«Al di là dei fatti, serve una riflessione complessiva su cosa significa essere antifascisti oggi. E la prima interpretazione da cui bisogna culturalmente distaccarsi è che l’antifascismo sia una pratica che appartiene solo ad un’avanguardia che si reputa tale. L’antifascismo è una pratica quotidiana che ha successo laddove l’antifascista con la sua presenza nei quartieri, nelle lotte per la casa, il lavoro, la salute riesce a creare un tessuto politico e sociale coeso che sappia respingere la presenza fascista in modo automatico senza bisogno che ciò sia ogni volta onere o responsabilità di un gruppo ristretto di militanti. I fascisti portano violenza e intolleranza e rappresentano forze fresche al servizio dei potenti nei momenti di maggiore crisi o di conflittualità sociale. E’ un dato storico e politico che deve sempre essere chiaro».
[un brano che condivido, tratto da un articolo su Senza Soste]
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