Nei lager nazisti, i prigionieri politici erano contrassegnati da un triangolo rosso.
Dopo la Liberazione, quel marchio un tempo imposto è divenuto per gli ex deportati politici un simbolo della memoria, un segno della continuità di una lotta.
Eppure, pare proprio che a Marzabotto, in questi giorni, i triangoli rossi non siano mancati.
E diversi intervenuti al congresso hanno detto cose che meritano di essere conosciute e non vengono divulgate dai "grandi" media.
Ma, lasciando questa specie di "Repubblica di Salotto" mediatica e i suoi "bei nomi", cerchiamo un po' nella cronaca locale, troviamo - a pagina IV dell'Unità-Bologna del 27 settembre - oltre ad una testimonianza di Osvaldo Corazza, ex deportato a Mauthausen, troviamo alcune dichiarazioni degli intervenuti: Gianfranco Maris (presidente nazionale dell'Aned, confermato con voto unanime al Cogresso), Enzo Collotti, e Moni Ovadia.
Cito dall'articolo di Chiara Affronte sull'Unità-Bologna (intitolato: "Ex deportati a congresso: 'Fascismo pericolo attuale'"):
"il problema della trasmissione di memoria esiste. E si scontra con il revisionismo di una destra che tende ad affievolire le colpe del fascismo. Proprio a questo proposito ieri [il 26 settembre], sia dal presidente Gianfranco Maris che degli altri relatori ..., sono stati ricordati tanti episodi che negli ultimi anni hanno riproposto il tema dell'antifascismo. Quando uomini come Gianni Alemanno, non appena eletto sindaco, stabilisce come una prorità l'intitolazione di una strada a Giorgio Almirante. E quando il presidente della Camera Gianfranco Fini definisce la strage di Sant'Anna di Stazzema una strage nazista, e non nazi-fascista. A poco servono, secondo lo storico Enzo Collotti, le prese di distanza da certi fatti del passato, se poi si auspica la riapertura degli accertamenti sulle responsabilità della strage del 2 agosto. Da condannare, inoltre, il fair play bipartisan che ha portato il centrosinistra ad accettare che venissero presentati alle Camere i discorsi parlamentari di Almirante, quando attraverso l'operato di quest'uomo è passata "tutta la politica razzista dal '38 al '43...". Importante ancora per Moni Ovadia combattere quell'operazione revisionista che "mira a isolare la Shoah dall'antifascismo, riconducendo le vittime non ebree ad un fatto marginale". Basta quindi, secondo l'attore, con l' "israelinizzazione della Shoah": un'operazione pericolosissima, "soprattutto per gli stessi ebrei" perché va contro il concetto ebraico di "uomo universale, annientato in quei lager". In quei campi sono stati uccisi dei prigionieri politici - ha ricordato ancora Moni Ovadia - che hanno sopportato un calvario terribil, restituendoci la libertà. E' stato Maris a chiedere con forza di smettere di chiamare i campi di sterminio campi di lavoro: "Sono stati luoghi di annientamento in cui chi non risultava idoneo al lavoro veniva ucciso con una puntura di benzina al cuore. Tra i deportati politici di Mauthausen solo l'80% è tornato a casa. Non bisogna dimenticarlo, è il richiamo del congresso di Marzabotto. E impedire ogni gesto che tenta di rivalutare il fascismo possa essere compiuto".
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NB: Il triangolo rosso è il titolo di una giornale ed il simbolo dell'Aned.
La fotografia del fazzoletto è tratta dalla galleria delle foto sul congresso (a cura di Leonardo Visco Gilardi) accessibile dal relativo articolo pubblicato sul sito dell'Aned.
La fotografia del fazzoletto è tratta dalla galleria delle foto sul congresso (a cura di Leonardo Visco Gilardi) accessibile dal relativo articolo pubblicato sul sito dell'Aned.
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