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martedì 7 giugno 2016

Il revisionismo per Δt tendente a zero

Negli ultimi trent’anni il revisionismo dell’estrema destra europea è sempre stato anzitutto un «revisionismo storico», animato dalla nostalgia del passato nazifascista e applicato perciò a un ampio intervallo di tempo (Δt, leggi «delta ti») tra i fatti e la loro mistificante «revisione».
Ma ogni aspirazione totalitaria ambisce a una manipolazione per Δt tendente a zero.
Mentre, dopo il delitto Matteotti, i Fascisti invitavano alla «pacificazione nazionale», stavano preparando un regime violento, oppressivo e guerrafondaio.
Mentre i Nazisti attuavano lo sterminio di massa degli ebrei europei, pubblicamente negavano di aver mai avuto idee simili e giunsero persino a fare un film di propaganda sul campo di Theresienstadt in cui i prigionieri assistono a concerti, giocano a calcio, lavorano nei giardini delle proprie case e si rilassano al sole.
Mentre si consumava il terribile eccidio di Marzabotto, sul «Resto del Carlino» venivano ufficialmente smentite le voci di un massacro come menzogne prive di ogni fondamento.
Ecco che ora, nel suo tentativo di imitare in piccolo il Fascismo, anche CasaPound si produce in un revisionismo per Δt tendente a zero manipolando in modo sistematico le informazioni di Wikipedia su episodi recenti di squadrismo.
Sono decine gli episodi di violenza neofascista smorzati e poi rimossi in modo minuzioso, attento e preciso per non destare alcun sospetto. Le operazioni vengono effettuate da quella che Gianluca Iannone, presidente di CasaPound, definisce come una «task force di pronto intervento nel mondo di internet». Leggi l’intervento di Dario Lapenta su ECN antifa o su La Meteora.
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By staffetta  giugno 6, 2016

Breviario dell’antifascista 8

La Germania pare che non abbia scrittori comici nel periodo nazista. Questo è un segno grave. La sciagura peggiore che possa capitare a un popolo, che il regime totalitario ha trasformato in marionette, è quella di non accorgersi del suo stato, in una parola di non ridere. Non scoprire il comico negli automatismi della dittatura significa appartenere alla massa degli automi perfetti. La prova del comico a quei tempi era definitiva come quella di stare ritti su un piede per chi ha bevuto troppo vino. Ricordo un mio amico nel quale la sensibilità si era acuita a tal punto da fargli correre seri rischi. Le fotografie di certi grandi personaggi, atteggiati visibilmente a una tronfiezza, a un velleismo, a una romanità di terz’ordine suscitavano in lui un bisogno di ridere profondo e penoso come certi attacchi di tosse o conati di vomito.
Vitaliano Brancati, Il comico nei regimi totalitari (1954)
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By staffetta  giugno 5, 2016

martedì 10 maggio 2016

2 agosto: l’ennesimo (e solito) depistaggio di Stato


Negli ultimi giorni la Commissione d’inchiesta sull’omicidio di Aldo Moro ha dichiarato di aver messo le mani su un documento «desegretato», ossia non più coperto dal segreto di Stato, e tuttavia «non divulgabile» e «non trascrivibile», in cui ci sarebbero, a detta di Carlo Giovanardi, rivelazioni «esplosive» sulla strage del 2 agosto.
Di «esplosivo», il 2 agosto 1980, c’è stata solo una bomba neofascista che ha spezzato 85 esistenze e ne ha travolte tantissime solo perché lo Stato voleva riportare ordine e disciplina in un paese che chiedeva più libertà e più giustizia sociale…
Quanto poi alla presunta rivelazione, si tratta della solita, fantasiosa «pista libico-palestinese» già archiviata nel 2015 e che comunque, al di là di tutte le inverosimiglianze, non spiega né il particolare tipo di esplosivo né l’innesco della bomba del 2 agosto. E la colpa poi sarebbe di Gheddafi che, oggi come oggi, non può né smentire né confermare.
Va anche apprezzata la barzelletta della «desegretazione» dei vecchi documenti coperti da segreto di Stato: ora non sono più «segreti», ma sono «non divulgabili» e «non trascrivibili»… Una panacea per tutti i depistaggi passati, presenti e futuri, perché il politico o funzionario di turno potrà richiamarsi a documenti che nessuno può vedere né esibire.
Davvero pare difficile capire come mai politici e funzionari di Stato si ostinino, ancora oggi, a effettuare depistaggi sulle grandi stragi nere del Novecento. Ma il fatto è che proprio la cancellazione delle «stragi di Stato» è diventato, nel corso degli anni, un campo di prova in cui il potere sperimenta fino a che punto è capace di rimodellare il passato a piacimento.
Lo stesso potrebbe dirsi per i gruppuscoli neofascisti. In sé non contano quasi nulla e il massimo che potrebbero fare è ferire o uccidere ogni tanto qualcuno che sia loro sgradito. Ma proprio l’acquiescenza o il favore verso il neofascismo serve alla politica istituzionale per ridefinire lo spazio pubblico di una democrazia sempre più autoritaria.
È anche il caso del romanzo noir del diplomatico fascio-rocMario Vattani, vicino ai neofascisti di CasaPound, che è stato presentato qualche giorno fa nella prestigiosa sede romana del Circolo degli Affari Esteri, presieduto dallo zio di Vattani, Umberto, anche lui diplomatico di lungo corso ed ex segretario generale del Ministero degli Esteri. Presentare il romanzetto di un neofascista non significherebbe molto, se non fosse un modo per ridefinire gli assetti istituzionali del potere culturale.
Quel che conta non è certo l’arte o la ricerca della verità, ma solo la spinta involutiva e autoritaria che il potere vuole imporre a una società in cui lentamente cresce la coscienza dello sfruttamento e dell’oppressione. E, a tal fine, va bene ogni menzogna, ogni idiozia nazistoide, ogni romanzo d’accatto.
              
   Ora e sempre resistenza!

By staffetta  maggio 7, 2016

lunedì 1 giugno 2015

SEL: “A Orvieto Salvini non è il benvenuto”


Risultati immagini per salvini razzista
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Categoria: Archivio notizie,Secondarie |
Riceviamo da Sinistra Ecologia e Libertà, Circolo di Orvieto, e pubblichiamo.
Oggi, 28 Maggio 2015, Matteo Salvini sarà ad Orvieto per la chiusura della campagna elettorale della Lega Nord per le elezioni regionali di Domenica prossima.
Sentiremo “urlare” i soliti slogan:

“Tutti a casa!”, “Stop invasione!”, “Clandestino è reato!” e lasciamo proseguire a chi fosse dotato di un’ immaginazione che non ci appartiene.
Vedremo Salvini indossare la “solita” felpa col nome della città di turno, una di quelle stesse città che fino a qualche tempo fa erano per lui il covo di gente geneticamente fannullona e capace di vivere solo sulle spalle del “suo” Nord.
Nulla di nuovo, potrebbe dire qualcuno, la Lega cavalca da sempre xenofobie e paure: una volta erano i terroni del sud, oggi gli immigrati in arrivo dalle coste dell’Africa mediterranea.
Crediamo però che qualcosa di nuovo ci sia, dietro la trasformazione in stampo nazionalistico e razzista di un partito che fino a qualche anno fa auspicava la secessione dalla Repubblica Italiana, un qualcosa che non comprendere o sottovalutare sarebbe un errore.
La Lega sembrava, fino a qualche mese fa, un partito obsoleto e travolto dagli scandali; poi, il cambio di rotta imposto dal neo segretario, che porta il partito a riposizionarsi nella famiglia della “nuova” destra europea.
Il riferimento territoriale non è più la padania, ma l’Italia; il nemico non è più “Roma ladrona”, ma l’immigrato, il diverso, il “clandestino”.
Salvini stringe alleanze con Marine Le Pen ed il Front National in Europa e con i neofascisti di CasaPound in Italia.
La Lega va quindi ad occupare uno spazio politico nuovo, aperto in Italia ed in Europa dalle politiche di austerità e dalla conseguente crescita delle diseguaglianze, uno spazio ora sapientemente riempito parlando alla pancia del paese, alla disperazione dei singoli, giocando sulle paure e trovando un nemico più debole di sé da additare come causa dei propri mali.
Noi, cresciuti nel ricordo di chi lottò e diede la propria vita per combattere quegli stessi ideali che, con le dovute evoluzioni, oggi Salvini ripropone, abbiamo in mente una modello di società profondamente diverso: una società inclusiva, solidale e accogliente, dove non ci siano capri espiatori da bruciare né luoghi da abbattere a suon di ruspe.
Caro Salvini, Orvieto, città della Pace e della Solidarietà, figlia dei martiri di Camorena e di quanti combatterono la libertà di opprimere i propri simili, rifiuta il fascismo e, quindi, tiene a ricordarti che non sei il benvenuto.