Visualizzazione post con etichetta Franco Fortini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Franco Fortini. Mostra tutti i post

lunedì 3 febbraio 2014

«Walter Benjamin. Testi e commenti» Presentazione alle Moline, 6 febbraio 2014


Giovedì 6 febbraio 2014
ore 18:30

Biblioteca “Michele Ranchetti”
Centro Furio Jesi – Scuola di Pace del Quartiere Savena
via Lombardia 36, Bologna


presenta presso
Libreria delle Moline
via delle Moline 3A, Bologna.
Tel 051262977

il terzo numero del periodico
«L’ospite ingrato»
Quodlibet, 2013


Walter Benjamin
TESTI E COMMENTI

Linguaggio, verità, storia nell’opera di Benjamin


A cura di
Gianfranco Bonola


Il volume contiene scritti di Benjamin inediti o tradotti per la prima volta in italiano


testi di Scholem, Jesi, Rosenzweig, Fortini, Ranchetti, Cases, Solmi
e saggi di Bonola, Chitussi, Härle, Peterson, Wizisla.

ne parlano:
Gianfranco Bonola (Univ. di Roma Tre, curatore del volume),
Andrea Cavalletti (Univ. IUAV, Venezia),
Barbara Chitussi (Univ. di Modena e Reggio),
Saverio Marchignoli (Univ. di Bologna).

martedì 30 aprile 2013

Il rogo dei libri


Bertolt Brecht



Il  rogo dei libri

Quando il regime ordinò che in pubblico fossero arsi

i libri di contenuto malefico e per ogni dove

furono i buoi costretti a trascinare

ai roghi carri di libri, un poeta scoprì

– uno di quelli al bando, uno dei meglio – l'elenco

studiando degli inceneriti, sgomento, che i suoi

libri erano stati dimenticati. Corse

al suo scrittoio, alato d'ira,e scrisse ai potenti una lettera.

Bruciatemi!, scrisse di volo, bruciatemi!

Questo torto non fatemelo! Non lasciatemi fuori! Che forse

la verità non l'ho sempre, nei libri miei, dichiarata? E ora voi

mi trattate come fossi un mentitore! Vi comando:

bruciatemi!

giovedì 12 gennaio 2012

Riccardo Bonavita, Spettri dell'altro (recensione di Giorgio Forni)

-->

Riccardo Bonavita
Spettri dellaltro. 
Letteratura e razzismo nellItalia contemporanea,
a cura di Giuliana Benvenuti e Michele Nani
Bologna, il Mulino/Ricerca, 2010, 227 pp.

*     *     *

  Giorgio Forni, in “Lettere italiane”, LXIII, 2011, n. 1, pp. 163-168
 
Nel febbraio del 1992 alcune centinaia di studenti dell’Università di Bologna occupavano pacificamente l’aula in cui avrebbe dovuto parlare lo storico Ernst Nolte per protesta contro la tesi semplificante della “guerra civile europea” che equiparava nazifascismo e bolscevismo relativizzando lo sterminio ebraico e minimizzando i tratti specifici del razzismo di stato del Novecento. Quella giornata, che allora ebbe una risonanza addirittura europea, fu un piccolo evento di vita universitaria, ma alcuni fra coloro che vi presero parte con più entusiasmo vi sentirono forse un impegno ulteriore di approfondimento critico e di memoria civile. Vero è che, a uno sguardo retrospettivo, quell’atto di dissenso giovanile segna l’avvio di una pluralità di ricerche e di iniziative che hanno attraversato la cultura bolognese e italiana per quasi vent’anni: nel novembre del 1994 esordiva la mostra La menzogna della razza: documenti e immagini del razzismo e dellantisemitismo fascista, realizzata con il patrocinio dell’Istituto regionale per i Beni Culturali diretto da Ezio Raimondi; seguirono poi le attività del “Seminario permanente per la storia del razzismo italiano” coordinate da Alberto Burgio; gli studi di Rudy M. Leonelli sul revisionismo storico e sulla genealogia foucaultiana della “guerra delle razze” (ora nuovamente dibattuta negli atti del convegno Foucault-Marx. Paralleli e paradossi, a cura di R.M. Leonelli, Roma, Bulzoni, 2010); il volume collettaneo Nel nome della razza. Il razzismo nella storia dItalia 1870-1945 (Bologna, il Mulino, 2000); fino ad arrivare, per esempio, alla mostra recente Lestraneo tra noi: la figura dello zingaro nellimmaginario italiano, allestita da Mauro Raspanti nel 2008. Ed è una volontà di indagare criticamente gli angoli oscuri del nostro passato cui potrebbe ascriversi, ma forse con meno limpidezza di pensiero, anche un romanzo come Asce di guerra di Wu Ming. In breve, una filologia filosofica applicata alla storia, ai detriti del rimosso, alle ombre inquietanti della nostra identità collettiva.
Non a caso in quella mattinata del 1992, con un frusciare di gentilezza sorridente, Riccardo Bonavita distribuiva un volantino in cui campeggiava un aforisma delle Tesi di filosofia della storia di Walter Benjamin, su cui in quegli anni aveva ragionato a lezione pure il Raimondi: “In ogni epoca bisogna cercare di strappare la tradizione al conformismo che è in procinto di sopraffarla. [...] Anche i morti non saranno al sicuro dal nemico, se egli vince. E questo nemico non ha smesso di vincere”. E di lì a poco il Bonavita avrebbe messo alla prova quel concetto alto di tradizione con i suoi studi sul primo Ottocento, sul Leopardi del Discorso giovanile e poi dei Paralipomeni, sulla poesia di Franco Fortini: dal “Proteggete i miei padri” della Cassandra foscoliana dei Sepolcri al classicismo anticonformista e ironico del Leopardi fino agli ultimi versi del Fortini di Composita solvantur uscito proprio nel 1994: “Non per l’onore degli antichi dèi, / né per il nostro ma difendeteci. / [...] / Rivolgo col bastone le foglie dei viali. / Quei due ragazzi mesti scalciano una bottiglia. / Proteggete le nostre verità”. Nell’operazione poetica e intellettuale del Fortini il giovane Bonavita aveva trovato insieme un tramando di memoria e un’utopia critica, quella della Poesia delle rose: “Chi siamo stati / sapremo e senza dolore”. Così oggi, leggendo la raccolta postuma di saggi intitolata Spettri dellaltro. Letteratura e razzismo nellItalia contemporanea, viene da dire che nella sua generazione di universitari bolognesi il Bonavita fu colui che sentì con più passione e più rigore l’esigenza di coniugare l’impegno civile della coscienza critica con gli strumenti dell’analisi letteraria e filologica, anche e soprattutto esplorando i margini lividi e feroci della storia culturale del Novecento.

mercoledì 20 aprile 2011

L'amore per il Führer - Die Liebe zum Führer [Bertolt Brecht]

L’amore per il Führer

L'amore del popolo per il Führer è molto grande.
Ovunque egli vada
è circondato da gente in uniformi nere
che lo ama al punto
da non distogliere l'occhio da lui.
Quando egli siede in un caffè
immediatamente gli si siedono intorno cinque giganti perché
possa godersi un po’ di svago.
Le SS specialmente lo amano con tanta passione
che quasi lo invidiano al resto del popolo e
gli stanno addosso, tanto
sono gelose. E quando una volta con alcuni generali
fece una gita di fine settimana su un incrociatore
e passò un’ intera notte solo con loro
scoppiò una rivolta fra le SA e egli dovette
farne fucilare centinaia.

[tr. it di Franco Fortini, da “Poesie di Svedebnborg”]


______
     
 ______________

Die Liebe zum Führer

Die Liebe des Volkes zum Führer ist sehr groß.
Überall wo er hingeht
Ist er umringt von Leuten in schwarzen Uniformen
Die ihn so lieben
Daß sie kein Auge von ihm lassen.
Wenn er sich in ein Kaffeehaus setzt
Setzen sich sogleich fünf Hünen zu ihm, damit er
Unterhaltung hat.
Besonders die SS liebt ihn so leidenschaftlich
Daß sie ihn dem ardern Volk kaum gönnt und ihm
Nicht von der Pelle geht, so
Eifersüchtig ist sie. Und als er einmal
Mit einigen Generälen eine Wochenendfahrt auf einem
Kreuzer machte
Und eine ganze Nacht allein mit ihnen zubrachte
Erhob sich ein Aufruhr unter der SA, und er mußte
Hunderte erschießen lassen.

lunedì 13 dicembre 2010

H. M. Enzensberger: Nel libro di lettura per classi superiori

Non leggere odi, figlio mio, leggi gli orari.
Son più esatti. Svolgi le carte di navigazione
prima che sia tardi. Vigila, non cantare.
Viene il giorno che torneranno a inchiodar liste
sulla porta e a chi dice di no dipinger sul petto
qualcosa di uncinato. Impara ad andare
senza esser conosciuto, impara più di me:
a cambiar quartiere, passaporto, faccia.
Fai pratica di tradimento al minuto,
di sporca quotidiana salvezza. Le encicliche
sono utili per accendere il fuoco
e i manifesti per incartare burro e sale
a chi è senza difesa. rabbia e pazienza ci vogliono
per soffiare nei polmoni del potere
la fine polvere mortale, macinata
da chi ha molto imparato,
da chi è esatto, da te.



ins lesebuch für die oberstufe

lies keine oden, mein sohn, lies fahrpläne:
sie sind genauer, roll die seekarten auf,
eh es zu spät ist. sei wachsam, sing nicht.
der tag kommt, wo sie wieder listen ans tor
schlagen und malen den neinsagern auf die brust
zinken. lern unerkannt gehen, lern mehr als ich:
das viertel wechseln, den pass, das gesicht.
versteh dich auf den kleinen verrat,
die tägliche schmutzige rettung. nützklick
sind die enzikliken zum feueranzünden
die manifeste: butter einzuwickeln und salz:
für die wehrlosen, wut und geduld sind nötig,
in die lungen der macht, zu blasen
den feinen tödlichen staub, gemahlen
von denen , dir viel gelernt haben,
die genau sind, von dir.




da: Hans Magnus Enzensberger,
Verteidugung der Wolfe, Suhrkamp, Frankfurt a. M., 1957
tr. it. di Franco Fortini e Ruth Liser in
H. M. Enzensberger, Poesie per chi non legge poesia

Feltrinelli, Milano, 1964

martedì 16 giugno 2009

Ivan Della Mea

non è un'Internazionale
che si presta
a essere cantata in coro

è
un'Internazionale
che
rimanda
a tutto un processo
di riflessione
di presa di coscienza

è
l'espressione
di una soggettività
fortemente antagonista
ma che
ne deve fare ancora
per diventare
un fatto collettivo


Ivan Della Mea







venerdì 1 maggio 2009

L'Internazionale di Franco Fortini (Ivan Della Mea)





Noi siamo gli ultimi del mondo.
Ma questo mondo non ci avrà.
Noi lo distruggeremo a fondo.
Spezzeremo la società.
Nelle fabbriche il capitale
come macchine ci usò.
Nelle scuole la morale
di chi comanda ci insegnò.
Questo pugno che sale
questo canto che va
è l'Internazionale
un'altra umanità.
Questa lotta che uguale
l'uomo all'uomo farà,
è l'Internazionale.
Fu vinta e vincerà.
Noi siamo gli ultimi di un tempo
che nel suo male sparirà.
Qui l'avvenire è già presente
chi ha compagni non morirà.
Al profitto e al suo volere
tutto l'uomo si tradì,
ma la Comune avrà il potere.
Dov'era il no faremo il sì.
Questo pugno che sale...
E tra di noi divideremo
lavoro, amore, libertà.
E insieme ci riprenderemo
la parola e la verità.
Guarda in viso, tienili a memoria
chi ci uccise, chi mentì.
Compagno, porta la tua storia
alla certezza che ci unì.
Questo pugno che sale...
Noi non vogliam sperare niente,
il nostro sogno è la realtà.
Da continente a continente
questa terra ci basterà.
Classi e secoli ci han straziato
fra chi sfruttava e chi servì:
compagno, esci dal passato
verso il compagno che ne uscì.
Questo pugno che sale...

Franco Fortini
.

domenica 22 marzo 2009

Franco Fortini - Le mani di Radek

Esiste la breve documentazione cinematografica di un intervento di Lenin ad un congresso della Terza Internazionale. Tre membri della delegazione italiana – Bombacci, Graziadei e Serrati – si distinguono alle spalle di Vladimir Ilic. Riconoscibile per la barbetta, le lenti pesanti, c’è Karl Radek. In altra inquadratura, non appena Lenin ha finito di parlare Radek gli si volge ridendo, poi sopra le carte del tavolo lancia avanti le mani.
Ho potuto confrontare due copie della medesima pellicola. Sulla seconda ha operato la censura di Stalin. Una macchia copre le facce dei nostri socialisti. In quanto a Radek, condannato nel 1938, il viso è sco
mparso, non le mani. Esse si agitano accanto a quelle di Lenin.

Rammento di aver veduto a Ravenna i segni duna epurazione di quattordici secoli fa. Teodorico, goto e ariano, aveva ordinata l’esecuzione di mosaici in Sant’Apollinare Nuovo. Una trentina d’anni più tardi Giustiniano cattolico riconsacrava la chiesa a san Martino di Tours «martello degli eretici», e faceva cancellare le immagini di Teodorico e della sua corte effigiate nellatto di uscire dal Palatium. Sostituendovi tendaggi ed elementi architettonici i mosaicisti dell'arcivescovo Agnello dimenticarono alcune tracce delle figure. La «condanna della memoria» ha lasciato contro le colonne qualche mano appesa a mezz’aria come quelle che si vedono svolazzare nelle sedute spiritiche.
Vien fatto di chiedersi se siano solo due casi di lavoro mal eseguito.


Franco Fortini, Verifica dei poteri, (1965), Einaudi, Torino, 1989, p. 91
.

domenica 25 gennaio 2009

Giovanni Cesareo: Possiamo ripartire da Conchetta (da: il manifesto)


Giovanni Cesareo
Possiamo ripartire da Conchetta

Avverto una certa aria di rassegnazione, anche se rabbiosa, attorno al violento e vergognoso sgombero di Conchetta. Come se ormai fossimo giunti alla fine di una epoca, lunga bella forte, per molti aspetti unica, e non rimanesse che prenderne atto, purtroppo. Qualcuno lo ha perfino scritto che ormai siamo in un'altra epoca e che non c'è più che coltivare semmai il ricordo del glorioso passato.
E se invece proprio questo sgombero si trasformasse in un nuovo inizio? Se si ricominciasse proprio da qui, opponendosi in tutti i modi alla chiusura di Conchetta? Se si chiamassero a raccolta tutte le forze - vecchie e nuove - per dimostrare che, sia pure in una Milano diversa e una Italia abbuiata, non c'è nessuna fine, ma anzi ci sono modi nuovi di praticare le tradizioni che sono state costruite per decenni e decenni? I simboli hanno sempre avuto un grande valore e Conchetta è un simbolo forte, come è già stato testimoniato su queste pagine.

«Lotta dura senza paura» scriveva ieri su queste pagine Ivan Della Mea, che ha 66 anni. Io ne ho 82, ma ho la stessa inesausta voglia. E se la abbiamo noi, certamente ci sono tantissimi giovani e ragazzini che non saranno da meno. Si tratta, oltre tutto, di una lotta piena di significati, perché Conchetta evoca non soltanto un obiettivo politico ma anche, e forse soprattutto, un obiettivo culturalmente assai alto. Non per caso non si è ancora, ripeto ancora, avuto il coraggio di toccare l'archivio di Primo Moroni, che contiene anche materiali donati da molti di noi perché pensavamo che quello fosse il posto più fecondo per la loro utilizzazione.

La cultura di Conchetta non è, in gran parte, assimilabile ad altre - in primo luogo perché si è sempre fondata sulle relazioni e poi perché ha raccolto i contributi di persone che concepivano la cultura come fondamentale nutrimento della vita, della vita quotidiana di ciascuno. Ricordo, su questo piano, quando, insieme con Franco Fortini, Sergio Bologna, Primo Moroni e un gruppo di altri fondammo Altre Ragioni [altreragioni], il cui titolo fu proposto proprio da Fortini. Fu lì, a Conchetta, che quella rivista nacque ed era naturale che fosse così. E ricordo che quando riuscii a fare invitare Primo Moroni alla trasmissione Parlato Semplice - rubrica della mattina prodotta da Rai Educational - i suoi interventi rappresentarono una riconosciuta novità, una riconosciuta novità culturale per il programma.

Sì, è importante ricordare che Conchetta è stata la sede del Cox 18 di Primo Moroni e che questo ha segnato la sua storia, peraltro costruita anche a fatica da tanti altri, anche prima di lui. Dunque oggi non solo difendere Conchetta ma ricominciare da Conchetta può essere, tra l'altro, il modo giusto per dimostrare che, nonostante tutte le controversie e le sconfitte che conosciamo, la sinistra - la vera sinistra - può tuttora camminare e anzi è capace di rinnovare il suo passo. E come meglio potrebbe farlo se non partendo da un luogo che porta sulle spalle tanto passato ed è al contempo capace di tuffarsi nel futuro?

[da: il manifesto, 25 gennaio 2009]

____________________________________

Vedi inoltre: Da Conchetta a
CasaPound

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

* La foto della libreria Calusca in via Conchetta (1997) è tratta
dal sito dell'Archivio Primo Moroni

venerdì 25 aprile 2008

Voce degli ultimi partigiani di Franco Fortini e altri eventi ai bordi del 25 aprile a Bologna

Questa mattina, 25 aprile, le lapidi che, alla Bolognina, da Piazza dell’Unità fino all’ex lager delle Caserme rosse, ricordano i caduti partigiani e le vittime del fascismo, erano decorate una per una da un cerchione di bicicletta, attraversato da una camera d’aria nera (con la scritta bianca “staffetta partigiana” o “staffetta antifascista”), che, sovrapposta ai raggi, ne attraversava il diametro. La ruota era affiancata da volantini affissi garbatamente ai muri con nastro adesivo. Tra questi, la riproduzione di un’ordinanza del febbraio 1944, della Prefettura di Bologna che proclamava:
IL CAPO DELLA PROVINCIA
Ritenuta la necessità, in relazione ai recenti luttuosi avvenimenti, di disciplinare l’uso della bicicletta […]
ORDINA
E’ vietato a tutti gli uomini di età superiore ai 16 anni, in tutto il territorio della Provincia, l’uso della bicicletta senza una speciale autorizzazione […]
Questo reprint che evoca il panico (e il tallone di ferro) nazifascista di fronte alle azioni partigiane, ed il ruolo indispensabile, pericoloso e coraggioso svolto dalle staffette partigiane, sembrava istituire una relazione tra il passato e il ricordo presente attraverso il filo conduttore della bicicletta.
Ma, accanto a quel manifestino e ad altre ristampe di volantini della guerra partigiana, mi ha colpito la presenza di un altro foglio: il testo di una poesia di Franco Fortini, che mi è sembrata essere riproposta, con questa sorprendente e centrata iniziativa, nella forma, nel giorno e nel contesto più adatti.

Eccola:
.
Voce degli ultimi partigiani [*]
.
Sulla spalletta del ponte
Le teste degli impiccati
Nell’acqua della fonte
La bava degli impiccati.
Sul lastrico del mercato
Le unghie dei fucilati
Sull’erba secca del prato
I denti dei fucilati.
Mordere l’aria mordere i sassi
La nostra carne non è più d’uomini.
Mordere l’aria mordere i sassi
Il nostro cuore non è più d’uomini.
Ma noi s’è letta negli occhi dei morti
E sulla terra faremo libertà
Ma l’hanno stretta i pugni dei morti
La giustizia che si farà.
.
Franco Fortini, 1944
.

________________________________

Nella foto [**] un particolare dalla Festa della Resistenza Popolare che si è svolta oggi, in Piazza dell'Unità, nell'ambito della Primavera antifascista e antirazzista.
.
__________________________
NOTE:

[*] "Voce degli ultimi partigiani" era il titolo nel volantino (fotocopiato da una antologia che non saprei identificare). Il testo è quello del "Canto degli ultimi partigiani", in Franco Fortini, Foglio di via, Einaudi, Torino, 1946.

[**] Special Thanks to Marginalia.
.
______________________________
.
Feedback: AAP, Bellaciao, Indymedia Emilia Romagna, Kilombo, Wikio
.

sabato 10 febbraio 2007

altreragioni 1992 - 2000



“Una ho portato costante figura,
storia e natura, mia e non mia, che insiste
- derisa impresa, ironia che resiste,
e contesa che dura,”

Franco Fortini, 1956





In questi anni sono fiorite molte riviste che hanno sfidato la diffusa apatia politica. Esse sono state importanti, anche perché sono spuntate fin sotto i fili spinati dei “vincenti”. Dunque, raccogliersi per una riflessione collettiva è stato possibile; ma come fare perché questa non sia effimera? Molte pubblicazioni hanno chiuso, poche continuano. Tra queste ultime, “Altreragioni”, titolo che dobbiamo a Franco Fortini. Con i primi quattro numeri abbiamo cercato di dimostrare che una continuità è possibile, anche se ardua. La rivista non si appoggia né a partiti né a corporazioni. Essa è autofinanziata dal gruppo di discussione che la firma e che rimane una redazione aperta.
Scorrendo i sommari dei primi quattro numeri, lettrici e lettori si accorgeranno che “Altreragioni” si pone a sinistra, ma non vi siede: non fa parte della sinistra istituzionale, alla quale non concede sconti né per i suoi trascorsi, né per il suo presente. E’ una rivista che intende criticare l’esistente, cercando di sprovincializzare dibattiti che sovente si esauriscono in discorsi prevedibili. “Altreragioni” è uno strumento di riflessione per chi vuole connettere temi che di solito rimangono separati: come la ricerca può aiutare a costruire un punto di vista critico contro le pretese del liberalismo di porsi come linguaggio politico universale, contro la ferocia del mercato, del darwinismo sociale, e dei loro inevitabili esiti di guerra? Quali sono le conseguenze dello sfruttamento in tutte le sue sfaccettature (per colore, sesso, età, istruzione) compresa la spoliazione dell’ambiente? Quali sono i dispositivi che di fatto ci governano? Tra di loro quali sono i più incontrollati? Come demistificare le favole dei mezzi di comunicazione che ci bombardano quotidianamente? E’ possibile scorgere tendenze nell’attività umana che già oggi si contrappongano alla schiavitù salariale? Erano questi alcuni degli interrogativi che ci ponevamo all’inizio di questa rivista …


Il gruppo di discussione di altreragioni, 1995



*      *      *



Sommario dei dieci numeri di
altreragioni




altreragioni   1/92

Sergio Bologna Problematiche del lavoro autonomo in Italia (I)
Michela Bianchi Sistema previdenziale e caduta della solidarietà
Franco Graziani Partecipazione sotto sforzo
Riccardo Bellofiore Piano, capitale e democrazia. I termini di una discussione
Delio Cantimori Lettere inedite
Valerio Marchetti, Antonella Salomoni Una perestrojka della storia. Urss 1985-1991
Michele Pacifico Umberto Segre: la filosofia in presa diretta
Ferruccio Gambino Migranti nella tempesta: flussi di lavoratori senza diritti e di petrodollari nel Golfo Persico



altreragioni   2/93     

Lapo Berti L'Europa di Maastricht
Lapo Berti Moneta e unità europea
Andrea Fumagalli Gli accordi di Maastricht e l'economia italiana
Suzanne de Brunhoff Sette domande
Jean-Pierre Poitier Gli aspetti monetari del Trattato di Maastricht: alcune note sul dibattito in Francia prima del referendum del 20 settembre 1992
Gianni Losito La rappresentazione del processo di integrazione europea nei mezzi di comunicazione
Flaminia Cardini Rivedere Maastricht: l'Europa nelle televisioni
Marina Forti Migranti e immigrati nell'Europa di Schengen
Virgilio Ilari L'Europa di Maastricht e la questione della "Difesa europea"
Cronologia: dall’“Atto unico” al Trattato di Maastricht
Lo straniero Cultura dell’opposizione: si torna agli anni Cinquanta?
Giovanna Procacci Storie di rivoluzioni
Rudy Leonelli Gli eruditi delle battaglie. Note su Foucault e Marx
Dario Da Re, Rossana Mungiello, Dario Padovan Intellettuali, sinistra e conflitto del Golfo: un'interpretazione retrospettiva del dibattito
Germano Lombardi Ricordo
Giulia Contri Piscopo Freud e le guerre mondiali
Bruno Cartosio Stati Uniti: crisi sociale e mutazione capitalistica *
Sergio Bologna Problematiche del lavoro autonomo in Italia (II)


altreragioni   3/94

Lapo Berti Effetti disgregativi dell'integrazione economica europea
Robert Castel Una repubblica di piccoli azionisti
Andrea Fumagalli Il nuovo, il vecchio e le mistificazioni del presente
Ferruccio Gambino Senza alzare lo specchio sull’Italia
Le lotte degli studenti africani per il diritto al l'istruzione: Dario Padovan Premessa
Silvia Federici Le radici economiche della repressione della libertà universitaria in Africa
Comitato per la libertà accademica in Africa Una cronologia delle lotte degli studenti universitari africani: 1985 - 1993
Dalla ex-Jugoslavia: Nicole Janigro Presentazione
Rada Ivekovic Nazioni e ragioni*
Zarana Papic Nazionalismo, patriarcato e guerra
Ferruccio Gambino Industria e finanze estreme
Rudy Leonelli Metamorfosi di Marx
Mavì De Filippis Altri comunismi



altreragioni    4/95

George Caffentzis Rompiamo il silenzio sulla fine della Banca mondiale e del Fmi
Silvia Federici, George Caffentzis Fmi e Banca mondiale: cinquant’anni bastano! Proposta di manifesto per una rete antagonista internazionale
Ismael Ruíz Mocambo L’altra “terziarizzazione”: l’amazzonica. Banca mondiale e impresa a rete in Amazzonia orientale
Maristela Sena, Valter Zanin La parola a un ex-dannato della terra. Intervista con un ex-schiavo in Amazzonia
Devi Sacchetto Macchine elettorali e macchine da cucire nell'America centrale e dintorni
Andrea Fumagalli La politica economica del post-fordismo
Andrea Scacchi Sindacati confederali e governo: le ragioni dello scontro
Franco Graziani Per una sinistra di destra
Lavoro e non-lavoro: Andrea Fumagalli Presentazione
Enrico Pirovano Fabbrica integrata e flessibile
Cristina Morini Lavoro autonomo e settore editoriale in Italia
Franco Graziani Modelli organizzativi e relazioni industriali
Gino Tedesco L’autorganizzazione tra crisi e progetto
Dario Padovan Grande stampa statunitense su sottile ghiaccio italiano
Mavì De Filippis Franco Fortini “faber”
Massimiliano Tomba Adorno e il moderno
Rudy Leonelli Le sventure della virtù. Per la critica del post-antirazzismo
Mavì De Filippis La fabbrica del consenso



altreragioni   5/96

Andrea Fumagalli Lavoro e piccola impresa nell'accumulazione flessibile in Italia (I)
Devi Sacchetto Nodi di autonomia controllata: il tessile e abbigliamento nel Veneto
Mauro Moretto Una zona di esportazione di rango alto e precario
Luca Queirolo Palmas Toyota City e River Rouge nel cuore della Lucania. Voci operaie sul post-fordismo
Elena Mezentseva Le politiche dell'occupazione femminile in Russia fra ideologia ed economia
William Mc Tell Dinamica della crisi politica e mutamento della composizione di classe negli Stati Uniti
Joel Gilbert Chi ha perso un americano?
Giovanna Procacci Muri che crollano, speranze che restano
Sandro Mezzadra Da Seul a Brema e ritorno
Icspmo Dichiarazione di intenti dell'Istituto coreano per gli studi e la politica del movimento operaio
Mavì De Filippis Leggere scrivere raccontarsi



altreragioni   6/97

Rossana Mungiello Lavoro coatto a fine secolo in quattro grandi aree economiche
Lia Toller Gli sbarchi di migranti senza documenti al sud: modelli di differenzialismo nella fortezza europea
Stefano Visentin Umani, troppo umani. I diritti dell’uomo e la sovranità dello stato
Laura Corradi L’Internazionale della speranza. Taccuino dal Chiapas
Su-Dol Kang Corea del sud. Rivolta contro il liberismo
Antonio Casano La crisi e il governo della pace sociale
Andrea Fumagalli Lavoro e piccola impresa nel modello di accumulazione flessibile in Italia (II)
Massimiliano Tomba, Valter Zanin Fare storia per scagionare il presente
Rudy Leonelli Questioni di metodo. A proposito di Kulturkampf
Franco Graziani Angelo Dina. La partecipazione: un'utopia?
Altreragioni In memoria di John Merrington



altreragioni   7/98

Maurizio Merlo Sul residuo lavoro come forma industriale dell’attività
Devi Sacchetto Cuciture e strappi verso Est
Andrea Scacchi La contrattazione collettiva in Europa tra corporativismo conflittuale e corporativismo consociativo
• David Abraham Libertà senza uguaglianza: il legame tra diritti e proprietà in un regime di “cittadinanza negativa” (I)
Livio Quagliata Scomodi fantasmi
Alfredo Alietti Assalto all’Africa: i Grandi Laghi
George Caffentzis Il regime di proprietà intellettuale e la recinzione del sapere africano
Silvia Federici Sul futuro dell’università africana
Franco Graziani Virtuale e reale
Massimiliano Tomba, Valter Zanin Storia e sterminio. Per una critica del revisionismo storico
Rudy Leonelli, Luca Muscatello, Vincenza Perilli, Leonardo Tomasetta Negazionismo virtuale. Prove tecniche di trasmissione
Rudy Leonelli La fabbrica della negazione
Dario Padovan Teoria e prassi del razzismo italiano tra le due guerre



altreragioni   8/99

Giovanna Procacci La cittadinanza sociale di fronte alla crisi del welfare
David Abraham Libertà senza uguaglianza: il legame tra diritti e proprietà in un regime di “cittadinanza negativa” (II)
Alexander Brentel, Luigi Enzo, Stefano Mestriner, Graziano Merotto La subordinazione invisibile: lavorare nelle cooperative nel trevigiano
Andrea Fumagalli, Gino Tedesco Quattro schede sulla forma cooperativa: la situazione nel milanese
Davide Bubbico Natuzzi: “crescere insieme” per lavorare divisi
Valter Zanin Chi mangerà la prossima tigre?
Franco Graziani Risparmiare inquinando
Eugenia Parise Note su democrazia e globalizzazione
Dario Padovan Bio-politica, razzismo e scienze sociali. Politiche totalitarie e disciplinamento sociale durante il fascismo
Ab Incunabulis Documenti del Sessantotto
Ferruccio Gambino Forza-invenzione e forza-lavoro. Ipotesi
Vincenza Perilli L’innocenza di Eva
Ferruccio Gambino Guido Bianchini lungo i gironi del movimento operaio
Edoarda Masi Saluto a Primo Moroni
Laura Corradi In ricordo di Primo Moroni
Ferruccio Gambino Dal sottosuolo alla guerra
Louis Bridgeman, Dario Padovan, Valter Zanin Juguslavia: cronologia delle inavvertenze umanitarie (I)



altreragioni   9/99

Graziano Merotto, Devi Sacchetto, Valter Zanin Navi da crociera in zona di guerra
Beatrice Donini La via veneta all'equilibrio sociale: l'Ente bilaterale per l’artigianato veneto
Francesco Faiella Ruanda e Burundi: conflitti etnici e politiche imperiali nella regione dei Grandi Laghi (I)
Alfredo Alietti Tra comunità e globalizzazione: prospettive dell’economia informale in America Latina
Alberto Airoldi Lo sviluppo del lavoro per conto proprio a Cuba
Luigi Lollini Poesie ai nipoti
Rudy M. Leonelli Fonti marxiane in Foucault
Laura Corradi Comiso-Kosova, andata e ritorno
Paul Parin Saluto
Valter Zanin Nato e Jugoslavia: il Protettorato delle idee
Louis Bridgeman Kossovo: cronologia delle inavvertenze umanitarie (II)
Bernard Friot Quali risorse per i disoccupati?
Mavì De Filippis I barbari alle porte
Mavì De Filippis Il Centro studi Franco Fortini



altreragioni   10/00

Marco Antonio Pirrone Sociologia delle migrazioni e Mediterraneo. Un caso poco esplorato: il Medio Oriente (I)
Alessandro Simoncini Migranti, frontiere, spazi di confine. I lavoratori migranti nell’ordine salariale
Francesco Faiella Ruanda e Burundi: conflitti etnici e politiche imperiali nella regione dei Grandi Laghi (II)
Lauso Zagato La guerra jugoslava, ovvero: il sistema westfaliano è davvero morto in Kosovo?
Maurizio Fontana Dell’estendersi del lavoro precario
Maria Grazia Rossilli Modernizzazione europea: quali opportunità e quali diritti per le cittadine dell’Unione?
Liliane Kandel La parità: progresso, trappola o esca?
Toshi Kayano, Vincenza Perilli Confortanti silenzi
Ralph Raschen La bambina-lavavetri e gli altri undici discepoli dell’incrocio
Mavì De Filippis Il poeta di nome Fortini