mercoledì 29 dicembre 2010

A. Gramsci: Perché i comunisti chiamano mandarini i funzionari sindacali riformisti

Antonio Gramsci
da L'Ordine Nuovo
n. 173. , 23 giugno 1921
sotto la rubrica:
"La lotta su due fronti degli operai metallurgici torinesi"




Perché i comunisti chiamano mandarini i funzionari sindacali riformisti? Chi sono i mandarini?

Il mandarinato è una istituzione burocratico-militare cinese, che, su per giú, corrisponde alle prefetture italiane. I mandarini appartengono tutti a una casta particolare, sono indipendenti da ogni controllo popolare, e sono persuasi che il buono e misericordioso dio dei cinesi abbia creato apposta la Cina e il popolo cinese perché fosse dominato dai mandarini. Chi fa il bel tempo? I mandarini. Chi rende fertili i campi? I mandarini. Chi dà la fecondità al bestiame? I mandarini. Chi permette all'ingenuo popolo cinese di respirare e di vivere? I mandarini. È dunque naturale che il popolo cinese sia nulla e i mandarini siano tutto. E' naturale che solo i mandarini possano deliberare e comandare e il popolo cinese debba solo obbedire, senza recriminazioni, pagar le tasse senza fiatare, dare al mandarino tutto ciò che il mandarino domanda, senza preoccuparsi di sapere il perché e il percome.

Perché i comunisti chiamano mandarini i funzionari sindacali riformisti e non li chiamano con altri nomi, per es. bonzi come in Germania, o in altro modo che indichi solo il dominio assoluto, I'intrigo burocratico per mantenersi al potere ad ogni costo, la prepotenza e l'altezzosità? Per questa ragione: perché i funzionari sindacali riformisti disprezzano le masse, sono convinti che gli operai sono tante bestie, senza intelligenza, senza carattere, senza principi morali, bestie che si tengono tranquille e mansuete dando loro modo di comprare un litro di vino e di andare all'osteria a ingozzarsi di cibo. I funzionari riformisti disprezzano le masse operaie cosí come i mandarini, uomini di alta casta, gente uscita dalla corte imperiale cinese, disprezzano i loro sudditi, ignoranti, sporchi, superstiziosi ...


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3 commenti:

riccardo uccheddu ha detto...

Impeccabile, come sempre l'analisi gramsciana.
Impeccabile e purtroppo, attualissima... vedi i cosiddetti "accordi" per Pomigliano e Mirafiori.
Certe dinamiche storiche tendono ad autoperpetuarsi, anche perchè (almeno) il 90% dei sindacalisti ed anche dei politici di certa sinistra ha abbandonato del tutto una sana, coraggiosa ed intelligente prospettiva di classe.
L'abbandono in questione conduce certi individui (preferisco non definirli in modo più sanguigno) a considerare il conflitto, per non parlare della lotta di classe come un che di negativo.
Ove il conflitto e la lotta si presentino, scatta un meccanismo di tipo... quasi pavloviano. Un meccanismo che conduce (mirabile evoluzione della psicologia animale applicata alla lotta sindacale) ad istantanei, immediati "sbavi" di sottomissione alla volontà padronale...
Chi decide di mettersi al servizio dei lavoratori, deve invece ricordare che mangia un pane che spesso il lavoratore rischia di NON mangiare, perciò si metta realmente al servizio appunto dei lavoratori, o loro faranno del tutto a meno di lui.
E molte volte (Fiom esclusa) quella sarebbe la cosa più sensata da fare.
Riccardo, che in questo anno Diaboli 2011 si sente felicemente manicheo.
Un abbraccio!

Ivano Gioffreda ha detto...

Gramsci come Marx vengono messi in discussione da sempre, ma sempre vengono smentiti dalla storia . Io credo che la storia va ripresa è attuata in chiave moderna .
I riformismi lasciano il tempo che trovano

rudy ha detto...

per "coppularossa": forse a causa della brevità-sinteticità del tuo commento, non sono sicuro di aver capito.
Mi limito dunque a dire qualcosa su alcuni temi che menzioni.
Marx e Gramsci sono autori essenzialmente moderni, che offrono notevoli strumenti per l'analisi dell'attualità. Per questo, oggi sono autori studiati, letti o riletti nel mondo.
Il problema è semmai come li leggiamo, se "ci servono" a pensare, capire, agire. Se sappiamo cogliere e (ri)attivare la loro attualità. In questa prospettiva, penso che ci siano ancora (di nuovo) indispensabili.