sabato 29 settembre 2012

Casa Verbano chiusa da una Regione ridotta da far pietà, ma priva di pietas



Blindata la casa di Carla e Valerio Verbano.
 Il fascismo della Regione Lazio 

da: controlacrisi  
 



Gli avvoltoi che prosperano nella città di Roma hanno aspettato solo alcuni mesi per volare su una preda ambita. Via Monte Bianco 114, c’è un appartamento nel quartiere di Montesacro che per alcune generazioni di militanti del movimento ha un valore particolare. In quell’appartamento, il 22 febbraio del 1980 veniva ammazzato da killer neofascisti, Valerio Verbano, 19 anni, giovane e conosciuto compagno. Ancora ignoti restano gli assassini, le stesse modalità dell’omicidio (un'esecuzione con i genitori legati nella stanza attigua) generarono  raccapriccio, anche se i giornali della stampa borghese ebbero il coraggio e l’indegnità di titolare “ucciso un autonomo”.

 La storia di Valerio non è andata dimenticata, grazie all’impegno di tanti compagni e compagne e grazie soprattutto alla testardaggine di Carla, sua madre che ha voluto fino all’ultimo tentare di sapere nomi e ragioni della morte di suo figlio. Carla se ne è andata da poco, stroncata da un male a cui aveva resistito caparbiamente. L’appartamento doveva divenire la sede di una associazione dedicata alla memoria e in tal senso erano state inviate esplicite richieste alla Regione, ente proprietario. Ma mentre la Regione cadeva, travolta da un marciume incredibile, c’era qualche solerte funzionario che si preoccupava di “risanare i bilanci” requisendo l’appartamento.

giovedì 20 settembre 2012

Étienne Balibar: l’aspect le plus «foucaldien» de l’œuvre de Marx




Il y a ... bien conversion locale de la violence en formes sociales plus «avancées» de l’exploitation – plus «civilisées», et éventuellement plus «productives». Mais c’est au prix, en fait, de son déplacement ou de sa délocalisation. D’autre part, c’est à ce sujet que Marx propose une analyse de la lutte de classes comme un rapport de force évolutif qu’on peut rétrospectivement considérer comme l’aspect le plus «foucaldien» de son œuvre [*]: le «pouvoir» en effet n’y figure pas comme un terme univoque, référant à une instance qui viendrait de l’extérieur contraindre le processus social, mais plutôt comme le rapport lui même, c’est-à-dire le résultat complexe et instable du conflit qui se déploie dans le temps entre discipline et résistance, techniques d’exploitation de la force de travail humaine (que Marx appelle «méthodes d’extraction du surtravail») qui sont aussi, en un sens, des «techniques de gouvernement», et luttes individuelles ou collectives qui incarnent une forme de liberté dès leurs manifestations le plus élémentaires (et non pas seulement préparent une libération «finale») ...

   E. Balibar, Violence et civilité. Welleck Library Lectures et autres essais de philosophie politique, Paris, Galilée 2010, p. 133, «Deuxième conférence. Une violence “inconvertible”? Essai de topique».

martedì 18 settembre 2012

Roms : la commune humanité bafouée


Rom: la comune umanità schernita

Firmare una petizione e concorrere a farla circolare  è , come ha  sottolineato realisticamente Vincenza Perilli su Marginalia, un gesto limitato, ma  in casi come questo , vale comunque la pena di associarsi all'indignazione e alla protesta di fronte alla politica di espulsione dei "Rom stranieri" perseguita in Francia dal nuovo governo che ,su questi problemi cruciali, non ha rotto la continuità con il precedente governo di destra.
A cosa può servire cambiare Presidente se non a cambiare politica adoperandosi a sradicare e neutralizzare le condizioni del razzismo, del populismo, della xenofobia ?
 
Ho firmato ed invito a diffondere e firmare la petizione:
 Roms : la commune humanité bafouée,

domenica 16 settembre 2012

di - a Roberto Roversi. in memoria


Quel fischio sopra la pianura



testo: Roberto Roversi
musica: Gaetano Curreri
artista: Fabrizio Moro
album: Ancora Barabba, 2010

 


sabato 15 settembre 2012

Il razzismo, di Alberto Burgio - Gianluca Gabrielli

Lunedì 17 settembre 2012
ore 18.00

presso la Biblioteca “Walter Bigiavi”
via Belle Arti, 33 - Bologna

presentazione del libro

Il razzismo


 di
Alberto Burgio e Gianluca Gabrielli 

Ediesse, 2012
con gli autori ne parlano

Patrizia Dogliani
e
Sandro Mezzadra


introduce
Giorgio Tassinari


Alberto Burgio, Dipartimento di Filosofia
Gianluca Gabrielli, Insegnante e storico
Patrizia Dogliani, Dipartimento di Discipline storiche antropologiche e geografiche
Sandro Mezzadra, Dipartimento di Scienze Politiche
Giorgio Tassinari, Facoltà di Economia, Dipartimento Scienze Statistiche


lunedì 3 settembre 2012

L'antifascista (di: nique la police)


Pensare che le dichiarazioni di Pierluigi Bersani sul fascismo di Grillo appartengano esclusivamente ad un catalogo, oltretutto piuttosto ristretto, di banalità non significa solo trascurare l’importanza che ha la produzione di parole sui media. Anche se già qui sarebbe come pensare che Facebook è uno strumento banale, e non una complessa infrastruttura di reti sociali, solo perché non è raro trovarci delle banalità. Bisogna piuttosto leggere le dichiarazioni di Bersani come una modalità di funzionamento della politica istituzionale. Un dispositivo da smontare piuttosto che qualcosa da ignorare o da insultare.

In questo senso l’accusa di “fascismo”, poi vedremo in che modo, lanciata da Bersani sostanzialmente contro Grillo e Di Pietro è qualcosa che merita un livello minimo di analisi. Facciamo un passo indietro: da tempo circola un video, commentato da Grillo e Di Pietro, dove Bersani, assieme ad altri protagonisti della politica istituzionale, è raffigurato come uno zombie. E qui bisogna vincere la voglia di affermare la verità, e cioè che Bersani e gli altri non sono solo dei morti viventi ma ne rappresentano l’epifania, e guardare alle reazioni del segretario del Pd.  Bersani ha infatti accusato chi dà dello zombie ai dirigenti del Pd di essere un “fascista”, anzi un “fascista del web” che sta cercando di riproporre al paese una nuova stagione diciannovista. Tutte la categorie usate meritano attenzione. Vediamo come.

L’uso dell’accusa di fascismo all’interno della sinistra, e poi del centrosinistra, è vecchio più o meno quanto le camice nere. A lungo, entro modi e linguaggi molto diversi, l’accusa di fascismo è servita per indicare un pericolo esterno (il fascismo, appunto, in molteplici forme) ma anche quello di un forte autoritarismo interno alla sinistra (ed è qui che l’accusa di fascismo è stata scambiata, poi sostituita, con quella di stalinismo). La novità storica, preceduta da significative censure contro singole lotte all’epoca dell’occupazione delle terre in Sicilia, irrompe con il ’77 quando il Pci costruisce l’accusa di “diciannovismo” nei confronti del movimento. E’ la prima volta in cui un movimento di sinistra viene accusato, dal maggior partito della sinistra, di contribuire a generare il fascismo. Accusa, quella di diciannovismo, che non è di poco conto nella cultura antifascista ma, cosa spesso dimenticata, ricavata da un concetto che nasce da un libro di Pietro Nenni (“Il diciannovismo”, uscito nel quarantennale della marcia su Roma). Le tesi di Nenni sono piuttosto chiare: l’ascesa del fascismo è stata favorita dall’estremismo di destra e dal massimalismo di sinistra, e anche da ibridazioni tra questi due estremi, che hanno delegittimato il parlamento, isolato la sinistra riformista, spaccato in due la classe operaia. Nenni scrive all’epoca dell’accordo storico tra Dc e Psi ed è evidente l’uso politico, proprio perché Nenni aveva anche la stoffa dello storico, di queste concezioni: mentre il Psi va al governo con la Dc, chi lo critica rischia di guardare oggettivamente al massimalismo genere 1919, facendo il gioco delle destre. Un modo, all’epoca elegante, per pararsi a sinistra mentre ci si alleava con la Dc, un partito che pochissimi anni prima, proprio grazie all’intesa con le destre, aveva costituito il governo Tambroni. L’accusa di diciannovismo rivolta dal Pci, all’epoca nell’area di governo della Dc di Andreotti, nei confronti del movimento del’77 non sarà però una polemica politica nascosta sotto le pieghe di significato costruite dalla storiografia. Si tratterà di una accusa, diretta, sul campo contro un’area politica ed una generazione. L’accusa di preparare il fascismo, grazie alla quale il Pci si comportò di conseguenza con una stagione di leggi speciali “a difesa della democrazia”. E che il lessico e i riti di quella stagione siano ancora celebrati oggi dalle  istituzioni deve essere oggetto di riflessione ...

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