venerdì 21 gennaio 2011

Gilles Deleuze - sul trionfo delle forze reattive

È un divenire-malato di tutta la vita, un divenire-schiavo di ogni uomo che costituisce la vittoria del nichilismo. Così si potranno evitare dei fraintendimenti sui termini nietzschiani «forte» e «debole», «signore» e «schiavo»: è evidente che uno schiavo non cessa di essere uno schiavo prendendo il potere, né il debole un debole. Le forze reattive, anche se prendono il sopravvento, non cessano di essere forze reattive. Poiché, in ogni cosa, secondo Nietzsche, si tratta di una tipologia qualitativa, si tratta di bassezza e nobiltà. I nostri signori sono degli schiavi che trionfano, in un divenire-schiavo universale: l’europeo, il servo, il buffone… Nietzsche descrive gli stati moderni come formicai, in cui i capi e i potenti hanno il sopravvento per la loro bassezza. Per il contagio di questa bassezza e di questa buffoneria. Quale che sia la complessità di Nietzsche, il lettore può facilmente capire in quale categoria (cioè in quale tipo) egli avrebbe posto la razza dei «signori» concepita dai nazisti. Quando il nichilismo trionfa, allora, e soltanto allora, la volontà di potenza cessa di voler dire «creare», ma significa: volere la potenza, desiderio di dominio (dunque attribuirsi, o farsi attribuire, i valori stabiliti: soldi, onore, potere…). Ora proprio questa volontà di potenza è precisamente quella dello schiavo, è il modo in cui lo schiavo concepisce la potenza, l’idea che egli se ne fa, e che egli applica quando trionfa. Succede che un malato dica: ah! Se ne avessi le forze farei questo – e forse lo farebbe anche – ma i suoi progetti e le sue concezioni sono ancora quelle di un malato, nient’altro che quelle di un malato. È la stessa cosa per lo schiavo e la sua concezione della signoria o della potenza. E la stessa cosa per l’uomo reattivo e la sua concezione dell’azione. Ovunque il rovesciamento dei valori e delle valutazioni, ovunque le cose viste da un miserabile punto di vista, le immagini rovesciate come nell’occhio del bue. Una delle più grandi affermazioni di Nietzsche è: «bisogna difendere i forti dai più deboli».

Gilles Deleuze
Nietzsche, Presses Universitaires de France, Paris 1965
tr. it. a c. d. F. Rella, Nietzsche. Con antologia di testi, Bertani editore, Verona 1973, p. 30-31
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2 commenti:

Minerva ha detto...

Molte felice di leggere stamane questo brano, dopo che ieri avevo postato nel mio blog la trascrizione di parte di un volantino di un paio d'anni orsono che diceva proprio "non siamo schiavi, siamo dinamite".

Ti seguo, sto leggendo piano piano i tuoi post precedenti. Buona giornata.

rudy ha detto...

Ho iniziato a mia volta a seguire il tuo blog.
E ho letto il tuo post.


E penso alle "magnifiche" sorti del blando (e dogmatico) progressismo che - celebrando l'euforica uscita dal Novecento - sta "ingenuamente" uscendo in retromarcia...