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giovedì 21 marzo 2013

Robert Castel, cinquante ans de pugnacité sociologique


castel

                              Robert Castel  1933 - 2013

Directeur d’études à l’Ecole des hautes études en sciences sociales (EHESS), Robert Castel, né à Brest en 1933, est mort à Paris, mardi 12 mars, des suites d’un cancer. A juste distance entre Michel Foucault et Pierre Bourdieu, dont il était l’ami, non sans bataille, son œuvre voulait être un diagnostic du temps présent.
Robert Castel, c’était d’abord une silhouette courbée sur sa cigarette, un regard caché sous ses longs sourcils, une présence discrète qui jaugeait longuement son interlocuteur. Il y avait chez lui quelque chose du vieux marin, légèrement méfiant, qui se manifestait par des silences, regard de travers, par une blague pour détendre le sérieux du milieu académique. Car ça le faisait rire, la pose des sociologues ou des historiens. Il devait alors penser à son certificat d’étude, passé à Brest, ou à sa mère lui disant : « A la maison, on manquera jamais de rien, il y aura toujours du vin. » Sous le manteau, il aimait brandir son diplôme d’ajusteur mécanicien, son orientation forcée dans une école technique, la rencontre d’un professeur de mathématique, surnommé Buchenwald, ancien rescapé du camp, qui le somma de quitter le collège fipour faire de la philosophie à Rennes.
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La fréquentation de Michel Foucault marque alors ses analyses transversales, notamment par cette démarche généalogique que l’on peut suivre dans Le psychanalysme, l’ordre psychanalytique et le pouvoir (Maspero, 1973) ; L’ordre psychiatrique (Minuit, 1977) ; La société psychiatrique avancée : le modèle américain (avec Françoise Castel et Anne Lovell, Grasset, 1979) ; La gestion des risques (Minuit, 1981).  Le traitement et la prise en charge des malades mentaux sont violemment passés au crible de la critique. Du coup, il entretenait un rapport assez particulier avec la sociologie, réintroduisant le passé « avec ses problèmes qui ne sont jamais dépassés ».
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Tanks:  Clare O'Farrell

sabato 21 aprile 2012

Seminario: "Hegel et Nietzsche dans l’Histoire de la folie"

 
Università degli Studi di Bologna


Nel quadro del corso di Filosofia della Storia

( Laurea Magistrale - Erasmus Mundus )

del prof. Manlio Iofrida




il dott. Rudy M. Leonelli

terrà un seminario dal titolo:

Hegel et Nietzsche

dans lHistoire de la folie




 
Il seminario avrà luogo il 23 e 24 Aprile 2012
in Aula E, via Zamboni, n.34, dalle ore 13,30 alle ore 15.

domenica 9 ottobre 2011

ode a Nietzsche - Jim Morrison, 1968 (improvvisazione)

an improvised ode to Friedrich Nietzsche

un'ode improvvisata per Friedrich Nietzsche



 Jim Morrison improvvisa un'ode a Friedrich Nietzsche prima di un concerto  - 1° settembre 1968  

mercoledì 5 ottobre 2011

Il Tribunale Foucault Sullo Stato Della Psichiatria (1998)




Tra il primo ed il due di maggio 1998, la Libera università di Berlino, insieme all'Associazione Irren-Offensive (l'Offensiva dei Folli), organizza a Berlino, presso il teatro Volksbuhne, un Tribunale Internazionale sullo stato della psichiatria. Il Tribunale e' intitolato a Michel Foucault, il filosofo francese autore della Storia della follia nell'età classica. La difesa e l'accusa sono costituite da accademici ed esperti, la giuria da un "gruppo di svitati".

Con un Epilogo di Thomas Szasz.


Producer: Irren Offensive / Libera Universita' di Berlino
Sponsor: http://www.oism.info
Audio/Visual: sound, color
Language: IT (Italian)

lunedì 31 maggio 2010

Psichiatria / fascismo - razzismo: due dibattiti al Festival culture antifa



Due incontri per la critica della psichiatria

Festival sociale delle culture antifasciste 2010

Bologna, lunedì 31 maggio


h. 11-13

Psichiatria e fascismo



Il Fascismo si rapportò in modo inequivocabilmente autoritario con tutto il mondo della cultura italiano. Cercheremo di ricostruire quale fu l'impatto che ebbe sugli gli ambienti psichiatrici, nella ridefinizione delle competenze del sapere medico in relazione al potere poliziesco e giudiziario, ma anche al conflitto tra la corrente fisiologista di lombrosiana memoria e quella più interessata alle categorie psicologiche e psicanalitiche, laddove il fascismo stesso tentò di farne tesoro per pianificare anche un apparato comunicativo e "pedagogico" imponente. Obiettivo è quello di riuscire a ricomporre l'insieme attraverso i "frammenti della memoria": cercare di affrontare la questione declinandola nei diversi campi in cui ha avuto attuazione. La dimensione femminile, con la ridefinizione marcata della figura della donna e del suo ruolo in seno alla società fascista, maschile ed eterosessista, e la marginalizzazione di tutte le individualità e ed esperienze che non vi rispondevano; la repressione e manicomializzazione del disordine e di ogni sensibilità non allineata (e non allineabile); l'esperienza ancora forte del primo conflitto mondiale, con il suo portato di nuove definizioni di nevrosi e sindromi sviluppate dai combattenti, a cui una medicina "mobilitata" troppo spesso non seppe dare che diagnosi più simili a condanne, e sulle quali si costruirà anche l'idea combattentistica del sacrificio e dell'eroismo; la questione razziale e l'incontro con l'altro/a, soprattutto nell'esperienza coloniale, e il ruolo che di nuovo la "normalizzazione" e la standardizzazione delle categorie mentali cui sembrava chiamata la scienza psichiatrica assunse ... [continua qui]


Dibattito con:

Paolo Peloso, medico psichiatra, GenovaPaolo Giovannini, storico, Università di Camerino Luigi Benevelli, medico psichiatra, Mantova - Università di Brescia

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h: 17-18,30

Psichiatria e razzismo

Dibattito intorno alle vittime della repressione psichiatrica come controllo sociale e discriminazione con la presentazione del caso Francesco Mastrogiovanni
(partecipazione familiari di Francesco in attesa di conferma)

Dibattito con:
Giorgio Antonucci, che nel 1969 ha lavorato nell'ospedale psichiatrico di Gorizia con Franco Basaglia e dal 1973 al 1996 lavora a Imola per smantellare gli ospedali psichiatrici Osservanza e Luigi Lolli
Collettivo 'Irren Offensive', cioè Follia Militante, da Berlino
Osservatorio antiproibizionista Pisa

Collettivo Antipsichiatrico Artaud
Pisa

Centro di relazioni umane Bologna

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sabato 11 luglio 2009

Spettri della psiche (di Pierpaolo Ascari)

L'attrazione fatale per la fisiognomica
Spettri della Psiche


Alcuni passaggi del rapporto che la fotografia istituì con le alienazioni mentali, catturando più realtà di quella osservata dall'occhio umano. A partire dalla riedizione della tesi di dottorato di Jean Étienne Dominique Esquirol, fondatore della clinica psichiatrica parigina della Salpêtrière, fino al libro di Georges Didi-Huberman sulla «Invenzione dell'isteria»


Il 16 e il 17 giugno del 1875, presso la settima sezione penale del tribunale della Senna, accadde qualcosa di strano. Nonostante i gendarmi avessero fatto irruzione nell'atelier di un sedicente fotografo di spettri, obbligandolo a confessare che stava truffando i propri clienti, le vittime della truffa non ne vollero sapere di rinunciare all'idea di aver posato accanto al fantasma di una zia morta, della contessa du Barry, di Vercingetorige o di un supereroe precolombiano. In realtà il trucco del fotografo risultò piuttosto artigianale e consisteva nell'impressionare due volte la medesima lastra: la prima con l'immagine sbiadita di una bambola in costume, la seconda con il ritratto dei paganti. All'epoca, va detto, l'illusione che l'obiettivo fosse in grado di catturare più mondi di quanti non ne trattenesse la retina godette di molta fortuna, tanto da consentire a un certo Baraduc, per esempio, di dedicare svariati anni della propria vita alla ricerca fotografica delle peregrinazioni dell'anima.

Una impronta di luce
A differenza di quanto facessero i fantasmi dell'uomo finito in tribunale, però, quella che le anime di Baraduc consegnavano alla fotografia non era la propria faccia, ma una «firma», un'impronta singolare di luce che, di volta in volta, assumeva la forma specifica del pensiero, della passione, del sogno o della forza cosmica e vitale che urtava la lastra. Nello stesso anno in cui viene processato l'evocatore di bambole, del resto, nel Traité spécial de photographie pubblicato a Parigi in occasione della commercializzazione di una delle prime attrezzature amatoriali, l'appareil Dubroni, gli autori del manuale ammettono di non avere ancora una conoscenza adeguata del rapporto tra luce e materia. L'innovazione tecnologica, in altri termini, consente di fare molte più cose di quante l'esperienza non sia pronta a verificarne, alimentando la formazione di una «scienza dell'ignoto» che, come nel caso delle deformazioni studiate da Jurgis Baltrusaitis, «più sottilizza, più depura le proprie nozioni, più si sforza di darsi basi solide, più si smarrisce nel fantastico». Le «psichicone» del dottor Baraduc rappresentano un capitolo della storia di questa fantascienza, quindi, una storia nella quale alla ricerca rigorosa dei casi, delle classificazioni e degli approfondimenti, ogni volta, corrisponde la genesi e l'inventario di una nuova allucinazione. Un capitolo molto meno innocente della stessa storia, invece, è quello ambientato nel manicomio femminile di Parigi diretto da Jean-Martin Charcot, la Salpêtrière, dove proprio l'uso della macchina fotografica, a partire dal 1876, consentirà di approfondire e sottilizzare la conoscenza allucinata dell'isteria.
Nel 1862, mentre Charcot assume la direzione della Salpêtrière, in Francia appare il libro di un medico di nome Duchenne de Boulogne che, a differenza di Baraduc, non si limita a inseguire le tracce dell'anima, ma ne istruisce la cattura. Quando l'anima è agitata, sostiene Duchenne, il volto si trasforma in un dramma teatrale nel quale l'azione dei muscoli crea l'immagine corrispondente al movimento delle passioni. Procedendo in direzione opposta, però, è possibile ottenere la stessa immagine con l'impiego della corrente elettrica, convocando sul volto elettrizzato un catalogo completo dei moti interiori e dei meccanismi segreti che ne regolano la configurazione. «Attraverso l'analisi elettrofisiologica e con l'aiuto della fotografia - assicura quindi Duchenne - vi farò conoscere l'arte di dipingere correttamente le linee espressive del volto umano, un'arte che si potrebbe definire ortografia della fisionomia in movimento».Si direbbe un programma da insegnante di pittura, il suo, una campionatura delle costanti patognomiche simile a quelle illustrate da Leonardo, Lebrun o Rubens nei loro testi teorici. A questo proposito non sarà inutile ricordare che a partire dal Salon parigino del 1859, con una decisione che Baudelaire aveva giudicato ridicola, la fotografia era ufficialmente stata accolta nel gran mondo delle belle arti e che proprio al magistero di Duchenne, oggi, continuano a richiamarsi le ricerche sviluppate da un dipartimento dell'Istitute of Artificial Art di Amsterdam. Se non fosse che a fornire le illustrazioni della sua impresa non furono i modelli dell'antichità, né il primo piano di un performer, ma il volto sfigurato dagli aghi e dalle pinze di qualche disgraziato. E se non fosse che a considerarlo un «maestro» nell'uso clinico della fotografia e della stimolazione elettrica, di lì a poco, sarà proprio Jean-Martin Charcot, che alla Salpêtrière non trascurerà di attrezzare un laboratorio di elettroterapia e una squadra speciale di fotografi residenti.