venerdì 31 ottobre 2008

L'antifascismo dei fascisti (da Umanità Nova)

La vecchia intuizione secondo cui più la democrazia si fascistizza, più i fascisti si democratizzano, sta trovando ormai piena conferma: dopo il neofascismo divenuto postfascismo, siamo giunti al paradosso dell'antifascismo fatto proprio da chi fino ad ieri lo combatteva.
Per questo può essere utile chiedere soccorso alla storia recente.
In qualche archivio della Rai è sicuramente conservat
a la registrazione di una vecchia Tribuna Politica, se il ricordo non inganna, risalente al 1972 in cui l'allora segretario del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante, rispose polemicamente ad un giornalista affermando di essere "antifascista" ed anzi "il primo antifascista d'Italia". Giorgio Almirante, al quale oggi s'intitolano persino strade, aveva alle spalle una significativa carriera sotto il segno del fascio, contrassegnata in particolare dal suo impegno come segretario di redazione de La difesa della razza su cui, tra l'altro, ebbe a scrivere che "in fatto di razzismo e antigiudaismo gli italiani non hanno avuto né avranno bisogno di andare a scuola da chicchessia". Firmatario quindi nel 1938 del Manifesto del Razzismo Italiano, durante la Repubblica di Salò fu capo di gabinetto del Ministero della cultura popolare e nel 1944 si rese responsabile di un bando repubblichino in cui si prometteva la fucilazione per "gli sbandati e gli appartenenti alle bande". Nel dopoguerra, era stato uno dei principali artefici della ripresa delle attività squadriste e della riorganizzazione neofascista (formalmente vietata dalla Costituzione), tanto da essere stato quasi ininterrottamente per un quarantennio il segretario del principale partito erede del ventennio mussoliniano e della Repubblica Sociale, l'Msi (1).
La sua dichia
razione di "antifascismo" provocò all'epoca un certo scalpore, ma anche ovvie proteste tra i nostalgici del littorio e i più oltranzisti dell'estrema destra. Da allora la tesi della "pacificazione nazionale" e dell'equiparazione morale dei partigiani e dei militi fascisti come ugualmente patrioti è stata portata avanti dalla destra in modo pressoché corale, proprio sulla falsariga almirantiana. Simile processo è stato comunque possibile anche grazie alla costante criminalizzazione della Resistenza e alla parallela indulgenza verso i crimini nazifascisti: operazione questa a cui si è perfettamente adattata la storia romanzata di Giampaolo Pansa. Questa pagina di storia serve per meglio inquadrare e comprendere le recenti professioni di "antifascismo" recitate da Gianfranco Fini che, tra l'altro, proprio Almirante designò come successore alla guida del Msi, poi divenuto Alleanza Nazionale e quindi oggi componente del PdL.

Continua a leggere nel sito uenne.

     [N. B. : L'inserimento di link e di immagini che corredano questo post è opera di incidenze]

mercoledì 29 ottobre 2008

Bertolt Brecht: Molti pensano - Viele sehen es so


[Molti pensano]

Molti pensano che noi ci diamo da fare
nelle faccende più peregrine,
ci affatichiamo in strane imprese
per saggiare la nostra forza o per darne la prova.
Ma in realtà è più nel vero chi ci pensa
intenti semplicemente all’inevitabile:
scegliere la strada più diritta possibile, vincere
gli ostacoli del giorno, evitare i pensieri
che hanno avuto esiti cattivi, e scoprire
quelli propizi, in breve:
aprire la strada alla goccia nel fiume che si apre
la strada in mezzo alla pietraia.






[Viele sehen es so]

Viele sehen es so, als drängten wir uns
Zu den abgelegensten Verrichtungen
Bemühten uns um seltene Aufträge
Unsere Kräfte zu erproben oder unter Beweis zu stellen –
Aber in Wirklichkeit sieht besser, wer
Uns einfach das Unvermeidliche tun sieht:
Möglichst gerade zu gehen, die Hindernisse des Tages
Zu überwinden, die Gedanken zu vermeiden, die
Schlimme Folgen gehabt haben, die günstigen
Ausfindig zu machen, eben:
Den Weg des Tropfens zu bahnen ihm Fluß, der sich
Durch das Geröll den Weg bahnt.

[trad. it. di R. Fertonani]

giovedì 23 ottobre 2008

Un premio da Marginalia


Che incidenze abbia una grande considerazione del blog Marginalia non è una sorpresa per chi visita questo blog.
E' stata invece una gradita sorpresa il premio che Marginalia ha scelto di assegnare (tra gli altri) ad incidenze, che si trova così in buona compagnia, in una lista di blog scelti con perizia da Vincenza Perilli.

E adesso, stando alle regole del gioco, tocca me.
Il premio
Brillante weblog live specifica:
1) nel ricevere il premio, devi scrivere un post mostrando il premio e citando il nome di chi ti ha premiato, e il link del suo bloglive;
2) scegli un minimo di 7 bloglive (o di più) che credi siano brillanti
nei loro temi o nei loro design.
Esibisci il loro nome e il loro link.
Quindi avvisali di aver ottenuto il premio
"brillante WEBLOGLIVE"
.


Ci ho messo un po' a decidere, ma ecco le mie scelte.

Assegno il premio al blog di Alessandro Portelli che, conosciuto per i suoi testi, saggi, interventi e per il suo insegnamento di letteratura americana alla Sapienza, non ha bisogno di presentazione. Un blog (e un intellettuale) che hanno saputo esercitare con stile ed intelligenza una ininterrotta attenzione critica alla recrudescenza del razzismo, del neofascismo e dei revisionismi, per incidenze, sta senza dubbio nei primi posti.
E [un po' come ha fatto Paola Guazzo ne la nuova towanda, "rubando" una citazione da incidenze] "rubo" a mia volta al blog di Portelli una citazione da aggiungere al mio "arsenale":
Il lavoro culturale è spinto così dalla logica della non integrazione a costruirsi le armi per difendere la possibilità di sopravvivere; il lavoro culturale non può che trasformarsi in lotta politica per propria difesa e perché la lotta politica diventa il livello più alto di ogni lavoro culturale.
(Gianni Bosio)


Ancora sul filo tra lavoro letterario e critica dei revisionismi e dei rinfocolati razzismi, assegno il premio a letturalenta, di Luca Tassinari, una testata spiegata da questa frase programmatica (di Nietzsche, se la mia labirintica memoria non m'inganna): Non scrivere più nulla che non porti alla disperazione ogni genere di gente frettolosa.

A letturalenta devo la conoscenza del terzo blog che voglio premiare. Ha un bel nome, tra storia, memoria e attualità: Rosalucsemblog. Cito soltanto un post di non comune lucidità critica: memoria per dimenticare, ma amo anche certi suoi post graffianti o e/o tagienti sul nostro tempo e sulla vita quotidiana.

E, in tema di lucidità critica, non posso non ricordare un post breve che, nel tempo, continua a riaffiorarmi alla memoria: Meglio Vladimir che Mussolini, e una sua postilla, sulle ... quote (di fascismo) rosa...

Tra memoria e attualità, un premio al blog Carlo (chissà - detto per inciso - se il "carlo-carlo" dell'indirizzo web evoca Marx, o Cafiero, o Giuliani, o tutti e tre...). E' un blog sobrio, con una bella cura delle immagini, con testi e canzoni (da "deandriano" della prima ora - e irriducibile - ho apprezzato il rilancio de La domenica delle salme, un capolavoro della maturità, una diagnosi formidabile e implacabile della "nuova era"). E come perdesi un gioiellino come La Zekka Komunista? Negli ultimi bagliori dei movimenti degli anni Settanta -il fin troppo celebrato e svuotato '77, in particolare bolognese - quando ancora ci si incontrava spesso, ci si conosceva un po' tutti, si condividevano esperienze, correva, scritto sui muri, uno slogan, che recitava più o meno:
Che la morte ci trovi vivi - che la vita non ci trovi morti
E' un raro piacere, trent'anni dopo, incrociare nuovamente un compagno di quei tempi, tuttora capace di non farsi trovare "morto", dalla vita.

Un premio ad una mia "scoperta" recente: il blog Tic (Talk is cheap), che lo meriterebbe anche soltanto per il post Il sangue dei nonni.

E (ritornando all'intersezione tra letteratura, e più in generale scrittura, e antifascismo oggi, con cui ha preso inizio questo "catalogo" delle mie scelte) premio senza indugi il blog di Riccardo Uccheddu. Guardando le ruote.
Riccardo - per ora, una conoscenza in rete - ha tra l'altro curato un'edizione delle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci. Devo ad un commento di Riccardo la riscoperta della forza attuale del termine controrivoluzione. Un concetto che incontravo nelle mie ricerche, che, ora che ci penso, ho iniziato a riutilizzare - in rapporto all'attualità - proprio qui, a proposito del revisionismo toponomastico, appunto, a proposito di Gramsci...

Inoltre - anche in ricordo di Dodi, che è stato fino alla fine il principale animatore - premio il blog del Circolo Iqbal Masih di Bologna, dal quale riprendo una frase del testamento di Iqbal:
Mi batterò non solo per liberare me stesso e i miei compagni di sventura dalle catene in cui mi trovonon solo quelle che colpiscono i bambini, ma anche gli adulti,perché non può esserci benessere per i bambini finché gli adulti saranno offesi e sfruttati.Vi abbraccio, vostro Iqbal.


Infine, un premio, con tutta ma mia solidarietà, al blog in ricordo di "Aldro": Federico Aldrovandi. Una delle tante vittime degli eccessi di "sicurezza". Che non sia dimenticato, che dia almeno la forza di combattere altre ingiustizie, altri abusi di potere nascosti e minimizzati, che aiuti ad evitare altri soprusi, altre vittime, anonime, "insignificanti", ma non per noi.


Ma chi avrà interesse a conoscere altri blog interessanti, ne troverà tanti altri nelle diverse rubriche nella barra laterale di incidenze.
Citarli tutti, sarebbe stato come non citarne nessuno, e ho dovuto scegliere, sicuramente rinunciando ad altri, che ho volta a volta linkato, convinto che meritino di essere conosciuti, visitati, letti...

martedì 7 ottobre 2008

CasaPound Superstar (da marginalia)


Stamani su Il Resto del Carlino (ah! come potrei sopravvivere quando sono a Bologna senza Il Resto del Carlino?) leggo di un'improbabile denuncia del responsabile provinciale di CasaPound Bologna, Alessandro Vignani, che nella mappatura della presenza fascista in città pubblicata sul sito dell'AAP, vede "un'istigazione alla violenza". Cito: "E' chiaro che qualcuno, in questa città, vuole istigare alla violenza [...] A che cosa può servire una mappatura (peraltro correlata di invenzioni degne di un romanzo) se non a identificare e a promuovere azioni contro tali persone e luoghi? [...] Con questi mezzi cercano di intimorire". E invita "chi di dovere a intervenire, per evitare che qualche esaltato passi dalle parole ai fatti".
Ma caso vuole che, da un bel po' di tempo, gli "esaltati" sono stati (e restano) gli appartenenti alla cosiddetta "destra radicale" nella cui galassia si colloca CasaPound e relativo sito, "esaltati" che sono passati dalle "parole ai fatti" contro migranti, rom e sinti, compagni e compagne (o semplicemente persone reputate , per il loro aspetto, "irregolari" o "di sinistra"), omosessuali, trans, donne e lesbiche vittime di "stupri punitivi" ...


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mercoledì 1 ottobre 2008

Didala Ghilarducci: Lettera aperta a Spike Lee

9 novembre 2007 (a: Anpi Barona, Milano)

Cari amici di Milano permettetemi di farvi conoscere quello che ho scritto al regista americano circa le scene girate da lui a sant'Anna di Stazzema per un film sulla Buffalo. Come forse saprete anche dalla stampa c'è il dubbio che per "esigenze di copione" il regista abbia creato nella sceneggiatura qualche aggiustamento alla ricostruzione storica della strage ormai appurata anche dal tribunale militare, riprendendo suggestioni che in qualche modo attribuivano alla presenza di partigiani in paese la spinta a compiere il criminale gesto del massacro di tanti innocenti.Un saluto da amica.

Didala Ghilarducci, segretaria Anpi di Viareggio.




Lettera aperta
al regista Spike Lee

Gentile regista, mi chiamo Didala Ghilarducci. Sono una vecchia partigiana. Mio marito, Chittò, fu ucciso dai nazisti sui monti versiliesi alcune settimane dopo la strage di Sant'Anna di Stazzema, in quel terribile agosto del '44. Mi sono risolta a scriverle perché quello che leggo sui giornali a proposito del film che lei sta girando mi fa sentire il cuore pesante come un macigno. Pare infatti che nel film si avvalori la falsa tesi che la strage venga compiuta a causa della ricerca di partigiani presenti in paese. E' una falsa tesi che i detrattori della Resistenza hanno sempre sostenuto per dare ai partigiani la colpa di quella strage.Tutte queste voci che si rincorrono sul contenuto delle scene girate a Sant'Anna, se possono poco turbare lei, danno agli uomini ed alle donne della Resistenza italiana una dolorosa inquietudine.So che lei è un grande regista, so che nei sui film è riuscito sempre a raccontare drammi, dolori ed oppressioni che ci hanno emozionato ed hanno fatto crescere la coscienza civile anche qui in Europa. Di questo soprattutto le sono grata. Ho lottato una vita per la democrazia, i diritti civili e la libertà che non posso non trovarmi accanto a chi combatte e denuncia ingiustizie e sopraffazioni.Proprio per questo vorrei essere altrettanto brava da poterle non solo spiegare, ma farle sentire in qualche modo, perché ogni finzione, ogni aggiustamento di quanto avvenuto a Sant'Anna di Stazzema mi pare, ci pare, inaccettabile. Quando le persone, una comunità, hanno vissuto un lutto così profondo e traumatico, comprenderà che conservino sul tema una sensibilità esasperata dal dolore che brucia ancora la carne a distanza di sessant'anni. Nel raccontare la sua storia, una storia importante non solo per il suo Paese, lei ha scelto di fermarsi su quella piccola piazza davanti alla chiesa, a Sant'Anna. Una piazza che io, come altri, ho visto nel suo orrore reale ed inenarrabile nel '44. Il vento può aver portato tra i boschi e verso il mare la cenere di quel rogo, ma l'angoscia, il pianto e il sangue restano aggrumati là e resteranno là nel tempo e nelle nostre coscienze di uomini e donne. Se lei, gentile regista, si soffermerà in questo pensiero allora capirà come non sia possibile in quella piazza raccontare un'altra morte. Non lo possiamo fare per le vittime, non lo possiamo fare per quei ragazzi e quelle ragazze della Resistenza rimasti sui monti insieme a loro a ricordarci per sempre l'orrore della guerra e il prezzo altissimo della libertà. Se togliamo loro la storia, allora li priviamo del senso della loro morte. E questo non è possibile in quella piazza. In un'altra ricostruita altrove, ma non lì. Non riesco ad immaginare che per raccontare una storia di diritti e di persone si finisca per sottrarre la propria storia ad altre vittime.Ecco, gentile regista, le ho aperto il cuore nella speranza che in qualche modo da lei possa giungere una risposta che ci faccia comprendere che il senso del faticoso cammino di impegno civile, di riconciliazione che come comunità e persone abbiamo ricercato e percorso in questi sessant'anni, non sarà disperso.
Didala Ghilarducci


[dal sito ANPI Barona]