano, ad una democrazia dove si può liberamente ricostituire il partito nazista. «Insisto: non esiste un limite se non quello della violenza. A parole si può manifestare qualunque idea, anche la più inaccettabile o folle. A chi mi ha contestato e attaccato io chiedo: se pensate che ci debba essere un limite alla libertà di pensiero, mi spiegate chi deve fissare quel limite? Fissare un limite è pericoloso perché ogni limite è per sua natura arbitrario. E chi teorizza i limiti per gli altri rischia prima o poi di restarne vittima a sua volta».
Le risulta che la sua uscita abbia avviato all’interno della sinistra qualche ripensamento, qualche riflessione?
«Io credo che in questo campo nulla accada invano. Ogni riflessione ne apre inevitabilmente delle altre. Io mi sono trovato isolato ed attaccato. Però sono contento di avere detto quelle cose».