Quel poliedrico di Gianfranco Manfredi: cantautore, scrittore, sceneggiatore di cinema, tv e fumetti (Magico Vento, Volto Nascosto). Ma non chiamatelo eclettico, perché già una volta ebbe a ribattere: «Eclettici sono gli architetti o i medici che scrivono anche romanzi, io faccio un unico lavoro usando semplicemente diverse forme di scrittura».
E allora, questa volta, parliamo di Manfredi scrittore di cui è uscito Tecniche di resurrezione (Gargoyle Books, pp. 496, euro 18), una sorta di seguito del precedente Ho freddo (Gargoyle, 2008), con ancora protagonisti i gemelli Aline e Valcour de Valmont. La coppia di scienziati (lei ricercatrice scientifica e lui medico chirurgo) si sposta dal Rhode Island degli ultimi anni del Settecento e da una vicenda di supposti vampiri all’Europa del primo Ottocento.
La storia prende avvio da un esperimento di rianimazione di un impiccato e da un delitto commesso, apparentemente, dal «fantasma» di un chirurgo, e si svolge in parallelo tra la Londra di Re Giorgio III e la Parigi di Napoleone. Il canovaccio gotico-horror, fatto di «mad doctor», esperimenti al limite, tavoli anatomici e dissezioni di cadaveri trafugati, serve però a Manfredi per un’indagine nei meccanismi e nell’ideologia di quelle che Foucault e Basaglia definirono «istituzioni chiuse», segnatamente quelle che riguardano la sanità: dagli ospedali ai manicomi. Lo scavo arriva fino al cuore dell’istituzione medica, ai rischi del potere della classe e della scienza medica, esercitato senza una reale partecipazione e diffusione della conoscenza.
A riprova di questa seria ricognizione Manfredi ha fatto da «testimonial» nella recente campagna «Staminabilia» (sulla ricerca e utilizzazione delle cellule staminali del sangue) al Festival della Scienza di Genova. Tranquilli però: non aspettatevi un noioso pamphlet che sfoggia erudizione e affastella documenti, perché il romanzo di Manfredi, pur documentatissimo, è un romanzo-romanzo, ben scritto e dal buon ritmo. Quasi da fare invidia - come annotò Sergio Pent recensendo Ho freddo - a Stephen King.
Renato Pallavicini, in l'Unità, 18 Novembre 2010E allora, questa volta, parliamo di Manfredi scrittore di cui è uscito Tecniche di resurrezione (Gargoyle Books, pp. 496, euro 18), una sorta di seguito del precedente Ho freddo (Gargoyle, 2008), con ancora protagonisti i gemelli Aline e Valcour de Valmont. La coppia di scienziati (lei ricercatrice scientifica e lui medico chirurgo) si sposta dal Rhode Island degli ultimi anni del Settecento e da una vicenda di supposti vampiri all’Europa del primo Ottocento.
La storia prende avvio da un esperimento di rianimazione di un impiccato e da un delitto commesso, apparentemente, dal «fantasma» di un chirurgo, e si svolge in parallelo tra la Londra di Re Giorgio III e la Parigi di Napoleone. Il canovaccio gotico-horror, fatto di «mad doctor», esperimenti al limite, tavoli anatomici e dissezioni di cadaveri trafugati, serve però a Manfredi per un’indagine nei meccanismi e nell’ideologia di quelle che Foucault e Basaglia definirono «istituzioni chiuse», segnatamente quelle che riguardano la sanità: dagli ospedali ai manicomi. Lo scavo arriva fino al cuore dell’istituzione medica, ai rischi del potere della classe e della scienza medica, esercitato senza una reale partecipazione e diffusione della conoscenza.
A riprova di questa seria ricognizione Manfredi ha fatto da «testimonial» nella recente campagna «Staminabilia» (sulla ricerca e utilizzazione delle cellule staminali del sangue) al Festival della Scienza di Genova. Tranquilli però: non aspettatevi un noioso pamphlet che sfoggia erudizione e affastella documenti, perché il romanzo di Manfredi, pur documentatissimo, è un romanzo-romanzo, ben scritto e dal buon ritmo. Quasi da fare invidia - come annotò Sergio Pent recensendo Ho freddo - a Stephen King.
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Tecniche di resurrezione
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