martedì 23 ottobre 2012

Vom Kriege


Premessa dell’Autore
Il concetto di “trattazione scientifica” non esige né esclusivamente, né principalmente che la trattazione si costruisca nell’edificio di un sistema conchiuso. Ciò non ha più bisogno, oggi, di essere dimostrato. 
In questo studio, non si troverà pertanto nulla di sistematico alla superficie. Invece di una dottrina compiuta, non abbiamo da offrire che frammenti.

La forma scientifica vi si esprime con la tendenza a scrutare l’essenza dei fenomeni bellici ed a mostrare la loro correlazione con la natura delle cose di cui si compongono. Non si è mai, qui, indietreggiato davanti alla consequenzialità filosofica. Ma dovunque il ragionamento si dipanava in un filo troppo esile, l’autore ha preferito romperlo per ricorrere invece alle prove fornite dall’esperienza dei fatti. Come molte piante non producono frutti se il loro fusto si slancia troppo in alto, così occorre che nelle arti pratiche le foglie e i fiori teorici non prendano soverchio sviluppo. Occorre non allontanarsi troppo dal terreno che loro conviene; e cioè dall’esperienza.

Sarebbe indubbiamente un errore voler dedurre dalla composizione chimica del chicco di frumento la forma della spiga che ne deve nascere, perché non si ha che da andare nei campi per vedere le spighe già formate.

L’investigazione e l’osservazione, la meditazione filosofica e l’esperienza non debbono mai spregiarsi o escludersi vicendevolmente. Si offrono, piuttosto, reciproca garanzia.

Le proposizioni di questo libro poggiano dunque la breve volta della propria perentoria consequenzialità logica o sull’esperienza o sulla definizione della guerra: ed entrambi questi pilastri sono loro indispensabili.

Non sarebbe forse impossibile scrivere una una teoria sistematica della guerra piena d’intelligenza e di sostanza. Ma quelle che esistono sinora sono lungi da ciò. Senza parlare dell’empirismo che le informa, le teorie sistematiche esistenti rigurgitano di osservazioni non peregrine, di luoghi comuni e di ciarlatanerie d’ogni specie, nel loro tendere appunto a una sistematica compiutezza. Chi ne voglia un tipico modello , legga il seguente brano di un’ordinanza circa l’incendio, tratto dal Lichtenberg:

«Quando una casa brucia, occorre cercare di coprire anzitutto il muro destro della casa situata a sinistra e il muro sinistro della casa situata a destra; poiché se, per esempio, si volesse coprire il muro sinistro della casa situata a sinistra, si avrebbe un muro della casa a destra di questo muro sinistro. Per conseguenza, siccome il fuoco si trova anche a destra del muro destro (poiché abbiamo ammesso che la casa è situata a sinistra del fuoco), il muro destro si trova più vicino al fuoco che il muro sinistro, e il muro destro della casa potrebbe bruciare se non lo si coprisse prima che il fuoco giunga al muro sinistro che si copre. Potrebbe dunque bruciare una parte non coperta e quella piuttosto che un’altra parte, quand’anche fosse coperta. Occorre quindi lasciare questa e ricoprire l’altra. Per imprimersi bene in mente la cosa, si deve ricordare che quando la casa è a destra dall’incendio, è il muro sinistro; e quando la casa è situata a sinistra, è il muro destro».
 
Per non spaventare il lettore intelligente con simili luoghi comuni e per non rendergli insipido il poco di buono che può esservi diluendolo, l’autore ha preferito esporre sotto forma di piccoli grani di metallo compatto, il risultato dei suoi lunghi anni di meditazione sulla guerra, e quello del suo contatto con uomini superiori nonché della sua esperienza personale.

Sono venuti così formandosi questi capitoli, appena appena collegati all’esterno, ma nei quali (occorre sperare) non difetta la connessione all’interno.
Forse sorgerà presto qualche spirito più illuminato, che sostituirà a questi grani isolati un insieme fuso in un sol getto con un metallo senza scorie.

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Karl von Clausewitz,
Vom Kriege, tr. it Della guerra, (Roma, 1942), ried. Milano, Mondadori, 1978, t. I, pp. 14-16.

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