giovedì 24 febbraio 2011

Alain Badiou: il vento dell’est vince sul vento dell’ovest

Alain Badiou

Tunisia, Egitto: quando un vento dell’est spazza via l’arroganza dell’Occidente

 Articolo tratto da Le Monde e tradotto dalla redazione di Zic


l vento dell’est vince sul vento dell’ovest.

Fino a quando l’Occidente inattivo e crepuscolare, la “comunità internazionale” di coloro i quali si credono ancora i padroni del mondo, continueranno a dare lezioni di buona gestione e di buona condotta alla terra intera?

Non è risibile vedere quegli intellettuali di servizio, soldati allo sbando del capitalo-parlamentarismo che ci mantiene in questo paradiso tarlato, fare dono delle loro persone ai magnifici popoli tunisino e egiziano, al fine di insegnare a questi popoli selvaggi l’a,b,c della democrazia?

Che desolante persistenza dell’arroganza coloniale! Nella situazione di miseria politica che è la nostra da almeno tre decenni, non è ancora evidente che siamo noi ad aver tutto da imparare dai sollevamenti popolari del momento?

Non dobbiamo forse studiare, in tutta urgenza e da vicino, tutto ciò che, laggiù, ha reso possibile il rovesciamento attraverso l’azione collettiva di governi oligarchici, corrotti e inoltre – e forse soprattutto – in situazione di vassallaggio umiliante nei confronti degli Stati Occidentali?

Si, noi dobbiamo essere gli scolari di questi movimenti, e non i loro stupidi professori.

Poiché essi danno vita, nel genio delle loro invenzioni, ad alcuni principi della politica dei quali si cerca da tempo di convincerci che sono morti e desueti.

E in particolare a questo principio che Marat non smetteva di ricordare: quando si tratta di libertà, di eguaglianza, di emancipazione, noi dobbiamo tutto alle rivolte popolari ...

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3 commenti:

Minerva ha detto...

Eccezionale! Grazie! Questa riflessione dà sintesi e spiegazione a tutte le sensazioni e i pensieri confusi e contraddittori che sto provando. Grazie ancora.

Francesco Zaffuto ha detto...

Badiou parla di un movimento comunista, l'uso di questa parola forse è un po' smisusato, come penso che sia fuori luogo dire che trattasi di un movimento per la democrazia. Ancora sappiamo poco di questo movimento e le notizie sono molto frastagliate, ma mi pare che ci siano la richiesta di democrazia e quella di pane e lavoro ben amalgamate insieme. In quale modo ci sia anche una ricerca di etica islamica non saprei. Ma non possiamo in quanto europei limitarci ad essere analisti del fenomeno: una democrazia libera con a cuore i problemi del pane e del lavoro dovrebbe essere il nostro ordine del giorno.
saluti

rudy ha detto...

ormai rituali, causa impegni vari, le mie scuse per i ritardi (ahimè crescenti...) delle mie risposte ai commenti.
Ma almeno, avendo nel blog una finestra che rilancia gli ultimi commenti, i commenti e le risposte tardivi sono visibili nella home page. Dunque, al limite, si potrebbe intervenire anche su un post di anni fa, senza che il messaggio resti "sepolto".

Ecco:

per Minerva: ti ringrazio a mia volta, perché cogli l'intenzione della pubblicazione di post come questo che stiamo commentando. Cerco, su questioni ed eventi attuali di proporre riflessioni critiche (mie, ma spesso anche di altri/e) che mi sembrano interessanti: non fanno e non pretendono di fare "piena luce", di dare risposta a tutto, né di essere "definitive", ma offrono, azzardano, prospettive nella congiuntura, dando almeno "spiragli" di luce, segmenti di intelligibilità, tesi o ipotesi da consegnare alla riflessione e/o alla discussione. Fanno pensare o ripensare, e ne abbiamo bisogno in questi eventi.

Per Francesco: io credo che nel testo,Badiou parli di "comunismo" di (o in) questi movimenti, ma non nel senso che il comunismo sarebbe il loro "programma", ma che Badiou trovi del "comunismo" nell'esistenza e nelle modalità di queste sollevazioni popolari, vero le quali non assume un atteggiamento pedagogico, ma al contrario afferma che dobbiamo "imparare" da loro.
In questo senso, Badiou è "comunista"...