domenica 28 ottobre 2012

"Gente che non ho mai visto": Mussolini (di V. M.)


Vladimir Majakovskij

GALLERIA MAJAKOVSKIJANA
Gente che non ho mai visto



Mussolini

Ovunque si getti lo sguardo,i giornali
son pieni
              del nome di Mussolini.
A quelli che non l’hanno mai visto
                                                   lo descrivo io, Mussolini.
Punto per punto,
                         tratto per tratto.
Genitori di Mussolini,
                                 non sforzatevi di criticarmi!
Non gli somiglia?
                           La copia più esatta
                                                       è la sua politica.
Mussolini
               ha un orribile
                                    aspetto.
Nude le estremità,
                            nera la camicia,
sulle braccia
                   e sulle gambe
                                        migliaia
di peli
         a ciuffi.
Le braccia
                arrivano ai calcagni
                                              e scopano per terra.
Nell’insieme
                   Mussolini
                                  ha l’aspetto di scimpanzé
Non ha faccia :
                       al suo posto
ha un enorme
                     marchio da brigante.
Quante narici
                     ha ogni uomo!
                                           È inutile!
Mussolini
               in tutto,
                           ne ha una sola,
e anche questa
                      gli è stata spaccata
                                                   esattamente in due
alla spartizione
                        del bottino.
Mussolini
               è tutto
uno scintillio di medaglie.
Con un simile
                     armamento
                                      come non sconfiggere il nemico?!
Senza pistola,
                     senza spada,
                                        ma armato di tutto punto :
al fianco
             un litro intero
                                  d’olio di ricino ;
se
   te lo rovesciano
                           in bocca,
                                        non puoi opporti
                                                                 a una squadra
                                                                                      di fascisti.
Per sentirsi dappertutto
                                    come a casa
                                                       Mussolini
nella zampaccia
                        stringe un mazzo
                                                  di grimaldelli e di ferri da scasso.

martedì 23 ottobre 2012

Vom Kriege


Premessa dell’Autore
Il concetto di “trattazione scientifica” non esige né esclusivamente, né principalmente che la trattazione si costruisca nell’edificio di un sistema conchiuso. Ciò non ha più bisogno, oggi, di essere dimostrato. 
In questo studio, non si troverà pertanto nulla di sistematico alla superficie. Invece di una dottrina compiuta, non abbiamo da offrire che frammenti.

La forma scientifica vi si esprime con la tendenza a scrutare l’essenza dei fenomeni bellici ed a mostrare la loro correlazione con la natura delle cose di cui si compongono. Non si è mai, qui, indietreggiato davanti alla consequenzialità filosofica. Ma dovunque il ragionamento si dipanava in un filo troppo esile, l’autore ha preferito romperlo per ricorrere invece alle prove fornite dall’esperienza dei fatti. Come molte piante non producono frutti se il loro fusto si slancia troppo in alto, così occorre che nelle arti pratiche le foglie e i fiori teorici non prendano soverchio sviluppo. Occorre non allontanarsi troppo dal terreno che loro conviene; e cioè dall’esperienza.

Sarebbe indubbiamente un errore voler dedurre dalla composizione chimica del chicco di frumento la forma della spiga che ne deve nascere, perché non si ha che da andare nei campi per vedere le spighe già formate.

L’investigazione e l’osservazione, la meditazione filosofica e l’esperienza non debbono mai spregiarsi o escludersi vicendevolmente. Si offrono, piuttosto, reciproca garanzia.

Le proposizioni di questo libro poggiano dunque la breve volta della propria perentoria consequenzialità logica o sull’esperienza o sulla definizione della guerra: ed entrambi questi pilastri sono loro indispensabili.

mercoledì 10 ottobre 2012

La crisi - Gianfranco Manfredi '74



 La crisi è strutturale
 è nata col capitale
 sta dentro al meccanismo d'accumulazione
 il riformismo non sarà una soluzione.
 La crisi è già matura
 e Marx non si è sbagliato
 quando che ci ha insegnato
 a prendere lo Stato.

 Io la crisi la risolvo
 oh parbleu ma come fa!
 Sì la crisi, sì la crisi la risolvo là per là.
 Prendo un fucile
 lo faccio pulire,
 lo punto sulle masse,
 ci aggiungo un po' di tasse
 e il sin...dacato
 lo tiro da un lato
 gli dico in un orecchio
 non rompermi lo specchio!
 Sì ma il gioco non riesce
 tu così tiri a campar
 dalla crisi non si esce per di qua.

lunedì 8 ottobre 2012

Il velo nell'islam. Storia, politica, estetica - presentazione : BO 10/10

 Libreria delle Moline
Via delle Moline, 3/A
Bologna
tel.: 051 23 20 53
mercoledì 10 ottobre 2012
ore 18,30



Renata Pepicelli
presenta
Il velo nell'Islam
storia, politica,estetica


ne parleranno con l'autrice
Sandro Mezzadra
docente di Filosofia Politica e Studi coloniali e post-coloniali
 Università di Bologna

Azzurra Meringolo
dottore di ricerca di Studi Internazionali, Università di Roma Tre

introduce Vincenza Perilli

mercoledì 3 ottobre 2012

Eric Hobsbawm: ad Antonio Gramsci





«Caro Nino, tu sei morto da 70 anni ma io ti conosco bene, ti conosco bene dai tuoi ritratti, da tutto ciò che ho letto, dagli scrittori e dagli storici che hanno studiato la tua vita e soprattutto da tutte le tue parole.

martedì 2 ottobre 2012

Soldati senza causa. Memorie della guerra d’Algeria







di Andrea Brazzoduro
Laterza, 2012




Tra il 1954 e il 1962, 1 milione e 200 mila soldati francesi di leva sbarcano al di là del Mediterraneo per combattere contro gli indipendentisti del Fronte di liberazione nazionale algerino.

Tra le fila francesi i morti sono 26 mila e 300 mila i feriti; almeno dieci volte di più sono quelli algerini.

La guerra d'Algeria è stata una "guerra senza nome", dissimulata con le denominazioni più varie ed enigmatiche quali "pacificazione" o "mantenimento dell'ordine". Alla fine del conflitto i soldati francesi sono rifiutati dal proprio stesso Paese che vuole lasciarsi rapidamente alle spalle quel passato coloniale. Solo nel 1999 la Francia riconosce di aver combattuto una guerra tra il 1954 e il 1962.

Cinquant'anni dopo l'indipendenza dell'Algeria, cosa hanno da raccontare quei reduci, fra i gruppi maggiormente segnati dalla cesura burrascosa che ha messo fine all' "Algeria francese"?
 
Le loro memorie, raccolte in decine di interviste, sono al centro di questo libro.