domenica 24 giugno 2012

Les Cactus - J. Dutronc et J. Lanzmann

 

Le Cactus
 par Jacques Dutronc et Jacques Lanzmann

1967  


Le monde entier est un cactus
Il est impossible de s'assoir
Dans la vie, il y a qu'des cactus
Moi je me pique de le savoir
Aïe aïe aïe, ouille, aïe aïe aïe
Dans leurs cœurs, il y a des cactus
Dans leurs porte-feuilles, il y a des cactus
Sous leurs pieds, il y a des cactus
Dans leurs gilets, il y a des cactus
Aïe aïe aïe, ouille ouille ouille, aïe
Pour me défendre de leurs cactus
A mon tour j'ai mis des cactus
Dans mon lit, j'ai mis des cactus
Dans mon slip, j'ai mis des cactus
Aïe aïe aïe, ouille, aïe aïe aïe
Dans leurs sourires, il y a des cactus
Dans leurs ventres, il y a des cactus
Dans leurs bonjours, il y a des cactus
Dans leurs cactus, il y a des cactus
Aïe aïe aïe, ouille, aïe
Le monde entier est un cactus
Il est impossible de s'assoir
Dans la vie, il y a qu'des cactus
Moi je me pique de le savoir
Aïe aïe aïe, ouille, aïe aïe aïe
Aïe…Aïe…Ouille…

sabato 23 giugno 2012

Via via Almirante!


 

Roma, 21 giugno 2012

"Vergogna" così la partigiana Luciana Romoli interviene nell'aula del consiglio del Municipio II a Roma, dove è in discussione un odg de la Destra per intitolare viale Liegi a Giorgio Almirante. "Ho avuto due zii torturati e uccisi dai fascisti e voi volete intestare la strada a un mascalzone?"
Le immagini girate con il cellulare dal consigliere Luca Sappino (Sel)




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approfondimenti:
Almirante, per esempio

giovedì 7 giugno 2012

Appello per un'Europa democratica: Sosteniamo la sinistra radicale greca



Sosteniamo la sinistra radicale greca 
Appello per un'Europa democratica
 Étienne Balibar, Rossana Rossanda, Michel Vakaloulis


Tutti sanno che, nell'evolversi degli avvenimenti che in tre anni hanno spinto la Grecia nell'abisso, le responsabilità dei partiti al potere dal 1974 sono schiaccianti. Nuova Democrazia e Pasok hanno perpetuato corruzione e privilegi, ne hanno beneficiato e fatto ampiamente beneficiare fornitori e creditori della Grecia, mentre le istituzioni comunitarie guardavano altrove. Potremmo stupirci del fatto che la Ue o l'Fmi, trasformati in baluardi di virtù e di rigore, si impegnino a riportare al potere questi stessi partiti che non hanno più nessun credito, denunciando il «pericolo rosso» incarnato da Syriza, minacciando di tagliare i viveri se le elezioni del 17 giugno confermeranno il rigetto del Memorandum come il 6 maggio scorso. Non soltanto questa ingerenza è in flagrante contraddizione con le regole democratiche più elementari, ma le sue conseguenze sarebbero drammatiche per il nostro avvenire comune. Ci sarebbe una ragione sufficiente per rifiutare, in quanto cittadini europei, di lasciar soffocare la volontà del popolo greco. Ma la situazione è ancora più grave. Da due anni i dirigenti dell'Unione europea, in stretta concertazione con l'Fmi, lavorano per spossessare il popolo greco della sovranità. Con il pretesto del risanamento delle finanze pubbliche e di modernizzare l'economia impongono un'austerità che soffoca l'attività economica, riduce alla miseria la maggioranza della popolazione, smantella il diritto del lavoro. Questo programma di risanamento sul modello neoliberista sfocia nella liquidazione dell'apparato produttivo e nella disoccupazione di massa. Per imporlo, c'è stato bisogno addirittura di uno stato d'emergenza senza equivalenti in Europa occidentale dalla fine della seconda guerra mondiale: il bilancio dello Stato è dettato dalla troika, il parlamento greco è ridotto a una camera di registrazione, la Costituzione più volte aggirata. La decadenza del principio di sovranità popolare va di pari passo con l'umiliazione di un intero paese. In Grecia è stato toccato il fondo, ma questa deriva non riguarda solo la Grecia. Sono tutti i popoli delle nazioni che la costituiscono ad essere considerati dall'Unione europea alla stregua di entità trascurabili, quando si tratta di imporre un'austerità contraria ad ogni razionalità economica, di combinare gli interventi dell'Fmi e della Bce a favore del sistema bancario, o di imporre dei governi di tecnocrati non eletti.

martedì 5 giugno 2012

indimenticabile Carla

Se ne è andata questa sera Carla Verbano, madre di Valerio, ucciso davanti ai suoi occhi dai fascisti del Nar il 22 febbraio del 1980.

«Se ne è andata questa sera Carla Verbano. Ci ha lasciato dopo aver lottato a lungo e con tenacia contro un male che da anni la tormentava. Per noi Carla non è stata solo la madre di un compagno assassinato, Valerio, l'esempio di una donna e di una madre che fino all'ultimo ha lottato per avere verità e giustizia sull'omicidio del figlio, ma anche un'amica e una figura importante per le nostre vite e per le nostre battaglie. Una compagna e una amica che abbiamo avuto vicino nei momenti difficili così come in quelli più felici». Così una nota di un gruppo di militanti.
In questo modo è arrivata la notizia alle agenzie.
Carla da 32 anni lottava per avere giustizia. In fondo soltanto sapere chi e perché aveva ucciso Valerio, in casa, dopo aver legato e imbavagliato lei e il padre, in uno degli agguati più infami condotti dai fascisti in quegli anni.
Ultraottantenne, gestiva ben due profili Facebook in cui continuava a intrattenere rapporti con compagni e amici di Valerio, nonché con altre migliaia di compagni e ragazzi che ne avevano soltanto letto la storia, anni dopo.
Le inchieste della magistratura, dopo l'uccisione del giudice Mario Amato, unico incaricato di dare la caccia ai Nar, solo e senza scorta, non sono mai state condotte con particolare impegno. Anzi, ci è sempre sembrato l'opposto. Fin dalla sparizione di molte prove, in alcuni casi per ordine di altri magistrati (come la distruzione del passamontagna perduto nella colluttazione da uno degli assassini). Negli ultimi due anni - anche in seguito a libri che hanno ripercorso con più o meno profondità la dinamica dell'omicidio e la mappa dei fascisti attivi a Roma in quegli anni - era sembrato che qualcosa si fosse mosso. Un'indagine del Dna sugli occhiali perduti da "capo" del commando aveva dato esito positivo. Ma poi tutto è tornato sotto silenzio, in quel "porto delle nebbie" che è sempre stata la Procura di Roma.
Addio Carla, non ci potremo mai dimenticare il tuo sguardo. E la tua decisione.