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martedì 7 giugno 2011

“sì dissi sì voglio Sì”.


“yes I said yes I will Yes”.

“sì dissi  sì voglio Sì”.


“Penelope”  (Molly Bloom) 
  
James Joyce, Ulysses  

venerdì 27 maggio 2011

Il "ritorno" del razzismo in Europa. Incontro - BO 27 maggio

Libreria delle Moline
Via delle Moline, 3/A
Bologna
venerdì 27 maggio
ore 18
Le forme del dominio. 
Razzismo  e  sessismo  tra  passato  e  presente

Discussione
a partire dal libro di

Alberto Burgio

Nonostante Auschwitz
Il "ritorno" del razzismo in Europa

copertina Nonostante Auschwitz - Burgio_THUMB.jpg
Roma - DeriveApprodi 2010


Intervengono

Vincenza Perilli
Mauro Raspanti

Seguirà un dibattito con
Alberto Burgio, autore del libro 
 

Il libro nasce dalla constatazione della evidente ripresa del razzismo in Europa. Il tabù del razzismo può dirsi ormai rimosso: si può ricominciare a dirsi razzisti, senza mascheramenti o pretesti. La domanda che si pone è dunque: perché ci ritroviamo in questa situazione, a soli settant’anni dai campi di sterminio nazisti?

Perché, nonostante Auschwitz, non siamo guariti dal razzismo La risposta deve coinvolgere la storia della modernità, la sua genesi, i suoi caratteri costitutivi. Tra razzismo e modernità sussiste un nesso strutturale, al punto che il razzismo deve essere considerato un ingrediente costitutivo della modernità europea. Tesi che viene documentata sul piano storico e argomentata sul piano teorico. Il libro analizza alcune tappe cruciali del processo di formazione delle ideologie razziste: il nesso con la cultura dei Lumi, l’intreccio con le ideologie nazionaliste, l’acme della violenza razzista nella distruzione degli ebrei in Europa. 

Da qui scaturisce un’analisi sul dispositivo ideologico che accomuna le diverse manifestazioni concrete del razzismo nel corso del tempo. L’invenzione dell’«altro» – nemico, infedele o deviante da escludere, perseguitare o sterminare – nasce dalla stigmatizzazione della diversità e conduce alla creazione della «razza maledetta» attraverso la naturalizzazione delle identità stereotipate.

martedì 10 maggio 2011

Furio Jesi: Cultura di destra - Con tre inediti e un'intervista

Furio Jesi
Cultura di destra


 
introduzione e cura di
Andrea Cavalletti 
edizioni nottetempo 2011


“Che cosa vuol dire cultura di destra?”, chiede un intervistatore a Furio Jesi nel 1979. È “la cultura entro la quale il passato è una sorta di pappa omogeneizzata che si può modellare nel modo più utile, in cui si dichiara che esistono valori non discutibili, indicati da parole con l’iniziale maiuscola”.

Originale mitologo della modernità, Jesi dedica gli studi qui raccolti a individuare le matrici sotterranee, il linguaggio e le manifestazioni delle “idee senza parole” della cultura di destra otto-novecentesca; e lo fa smascherandone i luoghi comuni, le formule e le parole d’ordine che alludono a un nucleo mitico profondo e inconoscibile, ma fondante e modellante, cui fanno riferimento i principi ricorrenti di Tradizione, Passato, Razza, Origine, Sacro.
 
Un “vuoto” da riempire di materiali mitologici, manipolati dalla propaganda politica di destra per legittimare il suo potere e gli ordinamenti sociali dominanti.

Da questa prospettiva, Jesi indaga gli apparati linguistici e iconici sottesi al fascismo e al neofascismo, al nazismo e al razzismo, penetra nelle pieghe dell’esoterismo di Julius Evola e del lusso retorico dannunziano, attraversa le pagine di Liala e Pirandello.

Questa nuova edizione di un libro ancora attualissimo è corredata da tre inediti e un’intervista.
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  a margine: 
della S-cultura di destra su  il Giornale... di famiglia

venerdì 22 aprile 2011

Franco Bergoglio: Magazzino jazz


Franco Bergoglio

Magazzino jazz




"Raccogliendo questi articoli mi è parso di radunare merci per uno scaffale improbabile.
Solo una parola meticcia e portuale come magazzino, di origini arabe e di casa in decine di lingue, poteva rappresentare questo accatastare casuale sotto l'etichetta jazz.

Magazine in inglese indica quei periodici che contengono gli argomenti più disparati, come questo libro, un bric à brac di personaggi e cianfrusaglie: dischi nello spazio, poeti e pugili, pittori musicofili, collezionisti folli, batteristi visionari, trombettisti in fuga, un Coltrane diverso e un Parker dantesco ..."

mercoledì 9 marzo 2011

Boulez - Mahler - Nietzsche: "O Mensch! ..."





Uomo sii attento!
Che dice la mezzanotte profonda?
«Io dormivo, dormivo –,
«Da un sonno profondo mi sono risvegliata: –
«Profondo è il mondo,
« E più profondo che nei pensieri del giorno.
«Profondo è il suo dolore –,
«Piacere – più profondo ancora di sofferenza:
«Dice il dolore: perisci!
«Ma ogni piacere vuole eternità –,
«– vuole profonda profonda eternità»

lunedì 28 febbraio 2011

Reading Michel Foucault in the Postcolonial Present - Bologna, 3-4 marzo 2011


A Symposium
Bologna, Italy, March 3-4, 2011

Hosted by the University of Bologna  - Funded by the Finnish Academy


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Facoltà di Scienze Politiche


Sala Poeti - Palazzo Hercolani

Strada Maggiore 45

Bologna





Neoliberalism is superficially understood as a theory of political economic practices proposing that human well-being can best be advanced by the development of entrepreneurial freedoms within an institutional framework characterized by private property rights, individual liberty, unencumbered markets, and free trade.


Less understood, however, is how its claims to be able to develop wealth and freedom became correlated with claims to develop the prosperity and security of life itself. Life, in the form of species existence, rather than human nature, has progressively emerged as a singularly important a priori for liberal political economy


Neoliberalism breaks from earlier liberalisms and traditions of political economy in so far as it pursues the development of economic profitability and prosperity not just with practices for the development of the human species, but with the life of the biosphere.


These correlations of economy, development, freedom, and life in and among neoliberal regimes of practice and representation comprise some of the foundations of its biopolitics.

As this symposium will explore, we cannot understand how liberalism functions, most especially how it has gained the global hegemony that it has, without addressing how systematically the category of life has organized the correlation of its various practices of governance, as well as how important the shift in the very understanding of life, from the human to the biospheric, has been for changes in those practices.

Today it is not simply living species and habitats that are threatened with extinction, and for which we must mobilize our care, but the words and gestures of human solidarity on which resistance to biopolitical regimes of governance depends.

A sense of responsibility for the survival of the life of the biosphere is not a sufficient condition for the development of a political subject capable of speaking back to neoliberalism. What is required is a subject responsible for securing incorporeal species, chiefly that of the political, currently threatened with extinction, on account of the overwrought fascination with life that has colonized the developmental as well as every other biopoliticized imaginary of the modern age.

While Foucault’s thought has been inspirational in diagnosing this condition of the postcolonial age, his works have too often failed to inspire studies of political subjectivity. Instead they have been used to stoke the myth of the inevitability of the decline of collective political subjects, describing an increasingly limited horizon of political possibilities, and provoking a disenchantment of the political itself. In contrast this symposium will excavate the importance of Foucault’s work for our capacities to recognise how this debasement of political subjectivity came about, particularly within the framework of the discourses and politics of "development", and with particular attention to the predicaments of postcolonial peoples.

Why and how it is that life in postcolonial settings has been depoliticized to such dramatic effect? And, crucially, how can we use Foucault to recover the vital capacity to think and act politically in a time when the most basic expressions of thought and human action are being targeted for new techniques of control and governance?

The immediacy of these themes will be obvious to any one living in the South of the world. But within the academy they remain heavily under-addressed. In thinking about what it means to read Michel Foucault today this symposium will address some significant questions and problems. Not simply that of how to explain the ways in which postcolonial regimes of governance have achieved the debasements of political subjectivity they have.

And certainly not that of how we might better equip them with the means to suborn life more fully. But that of how life itself, in its subjection to governance, can and does resist, subvert, escape and defy the imposition of modes of governance which seek to remove it of those very capacities for resistance, subversion, flight, and defiance.

This symposium will be the second in a series, the first having been held in Calcutta in September 2010, "The Biopolitics of Development: Life, Welfare and Unruly Populations". As was established there, the formulation of and response to these questions and problems remains open.

The political reception of Foucault’s thought is not monolithic and the debates provoked among the participants at the Calcutta event are far from settled. Hence the demand for a second symposium, this time in Bologna.

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martedì 16 novembre 2010

Seminario «Foucault e Marx»

«Io cito Marx senza dirlo, senza mettere le virgolette, e poiché la gente non è capace di riconoscere i testi di Marx, passo per essere colui che non lo cita. Un fisico, quando lavora in fisica, prova forse il bisogno di citare Newton o Einstein? Li usa, ma non ha bisogno di virgolette, di note a piè di pagina o di un’approvazione elogiativa che provi fino a che punto è fedele al pensiero del Maestro. E poiché gli altri fisici sanno quel che ha fatto Einstein, quel che ha inventato, dimostrato, lo riconoscono subito. È impossibile fare storia oggi senza usare una sequela di concetti legati direttamente o indirettamente al pensiero di Marx e senza porsi in un orizzonte che è stato descritto e definito da Marx. Al limite, ci si potrebbe chiedere che differenza ci sia tra essere storico e essere marxista»

Michel Foucault
"Entretien sur la prison : le livre et sa méthode", 1975
tr. it. in Microfisica del potere, 1977, p. 134

*  *   *
Rudy M. Leonelli
Seminario
Foucault e Marx
per il corso del prof. Alberto Burgio
0442 - Storia della filosofia contemporanea
Università degli Studi di Bologna
Dipartimento di Filosofia
A. A. 2010 - 2011


Il seminario si propone di delucidare il rapporto forte intrattenuto dalle ricerche di Michel Foucault con concetti ed analisi di Marx, segnatamente nel campo del sapere storico-politico moderno, soffermandosi su diversi luoghi strategici delle opere dei due filosofi-storici e sull’incessante ripensamento – non esente da rettifiche, spostamenti, specificazioni – di Foucault intorno ai suoi rapporti con Marx.
In questa prospettiva il Corso al Collège de France del 1976 “Bisogna difendere la società” assume un’importanza decisiva: è qui che Foucault esplora il complesso e conflittuale processo di formazione del sapere storico-politico moderno, a partire dal riconoscimento tributato da Marx agli storici francesi della Restaurazione, per analizzare poi le posteriori e divergenti trasformazioni di questo sapere, nel cui campo si iscrive la stessa genealogia di Foucault.
Lungo l’asse di questa dimensione riflessiva considereremo inoltre diversi brani di autori (in prevalenza marxisti) che – dopo Marx e prima del Corso del 1976 – hanno trattato la questione del paradossale emergere della storiografia moderna.e/o dell’interpretazione della storia in termini di lotta di classe come radicale e inattesa trasformazione dell’antica guerra delle “razze”.

Orario e sede del seminario: giovedì, ore 11-13, via Centotrecento 18, aula D
Data di inizio: giovedì 18 novembre 2010

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Comunicazioni
per i/le frequentanti:

* Il seminario,integrativo del corso di Storia della filosofia contemporanea del Prof. A. Burgio, è opzionale.
Per chi sceglie di includere nell'esame i temi affrontati nel seminario, è prevista una riduzione dei testi della bibliografia d'esame.
Per informazioni più dettagliate rivolgersi al dott. Leonelli.
* Parti integranti di testi discussi al seminario sono disponibili presso la Copisteria Centotrecento, via Centotrecento 19/b, Bologna
Aggiornamenti calendario:
Come comunicato a chi era presente alla scorsa giornata,
il seminario "Foucault e Marx"
NON si terrà giovedì 23 dicembre,

e riprenderà giovedì 13 gennaio 2011,

* * *
Il seminario si concluderà
giovedì 20 gennaio
(ore 11-13 aula D)
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domenica 14 novembre 2010

Deleuze - Boulez - Berg


Gilles Deleuze
Vincennes, 1975-1976


La storia fatta dai grandi compositori non è una storia conservatrice ma al contrario una storia di distruzione pur amando l'oggetto che si distrugge. Boulez lo dice a proposito delle forme musicali in Berg.





L'histoire faite par les grands compositeurs est non pas une histoire conservatrice mais une histoire de destruction tout en cherissant l'objet quo'n detruit. Boulez le dit à propos des forrmes musicales chez Berg.
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lunedì 8 novembre 2010

Foucault-Marx. Paralleli e paradossi - Presentazione a Bologna 12 nov. 2010



FOUCAULT-MARX PARALLELI E PARADOSSI
a cura di Rudy M. Leonelli
Bulzoni Editore, 2010



Venerdì 12 novembre
ore 18

Libreria delle Moline
Via delle Moline, 3/A
Bologna
tel.: 051 23 20 53




Ne parlano:

Andrea Cavalletti
Università IUAV di Venezia
Manlio Iofrida
Dipartimento di Filosofia, Università di Bologna
Giuseppe Panella
Scuola Normale Superiore di Pisa
Rudy M. Leonelli
Dipartimento di Filosofia, Università di Bologna.


Qui si tratta del buon uso che riusciamo a fare di quanto è contenuto nelle riflessioni di Foucault, Marx, Gramsci,sulla natura ambigua e contraddittoria del potere,che è contemporaneamente sia dominio, sia egemonia, attraversando il pensiero politico della modernità, ma anche del rapporto stretto tra cultura e democrazia, dell’intreccio tra potere e sapere, che ha percorso in molteplici direzioni la profonda riflessione del nostro tempo nei testi di suoi protagonisti, quali Nietzsche, Heidegger, Freud, Breton, Sartre, Bataille, Blanchot, Canguilhem, per esempio, ma anche il poeta René Char, dell’immaginazione, del pensiero, del possibile.

Da interventi presentati e discussi all’incontro: Foucault, Marx, marxismi organizzato dal Dipartimento di Filosofia dell’Università di Bologna presso la Scuola Superiore di Studi Umanistici, il volume raccoglie sei saggi:

Alberto Burgio, La passione per la critica.
Stefano Catucci, Essere giusti con Marx.
Guglielmo Forni Rosa, Note sul rapporto Foucault-Marx. A proposito di “Difendere la società”.
Marco Enrico Giacomelli, Ascendenze e discendenze foucaultiane in Italia. Dall’operaismo italiano al futuro.
Manlio Iofrida, Marxismo e comunismo in Francia negli anni ’50. Qualche appunto sul primo Foucault.
Rudy M. Leonelli, L’arma del sapere. Storia e potere tra Foucault e Marx.

Il volume è arricchito da un contributo di Étienne Balibar.


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