La protesta dell'Aned [*] :
AN celebra Almirante:
"Un esempio da seguire"
A nome della sezione milanese dell'ANED esprimo la più sdegnata condanna di questo manifesto. Giorgio Almirante fece parte per 5 anni, dal primo all'ultimo numero, della redazione della rivista fascista La difesa della razza, principale veicolo nel nostro paese di quella politica razzista che sfociò tra il '43 e il '45 nella deportazione e nello sterminio di migliaia di uomini, donne e bambini ebrei. E fu altissimo esponente della RSI, arrivando a firmare il famoso manifesto in cui si prometteva la "fucilazione nella schiena" degli "sbandati ed appartenenti a bande" che non si fossero piegati alla leva della repubblica di Mussolini, al soldo dell'alleato nazista.
Il manifesto milanese ci parla della cultura politica di forze che oggi occupano altissime cariche istituzionali. Le lacrime di fronte al museo Yad Vashem di Gerusalemme sono archiviate; le critiche al fascismo, come "male assoluto", pure: oggi è cambiato il vento, e AN rivendica con orgoglio una storia fatta anche di disonore.
I superstiti dei lager e i familiari dei Caduti esprimono la loro protesta per una iniziativa che riporta indietro di decenni il dibattito politico nel nostro paese.
Dario Venegoni
presidente dell'ANED di Milano
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Ma ripensando a Grosseto...
".... impadronirsi di un ricordo come esso balena nell'istante di un pericolo" [**]
La rapida sequenza tra il manifesto milanese di AN, inneggiante ad Almirante: "Un grande italiano. Un esempio da seguire", e l'annuncio del neo sindaco di Roma di voler dedicare una strada a questo personaggio, ha sollecitato la memoria.
E, scavando qua e là, ho ritrovato un precedente in cui la proposta di intitolare una via ad Almirante, nel 2005, veniva duramente criticata con questa motivazione: "... appare assolutamente inesistente nel caso di Giorgio Almirante quella condizione di personaggio da proporre come esempio per le nuove generazioni ..."
Avendo alla mente questa frase tratta dal documento dell'Istituto storico grossetano della Resistenza e dell'età contemporanea, che riproduco integralmente di seguito, è difficile non leggere nelle attuali "grandi manovre" di AN (celebrazione dell'esempio - intitolazione di una strada, tendenzialmente in ogni città) un preciso disegno di violenta revisione della storia teso rovesciare e liquidare la cultura storica e politica che ha animato questo lucido documento, che contestava l'intitolazione di una strada rifiutando l' "esempio":
E, scavando qua e là, ho ritrovato un precedente in cui la proposta di intitolare una via ad Almirante, nel 2005, veniva duramente criticata con questa motivazione: "... appare assolutamente inesistente nel caso di Giorgio Almirante quella condizione di personaggio da proporre come esempio per le nuove generazioni ..."
Avendo alla mente questa frase tratta dal documento dell'Istituto storico grossetano della Resistenza e dell'età contemporanea, che riproduco integralmente di seguito, è difficile non leggere nelle attuali "grandi manovre" di AN (celebrazione dell'esempio - intitolazione di una strada, tendenzialmente in ogni città) un preciso disegno di violenta revisione della storia teso rovesciare e liquidare la cultura storica e politica che ha animato questo lucido documento, che contestava l'intitolazione di una strada rifiutando l' "esempio":
PERCHÉ NO AD UN INSERIMENTO DI GIORGIO ALMIRANTE NELLA TOPONOMASTICA GROSSETANA
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La proposta di intitolazione di una strada della città di Grosseto a Giorgio Almirante torna all’ordine del giorno delle scelte del Comune di Grosseto. Fu sostenuta dal vicesindaco Andrea Agresti, già nel 2002, nel quadro di una proposta generica giustificata con la necessità di assicurare una memoria attraverso la toponomastica cittadina a vari politici italiani (si propose anche il nome di Enrico Berlinguer, nel quadro di una supposta “par condicio”). Seguì una discussione pubblica, interrottasi nel momento in cui il silenzio dell’Amministrazione fece supporre un abbandono del proposito. Ritenevamo che le argomentazioni che molti cittadini grossetani avevano opposto a quel progetto avessero dissuaso l’Amministrazione comunale. Non è così.
Ci sembra allora indispensabile dare di nuovo diffusione ad argomenti e documenti, che dovrebbero suggerire a chiunque abbia rispetto per la Costituzione e la prassi democratica di abbandonare ogni incertezza sulla legittimità e opportunità di una scelta, che a nostro giudizio oltrepassa i limiti del decoro per questa città.
La vicenda politica di Giorgio Almirante si sviluppa attraverso tre fasi: gli anni del regime fascista, la breve stagione della Repubblica Sociale Italiana, il lungo periodo dell’Italia repubblicana.
Fuori da ogni intento di ricostruzione biografica completa, è opportuno segnalare alcune tappe significative, documentabili attraverso fonti d’archivio o scritti comparsi sulla stampa:
1. L’impegno nella campagna razziale negli anni del regime
2. Le responsabilità sempre in materia di discriminazione e persecuzione razziale e le manifestazioni di intransigenza e durezza nello svolgimento di un ruolo dirigente nella RSI
3. La sostanziale continuità tra l’impegno politico fascista e quello successivo alla nascita dell’Italia repubblicana e democratica
1.
Giorgio Almirante fu dal 20 settembre 1938 segretario di redazione della rivista “Difesa della razza”, quindicinale che vive tra 1938 e 1943 ed è l’espressione più diretta del razzismo del regime ( i redattori sono tutti firmatari del “Manifesto della razza”, che apre la strada alla legislazione razziale del regime fascista ). Fu anche caporedattore del “Tevere”, periodico distintosi per una campagna antiebraica “estremista, sfrenata, azzardosa”(A. Lyttelton) già prima delle leggi razziali.
L’articolo sul n. 6 – 20 ottobre 1938 de “La difesa della razza”, firmato da Giorgio Almirante, esprime piena soddisfazione per l’espulsione dei professori ebrei dall’Università italiana e per l’eliminazione degli ebrei da tutte le scuole del regno. Sostiene che “l’operazione chirurgica è stata pronta e spietata; e qualche animuccia debole se ne è spaurita”, ma la definisce “ salutare, benedetta liberazione”, e conclude :“Siamo dunque all’alba di una nuova scuola italiana”.
Nel numero 13 del 5 maggio, anno 1942 sempre su “La difesa della razza”, Giorgio Almirante, con un articolo dal titolo “…Ché la diritta via era smarrita… Contro le “pecorelle dello pseudo-razzismo antibiologico” chiarisce senza ombre la sua adesione piena alle forme più rigide del “razzismo biologico”:
Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli…Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come han potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, anche più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche laboriose e dispendiose – fingere un mutamento di spirito, e dirsi più Italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa porre un alto là al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue.
La didascalia di un’immagine recita:
Queste due giudee polacche, sono state colte dall’obbiettivo di un soldato tedesco nell’atto di schernire e profanare il simbolo di Cristo. I “cattolici e fascisti” potrebbero utilmente meditare su quest’immagine: Roma non ha altro nemico al mondo che il giudaismo.
2.
Segnaliamo un documento dell’estate del 1944, dal titolo “Schema di disposizioni alla stampa e alla radio per la propaganda in materia razziale”, conservato negli Archivi Centrali dello Stato (ACS, RSI, SPD, CR 1943-45, b. 48, fasc. 540), che il Ministro della Cultura Popolare della RSI, Mezzasoma, dichiara compilato da Almirante, suo capo di gabinetto, nel quadro di “una vasta campagna di propaganda razziale” (Raspanti, 1994). Ricordiamo che gli anni della RSI sono quelli della deportazione degli ebrei dall’Italia nei campi di sterminio della Germania nazista, che produce oltre 6000 vittime (da Grosseto ne sono deportati 34, quasi tutti uccisi). Con questo schema di disposizioni Almirante dà il suo contributo all’attuazione delle persecuzioni. Vi si legge, tra l’altro:
…i sangui misti siano sempre stati una calamità per le loro nazioni, mentre al contrario gli individui e i popoli che hanno saputo mantenersi puri sono sempre stati all’avanguardia…Occorre sempre far rilevare che i prodotti degli incroci tra ebrei o con razze straniere ereditano le caratteristiche fisiche e morali peggiori; e come tali costituiscono un gravissimo pericolo per l’integrità della razza. Anche in questo caso la saggezza del popolo ha intuito da gran tempo il pericolo. Basta pensare al significato dispregiativo dato sempre al vocabolo “bastardo” e ai suoi derivati. Individuato nei precedenti termini il male, la propaganda dovrà sottolineare l’urgenza e la necessità di circoncluderlo e di sanarlo, eliminando dalla vita nazionale gli ebrei, i meticci ed in genere i cittadini di sangue straniero. A questo punto converrà far fronte ancora una volta al pietismo…
Sempre durante la Repubblica Sociale Italiana, quando, a partire dall’autunno 1944, si apre una discussione interna al fascismo repubblicano tra chi cerca soluzioni non troppo traumatiche alla lotta fascismo e antifascismo, nell’intento di “salvare il fascismo, nel nome della sua volontà socializzatrice”, la posizione di Almirante spicca per la sua durezza. In un articolo su “Dottrina fascista” del 23 marzo 1945 dichiara: “ Finché la guerra dura, quello dei due contendenti che invoca concordia, manifesta il suo desiderio di uscire comunque dalla guerra e si arrende praticamente al nemico”, sostenendo che non si deve nemmeno “concedere il diritto di parola” a chi cerca di assumere posizioni più concilianti (Ganapini, 1999).
3.
Nell’immediato dopoguerra, Giorgio Almirante è, insieme a Pino Romualdi e ad altri, uno dei fondatori dei FAR (Fasci di azione rivoluzionaria), che garantiscono una linea di collegamento tra gli irriducibili del fascismo repubblicano e le cui strutture operative si dedicano ad attentati terroristici almeno fino al 1951. Almirante continua a farne parte anche in parallelo alle responsabilità di dirigente del Movimento Sociale Italiano( Lanaro,1992).
Lasciando da parte la storia del MSI negli anni della Repubblica, un partito che comunque opera nella legalità ed ha una vicenda politica che lo vede soggetto di una lunga e tormentata trasformazione, fino alla nascita di Alleanza Nazionale, merita qui solo una segnalazione il coinvolgimento di appartenenti al MSI nelle trame neofasciste, in un quadro di connivenze nazionali e internazionali (Santarelli 1996).
Sulla base di questi dati, appare assolutamente inesistente nel caso di Giorgio Almirante quella condizione di memoria di un personaggio da proporre come esempio per le nuove generazioni, se il razzismo è ancora da considerarsi una piaga orrenda e terribilmente attuale. Né è accettabile proporre quella di Almirante come memoria in cui possa identificarsi la coscienza civile dei grossetani. La sua ostinata fedeltà alle idee ed alla pratica politica di modello fascista, nella sua versione più intransigente, lunga una non piccola parte della sua vita politica – attraverso gli ultimi anni del regime fascista e il periodo della RSI, con oscure propaggini nell’Italia repubblicana – non può essere cancellata in alcun modo e si presta a far esplodere conflitti della memoria, non certo a spingere gli italiani a fare serenamente i conti con la propria storia.
LUCIANA ROCCHI
Istituto storico grossetano della Resistenza a dell'età contemporanea
settembre 2005
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Del resto, non era facile, in particolare a Grosseto, dimenticare il curriculum di questo "grande" ed "esemplare" figuro, il cui ruolo di fucilatore di partigiani era attestato proprio da un bando della Prefettura di Grosseto del maggio 1944, firmato da Giorgio Almirante, che intimava agli "sbandati e appartenenti a bande" di presentarsi, consegnando le armi, ai "posti militari e di polizia Italiani o Germanici", e decretava: "Tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena".
Questo manifesto - come ci ricordano le immagini e la nota all'articolo di Corrado Stajano, "La legge di Salò e l'inganno di Fini" (febbraio 2005) - ha avuto una storia (politica e anche giudiziaria) rilevante: nel 1970 il Segretario del MSI, Giorgio Almirante, querelò l'Unità perché lo aveva accusato di essere stato un massacratore di partigiani: il tribunale diede ragione al giornale, perché nel 1944 Almirante, in qualità di funzionario della RSI, firmò un proclama antipartigiano, in cui fra l'altro si ribadiva la pena di morte per i giovani che non avessero risposto alla chiamata alle armi nell'esercito repubblichino.
Continua su incidenze:
Almirante per esempio. Capitolo 2
Vedi inoltre:
Strade pericolose (di Franco Bergoglio)
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Note:
[*] L'Aned è l'Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti. I suoi aderenti sono i sopravvissuti allo sterminio nazista e i familiari dei caduti nei Lager.
[**] Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia.
4 commenti:
Sempre negli anni Settanta Almirante si rese autore di favoreggiamento aggravato nei confronti di Carlo Cicuttini, dirigente dell'MSI friulano e autore della Strage di Peteano nella quale furono uccisi tre Carabinieri. Per tale crimine Almirante chiese in seguito l'amnistia che gli venne concessa in quanto maggiore di 70 anni.
Fonte Wikipedia.
Se vogliamo, questo è anche peggio del passato repubblichino e razzista del buon amato Giorgione, in quanto delinea un quadro fosco in anni ben più recenti. E voglio vedere come si potrebbe giustificare tutto questo.....
Condivido pienamente, nikkocellula, la tua valutazione: questo incidente di "percorso" di Almirante che, mentre condannava a parole il terrorismo, fu beccato con le mani nella marmellata - o meglio nel macello - (e se la cavò grazie ad un'amnistia ad personam...) è particolarmente ingombrante per chi (e sono tanti) vorrebbe accreditare l'immagine moderata e casta del ruolo "pacificatore" che il personaggio avrebbe svolto nel dopoguerra, "traghettando" i resti fascismo nella democrazia (... o viceversa?).
A proposito di questa pagina nera, Gennaro Carotenuto ha pubblicato nel sito "Giornallismo partecipativo" un articolo chiaro e forte: "Via Almirante, terrorista" che ho segnalato nei commenti ad "Almirante per esempio. Capitolo 2" e che, ancora qui, su "incidenze", è linkato nelll'articolo di Franco Bergoglio: "Strade pericolose. Tutte le vie Almirante portano a Roma".
Ti ringrazio comunque per la tua partecipazione e soprattutto per la tua valutazione dell'importanza di questi scheletri nell'armadio neofascista. Pensa: un accanito fautore dell'Ordine (con la "O" maiuscola) coinvolto in una strage di carabinieri!
Mi hai anche portato a rivedere i post, perché hai reso di fatto evidente che l'assenza di rinvii tra i vari post concernenti il "caso Almirante", non dà a chi ne visita uno, la possibilità di conoscere (se lo desidera) il contenuto e i materiali dei post correlati.
Nel caso specifico dei post su Almirante, avevo evitato i rinvii tra i post perché, collegando due post redatti da me e un articolo (quello di Franco Begiglio) che li cita, temevo cdi diventare eccessivamente ridondante e involontariamente "autocelebrativo".
Ora mi sono deciso a rimediare e, come puoi vedere, ho inserito in ciascun post un rinvio agli altri due, in modo che chi desidera avere una visione completa, possa farlo rapidamente, senza dover sfogliare tutte le pagine del blog.
Lo so, forse sarebbe stato più semplice inserire "Giorgio Almirante" come parole chiave, ma non mi va...
Preferisco parole chiave come "collaborazionismo", "fascismo", "revisionismi" etc., che designano oggetti specifici di "incidenze".
In fondo, Almirante è un caso. Significativo, strategico, ma è un caso tra tra tanti.
A risentirci, spero,
NESSUNA INTITOLAZIONE DI STRADE A FASCISTI E BOIA
Il 23 agosto il Consiglio della 2 Circoscrizione “della Calispera” di Messina deliberava di intitolare una strada comunale a Giorgio Almirante. Gesto “necessario e opportuno” dichiaravano unanimemente i consiglieri di centro-destra e di centro-sinistra avvalendosi delle poche righe dell’allegata biografia. “Siamo indignati! – commenta Antonio Bertuccelli, segretario provinciale dei comunisti italiani – l consiglieri di centro-sinistra votano assieme alla destra l’intitolazione di una strada ad un uomo che si ha partecipato alla nascita della Repubblica Sociale Italiana e ha firmato del “manifesto della razza”. Siamo indignati per le falsità riportate nella nota biografica: Si distinse in diverse battaglie per la difesa dell’italianità sul territorio. Vogliamo ricordare ai consiglieri che nel 1942 il fascista Almirante scriveva che “fascisti noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo”. Altro che italianità! Nessuna intitolazione va fatta a chi osannava il ventennio fascista che miseria e lutti arrecò al popolo italiano. Nessuna intitolazione a chi ha firmato la locandina con la quale si sanciva la fucilazione per i partigiani che non avessero deposto le armi e non si fossero arresi. Quegli stessi partigiani – continua il segretario comunista - a cui il Paese dice ancora grazie per aver pagato con la vita la nascita di un’Italia libera e democratica. Davanti ad un’ipotesi di apologia di fascismo, ai segretari dei partiti di centro-sinistra diciamo di richiamare i loro consiglieri circoscrizionali o di invitarli alle dimissioni. Ai cittadini democratici e antifascisti chiederemo, nel caso l’amministrazione comunale intendesse dare corso alla indecente proposta della 2 Circoscrizione, di munirsi di spray e scrivere sotto il nome del “camerata” fra parentesi la parola Boia!
"No alla distorsione della memoria"
Intervento dell'Anpi provinciale di Grosseto.
Venerdì 03 Febbraio 2012
"I tentativi di sdoganare il fascismo nascondendone gli aspetti più atroci di dittatura colpevole di deportazioni, pulizie etniche e assassinii di massa - dicono dall'Anpi Grosseto - sono stati messi in atto fin dall’immediato dopoguerra da una classe dirigente in gran parte collusa con il regime. Negli ultimi venti anni, complice la destra al governo, c’è stata un’accelerazione di questo processo che è sfociato in marchiane prove di revisionismo storico, non ultimo il disegno di legge di legge 3442 promosso dal PdL Gregorio Fontana che proponeva, di nuovo, l’equiparazione tra partigiani e repubblichini.
In questo clima culturale sono maturati i nuovi centri sociali di destra, dal più notorio Casa Pound a Casaggì, che anche in Toscana si è distinto per clamorose azioni di marcata ideologia fascista come la commemorazione dei franchi tiratori al cimitero di Trespiano fatta lo scorso 11 agosto, in concomitanza dell’anniversario della liberazione di Firenze.
Costola di Casaggì Frienze, il 22 novembre 2010 è nato a Grosseto il centro sociale “Casaggì Grosseto – Destra identitaria” che sabato scorso, 28 gennaio, pubblicizzava con un gazebo in piazza Duomo l’iniziativa “Foibe – corteo contro i crimini del comunismo”organizzata da Casaggì-destra identitaria, Giovane Italia e PdL a Firenze il 4 febbraio.
L’ANPI Provinciale non accetta che il Giorno del Ricordo – celebrazione istituita dalla L.92/2004 “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” – venga usata in chiave revisionistica come arma politica di legittimazione del fascismo.
Noi, come organizzazione di Partigiani e soprattutto come avanguardia della difesa dei valori di antifascismo e libertà fondanti la Repubblica Italiana non tolleriamo la distorsione della memoria degli accadimenti del confine orientale condotta per depotenziare e mistificare l’operato della Resistenza. Le foibe sono diventate un topos che i fascisti presentano slegandolo dal contesto storico e geopolitico in cui è avvenuto; la complessità della storia delle zone del confine orientale impone di guardare al lungo tempo,che parte dalle politiche fasciste di snazionalizzazione e continua con le violenze del fascismo prima e del nazifascismo poi. Vogliamo ricordare come proprio l’ISGREC (Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea) sia l’istituto che più ha lavorato per la ricerca della verità sul confine orientale, tanto da diventare un punto di riferimento nazionale sull’argomento.
Fa orrore, inoltre, la scelta di pubblicizzare il corteo il 28 gennaio, con una giustapposizione alla Giornata della Memoria che tradisce la malafede e l’ideologia fascista che anima questa formazione."
L’ANPI Provinciale “Norma Parenti” si rivolge, dunque, alle istituzioni repubblicane e a tutte le associazioni e sindacati antifascisti della provincia per fare fronte comune ed evitare l’attecchire ed il diffondersi di questi movimenti fascisti sul nostro territorio e per mantenere alta l’attenzione affinché non si verifichino ulteriori tentativi di falsificazione della storia.
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