«... dietro l'aggressione di Verona non c'è alcun riferimento ideologico».
8 commenti:
Anonimo
ha detto...
La questione è davero complessa. Non so neanche quanto affrontabile in un blog, dove la sintesi è importante. Fini ha detto cose gravi. Però è anche vero che "l'ideologia", se con essa intendiamo un progetto politico consapevole, non spiega tutto fino in fondo. p.s. ho aggiornato sul mio blog le adesioni al corteo del 17. Ci son anche iniziative in università, che pubblicherò più avanti.
Ti ringrazio per gli aggiornamenti e, appena possibile (questione di tempo a disposizione) aggiorno il mio post indicando moltitudini, in modo che chi passa di qui trovi il link anche se non legge i commenti.
Su incidenze ho pubblicato anche articoli "complessi", ma l'"Enciclopedia della neolingua", (che, per ora, ha soltanto 2 lemmi (questo e uno su Gramsci), è lapidaria: soltanto brevi citazioni, frasi "normali" e normalizzanti e, per me, inquietanti, per quanto prevedibili e "ovvie", nella temperie attuale.
Non c'è nulla che spieghi tutto, e meno che mai l' ideologia. Ma la denegazione di una matrice ideologica in un'aggressione neonazi, da parte di Fini, non è un richiamo alla "complessità", è una minimizzazione, una cancellazione del senso e del contesto politico di atti come l'omicidio di Verona, che tende a fare del neonazismo una specie di manifestazione di un "disagio" o "disadattamento" generazionale. Il discorso sarebbe lungo, e in alcuni dei miei saggi ed articoli che ho riproposto su "incidenze" (per sottrarli alla "polvere degli archivi") ho tracciato alcune linee di lettura sul neorazzismo, le retoriche della pedagogia e terapia dei nazi etc.
Alla radice, questa voce dell'Enciclopedia della neolingua, cerca di far emergere la violenza denegata dalla (e, dunque, della) pretesa "fine delle ideologie". Ma come dice Wittgenstein da qualche parte, meglio lasciare al lettore quel che può fare da solo.
E non ti sarebbe stato necessario sottolinearlo, se non ci fossero ampi settori dell'opposizione e dei media democratici che plaudono i discorsi del neo per il loro carattere "equilibrato".
La negazione della matrice politica di certi fatti è proprio una neolingua che viene ripetuta in continuazione, com'è successo con le dichiarazioni di Larussa sugli slogan fascisti degli ultra italiano a Sofia. E' una mossa fin troppo chiara, basta leggere questo articolo:
Fascista sarà lei
Fascista sarà lei! La Russa depreca i cori al Duce durante Bulgaria-Italia, Alemanno definisce "infamia" le leggi razziali
Momenti duri per gli uomini di destra, che in tempi di gioventù e d'opposizione furono a volte estremi, ma che nelle vesti di governo e di amministratori devono far buon "senso" a cattivo gioco. "Se mi fossi trovato lì, mi sarei vergognato", tuona Ignazio La Russa, grande tifoso della Nazionale, contro la frangia di ultrà italiani che per la partita Bulgaria-Italia ha dato vita a cori fascisti, con il Duce come protagonista. "Quei cori - ha precisato il ministro della Difesa - sono una vergogna esattamente come è da condannare chi ha bruciato la bandiera bulgara". "Ma non siamo davanti a un problema politico, di qualunque colore esso sia - precisa poi -. Mi rifiuto di analizzare il problema secondo il classico schema fascismo-antifascismo. Siamo davanti a gente che non sa assolutamente niente di quello che va urlando, che non conosce neppure l'abc di quello che dice''...
C'ERA LA COPERTURA DI FORZA NUOVA DEGLI ASSASSINI DI NIC.
Verona: Fecero fuggire gli assassini di Tommasoli: indagati in tre di Forza Nuova · Fecero fuggire gli aggressori di Tommasoli: indagati in tre
Il pm Francesco Rombaldoni ha chiuso l'inchiesta. Per l'accusa, Stefano Torre, Samuele Maffizzoli e Filippo Bodini hanno agevolato la fuga a Londra di Perini e Veneri, durata 2 giorni
Verona. Tre indagati per favoreggiamento personale per quel «passaggio» oltre confine. Perchè «Peri» e «Tarabuio» lasciarono l'Italia e arrivarono a Londra per cercare di evitare le conseguenze dell'aggressione a Nicola Tommasoli. La fuga di Nicolò Veneri e Federico Perini iniziò verso le 20 del 2 maggio, trentasei ore dopo l'aggressione a Nicola Tommasoli avvenuta in corticella Leoni nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2008. Rientrarono in Italia, furono convinti a farlo dal loro legale, il 5 maggio, poche ore prima che la commissione medica iniziasse la procedura per dichiarare ufficialmente il decesso di Nicola. Il processo per la morte del designer industriale di Negrar si è concluso in settembre con quattro condanne, l'indagine avviata dal dottor Francesco Rombaldoni per individuare chi aiutò i due giovani a lasciare l'Italia si è chiusa qualche giorno fa. E per Stefano Torre, Filippo Bodini (assistiti da Roberto Bussinello e Andrea Baciga) e Samuele Maffizzoli l'accusa formulata dal pm titolare anche dell'inchiesta Tommasoli è quella prevista dall'articolo 378 del codice penale, il favoreggiamento personale, che recita, al primo comma «chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce l'ergastolo o la reclusione, e fuori dei casi di concorso nel medesimo, aiuta taluno a eludere le investigazioni dell'Autorità, o a sottrarsi alle ricerche di questa, è punito con la reclusione fino a quattro anni». Una fuga articolata quella di Perini e Veneri: il 2 maggio pranzarono a casa, chiamarono dalle Donne (che però fu convinto dai genitori a non partire e a presentarsi in Questura) e con la macchina di Federico arrivarono fino ad un parcheggio alle Golosine. L'Audi A3 restò lì (pochi giorni dopo fu trovata dagli uomini della Digos) mentre i due salirono sulla «Y10» di Torre (che insieme a Maffizzoli era candidato in sesta e settima circoscrizione alle ultime amministrative nelle liste di Forza Nuova, mentre Bodini era in lista, sempre per lo stesso movimento, insieme a Perini in quarta e ottava circoscrizione,ndr). L'accusa è rivolta a tutti e tre gli amici ma starà alla procura individuare il ruolo di ognuno e stabilire se tutti arrivarono fino a Innsbruck. Perini e Veneri scesero in Austria, presero un taxi e arrivarono fino all'aeroporto di Monaco. Il 3 maggio si imbarcarono su un volo low coast della Easy Jet diretto a Londra. Dormirono in ostello per risparmiare ma la vita a Londra è cara, per una colazione spesero un'enormità, e la latitanza costa. In due giorni rimasero senza denaro (il biglietto della Ryan Air che li riportò a Bergamo fu fatto dall'Italia), le notizie da casa erano tremende: quel ragazzo colpito in corticella Leoni non era mai uscito dal coma. Loro tornarono, ma le indagini per stabilire chi li aiutò erano già iniziate.
( articolo di Fabiana Marcolini, da http://www.larena.it/stories )
Fini nel Secolo fedele: quando viene ammazzato un compagno, come per Nicola Tommasoli, e adesso ritornando sul "decesso" (non dice: l'uccisione!) di Carlo Giuliani ha tante premure e giustificazioni. Per gli assassini, ovviamente...
8 commenti:
La questione è davero complessa. Non so neanche quanto affrontabile in un blog, dove la sintesi è importante.
Fini ha detto cose gravi. Però è anche vero che "l'ideologia", se con essa intendiamo un progetto politico consapevole, non spiega tutto fino in fondo.
p.s. ho aggiornato sul mio blog le adesioni al corteo del 17.
Ci son anche iniziative in università, che pubblicherò più avanti.
Ti ringrazio per gli aggiornamenti e, appena possibile (questione di tempo a disposizione) aggiorno il mio post indicando moltitudini, in modo che chi passa di qui trovi il link anche se non legge i commenti.
Su incidenze ho pubblicato anche articoli "complessi", ma l'"Enciclopedia della neolingua", (che, per ora, ha soltanto 2 lemmi (questo e uno su Gramsci), è lapidaria: soltanto brevi citazioni, frasi "normali" e normalizzanti e, per me, inquietanti, per quanto prevedibili e "ovvie", nella temperie attuale.
Non c'è nulla che spieghi tutto, e meno che mai l' ideologia.
Ma la denegazione di una matrice ideologica in un'aggressione neonazi, da parte di Fini, non è un richiamo alla "complessità", è una minimizzazione, una cancellazione del senso e del contesto politico di atti come l'omicidio di Verona, che tende a fare del neonazismo una specie di manifestazione di un "disagio" o "disadattamento" generazionale.
Il discorso sarebbe lungo, e in alcuni dei miei saggi ed articoli che ho riproposto su "incidenze" (per sottrarli alla "polvere degli archivi") ho tracciato alcune linee di lettura sul neorazzismo, le retoriche della pedagogia e terapia dei nazi etc.
Alla radice, questa voce dell'Enciclopedia della neolingua, cerca di far emergere la violenza denegata dalla (e, dunque, della) pretesa "fine delle ideologie". Ma come dice Wittgenstein da qualche parte, meglio lasciare al lettore quel che può fare da solo.
Sulle questioni sollevate dal "caso" Verona, preferisco rinviare ad articoli da alcuni blog, segalo:
letturalenta, Carlo, il nuovo mondo di Galatea
Fatto: ho aggiornato il mio post su Genova con l'inserimento di un rinvio a Moltitudini per aggiornamenti e info.
«... dietro l'aggressione di Verona non c'è alcun riferimento ideologico».
E dietro alla cultura del neopresidente della Camera non v'è nulla di realmente antifascista...
E non ti sarebbe stato necessario sottolinearlo, se non ci fossero ampi settori dell'opposizione e dei media democratici che plaudono i discorsi del neo per il loro carattere "equilibrato".
La negazione della matrice politica di certi fatti è proprio una neolingua che viene ripetuta in continuazione, com'è successo con le dichiarazioni di Larussa sugli slogan fascisti degli ultra italiano a Sofia. E' una mossa fin troppo chiara, basta leggere questo articolo:
Fascista sarà lei
Fascista sarà lei!
La Russa depreca i cori al Duce durante Bulgaria-Italia, Alemanno definisce "infamia" le leggi razziali
Momenti duri per gli uomini di destra, che in tempi di gioventù e d'opposizione furono a volte estremi, ma che nelle vesti di governo e di amministratori devono far buon "senso" a cattivo gioco. "Se mi fossi trovato lì, mi sarei vergognato", tuona Ignazio La Russa, grande tifoso della Nazionale, contro la frangia di ultrà italiani che per la partita Bulgaria-Italia ha dato vita a cori fascisti, con il Duce come protagonista. "Quei cori - ha precisato il ministro della Difesa - sono una vergogna esattamente come è da condannare chi ha bruciato la bandiera bulgara". "Ma non siamo davanti a un problema politico, di qualunque colore esso sia - precisa poi -. Mi rifiuto di analizzare il problema secondo il classico schema fascismo-antifascismo. Siamo davanti a gente che non sa assolutamente niente di quello che va urlando, che non conosce neppure l'abc di quello che dice''...
http://liberoblog.libero.it//sport/bl8153.phtml
C'ERA LA COPERTURA DI FORZA NUOVA DEGLI ASSASSINI DI NIC.
Verona: Fecero fuggire gli assassini di Tommasoli: indagati in tre di Forza Nuova ·
Fecero fuggire gli aggressori di Tommasoli: indagati in tre
Il pm Francesco Rombaldoni ha chiuso l'inchiesta. Per l'accusa, Stefano Torre, Samuele Maffizzoli e Filippo Bodini hanno agevolato la fuga a Londra di Perini e Veneri, durata 2 giorni
Verona. Tre indagati per favoreggiamento personale per quel «passaggio» oltre confine. Perchè «Peri» e «Tarabuio» lasciarono l'Italia e arrivarono a Londra per cercare di evitare le conseguenze dell'aggressione a Nicola Tommasoli. La fuga di Nicolò Veneri e Federico Perini iniziò verso le 20 del 2 maggio, trentasei ore dopo l'aggressione a Nicola Tommasoli avvenuta in corticella Leoni nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2008. Rientrarono in Italia, furono convinti a farlo dal loro legale, il 5 maggio, poche ore prima che la commissione medica iniziasse la procedura per dichiarare ufficialmente il decesso di Nicola. Il processo per la morte del designer industriale di Negrar si è concluso in settembre con quattro condanne, l'indagine avviata dal dottor Francesco Rombaldoni per individuare chi aiutò i due giovani a lasciare l'Italia si è chiusa qualche giorno fa. E per Stefano Torre, Filippo Bodini (assistiti da Roberto Bussinello e Andrea Baciga) e Samuele Maffizzoli l'accusa formulata dal pm titolare anche dell'inchiesta Tommasoli è quella prevista dall'articolo 378 del codice penale, il favoreggiamento personale, che recita, al primo comma «chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce l'ergastolo o la reclusione, e fuori dei casi di concorso nel medesimo, aiuta taluno a eludere le investigazioni dell'Autorità, o a sottrarsi alle ricerche di questa, è punito con la reclusione fino a quattro anni».
Una fuga articolata quella di Perini e Veneri: il 2 maggio pranzarono a casa, chiamarono dalle Donne (che però fu convinto dai genitori a non partire e a presentarsi in Questura) e con la macchina di Federico arrivarono fino ad un parcheggio alle Golosine. L'Audi A3 restò lì (pochi giorni dopo fu trovata dagli uomini della Digos) mentre i due salirono sulla «Y10» di Torre (che insieme a Maffizzoli era candidato in sesta e settima circoscrizione alle ultime amministrative nelle liste di Forza Nuova, mentre Bodini era in lista, sempre per lo stesso movimento, insieme a Perini in quarta e ottava circoscrizione,ndr). L'accusa è rivolta a tutti e tre gli amici ma starà alla procura individuare il ruolo di ognuno e stabilire se tutti arrivarono fino a Innsbruck. Perini e Veneri scesero in Austria, presero un taxi e arrivarono fino all'aeroporto di Monaco. Il 3 maggio si imbarcarono su un volo low coast della Easy Jet diretto a Londra. Dormirono in ostello per risparmiare ma la vita a Londra è cara, per una colazione spesero un'enormità, e la latitanza costa. In due giorni rimasero senza denaro (il biglietto della Ryan Air che li riportò a Bergamo fu fatto dall'Italia), le notizie da casa erano tremende: quel ragazzo colpito in corticella Leoni non era mai uscito dal coma. Loro tornarono, ma le indagini per stabilire chi li aiutò erano già iniziate.
( articolo di Fabiana Marcolini, da http://www.larena.it/stories )
Fini nel Secolo fedele: quando viene ammazzato un compagno, come per Nicola Tommasoli, e adesso ritornando sul "decesso" (non dice: l'uccisione!) di Carlo Giuliani ha tante premure e giustificazioni. Per gli assassini, ovviamente...
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