giovedì 17 maggio 2007

Negazionismo virtuale: prove tecniche di trasmissione (1998)

Rudy M. Leonelli, Luca Muscatello, Vincenza Perilli, Leonardo Tomasetta
Negazionismo virtuale: prove tecniche di trasmissione, altreragioni, n. 7, 1998, pp. 175-181 *

In un recente studio Alain Bihr indica tra le condizioni che, negli ultimi anni, hanno permesso al verbo e al credo revisionista di uscire dai circoli ristretti in cui era costretto, l'affermarsi di una sorta di relativismo generalizzato:

"tutti i punti di vista si equivalgono, non c'è più criterio che permetta di distinguere chiaramente il vero dal falso, il reale dall'illusorio, il bene dal male; a ciascuno forgiarsi la sua opinione, e d'altronde tutte le opinioni sono accettabili quando sono sincere. Questa assenza di criteri è del resto celebrata dall'ideologia postmodernista come una liberazione, come l'accesso a un mondo in cui l'individuo può moltiplicare i punti di vista, simultaneamente o successivamente: intrecciarli senza curarsi della loro coerenza, o praticare una sorta di nomadismo identitario, cambiando di 'visione del mondo' come di camicia"
[1].



Le reti telematiche sono diventate uno dei luoghi privilegiati di riproduzione e sperimentazione di questo relativismo, popolarizzato da riviste come Wired: "All'improvviso, la tecnologia ci ha dato poteri che ci permettono di manipolare non solo la realtà esterna, il mondo che ci circonda, ma anche e soprattutto noi stessi. Potete diventare tutto quello che volete essere".[2]
Per questo sarebbe sbrigativo e troppo facile liquidare l'utilizzo delle reti da parte del revisionismo telepragmatico come un semplice epifenomeno. Non si tratta di un effetto collaterale, ma di una reale deriva del nomadismo identitario.
"L'ideologia contemporanea della comunicazione è caratterizzata dall'effimero, dalla dimenticanza della storia e del perché degli oggetti e del loro assemblaggio sociale".[3] Il revisionismo si articola facilmente, e in modo quasi "naturale", con questa ideologia.
Abbiamo per ora sollevato il problema. Qui, non affronteremo il fenomeno globale dei file e dei web revisionisti nel mondo,[4] ma ci limiteremo all'analisi di alcuni aspetti di un episodio specifico, che può essere letto come caso limite nel contesto del revisionismo virtuale.
Nell'ottobre del 1990 si diffonde in Italia, dopo una breve fase sperimentale la rete telematica antagonista European counter network (Ecn). Se inizialmente la rete era espressione diretta di una struttura già esistente - il Coordinamento nazionale antinucleare antimperialista - nella quale le realtà locali svolgevano funzione di verifica preliminare dei messaggi immessi,[5] in seguito si apre un dibattito che, nel confronto-scontro con altre esperienze, porterà Ecn a divenire rete "aperta" al contributo di singoli, senza nessuna restrizione e forma di controllo.
Questo processo è in un primo tempo animato dalla tensione verso un nuovo modello di relazioni politiche e comunicative: si cerca di chiudere, o superare, una impostazione in qualche modo "autocentrata" su alcuni nuclei militanti che hanno "resistito", nell'intento di innescare una dinamica espansiva, caratterizzata dall'apertura ad una pluralità di "soggetti" e situazioni.
Le possibilità offerte dalla telematica e dal suo uso alternativo e/o antagonista sembrano rilanciare a vent'anni di distanza e ad un nuovo e più alto livello le potenzialità aperte dalle radio libere. Il parallelo tra le due esperienze è ricorrente e in certo senso spontaneo. Ma il confronto con le radio degli anni Settanta che - dato il carattere quanto meno non generalizzabile di quell'esperienza - potrebbe suggerire una riflessione critica, è spesso sviluppato in termini autocelebrativi, che appiattiscono il dibattito sulle posizioni più viete.
Nella gestione quotidiana di questo passaggio prevale, a scapito delle sollecitazioni più problematiche, un senso comune di impronta dualistica che - in ossequio alla logica binaria - contrappone coppie terminologiche antagonistiche quali: chiuso/aperto, rigido/fluido, verticale/orizzontale, spesso riassunte nell'onnicomprensiva e futile dicotomia vecchio/nuovo, tatuata sulla pelle subculturale di una supposta comunicazione a/ideologica. Non sarà raro reperire in testi teorici e in messaggi ordinari le tracce di un impianto che taglia il mondo in due parole-chiave inconciliabili (o distingue due mondi storicamente sfalsati): lo "stalinismo" e la deregulation.
L'esperienza effettiva dell'uso della rete Ecn mostrerà presto nuovi limiti: al primitivo uso "militante" - spesso ridotto ad una sorta di utile, ma limitato "bollettino" - e alla diffusione di contributi teorici, italiani e non, si affianca un tipo di "comunicazione" atomistica, dove la pregiudiziale apertura espone al permanente rischio di ridondante dispersione, e (in particolare nel caso che esaminiamo) iniziano a comparire discussioni che degradano in scambi di invettive. Lontano dall'essere prerogativa esclusiva della rete Ecn, si tratta di un fenomeno normale nella "comunicazione" telematica, tanto che negli Usa è stato coniato il termine electronic harassment (in gergo flame): "a mano a mano che cresce il traffico in rete, aumentano messaggi osceni, insulti, minacce, una versione postmoderna delle vecchie lettere anonime".[6]
A dispetto delle visioni dei profeti dell'era digitale, si va configurando nel cyberspazio uno scenario implosivo. Ai limiti strutturali della comunicazione telematica - riduzione della funzione linguistica alla reazione stimolo-risposta, divieto di replica e di circolarità dello scambio comunicativo, sussunzione dei filtri e dei selettori alle finalità autoreplicative del sistema binario, ecc. - si aggiungono, con l'espandersi della rete, quegli effetti di "ridondanza" e di "rumore" (Luhmann) che, ove non si riesca a governare l'accresciuta complessità dell'informazione circolante, porterà ad una soluzione autistica della stessa comunicazione telematica.
Ma veniamo al negazionismo. Nel novembre 1992, certamente al di fuori di molte speranze puntate sul progetto Ecn, vengono immessi nella rete i primi messaggi revisionisti ad opera del collettivo "Transmaniacon" di Bologna.[7] Il file che inaugura questo esperimento, La provocazione revisionista, è la trascrizione di una intervento transmaniaco trasmesso della neonata Radio K Centrale (Rkc). Spicca, in questo testo, la lapidaria frase di Faurisson:


Le pretesecamere a gas hitleriane e il preteso genocidio degli ebrei formano una sola e medesima menzogna storica, che ha aperto la via ad una gigantesca truffa politico-finanziaria, i cui principali beneficiari sono lo stato d'Israele e il sionismo internazionale, e le cui principali vittime sono il popolo tedesco, ma non i suoi dirigenti, il popolo palestinese tutto intero e, infine, le giovani generazioni ebraiche che la religione dell'Olocausto chiude sempre di più in un ghetto psicologico e morale".

È con queste idee "nuove" che la periferia padana cerca di allungare il passo per raggiungere il "centro" dell'impero. Spingendo al parossismo la violazione dei "tabù"[8] si può forse saltare sul carro della costituenda nazione digitale: "Il mondo collegato è la più libera comunità d'America. I suoi membri possono fare cose inaccettabili altrove nella nostra cultura".[9]
Ha inizio un gioco che continuerà a lungo, con l'immissione di file firmati con soprannomi, acronimi e vari pseudonimi.[10] Rispetto all'uso storico di questo espediente in ambito revisionista,[11] la sperimentazione telematica del nomadismo identitario introduce nuove possibilità di gioco. Usando contemporaneamente diversi pseudonimi uno stesso soggetto può costruire in tempo reale un discorso su diversi livelli, inscenando un personaggio A che collabora all'introduzione del discorso revisionista, un personaggio B che, pur non condividendo a pieno tale discorso, lo ritiene un'utile sollecitazione, e un personaggio C che, mentre ostenta distacco per le dinamiche che ha contribuito a scatenare, solidarizza con A in nome della tolleranza e della libertà di espressione.[12] La presunta "dissoluzione del soggetto" nel cyberspazio si rovescia in un protagonismo indiscriminato, spinto fino al sintomatico genere della (auto)intervista; mentre la celebrata pluralità dei punti di vista diviene mera simulazione. Il carattere duttile e segmentario della comunicazione non manifesta una intrinseca potenza liberatoria: il concatenamento flessibile di una serie di segmenti rigidi può funzionare a cingolo di carrarmato.

martedì 1 maggio 2007

G : Gramsci, Antonio (aggiornamento)

E n c i c l o p e d i a
d e l l a
n e o l i n g u a

G
Gramsci, Antonio

1917
“Odio gli indifferenti: Credo come Federico Hebbel che 'vivere vuol dire essere partigiani'. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."

Da: La città futura, numero unico, interamente redatto da Gramsci, pubblicato dalla Federazione giovanile socialista piemontese, Torino, 11 febbraio 1917.
[versione originale, o arcaica. Lingua: italiano, inizi XX secolo]

* * *

2007
"La figura di Gramsci trascende i limiti di parte"

''L'Italia rende omaggio a Gramsci, una delle più alte figure della sua storia intellettuale. Dette valori in contributo di pensiero che per la ricchezza e profondità dei suoi presupposti e per la modernità dei suoi svolgimenti e delle sue anticipazioni, è giunto a trascendere non solo ogni limite di parte, ma i confini della stessa vicenda storica di cui era figlio: la vicenda del comunismo italiano e internazionale".
[versione revisionata e corretta. Lingua: napolitano, inizi XXI secolo]

sabato 28 aprile 2007

Antonio Gramsci, 27 aprile 1937 - 2007




"Istruitevi

perché
avremo bisogno
di
tutta
la vostra
intelligenza.

Agitatevi
perché
avremo bisogno
di
tutto
il vostro
entusiasmo.

Organizzatevi
perché
avremo bisogno
di
tutta
la vostra
forza."

mercoledì 18 aprile 2007

Bologna: aprile antifascista e antirazzista

«Le printemps est contre le fascisme et le racisme»



21 aprile 2007


ore 13

Ai Giardini di P.ta Saragozza: Pranzo sociale lanciato dal Coordinamento Studentesco Cittadino, con materiali di controinformazione.

ore 16.30

Presso l’Istituto Parri, via S. Isaia 18
l’Assemblea Permanente Antifascista di Bologna organizza il convegno:
«Azione culturale e azione militante per contrastare autoritarismo, razzismo, fascismo».

Intervengono: Luca Alessandrini, Mario Coglitore, Rudy Leonelli, Mauro Raspanti, Armando Sarti, Walter Siri.



22 aprile 2007

ore 16
Piazza dell’Unità: il Coordinamento Migranti di Bologna indice un presidio-manifestazione contro le leggi razziste e segregazioniste varate dai governi di ogni colore per impedire la libera circolazione delle persone. Banchetti, musica, interventi.



23 aprile 2007

ore 20

Circolo Iqbal Masih, via della Barca 23/4: CENA di autofinanziamento e RIUNIONE GENERALE dell’Assemblea Antifascista Permanente di Bologna.


24 aprile 2007
ore 16
Piazza dell’Unità: «Re/esistenze», giornata antifascista organizzata da XM24 e dall’Assemblea Permanente Antifascista di Bologna. Banchetti, musica, interventi, animazione, cori, con lo spettacolo del gruppo teatrale dell’AAP.


25 aprile 2007
ore 17
Centro civico di via Faenza 4 (angolo via Arno): presentazione del DVD prodotto da A-Rivista Anarchica: «A forza di essere vento: lo sterminio nazista degli Zingari». Banchetti, musica, animazione, cori, buffet.



Organizzano:
- AAP (Assembea Antifascista Permanente),
- Circolo anarchico “Berneri”,
- Coordinamento Migranti di Bologna e provincia,
- Coordinamento Studentesco Cittadino,
- VAG61,
- XM24


[vedi UN: Memoria resistente]

mercoledì 21 marzo 2007

Il Grande Dialogo


Dopo la battuta in cerchio gli accerchianti invitano gli accerchiati a un colloquio. Si cerca il Nuovo Inizio. Il Grande Dialogo. Invece delle pubbliche bastonate il tè dietro porte imbottite. Lo scopo dell'esercitazione è dichiarato insieme all'invito: le pecore bianche devono essere separate da quelle nere, si deve spezzare la solidarietà

Hans Magnus Enzensberger,
Palaver



Ho recepito la scelta di organizzare a Bologna un convegno legato al ‘77 come un'implicita sollecitazione ad affrontare problemi che hanno un'importanza strategica in questa città, ma non soltanto per questa città. Per questo vorrei partire da questioni emerse sul piano locale, cercando poi di intravedere almeno il profilo di problematiche più estese. L’attenzione alla dimensione microfisica dei poteri e degli affrontamenti non va confusa con un angusto “localismo”, ma può fornire un punto di attacco per una riflessione in termini di strategie.
La rilevanza di Bologna nel ‘77 è nota, ma questa stessa notorietà comporta semplificazioni e scarsa problematizzazione: la “storia” diventa fruibile e si banalizza... Come contrastare questi reiterati tentativi di normalizzazione? Credo che non si tratti di istituirsi come memoria, testimoniare una “verità” del movimento che andrebbe restaurata, ripristinata nella sua originaria autenticità: il rischio della sterilità o della produzione di miraggi è fin troppo evidente. E’ forse più interessante rovesciare la prospettiva e chiedersi che cosa c’è in gioco nelle operazioni di riscrittura, direttamente sollecitate o benevolmente accolte da quelle stesse istituzioni che avevano estirpato e cancellato il movimento in quegli anni.
La peculiarità della situazione bolognese introduce un punto di vista asimmetrico sulle questioni discusse oggi, una sorta di eccezione che può forse aiutare a riformulare i problemi, o almeno a mostrarne aspetti meno evidenti.