Bisogna pur riconoscere che, con il manifesto "di razza" che va diffondendo a Bologna la Lega pone di fatto un serio problema di accoglienza.
Una città che - malgrado limiti ed ostacoli - è divenuta di fatto un grande ed aperto crocevia di persone che non erigono barriere di "razza", "origine", lingua, etnia, religione, cultura; una città viva, irriducibile a grette chiusure campanilistiche, può albergare serenamente in seno soggetti che rivendicano la discriminazione in nome del primato degli autoctoni, a scapito degli "alieni"?
Chi lavora, studia, vive a Bologna, dovrebbe forse essere riconosciuto come "bolognese" dai leghisti per godere di diritti e usufruire come tutti dei servizi sociali?
Per dire un chiaro NO alla regressione, dovremmo forse aspettare l'introduzione di norme che assegnino ai "veri" bolognesi la priorità nell'occupare i posti a sedere nei mezzi pubblici?
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