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Scritti critici. Saggi, articoli e recensioni di filosofia, politica e storia del presente
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sabato 15 giugno 2013
Sandro Mezzadra su P. Macherey, Il soggetto produttivo. Da Foucault a Marx
mercoledì 27 marzo 2013
Karl Marx & Klassenkämpfen : Sometime they come back
TIME: Marx’s Revenge: How Class Struggle Is Shaping the World
La vendetta di Marx. Il Time lo rivaluta:
“È stato un profeta, le sue previsioni si sono avverate”
Un lungo articolo del TIME rivaluta Karl Marx. Teorizzò i rischi del capitalismo: impoverimento e conflitti sociali
Il settimanale statunitense dedica una lunga analisi alla rivalutazione
delle teorie di Marx, da sempre osteggiate dagli Usa. “Se i politici non
praticheranno nuovi metodi per garantire eque opportunità economiche a
tutti, i lavoratori di tutto il mondo non potranno che unirsi. E Marx
potrebbe avere la sua vendetta”…
(leggi tutto su Reset Italia)
(leggi tutto su Reset Italia)
lunedì 25 marzo 2013
lunedì 25 febbraio 2013
venerdì 22 febbraio 2013
Louis Althusser, 1963: Marx et la Science - La coupure marxiste
Louis Althusser
1963
Marx et la Science
martedì 19 febbraio 2013
Althusser, Foucault e la crisi del marxismo. BO 28/02/2013
Seminario a partire dai libri di Cristian Lo Iacono, Althusser in Italia. Saggio bibliografico (1959-2009), Milano, Mimesis, 2012 e di Fabio Raimondi, Il custode del vuoto. Contingenza e ideologia nel materialismo radicale di Louis Althusser, Verona, Ombre Corte, 2011
Introduce Manlio Iofrida
Parteciperanno Rudy Leonelli, Cristian Lo Iacono,
Diego Melegari, Fabio Raimondi, Valerio Romitelli.
domenica 3 febbraio 2013
Maria Turchetto: sulla a nuova edizione de «Il capitale finanziario»
Maria Turchetto:
Il valore sonante del potere
Nuova edizione per Mimesis di un classico del pensiero critico novecentesco, «Il capitale finanziario» di Rudolf Hilferding. Un volume ancora utile alla conoscenza della realtà per poi trasformarla. (da il manifesto, 2012.01.13)
La nuova edizione di Il capitale finanziario di Rudolf Hilferding è una vera strenna, di cui sono grata alla casa editrice Mimesis (pp. 544, euro 28). Non certo per il gusto erudito e nostalgico di riavere un classico del marxismo ormai introvabile e citato di seconda e terza mano, ma perché la poderosa opera di Rudolf Hilferding merita davvero, più che una rilettura, una nuova lettura, come suggeriscono nell’introduzione Emiliano Brancaccio e Luigi Cavallaro, curatori di questa edizione. Una lettura - scrivono - che aiuti «a produrre un altro testo che (…) sposti di piano quello immediatamente pervenutoci da Hilferding, facendo apparire nuovi oggetti teorici su cui lavorare»
L’indicazione richiama esplicitamente la lezione di Louis Althusser (non a caso del resto il titolo dell’introduzione è «Leggere Il capitale finanziario»), cui i curatori si rifanno anche quando sostengono che il «nucleo del paradigma marxista», da cui oggi si può ben ripartire anche se non è in voga tra i bocconiani, consiste «nel titanico risultato di aver gettato le basi per una teoria scientifica della storia: una teoria che, si badi bene, non ha nulla a che vedere con la visione teleologica e destinale che afflisse certe sue volgarizzazioni dottrinali».
Per dirla tutta, la «visione teleologica e destinale» della storia è stata ben più che una vulgata ad uso delle accademie sovietiche e delle scuole di partito. Era lo «spirito del tempo» dell’Ottocento e di buona parte del Novecento, che Marx aveva faticosamente trasceso ma attraverso il quale veniva (e viene ancora) interpretato. L’idea che il destino del capitalismo sia predicibile permea perciò anche l’opera di Hilferding e ne costituisce la principale debolezza: è la sua predizione di un percorso spontaneo dall’anarchia all’organizzazione pianificata dell’accumulazione sotto la direzione di un «capitale unificato», preludio della transizione al socialismo. La stessa idea destinale permea anche le coeve teorie del crollo e la stessa visione di Lenin dello stadio monopolistico e finanziario come «fase suprema» - cioè ultima - di un capitalismo divenuto incapace di promuovere lo sviluppo delle forze produttive e perciò morto per la storia, anzi ormai «putrefatto». In Lenin la storia del capitalismo descrive una parabola di tipo organico (nascita, crescita, decadenza e morte) anziché un’evoluzione progressiva; lo schema teleologico prevede comunque la fine prossima e certa (nella forma del crollo, dell’abbattimento rivoluzionario o della metamorfosi riformista), indispensabile a conseguire il fine del comunismo.
Il virtuoso e il parassita
Ma non vorrei qui limitarmi a ribadire l’indicazione althusseriana di abbandonare le storie teleologiche (in quanto tali ideologiche, non scientifiche) orientate al/alla fine; quanto proporre una breve riflessione sul perché, a cavallo tra Ottocento e Novecento, la fine del capitalismo venga declinata nelle forme antitetiche della decadenza e del crollo, da un lato, e dell’evoluzione virtuosa, dall’altro. In L’imperialismo, fase suprema del capitalismo Lenin impone una convivenza forzata a due rappresentanti delle declinazioni antitetiche in questione, Hilferding e Hobson. Riprende infatti, com’è noto, la definizione di Hilferding del «capitale finanziario» come «capitale unificato» («Capitale finanziario significa capitale unificato. I settori del capitale industriale, commerciale e bancario, un tempo divisi, vengono posti sotto la direzione comune dell’alta finanza»), associandovi tuttavia il giudizio negativo espresso da Hobson sulla finanza «parassitaria». Di fatto tradisce, in tal modo, il pensiero di entrambi gli autori: per Hilferding, in realtà, l’unificazione di capitale bancario, commerciale e industriale è un processo sostanzialmente virtuoso, foriero di crescita economica e di potenzialità regolatrici; in Hobson, per contro, il capitale finanziario non rappresenta affatto una forma unificata del capitale, ma una sua frangia degenerata che svolge il ruolo perverso di spostare altrove «la ricchezza della nazione» a scapito dello stesso capitale commerciale e produttivo (per inciso, Hobson non è l’unico, all’epoca, a teorizzare una contrapposizione forte tra industria e finanza: penso, ad esempio, a Thoestein Veblen). La convivenza forzata che Lenin impone alle tesi di Hilferding e di Hobson si basa, ancora una volta, su una metafora organica: il capitale cresce (diventa «più grosso» attraverso i processi di concentrazione e centralizzazione in cui il capitale finanziario ha un ruolo chiave, proprio come dice Hilferding), si espande (invade completamente il mondo, come sostengono entrambi gli autori), ma inesorabilmente invecchia (decade dalla sua funzione propulsiva dello sviluppo per diventare «parassitario», proprio come dice Hobson) ...
leggi tutto su: CONTROLACRISI
lunedì 17 dicembre 2012
Manifestoon: A spectre is haunting ...
The Communist Manifesto illustrated by Cartoons
vedi, nel sito MIA, le traduzioni:
&
venerdì 30 novembre 2012
Citoyen Balibar - Entretien, septembre 2012
Qui vient après le Sujet ? Le Citoyen, répond Étienne Balibar, saisi
non plus dans une souveraineté solitaire, mais dans une communauté en
devenir. Cependant l’égalité des droits que proclame la modernité
n’exclut pas la ségrégation et l’exclusion. Dans ce grand entretien, le
philosophe s’explique sur ce paradoxe qui nourrit aussi sa méthode
d’analyse.
L’ouvrage d’Étienne Balibar, Citoyen-sujet et autres essais d’anthropologie philosophique
(PUF, 2012), tient son titre d’une réponse à une question que Jean-Luc
Nancy, en 1989, avait lancée à tout un ensemble de philosophes français
d’orientations diverses : « Qui vient après le sujet ? » La manière de
comprendre cette question en guide déjà la réponse : elle peut être
saisie comme une question post-structuraliste, qui se demande ce qui se
substitue au sujet, ou ce qui le relève, après le moment philosophique
qui en fit la déconstruction. Étienne Balibar répond : « après le sujet
vient le citoyen » – et s’en explique dans une série d’essais qui
montrent comment le sujet est contesté de l’intérieur par une altérité
qui certes le destitue de sa souveraineté solitaire, mais avec laquelle
en même temps il compose une communauté toujours inachevée. Toute la
réponse de Balibar repose sur une dialectique entre d’un côté le sujet
compris dans sa double dimension, anthropologique (sujet conscient,
sujet affecté) et politique (sujet soumis au pouvoir, sujet de droits)
et de l’autre le citoyen, ou mieux : le concitoyen, de telle sorte qu’on
ne saurait concevoir un devenir citoyen du sujet (le sujet comme être
en commun), sans penser du même coup un devenir sujet du citoyen (le
citoyen émancipé dans un processus de subjectivation).
Après le sujet vient donc le citoyen, ou plutôt : le citoyen-sujet,
dans une communauté politique où l’universel (l’égalité des droits) est à
la fois ce qui sauve et ce qui exclut : les différences
anthropologiques (différences de classe, de race, de sexe…) y sont « à
la fois disqualifiées en tant que justifications de
discriminations au niveau des droits fondamentaux des “êtres humains”
(dont le premier, ou le dernier, qui reprend tous les autres en son
sein, est précisément l’accès à la citoyenneté), et disqualifiantes en
tant que moyen privilégié de légitimer les ségrégations ou les
exclusions intérieures qui privent de citoyenneté (ou de citoyenneté
pleine et entière, “active”) une partie des êtres humains formellement
“égaux en droits”. En d’autres termes, elles réalisent ce paradoxe
vivant d’une construction inégalitaire de la citoyenneté égalitaire »
(p. 27).
Nous avons demandé à Étienne Balibar de revenir sur ce paradoxe, en
commençant par une question de méthode : comment lit-il les philosophes
(Descartes, Locke, Rousseau, mais aussi Marx, Hegel, Freud ou Kelsen)
qui nourrissent ses essais ? Quelle est sa stratégie d’écriture ? Cette
stratégie est tout à la fois bien déroutante et très stimulante,
puisqu’elle n’apparaît pas tant comme une analyse des doctrines
consacrées par l’histoire des idées, ni même de leurs œuvres – que de
textes précis, particuliers, en lequel il s’agit de rechercher et faire
travailler « un point d’hérésie »... P. S.
1/ Vous reprenez à Foucault la question du point d’hérésie, qui vient contester ou renouveler l’idée d’épistémè. Qu’est-ce que ce point d’hérésie ? Comment se manifeste-t-il par exemple chez Descartes ?
2/ Du point d’hérésie à l’anthropologie
3/ Le paradoxe de l’universalisme bourgeois
Balibar5 di laviedesidees
Propos recueillis à Paris par Nicolas Duvoux et Pascal Sévérac.
Prise de vue et montage : Ariel Suhamy.
par Nicolas Duvoux
&
Pascal Sévérac [28-09-2012]
sabato 10 novembre 2012
mercoledì 7 novembre 2012
Bologna - Presentazione del I libro del Capitale, 9 novembre
venerdì
9 novembre - h 18.00
nell’Aula
seminari della Biblioteca “Walter Bigiavi”
via
Belle Arti, 33
verrà
presentato
Il
capitale, libro I
di
KARL
MARX
nella
nuova edizione italiana basata
sulla Marx-Engels
Gesamtausgabe (MEGA2)
a
cura di
ROBERTO
FINESCHI
Siena
School for Liberal Arts
(Marx-Engels,
Opere complete, vol.XXXI, La Città del Sole, 2012)
mercoledì 10 ottobre 2012
La crisi - Gianfranco Manfredi '74
La crisi è strutturale
è nata col capitale
sta dentro al meccanismo d'accumulazione
il riformismo non sarà una soluzione.
La crisi è già matura
e Marx non si è sbagliato
quando che ci ha insegnato
a prendere lo Stato.
Io la crisi la risolvo
oh parbleu ma come fa!
Sì la crisi, sì la crisi la risolvo là per là.
Prendo un fucile
lo faccio pulire,
lo punto sulle masse,
ci aggiungo un po' di tasse
e il sin...dacato
lo tiro da un lato
gli dico in un orecchio
non rompermi lo specchio!
Sì ma il gioco non riesce
tu così tiri a campar
dalla crisi non si esce per di qua.
giovedì 20 settembre 2012
Étienne Balibar: l’aspect le plus «foucaldien» de l’œuvre de Marx
… Il y a ... bien conversion locale de la violence en formes sociales plus «avancées» de l’exploitation – plus «civilisées», et éventuellement plus «productives». Mais c’est au prix, en fait, de son déplacement ou de sa délocalisation. D’autre part, c’est à ce sujet que Marx propose une analyse de la lutte de classes comme un rapport de force évolutif qu’on peut rétrospectivement considérer comme l’aspect le plus «foucaldien» de son œuvre [*]: le «pouvoir» en effet n’y figure pas comme un terme univoque, référant à une instance qui viendrait de l’extérieur contraindre le processus social, mais plutôt comme le rapport lui même, c’est-à-dire le résultat complexe et instable du conflit qui se déploie dans le temps entre discipline et résistance, techniques d’exploitation de la force de travail humaine (que Marx appelle «méthodes d’extraction du surtravail») qui sont aussi, en un sens, des «techniques de gouvernement», et luttes individuelles ou collectives qui incarnent une forme de liberté dès leurs manifestations le plus élémentaires (et non pas seulement préparent une libération «finale») ...
E.
Balibar, Violence et civilité. Welleck Library Lectures et autres essais de philosophie politique, Paris, Galilée 2010, p. 133, «Deuxième conférence. Une violence
“inconvertible”? Essai de topique».
mercoledì 27 giugno 2012
K : Karl Marx
E n c i c l o p e d i a
d e l l a
n e o l i n g u a
n e o l i n g u a
K
Karl Marx
[l’incompatibile]
Un’organizzazione non governativa denominata “Madri bulgare
contro la violenza” [sic!] chiede che il busto dell’economista e filosofo Karl Marx venga rimosso dai giardini del “campus”di Economia dell’Università di Sofia.
Secondo la NGO “è scandaloso che la statua di una persona
che predicò la rivoluzione comunista globale e l’abolizione forzata
della proprietà privata continui ad esistere in una facoltà in cui si
insegna l’economia nazionale e mondiale”.
Il monumento sarebbe “incompatibile con la speranza dei giovani di ricevere una moderna educazione europea ...” [risic!]
Il monumento sarebbe “incompatibile con la speranza dei giovani di ricevere una moderna educazione europea ...” [risic!]
___________
da: italintermedia
martedì 26 giugno 2012
Karl Marx: Vita nova
La seconda vita di Karl Marx
di Marcello Musto
da l'Unità, 24/6/2012
Nuovi manoscritti smontano dogmatismi antichi e offrono
analisi attuali sulla crisi. Dopo anni di lodi sperticate alla logica di
mercato, è molto utile analizzare la sua opera e i suoi appunti
Se la perpetua giovinezza di un autore sta nella sua capacità di riuscire a stimolare sempre nuove idee, si può allora affermare che Karl Marx possiede, senz’altro, questa virtù.
Nonostante, dopo la caduta del Muro di Berlino, conservatori e progressisti, liberali ed ex-comunisti, ne avessero decretato, quasi all’unanimità, la definitiva scomparsa, con una velocità per molti versi sorprendente, le sue teorie sono ritornate di grande attualità. Di fronte alla recente crisi economica e alle profonde contraddizioni che dilaniano la società capitalistica, si è ripreso a interrogare il pensatore frettolosamente messo da parte dopo il 1989 e, negli ultimi anni, centinaia di quotidiani, periodici, emittenti televisive e radiofoniche, di tutto il mondo, hanno celebrato le analisi contenute ne Il capitale.
Nuovi sentieri per la ricerca
Questa riscoperta è accompagnata, sul fronte accademico, dal proseguimento della nuova edizione storico-critica delle opere complete di Marx ed Engels, la MEGA². In essa, le numerose opere incompiute di Marx sono state ripubblicate rispettando lo stato originario dei manoscritti e non, come avvenuto in precedenza, sulla base degli interventi redazionali cui essi furono sottoposti.
Grazie a questa importante novità e tramite la stampa dei quaderni di appunti di Marx (precedentemente quasi del tutto sconosciuti), emerge un pensatore per molti versi differente da quello rappresentato da tanti avversari e presunti seguaci. Alla statua dal profilo granitico che, nelle piazze di Mosca e Pechino, indicava il sol dell’avvenire con certezza dogmatica, si sostituisce l’immagine di un autore fortemente autocritico che, nel corso della sua esistenza, lasciò incompleta una parte significativa delle opere che si era proposto di scrivere, perché sentì l’esigenza di dedicare le sue energie a studi ulteriori che verificassero la validità delle proprie tesi.
domenica 27 maggio 2012
da Guy Debord, La société du spectacle
Estratti del film del 1973 ispirato a La société du spectacle di Guy Debord, con testi recitati dall'autore
sabato 21 aprile 2012
Seminario: "Hegel et Nietzsche dans l’Histoire de la folie"
Università
degli Studi di Bologna
Nel
quadro
del
corso
di
Filosofia
della
Storia
(
Laurea
Magistrale
-
Erasmus
Mundus
)
del
prof.
Manlio
Iofrida
il
dott.
Rudy
M.
Leonelli
terrà
un
seminario
dal
titolo:
Hegel
et
Nietzsche
dans
l’Histoire
de
la
folie
Il
seminario
avrà
luogo
il
23
e
24
Aprile
2012
in
Aula
E,
via
Zamboni,
n.34,
dalle
ore
13,30 alle
ore
15.
venerdì 11 novembre 2011
Sandro Mezzadra, sul rapporto Foucault - Marx [da: Materiali foucaultiani]
A proposito del problema cruciale del rapporto tra Foucault e Marx - per noi di importanza "stategica" - riproduciamo un brano del contributo di Sandro Mezzadra, tratto dal Forum "Michel Foucault e le resistenze" curato da Daniele Lorenzini per Materiali foucaultiani.
* * *
« un ... rapporto che sarebbe importante tornare a studiare è quello tra Foucault e Karl Marx: un rapporto che credo sia interessante interrogare anche dal punto di vista della categoria di “biopolitica”.
In effetti, mi ha colpito molto rileggere, di recente, la conferenza di Bahia su Les mailles du pouvoir, nella quale Foucault fa riferimento al primo (e non al secondo, come dice!) libro del Capitale [*]: al processo di disciplinamento del lavoro all’interno della cooperazione di fabbrica, dove agisce un potere, anzi una serie di poteri, che sono chiaramente diversi dal potere politico, e che Marx definisce attraverso una categoria piuttosto rilevante, quella di “Kommando” (un termine inusuale, di applicazione esclusivamente militare). Mi pare valga la pena lavorare su questa categoria di Kommando, in Marx, che sarei portato a leggere proprio dal punto di vista (indicato da Foucault) dell’eterogeneità dei dispositivi e dei modi di potere come elemento costitutivo della storia moderna del potere – una storia che non è descrivibile come una transizione lineare dalla sovranità alla disciplina, e poi dalla disciplina al controllo, ma che (come ci mostrano molti degli studiosi che hanno provato ad applicare le categorie foucaultiane ad ambiti coloniali [**]) è invece caratterizzata dalla sovrapposizione e dall’articolazione tra diversi regimi, modalità, dispositivi, tecnologie di potere. E il riferimento di Foucault a Marx, in quella conferenza, è così rilevante perché è anche una delle prime circostanze in cui Foucault usa il termine “biopolitica”: a mio avviso, allora, sarebbe interessante interrogare, attraverso e oltre Foucault, il rapporto tra quello che il filosofo francese chiama “disciplina” (e Marx “Kommando”: credo infatti che le due categorie vadano contaminate, perché l’una ci mostra i limiti dell’altra) e la biopolitica. Perché, in quel testo, Foucault definisce la biopolitica come una politica che si applica, innanzitutto, al di fuori del luogo eminente di applicazione della disciplina (la fabbrica), e inoltre su una dimensione non individuale (la popolazione).
Quello su cui sto un po’ ragionando è la possibilità di leggere questo rapporto dal punto di vista dell’analisi marxiana della forza lavoro, che ci consegna precisamente il problema del rapporto tra dimensione individuale e dimensione collettiva, dimensione singolare e dimensione comune: come si governa la dimensione collettiva, la dimensione comune della forza lavoro, soprattutto quando il lavoro esce dalle mura della fabbrica? La biopolitica, a un certo punto, deve essere sembrata a Foucault un concetto che consentiva di affrontare (anche) questo problema. »
______
NOTE:
______
NOTE:
[*] Cfr. M. Foucault, Les mailles du pouvoir, in Dits et écrits II, 1976-1988, Gallimard, Paris 2001, pp. 1001-1020. L’“equivoco” su cui si basa il riferimento al secondo libro del Capitale nel testo della conferenza è ben chiarito da R.M. Leonelli, L’arma del sapere. Storia e potere tra Foucault e Marx, in Id. (a cura di), Foucault-Marx. Paralleli e paradossi, Bulzoni, Roma 2010, pp. 113-142 (in specie pp. 124-127).
[**] Cfr. ad esempio A.L. Stoler, Race and the Education of Desire: Foucault’s History of Sexuality and the Colonial Order of Things, Duke University Press, Durham–London 1995.
[**] Cfr. ad esempio A.L. Stoler, Race and the Education of Desire: Foucault’s History of Sexuality and the Colonial Order of Things, Duke University Press, Durham–London 1995.
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