martedì 21 settembre 2010

Italo Calvino: «Da noi, niente va perduto ...» [da Militant]

Venticinque anni fa moriva Italo Calvino [Santiago de la Vegas, 15 settembre 1923 - Siena, 19 settembre 1985] uno dei più grandi scrittori italiani del 900. Recentemente ci siamo riletti Il sentiero dei nidi di ragno, il suo bellissimo romanzo sulla lotta partigiana vista attraverso gli occhi di Pin, un ragazzino che quasi per caso (o forse no) si trova a militare dalla parte giusta, dalla parte della storia. Ne riproponiamo un passo ...

Perché qui si è nel giusto, là nello sbagliato. Qui si risolve qualcosa, là si ribadisce la catena. Quel peso di male che grava sugli uomini del Dritto, quel peso che grava su tutti noi, su me, su te, quel furore antico che è in tutti noi, e che si sfoga in spari, in nemici uccisi, è lo stesso che fa sparare i fascisti, che li porta ad uccidere con la stessa speranza di purificazione, di riscatto. ma allora c’è la storia.C’è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’intendi? uguale al loro, va perduto, tutto servirà se non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L’altra è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell’odio, finché dopo altri venti o cento o mille anni si tornerebbe così, noi e loro, a combattere con lo stesso odio anonimo negli occhi e pur senza saperlo, noi per redimercene, loro per rimanerne schiavi. Questo è il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali. Una spinta al riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per l’operaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni, per il paria dalla sua corruzione. io credo che il nostro lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro se stessa, per la nostra redenzione, così come i fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo.


3 commenti:

Marghi ha detto...

Indimenticabile Italo Calvino. Sto scrivendo un pezzo sui sui testi di canzone, intanto lascio qui questo, musicato da Sergio Liberovici (Cantacronache). Due operai torinesi, un amore diviso dal turno di lavoro. Ciao Marghi

Canzone Triste (Calvino-Liberovici)
Erano sposi. Lei s'alzava all'alba
prendeva il tram, correva al suo lavoro.
Lui aveva il turno che finisce all'alba
entrava in letto e lei n'era già fuori.
Soltanto un bacio in fretta posso darti
bere un caffè tenendoti per mano.
Il tuo cappotto è umido di nebbia.
Il nostro letto serba il tuo tepor.

Dopo il lavoro lei faceva spesa
-buio era già - le scale risaliva.
Lui in cucina con la stufa accesa,
fanno da cena e poi già lui partiva.
Soltanto un bacio ...
Mattina e sera i tram degli operai
portano gente dagli sguardi tetri;
fissar la nebbia non si stancan mai
cercando invano il sol,fuori dai vetri.
Soltanto un bacio ...

rudy ha detto...

E' bellissima e non la conoscevo.
Un grande grazie.

eustaki ha detto...

salve, la canzone è un concentrato del racconto l'avventura di due sposi, contenuto ne gli amori difficili, da cui monicelli ha tratto l'episodio renzo e luciana in boccaccio 70.
stay free