venerdì 6 agosto 2010

Carlo Lucarelli: La verità su Ventura


La verità su Ventura


Lasciamo stare i morti, ma qu
alche puntualizzazione forse va fatta comunque. Quasi tutti i giornali - compreso questo - nel dare la notizia della morte di Giovanni Ventura, uno dei protagonisti di alcuni dei cosiddetti “misteri italiani” a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, hanno riassunto la vicenda più o meno con le stesse parole: venne condannato e poi assolto per la strage di piazza Fontana a Milano e ritenuto responsabile per una serie di attentati. Negli articoli, poi, seguivano notizie più complete, ma sotto il titolo, più o meno, ho quasi sempre letto questo.
Assolto.
Ecco, non è che non sia vero, e non voglio neanche fare il maestrino pedante, ma c’è qualcosa di più. Giovanni Ventura è stato sì definitivamente assolto, nel 1987, assieme a Franco Freda, per la strage di Piazza Fontana. Ma la sentenza che ha chiuso più avanti, nel 2005, un altro filone del processo ha riconosciuto come sufficentemente provate le loro responsabilità nella strage. Solo che, essendo già stati assolti nell’altro processo non possono più essere processati per quel reato. Dire che Giovanni Ventura è stato assolto è un po’ come dire che è stato assolto Andreotti: è vero ma le cose sono un po’ più complesse. E infamanti.
Questo, ripeto, non per pedanteria o per particolare odio verso il fu signor Ventura, ma per ribattere che nei processi ai fattacci del nostro recente passato ci sono un sacco di fatti accertati, di dinamiche acclarate e di meccanismi rivelati che vanno oltre il semplice dispositivo della sentenza: assolto o condannato.
C’è un sacco di verità, in quei processi. Sintetizzarla nel breve spazio del riassunto sotto un titolo non è facile, è vero, ma non per questo possiamo trascurarla.


Carlo Lucarelli, l'Unità, 6 agosto 2010
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vedi anche:
il manifesto, Militant , Staffetta I e II

3 commenti:

riccardo uccheddu ha detto...

Ottime, le puntualizzazzioni di Lucarelli.
Infatti, l'informazione tende sempre più a semplificare e non di rado (e colpevolmente) a banalizzare.
Il passo successivo alla semplificazione ed alla banalizzazione è la trasmissione di un messaggio distorto ed in effetti, falso.
Vicende complesse e letteralmente intrise di sangue come quelle che hanno riguardato il nostro Paese non solo da Piazza Fontana in poi, ma addirittura da Portella della Ginestra (1947 e non a caso di questa strage ha di recente riparlato il procuratore Scarpinato) necessitano di un'informazione ben più seria e rigorosa.
Altrimenti si fa credere alla gente che persone responsabili di tante, troppe morti siano state "assolte."
Il che è totalmente falso.
Ma forse, è proprio quel che si vuol far credere, no?
Un abbraccio
Riccardo

rudy ha detto...

Come te, caro Riccardo, penso che la banalizzazione sia un fenomeno rilevante, diffuso, pericoloso. E' un presupposto essenziale di ogni forma di revisionismo.
Per questo precisazioni come quella di Lucarelli mi sono sembrate essenziali.
Che le semplificazioni si generino per così dire "spontaneamente", "automaticamente", che siano trasmesse e spesso recepite come ovvie, è un segno inquietante della "normalità" del revisionismo.
Ricambio l'abbraccio, e chiedo scusa se non sempre riesco a rispodere ai commenti (tuoi o di altr*) alla causa delle mie ridotte possibilità di connessione in questo periodo.

Marghi ha detto...

La disinformazione (o l'informazione distorta e parziale) sono paradossalmente il prodotto di questo tempo di iperinformazione in cui una parola vale l'altra, in cui l'importante è l'effetto e non il contenuto. Ottime le vostre analisi (Riccardo, troverai una canzone anche su Portella della Ginestra ;-)) e le precisazioni di Lucarelli. Se i morti sono tutti uguali e vogliamo lasciarli pace, ricordiamoci sempre che da vivi uguali non erano e il male, il fascismo non si cancellano. Credo doverosa questa distinzione, per non oltraggiare la memoria delle vittime innocenti.
Marghi