Scritti critici. Saggi, articoli e recensioni di filosofia, politica e storia del presente
giovedì 13 novembre 2014
mercoledì 12 novembre 2014
«Filosofi animali cyborg» 19/11 Dip. di storie culture e civiltà, Unibo v. Zamboni 38
Mercoledì 19 novembre
dalle ore 15.00 alle ore 17.00Aula 1 via Zamboni 38
Il rapporto tra l'uomo e gli altri animali è diventato in questi ultimi anni tema acceso di dibattito e nodo problematico di base, confermando l'espressione testamentaria di Jacques Derrida che ci ha consegnato "la questione animale" come argomento filosofico del futuro.
Questione che arriva all' Università Di Bologna con un incontro organizzato in collaborazione tra Officine Filosofiche e la redazione di Animal Studies. Rivista Italiana di Antispecismo (Novalogs).
se ne discuterà in un incontro aperto a tutti dal titolo «Filosofi, animali, cyborg».
lunedì 10 novembre 2014
Étienne Balibar : « Pour les résistants de Kobané »
Francine Bajande
Par Étienne Bailbar, philosophe
Francine Bajande
par Étienne Balibar, philosophe
Francine Bajande
par Étienne Balibar, philosophe
Francine Bajande
par Étienne Balibar, philosophe
«Alors que la situation évolue d’heure en heure, il semble que le pire puisse être évité : une répétition de Varsovie, écrasée par les nazis sous les yeux de l’Armée rouge attendant de tirer les marrons du feu… Les Américains ont fini par se coordonner avec les combattants au sol et même la Turquie semble avoir été contrainte d’entrouvrir la frontière, permettant à des renforts d’arriver. Espérons que la ville soit sauvée, arrêtant l’avancée islamiste.Dans le peu de place dont je dispose, avec les informations qui sont les miennes, je voudrais insister sur deux points. D’une part, à cheval sur la frontière, se développent des formes de solidarité, d’autogestion et d’autodétermination qui confèrent à la résistance, non seulement la signification d’une lutte nationaliste, mais celle d’une expérimentation démocratique. Cela rompt avec les traditions du PKK (et du PYD) auxquelles les gouvernements occidentaux consacrent toujours la plus grande partie de leurs commentaires. Ensuite, cette résistance commence à retentir dans toute la région, des étudiants iraniens jusqu’aux associations de femmes turco-kurdes. Cela voudrait dire que des choses capitales sont en germe à Kobané. Une politique de civilité qui cherche à retenir toute la région sur la pente de l’ext exterminisme, dont tant de massacres et d’interventions ont préparé les conditions. Et des acteurs qui perturbent le jeu des tyrannies, des fanatismes, des populismes et des impérialismes. Cet espoir est bien ténu, mais il est vital. »
l'Humanité, 22, Octobre, 2014
l'Humanité, 22, Octobre, 2014
Torino, lettera aperta a Gramellini - U Velto
Egregio dr. Gramellini, mi lasci dire
che il suo commento di sabato 25 ottobre alla notizia dello
“sdoppiamento” della linea di autobus n. 69 nel Comune di Borgaro
mi ha proprio sconcertato. E per più di un motivo.
In primo luogo perché lei afferma che
il provvedimento preso dal sindaco .
Proprio così ha detto: . Ma come ricorda? Non lo
ricorda per nulla:è proprio apartheid, bello e buono apartheid! Cioè
esattamente l’opposto delle integrazione che lei afferma essere
l’unica soluzione possibile del problema. Peccato però che essa
richieda tempo,lei lamenta. E quindi, nelle more, poiché non ci si
può limitare a e ,va bene istituire una “navetta”, che
faccia la spola, senza fermate intermedie,tra il campo nomadi e il
capolineae farci viaggiare i Rom e solo i Rom,riservando la linea 69
solo ai non Rom, cioè ai gagé, abolendo la fermata del 69.
Ma si rende conto che così l’apartheid
è completa? I Rom, che già sono segregati nel ,
vengono segregati anche sui mezzi pubblici di trasporto! Perché non
è vero, dr. Gramellini, che .
Invece sono proprio tutti eguali: sono brutti, malsani, degradati,
dei veri e propri luoghi di segregazione etnica dove vengono
rinchiuse a forza le comunità di una minoranza linguistica, a cui,
dopo averla ricoperta con cumuli di prevenzioni e pregiudizi, non
vengono riconosciuti nemmeno i diritti elementari, quali il rispetto
della dignità personale, il diritto ad abitare civilmente, a
procurarsi di che vivere con un lavoro normale. Non vivono di
espedienti per scelta, ma per necessità. Nessuno infatti dà lavoro
a un maschio Rom; e ad una donna Rom non si affida nemmeno la pulizia
delle scale di un piccolo condominio.
Non rispettano le leggi? Assai spesso è
vero, come per ogni sottoproletariato: è arduo infatti rispettarle
se non si può vivere che di espedienti. Ma quante volte si
attribuiscono ai Rom colpe e comportamenti che non sono loro e quante
volte si ingigantiscono fatti senza dubbio riprovevoli e si
trasformano singoli episodi in prassi generalizzate. A riprova, lei
stesso cita l’episodio di un padre che a Borgaro smarrisce un
bambino ed accusa i Rom di averlo rapito; io gliene potrei citare
tanti altri a dimostrazione di quanto frequente e grave sia la
propalazione di notizie false a carico dei Rom; mi limito a due: il
pogrom della Continassa e l’uccisione a Roma nel 2008 della signora
Reggiani, che, attribuita ad un Rom, dette la stura a una violenta
campagna mediatica antizigana; l’uccisore, però,un tal Mailat, Rom
non era.
E veniamo alla vicenda che ha motivato
lo “sdoppiamento” della linea 69. In quel che lei ha raccontato
senza dubbio c’è del vero, comportamenti insopportabili ed
inaccettabili da parte dei Rom certamente ci sono stati. Ma da come
lei l’ha riferita si potrebbe pensare che tutti i giorni i Rom,
saliti sull’autobus 69, sputassero in faccia ai vecchi e
bruciassero e tagliassero i capelli alle ragazze. Le sembra
verosimile? Lo ha verificato? E per quanto tempo sarebbe durata
questa storia?
Per l’esperienza che ho di un mondo
che frequento abbastanza, penso che la contrapposizione tra i due
fronti si sia andata costruendo progressivamente e che la tensione
tra i due, innescata chissà da quale episodio, sia andata via via
crescendo insieme ai gesti di intolleranza e di offesa, senza che
nessuno sia intervenuto per gestire una situazione sempre più
pesante. Fin quando è esplosa in modo eclatante. Quanto meno ci sono
state inerzia ed incuria da parte di chi ha tra i suoi compiti
istituzionali quello di darsi carico della coesione sociale,
specialmente quando e dove ci sono sacche di disagio grave.
Su di un punto però sono d’accordo
con lei: per . Verissimo. Infatti,occorrerebbe
anzitutto che fossero le istituzioni per prime a rientrare nel
rispetto delle norme e della legalità, eliminando i campi nomadi (la
cui ill
egittimità è stata solennemente sancita da sentenze del
Consiglio di Stato e della Corte di Cassazione) ma non semplicemente
abbattendoli e lasciando all’addiaccio chi in qualche modo vi aveva
trovato rifugio. E poi occorrerebbe un’opera intelligente e
sistematica di avvicinamento tra gagé e Rom, perché si conoscano e
si riconoscano reciprocamente, superino diffidenze e sospetti,
scoprano l’infondatezza di pregiudizi e prevenzioni o per lo meno
li ridimensionino.
E’ questo che avrebbero dovuto fare,
anche prima, il sindaco e l’ assessore di Borgaro e che lei, in
mancanza, avrebbe dovuto consigliare loro, e non solo a loro,
commentando la vicenda. Questo ci si aspetta dai media, in
particolare da una trasmissione come Che tempo che fa e da chi, come
lei, vi svolge un ruolo di maitre à penser.
di Nino Lisi, Cittadinanza e Minoranze
da: U velto
di Nino Lisi, Cittadinanza e Minoranze
da: U velto
mercoledì 29 ottobre 2014
Con la rivoluzione libertaria del Rojava! - [BO] Sab 01/11
Corteo sabato 1 novembre ore 16
piazza XX settembre, Bologna
Oggi
la dura crisi economica su grande scala alimenta nuovamente i venti di
guerra e le tentazioni autoritarie, integraliste o totalitarie degli
Stati e dei ceti dirigenti che li governano.Ne è un esempio fra tanti il cosiddetto «Stato Islamico dell’Iraq e della Grande Siria» o ISIS che fin dal 2007 ha condotto attacchi violenti e indiscriminati contro civili iracheni e attualmente conduce una guerra di espansione per ricostruire un presunto «Califfato islamico» su base religiosa, con il favore di emirati e monarchie del petrolio.
Dal 15 settembre l’ISIS sta assediando Kobanê, città al centro della regione siriana del Rojava, e ha provocato un esodo di 160 mila profughi in maggioranza kurdi e migliaia di morti.
In Siria la regione autonoma del Rojava è uno dei pochi raggi di luce a emergere dalla tragedia della Rivoluzione siriana. Dopo aver scacciato gli agenti del regime di Assad nel 2011, nonostante l’ostilità di quasi tutti i suoi vicini, il Rojava non solo ha mantenuto la sua indipendenza, ma si è configurato come un considerevole esperimento socialista e libertario. Sono state create assemblee popolari che costituiscono il supremo organo decisionale, consigli che rispettano un attento equilibrio etnico (in ogni municipalità, per esempio, le tre cariche più importanti devono essere ricoperte da un curdo, un arabo e un assiro o armeno cristiano, e almeno uno dei tre deve essere una donna), ci sono consigli delle donne e dei giovani, e c’è un’armata composta esclusivamente da donne, la milizia «YJA Star» (l’«Unione delle donne libere»), che ha condotto una larga parte delle operazioni di combattimento contro le forze integraliste dello «Stato Islamico».
Questa rivoluzione rischia di essere cancellata anche grazie al terrificante silenzio mediatico e politico nel quale è caduta questa battaglia di libertà. Da settimane la popolazione di Kobanê sta cercando di resistere in ogni modo, usando armi leggere contro gli attacchi dei fascisti dell’ISIS ben armati ed equipaggiati dai profitti del petrolio.
La cosiddetta coalizione internazionale per combattere l’ISIS non ha aiutato la resistenza kurda in modo efficace né è intervenuta dinanzi al genocidio in atto a Kobanê. Anzi, tra i supposti coalizzati ci sono inquietanti ambiguità: Turchia, Qatar e Arabia Saudita, in chiave anti-sciita, hanno dato supporto finanziario e militare alle prime attività dei fascisti dello Stato Islamico, favorendone l’ascesa. Ankara ha anche altre responsabilità: è tra i primi acquirenti del petrolio estratto dai pozzi conquistati dall’Isis, e blocca da settimane al confine i combattenti provenienti dal Kurdistan turco, impedendo l’arrivo dei rinforzi nel Rojava.
Pertanto raccogliamo l’appello delle e dei combattenti kurdi a manifestare il primo novembre in solidarietà con Kobanê e con la rivoluzione libertaria del Rojava.
Per donazioni in sostegno al popolo di Kobanê e per la difesa di un progetto di emancipazione per la società in Medio Oriente invitiamo a usare questo IBAN predisposto dagli anarcosindacalisti tedeschi:
Destinatario: PM
Parola chiave “Rojava”
NR: 506155858
BLZ: 76010085
IBAN: DE70760100850506155858
BIC: PBNKDEFF
Ovunque Kobanê, ovunque resistenza!
Circolo Anarchico Berneri Nodo Sociale Antifascista Spazio Pubblico Autogestito XM24
Leggi anche:
– L’appello internazionale Save Kobane
– I comunicati della Comunità Curda dell’Emilia Romagna e di Tpo – Ya Basta – Làbas_
____________________________
* By staffetta
– ottobre 29, 2014
domenica 19 ottobre 2014
martedì 14 ottobre 2014
"Caccia a migranti e profughi in tutta l'Ue" : É partita Mos Maiorum
Arci e Cir contro l'operazione avviata dalle polizie europee.
"Un'enorme retata razzista", "Ai superstiti dei naufragi mancava solo
questo"
Roma - 13 ottobe 2014 - É partita oggi e andrà avanti fino al 26
ottobre l'operazione “Mos Maiourum" (letteralmente: costume degli
antenati). Diciottomila agenti di polizia stanno cercando migranti irregolari in tutta Europa per raccogliere, questo lo scopo ufficiale, informazioni utili a combattere i trafficanti di uomini.
Intanto, però, molte associazioni che lavorano accanto a migranti e profughi puntano il dito contro l'operazione. Secondo l'Arci, ad esempio, avrebbe “persecutorio e razzista''. ''Dieci giorni dopo la commemorazione del drammatico naufragio al largo di Lampedusa del 2013, e' stata lanciata una vera e propria 'caccia ai migranti' coordinata dal Ministero dell'Interno Italiano con il sostegno di Frontex ed Europol''.
L'Arci parla di ''enorme retata su scala Europea'' e chiede maggiore trasparenza. ''Oltre al fatto, grave, che il Parlamento Europeo non sembra essere stato avvertito di questo progetto, - si aggiunge - pongono problemi sia la mancanza di chiarezza delle basi legali di questi controlli sia la realizzazione di tutta l'operazione. Nessuna informazione e' stata data su come saranno utilizzati i dati raccolti con gli interrogatori e se sono previste operazioni di rimpatri congiunti''.
“A superstiti dei naufragi mancava proprio questo” commenta invece il Consiglio Italiano per i Rifugiati. “Non solo non possono arrivare in un modo normale e sicuro in Europa, non solo devono pagare trafficanti e rischiare la vita per richiedere asilo in questo continente, non solo una volta e finalmente arrivati sulle coste di in uno dei paesi della sponda nord del Mediterraneo non possono raggiungere in modo regolare il paese di destinazione, dove una rete familiare e di sostegno li aspetta, no, adesso devono anche nascondersi per fuggire dall' apparato poliziesco che oggi si è messo a caccia di loro”.
Intanto, però, molte associazioni che lavorano accanto a migranti e profughi puntano il dito contro l'operazione. Secondo l'Arci, ad esempio, avrebbe “persecutorio e razzista''. ''Dieci giorni dopo la commemorazione del drammatico naufragio al largo di Lampedusa del 2013, e' stata lanciata una vera e propria 'caccia ai migranti' coordinata dal Ministero dell'Interno Italiano con il sostegno di Frontex ed Europol''.
L'Arci parla di ''enorme retata su scala Europea'' e chiede maggiore trasparenza. ''Oltre al fatto, grave, che il Parlamento Europeo non sembra essere stato avvertito di questo progetto, - si aggiunge - pongono problemi sia la mancanza di chiarezza delle basi legali di questi controlli sia la realizzazione di tutta l'operazione. Nessuna informazione e' stata data su come saranno utilizzati i dati raccolti con gli interrogatori e se sono previste operazioni di rimpatri congiunti''.
“A superstiti dei naufragi mancava proprio questo” commenta invece il Consiglio Italiano per i Rifugiati. “Non solo non possono arrivare in un modo normale e sicuro in Europa, non solo devono pagare trafficanti e rischiare la vita per richiedere asilo in questo continente, non solo una volta e finalmente arrivati sulle coste di in uno dei paesi della sponda nord del Mediterraneo non possono raggiungere in modo regolare il paese di destinazione, dove una rete familiare e di sostegno li aspetta, no, adesso devono anche nascondersi per fuggire dall' apparato poliziesco che oggi si è messo a caccia di loro”.
“Purtroppo- scrive il direttore del Cir Christopher Hein - non resta
che una chiave di lettura: una parte della politica europea, quella che
comanda gli apparati di sicurezza, intende dare un segnale molto preciso di contrasto
alle dichiarazioni fatte 10 giorni fa a Lampedusa anche dal Presidente
del Parlamento Europeo, Martin Shultz e dalla Presidente della Camera
dei Deputati, Laura Boldrini sulla necessità di aprire canali umanitari
di accesso dei rifugiati in Europa, di promuovere una maggiore
solidarietà tra gli Stati Membri e di continuare l'opera di salvataggio
in mare nell'ambito di o analogamente a Mare Nostrum",
“Sulla pelle dei rifugiati e dei richiedenti asilo, - aggiunge Hein - si sta giocando una lotta politica sui futuri orientamenti dell'Unione e dei singoli Stati Membri rispetto a temi chiave quali la protezione internazionale, il diritto d'asilo e il rispetto dei diritti umani''.e maschili. La speranza è che la rivoluzione arrivi anche nel mondo del lavoro.
“Sulla pelle dei rifugiati e dei richiedenti asilo, - aggiunge Hein - si sta giocando una lotta politica sui futuri orientamenti dell'Unione e dei singoli Stati Membri rispetto a temi chiave quali la protezione internazionale, il diritto d'asilo e il rispetto dei diritti umani''.e maschili. La speranza è che la rivoluzione arrivi anche nel mondo del lavoro.
__________________
vedi inoltre: Marginalia
lunedì 13 ottobre 2014
Marx & Foucault. Lectures, usages, confrontations. Colloque International Nanterre-Paris, 18-20 Déc. 2014
Jeudi 18 décembre
Foucault lecteur de Marx Université Paris Ouest Nanterre La Défense
Bât. B, salle des conférences
.
Matin : 9h00-12h30Ouverture : Christian Laval, Luca Paltrinieri, Ferhat Taylan
Présidence : Emilie Hache
Ouverture : 09h30-10h00 Christian Laval (CIPh/Sophiapol, Paris Ouest Nanterre La Défense) : « La productivité du pouvoir »
10h00-10h30 Rudy Leonelli (Università di Bologna) : « Foucault lecteur du Capital »
10h30-10h45
Discussion
Pause
11h00-11h30 Jason Read (University of Southern Maine) : « Being Productive: Work and Subjectivity in Marx and Foucault »
11h30-12h00 Alberto Toscano (Goldsmiths, London) : « Of Sub-Powers and Surplus-Profits: Money, Capital and Class-struggle in Foucault »
12h00-12h30
Discussion
Pause
Pause
.
Après-midi 14h15-18h
Présidence : Mathieu Potte-Bonneville
14h15-14h45 Jean-François Bert (IRCM, Université de Lausanne) : « Cartographier les marxismes avec Foucault : les années 1950 et 1960 »
14h45-15h15 Manlio Iofrida (Università di Bologna) : « Michel Foucault entre Marx et Burckhardt : esthétique, jeu, travail »
15h15-15h45 Roberto Nigro (CIPh/ZHDK Zurich) : « …Communiste nietzschéen. L’expérience Marx de Foucault »
15h45-16h15
Discussion
Pause
16h30-17h00 Ferhat Taylan (CIPh/Université Bordeaux III) : « La place de Marx : des Mots et les Choses à La Société punitive »
17h00-17h30 Hervé Oulc’hen (BelPD-COFUND, Université de Liège)
: « Stratégie et praxis : Foucault et Sartre lecteurs des enquêtes
historiques de Marx »
17h30-18h
Discussion
lunedì 22 settembre 2014
Sandro Mezzadra, Brett Neilson: Confini e frontiere
La moltiplicazione del lavoro nel mondo globale
il Mulino, Bologna 2014
Edizione originale :
Border as method, or, the Multiplcation,
Durham, Duke University Press 2013
In Europa, in Asia, nel Pacifico, nelle Americhe, i confini e le terre che li circondano sono oggi scenario di forti tensioni, di lotte violente e di tragedie umanitarie. Basta pensare alle morti, spesso senza nome, dei migranti che vanno in cerca di un futuro sfidando le acque del Mediterraneo o il deserto tra Messico e Stati Uniti. I moderni processi di globalizzazione non hanno affatto creato un mondo senza barriere, e hanno anzi generato una vera moltiplicazione di confini. Il libro ne traccia l’intricata mappa, indagando gli effetti che tale dinamica produce sul lavoro, sui movimenti migratori e sulla vita politica. Sullo sfondo della crisi e della trasformazione dello Stato-nazione, sono i concetti stessi di cittadinanza e sovranità a essere ridefiniti.
Sandro Mezzadra è professore di
Filosofia politica nell’Università di Bologna. Fra i suoi libri
ricordiamo: «La condizione postcoloniale» (Ombre Corte, 2008). Per il
Mulino ha già pubblicato «La costituzione del sociale» (1998) e «Il
pensiero politico del Novecento» (con C. Galli e E. Greblo, nuova ed.
2009).
Brett Neilson è professore all’Institute for
Culture and Society della University of Western Sydney (Australia). È
autore fra l’altro di «Free Trade in the Bermuda Triangle… and Other
Tales of Counter-Globalization» (2004).
martedì 8 luglio 2014
(in) memoria di William Michelini, partigiano 1922 -2014
Pubblicato il 11/giu/2014
Racconti di Resistenza dalla voce del partigiano "William" Michelini
Un film animato realizzato dalla classe 3^A deIla Scuola Secondaria di I grado "Fabrizio De André" di Bologna nell'Anno scolastico 2013-2014.
Gli studenti hanno incontrato il partigiano "William" Lino Michelini testimone diretto della battaglia di Porta Lame (Bologna) ed hanno interpretato le sue parole con il cinema di animazione.
Coordinamento didattico
Prof.ssa Maria Venticelli
Ideazione e conduzione del laboratorio di cinema di animazione:
Michela Donini e Roberto Paganelli per Associazione OTTOmani
Il progetto "perCorsi di Memoria" è ideato e gestito da Roberto Pasquali attraverso l'Associazione Interculturale Polo Interetnico A.I.P.I.
"perCorsi di Memoria" è finanziato dal Comune di Bologna, settore Area Affari istituzionali e Quartieri, nell'ambito del piano "Cittadinanza attiva" e si è realizzato nei Quartieri Porto e Saragozza.
Un grazie di cuore a "William", il partigiano Lino Michelini della 7a Brigata GAP.
Bologna, Giugno 2014
Un film animato realizzato dalla classe 3^A deIla Scuola Secondaria di I grado "Fabrizio De André" di Bologna nell'Anno scolastico 2013-2014.
Gli studenti hanno incontrato il partigiano "William" Lino Michelini testimone diretto della battaglia di Porta Lame (Bologna) ed hanno interpretato le sue parole con il cinema di animazione.
Coordinamento didattico
Prof.ssa Maria Venticelli
Ideazione e conduzione del laboratorio di cinema di animazione:
Michela Donini e Roberto Paganelli per Associazione OTTOmani
Il progetto "perCorsi di Memoria" è ideato e gestito da Roberto Pasquali attraverso l'Associazione Interculturale Polo Interetnico A.I.P.I.
"perCorsi di Memoria" è finanziato dal Comune di Bologna, settore Area Affari istituzionali e Quartieri, nell'ambito del piano "Cittadinanza attiva" e si è realizzato nei Quartieri Porto e Saragozza.
Un grazie di cuore a "William", il partigiano Lino Michelini della 7a Brigata GAP.
Bologna, Giugno 2014
_____________________________
vedi inoltre: Ciao, William
mercoledì 4 giugno 2014
L'Albatros [ Léo Ferré chante Baudelaire ]
L’Albatros
Souvent, pour
s’amuser, les hommes d’équipage
Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers.
Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers.
À peine les
ont-ils déposés sur les planches,
Que ces rois de l’azur, maladroits et honteux,
Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
Comme des avirons traîner à côté d’eux.
Que ces rois de l’azur, maladroits et honteux,
Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
Comme des avirons traîner à côté d’eux.
Ce voyageur
ailé, comme il est gauche et veule!
Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid!
L'un agace son bec avec un brûle-gueule,
L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait!
Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid!
L'un agace son bec avec un brûle-gueule,
L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait!
Le Pöete
est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête et se rit de l’archer;
Exilé sur le sol au milieu des huées,
Ses ailes de géant l’empêchent de marcher.
Qui hante la tempête et se rit de l’archer;
Exilé sur le sol au milieu des huées,
Ses ailes de géant l’empêchent de marcher.
venerdì 16 maggio 2014
Testa per Dente, una mostra sull'occupazione italiana dei Balcani - BO 16 maggio
Venerdì 16 maggio, alle ore 20,30, le Sezioni Anpi Corticella, Lame, Pratello, San Donato
organizzano e presentano:
“Testa per Dente,
crimini dell’occupazione italiana nei Balcani, occupazione
nazi-fascista e campi di internamento"
alle Caserme Rosse, via di
Corticella 147, Bologna: una mostra volta ad illustrare i temi
dell'occupazione italiana dei Balcani, dei crimini commessi e della
impunità di cui hanno goduto i responsabili degli stessi crimini nel
dopoguerra
Si potrà inoltre assistere a una conferenza che
traccerà un quadro della problematica dei tantissimi campi di
internamento istituiti sotto il fascismo. Saranno presenti:
Alessandra Kersevan, storica e saggista, autrice dei libri "Lager italiani" e "Un campo di concentramento fascista" , Davide Conti,
storico, collaboratore della Fondazione Lelio Basso, autore tra l'altro
dei llibri:"Criminali di guerra italiani" e "L'occupazione italiana dei
Balcani", Luca Alessandrini - Istituto Storico Parri Emilia-Romagna Jadranka Bentini, Testimone, figlia di Vinka, Capitana Partigiana croata.
_______________________________________________________
thanks per la comunicazione: mailing list di Storie in Movimento
lunedì 12 maggio 2014
Étienne Balibar : Du marxisme althussérien aux philosophies de Marx
Postface à l’édition allemande de "La Philosophie de Marx"
Etienne Balibar, Marx’s Philosophie, Mit einem Nachwort des Autors zur neuen Ausgabe, übersetzt und eingeleitet von Frieder Otto Wolf, b_books, Berlin 2013. Il s’agit de la traduction de La Philosophie de Marx, collection « Repères », Editions La Découverte, 1993 (nouvelle édition 2001).
C’est pour moi une heureuse surprise, mais aussi un très grand plaisir, de voir paraître en allemand mon petit livre de 1993 sur « La philosophie de Marx », traduit et préfacé par mon vieil ami Frieder Wolf, dont j’admire le travail et avec qui je dialogue depuis si longtemps. Je l’avais écrit à la demande de François Gèze, Directeur des Editions La Découverte, et d’un collègue aujourd’hui disparu, Jean-Paul Piriou, économiste et syndicaliste, qui avaient fondé la collection « Repères » pour servir à la formation des étudiants en sciences humaines dans un esprit de critique des orthodoxies dominantes et d’ouverture des frontières entre les disciplines. Bien entendu, l’idée de l’éditeur était aussi que ces ouvrages, écrits autant que possible dans un style accessible, sans jargon mais sans simplification exagérée, pourraient être utiles à un lectorat plus large. Vingt ans plus tard, je crois pouvoir dire sans prétention que ces différents objectifs ont été raisonnablement atteints, aussi bien dans l’espace francophone (où le volume a été réédité plusieurs fois) qu’à l’étranger (où plusieurs traductions sont toujours en circulation). Je ne regrette donc pas l’effort que j’avais fourni en quelques semaines de travail intensif pour rassembler et résumer, dans un espace strictement limité a priori, ce que je pensais avoir appris au cours des trente années précédentes à propos des « objets » de la pensée philosophique de Marx, de ses modalités et des problèmes qu’elle recouvre. Cet effort a permis, semble-t-il, à différents groupes de lecteurs, débutants ou non, d’entrer dans l’univers intellectuel de Marx par une porte déterminée, en leur donnant les moyens d’en discuter la pertinence. Et il m’a permis à moi de formuler les clés d’interprétation que j’avais longtemps recherchées, en les confrontant à celles d’autres lecteurs de mon époque.
Mais vingt ans c’est une longue période. Le monde a changé - ce monde social que la fameuse Onzième Thèse de
Marx sur Feuerbach demandait de « transformer », et pas simplement d’
« interpréter ». J’ai moi-même changé (pour ne rien dire des autres
philosophes de ma génération). Est-ce que j’écrirais aujourd’hui ce
petit livre de la même façon ? Telle est en somme la question que me
pose Frieder Wolf au nom des lecteurs à venir de ce livre dans l’espace
germanophone, en même temps qu’il propose une magistrale
contextualisation de mes intentions et de mes propositions.
La réponse est évidemment non. Je ne l’écrirais plus ainsi. Mais la
réponse est aussi que je ne suis pas certain d’être capable,
aujourd’hui, de produire une synthèse de ce genre, alors même que,
depuis les années 90, je n’ai jamais cessé de revenir aux textes de
Marx : pour éprouver leur efficacité dans le traitement de diverses
questions philosophiques et politiques (citons sans ordre : l’économie
de la violence et l’ambivalence de ses effets, les transformations de la
subjectivité et de la puissance d’agir induites par la mondialisation
capitaliste, les conflits internes de l’universalisme, la fonction
administrative et idéologique des frontières, les perspectives de la
citoyenneté transnationale, la crise du sécularisme européen et de sa
variante française, la laïcité…) ; et pour chercher, en retour,
quelles virtualités ces questions d’actualité peuvent nous faire
découvrir dans la pensée de l’auteur du Manifeste communiste et du Capital …
Sans doute, je pourrais procéder à de nombreux enrichissements et
rectifications, mais il est probable que l’effet produit serait une bien
plus grande dissémination des thèmes et des problèmes, et que je ne
réussirais plus aujourd’hui à inventer, comme je l’avais fait en 1993,
un fil conducteur permettant de les relier entre eux au service d’une
question unique ...
leggi il testo completo nel sito del CIEPFC
post correlati: Metamorfosi di Marx
venerdì 9 maggio 2014
Foucault, Subjectivité et vérité (2014)
by Clare O'Farrell
Clare O'Farrell | 9 maggio 2014 alle 6:00 am | Categorie: Books, Work by Foucault
Michel Foucault, Subjectivité et vérité. Cours au Collège de France (1980-1981), Gallimard Seuil, Collection Hautes Etudes
Date de parution 02/05/2014
352 pages - 26.00 € TTC
352 pages - 26.00 € TTC
«
L’hypothèse de travail est celle-ci : il est vrai que la sexualité
comme expérience n’est évidemment pas indépendante des codes et du
système des interdits, mais il faut rappeler aussitôt que ces codes sont
étonnamment stables, continus, lents à se mouvoir. Il faut rappeler
aussi que la façon dont ils sont observés ou transgressés semble elle
aussi très stable et très répétitive. En revanche le point de mobilité
historique, ce qui sans doute change le plus souvent, ce qui a été le
plus fragile, ce sont les modalités de l’expérience. »
Michel Foucault
Foucault
prononce en 1981 un cours qui marque une inflexion décisive dans son
chemin de pensée et le projet ébauché dès 1976 d’une Histoire de la sexualité.
C’est le moment où les arts de vivre deviennent le foyer de sens à
partir duquel pourra se déployer une pensée neuve de la subjectivité.
C’est le moment aussi où Foucault problématise une conception de
l’éthique comprise comme l’élaboration patiente d’un rapport de soi à
soi. L’étude de l’expérience sexuelle des Anciens permet ces nouveaux
déploiements conceptuels. Dans ce cadre, Foucault analyse des écrits
médicaux, des traités sur le mariage, la philosophie de l’amour ou la
valeur pronostique des rêves érotiques, afin d’y retrouver le témoignage
d’une structuration du sujet dans son rapport aux plaisirs (aphrodisia)
antérieure à la construction moderne d’une science de la sexualité,
antérieure à la hantise chrétienne de la chair. L’enjeu est en effet
d’établir que l’imposition d’une herméneutique patiente et interminable
du désir constitue l’invention du christianisme. Mais pour cela, il
importait de ressaisir la spécificité irréductible des techniques de soi
antiques.
Dans cette série de leçons, qui annoncent clairement L’Usage des plaisirs et Le Souci de soi,
Foucault interroge particulièrement le primat grec de l’opposition
actif / passif sur les distinctions de genre, ainsi que l’élaboration
par le stoïcisme impérial d’un modèle de lien conjugal prônant une
fidélité sans faille, un partage des sentiments, et conduisant à la
disqualification de l’homosexualité.
With thanks to Stuart Elden at Progressive Geographies for this news
sabato 3 maggio 2014
Le narrazioni della Resistenza - BO giovedì 8 maggio 2014 al Parri
Giovedì 8 maggio 2014, ore 15.30
Sala ex Refettorio - ingresso da via Sant’Isaia 20 - Bologna
presentazione dei volumi:
Resistenza e autobiografia della nazione
a cura di Aldo Agosti e Chiara Colombini
Edizioni Seb 27, Torino, 2012
Storie della Resistenza
a cura di Domenico Gallo e Italo Poma
Sellerio editore, Palermo, 2013
Ne discutono con i Curatori Roberto Chiarini - Università Statale di Milano Alberto Preti - Università di Bologna - Istituto per la storia e le memorie del ‘900 Parri E-R Maurizio Zangarini - Università di Verona - Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea
Introduce e coordina Luca Alessandrini
Istituto per la storia e le memorie del ‘900 Parri E-R
venerdì 21 marzo 2014
FACEVAMO QUELLO CHE DOVEVAMO - proiezione del film documentario sulla Volante Rossa:-23/3 all'Iqbal Masih - BO
Dalle ore 18:00 aperitivo
A seguire proiezione del film documentario sulla Volante Rossa:
FACEVAMO QUELLO CHE DOVEVAMO
Circolo Iqbal Masih,via dei Lapidari 13/L - Bologna
L’Iqbal è raggiungibile dal centro con l’autobus 11C direzione
Corticella, fermata Lapidari o da via di Corticella bus 27 o 62
notturno sempre direzione Corticella
mercoledì 19 marzo 2014
L'amore della politica, di Valerio Romitelli
L'amore della politica
Pensiero , passioni e corpi nel disordine mondiale
di
Valerio Romitelli
Mucchi editore, Modena 2014
Il lungo ciclo del materialismo
storico, del socialismo, del comunismo e dei partiti di classe è finito.
Ma non ha fallito. Ha sperimentato una singolare tendenza alla
giustizia sociale. Quella culminata nel glorioso trentennio 1945/75:
possibile solo perché in mezzo mondo c’erano regimi capaci di
dimostrare, anche a costo di terribili sacrifici, che politiche
egualitarie erano universalmente realizzabili. Sulla base di questi
presupposti si offre un inedito taglio dei maggiori problemi del nostro
tempo quale l’ incipiente crisi del capitalismo e delle democrazie
improntate al modello americano, nonché il rapido dilatarsi di
popolazioni che i governi abbandonano a un destino di sfruttamento e
sofferenza sociale.
Al cuore del libro si trova una formulazione di un nuovo possibile orizzonte di sperimentazione politica: l’orizzonte di un materialismo politico, nel quale protagonisti siano il pensiero, anziché la coscienza, le passioni, anziché gli interessi, e a condizione che prendano corpo in nuove “particelle” organizzative, come quelle già sporadicamente operanti nel secolo scorso, specie attorno al ’68. L’amore della politica risulta così una vera e propria energia materiale, discontinua, come ogni grande passione, ma con conseguenze irreversibili. Un’energia oggi latitante, che va ripensata e riorganizzata.
Al cuore del libro si trova una formulazione di un nuovo possibile orizzonte di sperimentazione politica: l’orizzonte di un materialismo politico, nel quale protagonisti siano il pensiero, anziché la coscienza, le passioni, anziché gli interessi, e a condizione che prendano corpo in nuove “particelle” organizzative, come quelle già sporadicamente operanti nel secolo scorso, specie attorno al ’68. L’amore della politica risulta così una vera e propria energia materiale, discontinua, come ogni grande passione, ma con conseguenze irreversibili. Un’energia oggi latitante, che va ripensata e riorganizzata.
Valerio Romitelli
______________
lunedì 17 marzo 2014
25/2/1992. BO: mobilitazione contro il revisionismo di Ernst Nolte
da: staffetta
A fine febbraio del 1992 alcune centinaia
di studenti dell’Università di Bologna occupavano pacificamente l’aula
in cui avrebbe dovuto parlare lo storico Ernst Nolte per contrapporsi
alla tesi semplificante della «guerra civile europea» che equiparava
nazifascismo e bolscevismo relativizzando lo sterminio ebraico e
minimizzando i tratti specifici del razzismo di Stato del Novecento.
Quella protesta, che allora ebbe una risonanza addirittura europea, fu
un piccolo evento di vita universitaria, ma tanti di coloro che vi
presero parte con entusiasmo vi sentirono un impegno ulteriore di
approfondimento critico, di militanza antifascista e di memoria civile. Leggi il resto su Magma.
lunedì 3 marzo 2014
Walter Benjamin, «Segnalatore d’incendio»
L’idea che ci si fa
della lotta di classe può indurre in errore. Non si tratta, in essa,
di una prova di forza in cui si decida la questione di chi vince e
chi perde, né di uno scontro al cui termine al vincitore andrà bene
e allo sconfitto male. Pensare così
significa dare ai fatti un travestimento romantico. Perché la
borghesia, sia che vinca o che soccomba nella lotta, è comunque
condannata a perire dalle sue interne contraddizioni che le
riusciranno fatali nel corso del suo sviluppo. La questione è
soltanto se essa perirà per mano propria o per mano del
proletariato. Durata o fine di un’evoluzione culturale tre volte
millenaria saranno decise dalla risposta a questo punto. La storia
nulla sa dell’infinito di bassa lega simboleggiato dai due
gladiatori eternamente in lotta. Solo per scadenze fa i suoi calcoli
il vero politico. E la liquidazione della borghesia non si sarà
compiuta ad un punto quasi esattamente calcolabile (lo segnalano
inflazione e guerra chimica) tutto sarà perduto. Prima che la
scintilla raggiunga la dinamite, la miccia va tagliata. Intervento,
rischio e rapidità del politico sono una questione di tecnica, non di
cavalleria.
“Segnalatore
d’incendio” da: Walter Benjamin, Gesammelte
Schriften,
Suhrkamp,
Frankfurt a. M. 1972 trad.
it. in Walter
Benjamin, Strada
a senso unico. Scritti 1926-1927, a c. d. Giorgio Agamben, Einaudi, Torino 1983.
venerdì 14 febbraio 2014
«Cattive condotte», di Sandro Mezzadra
da il manifesto
La pubblicazione dei corsi tenuti da Michel Foucault al
Collège de France tra il 1970 e il 1984 ha ormai sedimentato un
secondo corpus di opere del filosofo francese, accanto a quelle da
lui pubblicate. E non si può che rimanere affascinati, anche
semplicemente scorrendo i volumi, dall’inquietudine e dal rigore con
cui egli apriva continuamente nuovi cantieri di ricerca, da quello
sul neoliberalismo (a cui è dedicato il corso del 1979) a quelli
greci e tardo-antichi degli ultimi anni. Temi e concetti associati al
lavoro di Foucault, ad esempio quelli di «governamentalità» e
«biopolitica», trovano nei corsi della seconda metà degli anni
Settanta sviluppi di straordinaria e talvolta imprevista
ricchezza. E d’altro canto, ascoltando «la parola pubblicamente
proferita da Foucault» (a cui i curatori si attengono con
scrupoloso rigore), ne abbiamo imparato a conoscere lo stile di
insegnante, l’eleganza ma anche la capacità di affascinare
e coinvolgere chi lo ascoltava.
Si capisce dunque come l’uscita di un nuovo corso, mentre l’edizione si avvia alla conclusione, costituisca sempre un evento. Quello da poco pubblicato in Francia si intitola La societé punitive (a cura di Bernard E. Harcourt, EHESS/Gallimard/Seuil, pp. 354, euro 26), ed è stato tenuto nel primo trimestre del 1973. Si situa dunque in uno dei momenti di più intensa militanza politica di Foucault, in particolare sui temi della penalità e della prigione, a fianco delle lotte e dell’organizzazione autonoma dei detenuti. «Indignazione» e «collera», come giustamente sottolinea Harcourt, danno il tono generale a questo corso, e lo rendono tra le altre cose un documento dell’appassionata ricerca di uno stile di lavoro intellettuale capace di situarsi del tutto all’interno della lotta politica. Sotto il profilo del metodo, poi, è un corso in qualche modo di transizione, caratterizzato dalla ricerca e dalla sperimentazione di un’articolazione tra «archeologia» e «genealogia». Molti temi qui affrontati sono ripresi da Foucault in conferenze e testi dello stesso periodo (in particolare in La verità e le forme giuridiche, in La vita degli uomini infami e in Io, Pierre Rivière), nonché naturalmente nel grande libro dedicato nel 1975 alla nascita della prigione, Sorvegliare e punire, di cui il corso del 1973 costituisce una sorta di prova generale.
La stessa categoria di «potere disciplinare» (di «società a potere disciplinare») appare nel corso del 1973 forse definita in modo meno preciso, ma più duttile e meno rigidamente ancorata alla produzione di una determinata figura di soggettività (l’individuo) e a una specifica forma di istituzione (sul celebre modello benthamiano del panopticon).
Foucault comincia del resto il corso con una serrata critica della categoria di «esclusione», che a suo avviso non consente di «analizzare le lotte, i rapporti, le operazioni specifiche del potere». In questione non è qui soltanto il riferimento alla natura «produttiva» (e non solamente repressiva) del potere e al nesso strettissimo tra potere e sapere: La societé punitive studia questo nesso sul terreno della penalità e lo contrappone, in termini teorici, allo «schema dell’ideologia», secondo cui «il potere non può produrre nell’ordine della conoscenza che degli effetti appunto ideologici», di copertura e di falsa coscienza. Sono temi noti ai lettori di Foucault, così come – soprattutto negli scritti di questi anni – è ricorrente l’enfasi posta sulla natura relazionale del potere, sul suo costitutivo nesso con le resistenze e con le lotte.
È tuttavia proprio a quest’ultimo riguardo che il corso del 1973 presenta elementi di indubbia originalità, a partire dalla scelta della «guerra civile» come schema teorico fondamentale per la comprensione critica del potere (la politica, afferma Foucault, «è la prosecuzione della guerra civile»). Tanto lo sviluppo dei sistemi morali, la cui ricostruzione prende avvio dallo studio della dissidenza religiosa in Inghilterra tra Sei e Settecento, quanto le trasformazioni dei regimi di governo e di controllo vengono analizzati sullo sfondo di una fitta trama di «illegalismi popolari», che condizionano in profondità l’evoluzione dei regimi giuridici e delle tecniche punitive.
Si capisce dunque come l’uscita di un nuovo corso, mentre l’edizione si avvia alla conclusione, costituisca sempre un evento. Quello da poco pubblicato in Francia si intitola La societé punitive (a cura di Bernard E. Harcourt, EHESS/Gallimard/Seuil, pp. 354, euro 26), ed è stato tenuto nel primo trimestre del 1973. Si situa dunque in uno dei momenti di più intensa militanza politica di Foucault, in particolare sui temi della penalità e della prigione, a fianco delle lotte e dell’organizzazione autonoma dei detenuti. «Indignazione» e «collera», come giustamente sottolinea Harcourt, danno il tono generale a questo corso, e lo rendono tra le altre cose un documento dell’appassionata ricerca di uno stile di lavoro intellettuale capace di situarsi del tutto all’interno della lotta politica. Sotto il profilo del metodo, poi, è un corso in qualche modo di transizione, caratterizzato dalla ricerca e dalla sperimentazione di un’articolazione tra «archeologia» e «genealogia». Molti temi qui affrontati sono ripresi da Foucault in conferenze e testi dello stesso periodo (in particolare in La verità e le forme giuridiche, in La vita degli uomini infami e in Io, Pierre Rivière), nonché naturalmente nel grande libro dedicato nel 1975 alla nascita della prigione, Sorvegliare e punire, di cui il corso del 1973 costituisce una sorta di prova generale.
Tattiche penali
«Perché questa strana istituzione che è la prigione?». Questa domanda guida tanto Sorvegliare e punire quanto La societé punitive. È tuttavia significativo che nel corso del 1973 essa venga formulata in termini espliciti soltanto all’inizio dell’ultima lezione. Foucault, a quel punto, aveva già ampiamente mostrato come la detenzione e la reclusione si fossero installate al centro dei sistemi penali europei soltanto con le «grandi riforme avviate negli anni compresi tra il 1780 e il 1820». La prigione era stata dunque «de-naturalizzata», e poteva a buon diritto apparire come una «strana istituzione»: la sua emergenza storica era stata studiata nelle lezioni precedenti dall’interno di trasformazioni profonde della morale, delle tecniche di governo e di polizia e delle «tattiche penali». Proprio l’attenzione rivolta alla sua emergenza storica in qualche modo «de-centra» la prigione rispetto all’analisi condotta in Sorvegliare e punire: Foucault, in altri termini, non guarda alla società a partire dalla prigione (come sembra avvenire in alcuni capitoli del libro del 1975), ma punta piuttosto a comprendere quest’ultima a partire dalle trasformazioni più generali che segnano l’avvento del capitalismo moderno.La stessa categoria di «potere disciplinare» (di «società a potere disciplinare») appare nel corso del 1973 forse definita in modo meno preciso, ma più duttile e meno rigidamente ancorata alla produzione di una determinata figura di soggettività (l’individuo) e a una specifica forma di istituzione (sul celebre modello benthamiano del panopticon).
Foucault comincia del resto il corso con una serrata critica della categoria di «esclusione», che a suo avviso non consente di «analizzare le lotte, i rapporti, le operazioni specifiche del potere». In questione non è qui soltanto il riferimento alla natura «produttiva» (e non solamente repressiva) del potere e al nesso strettissimo tra potere e sapere: La societé punitive studia questo nesso sul terreno della penalità e lo contrappone, in termini teorici, allo «schema dell’ideologia», secondo cui «il potere non può produrre nell’ordine della conoscenza che degli effetti appunto ideologici», di copertura e di falsa coscienza. Sono temi noti ai lettori di Foucault, così come – soprattutto negli scritti di questi anni – è ricorrente l’enfasi posta sulla natura relazionale del potere, sul suo costitutivo nesso con le resistenze e con le lotte.
È tuttavia proprio a quest’ultimo riguardo che il corso del 1973 presenta elementi di indubbia originalità, a partire dalla scelta della «guerra civile» come schema teorico fondamentale per la comprensione critica del potere (la politica, afferma Foucault, «è la prosecuzione della guerra civile»). Tanto lo sviluppo dei sistemi morali, la cui ricostruzione prende avvio dallo studio della dissidenza religiosa in Inghilterra tra Sei e Settecento, quanto le trasformazioni dei regimi di governo e di controllo vengono analizzati sullo sfondo di una fitta trama di «illegalismi popolari», che condizionano in profondità l’evoluzione dei regimi giuridici e delle tecniche punitive.
martedì 11 febbraio 2014
Rassegna «Una società allo specchio: l'identità italiana nel cinema della Liberazione a oggi»
Francesco Cattaneo (Poetica e Retorica) e Manlio Iofrida (Filosofia
della Storia e Storia della Filosofia francese contemporanea)
dell’Università di Bologna, in collaborazione con la rivista
cinematografica “Rifrazioni. Dal cinema all’Oltre” e con la Biblioteca
Multimediale Roberto Ruffilli, presentano la rassegna
cinematografica:
Una società allo specchio: l’identità italiana nel cinema dalla Liberazione a oggi
Calendario degli incontri:
Martedì 11 Febbraio 2014 ore 20.30
Roma, di Federico Fellini (1972) a cura di
Manlio Iofrida
Martedì 18 Febbraio 2014 ore 20.30
La grande bellezza, di Paolo Sorrentino (2013) a cura di
Igor Pelgreffi
Martedì 25 Febbraio 2014 ore 20.30
Reality, di Matteo Garrone (2012) a cura di
Francesco Cattaneo
Martedì 4 Marzo 2014 ore 20.30
Professione: reporter, di Michelangelo Antonioni (1975) a cura di
Jonny Costantino
Martedì 11 Marzo 2014 ore 20.30
Le quattro volte, di Michelangelo Frammartino (2010) a cura di
Daniela Vola
Martedì 25 Marzo 2014 ore 20.30
Segreti di Stato, di Paolo Benvenuti (2003) + 2 frammenti tratti dal
film Lucky Luciano, di Francesco Rosi (1973), a cura di
Laura Zardi
Martedì 1 Aprile 2014 ore 20.30
Sicilia!, di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet (1999)
serata conclusiva sintesi finale della rassegna
Tutte le proiezioni si terranno presso la Saletta Multimediale della Biblioteca Roberto Ruffilli (primo piano)
Vicolo Bolognetti 2 – Bologna. Per informazioni tel. 051/276112.
Ingresso gratuito (riservato agli studenti e ai docenti)
della Storia e Storia della Filosofia francese contemporanea)
dell’Università di Bologna, in collaborazione con la rivista
cinematografica “Rifrazioni. Dal cinema all’Oltre” e con la Biblioteca
Multimediale Roberto Ruffilli, presentano la rassegna
cinematografica:
Una società allo specchio: l’identità italiana nel cinema dalla Liberazione a oggi
Calendario degli incontri:
Martedì 11 Febbraio 2014 ore 20.30
Roma, di Federico Fellini (1972) a cura di
Manlio Iofrida
Martedì 18 Febbraio 2014 ore 20.30
La grande bellezza, di Paolo Sorrentino (2013) a cura di
Igor Pelgreffi
Martedì 25 Febbraio 2014 ore 20.30
Reality, di Matteo Garrone (2012) a cura di
Francesco Cattaneo
Martedì 4 Marzo 2014 ore 20.30
Professione: reporter, di Michelangelo Antonioni (1975) a cura di
Jonny Costantino
Martedì 11 Marzo 2014 ore 20.30
Le quattro volte, di Michelangelo Frammartino (2010) a cura di
Daniela Vola
Martedì 25 Marzo 2014 ore 20.30
Segreti di Stato, di Paolo Benvenuti (2003) + 2 frammenti tratti dal
film Lucky Luciano, di Francesco Rosi (1973), a cura di
Laura Zardi
Martedì 1 Aprile 2014 ore 20.30
Sicilia!, di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet (1999)
serata conclusiva sintesi finale della rassegna
Tutte le proiezioni si terranno presso la Saletta Multimediale della Biblioteca Roberto Ruffilli (primo piano)
Vicolo Bolognetti 2 – Bologna. Per informazioni tel. 051/276112.
Ingresso gratuito (riservato agli studenti e ai docenti)
lunedì 10 febbraio 2014
locandine marxicce di Casapound? No grazie! Preferiamo John Heartfield
CaPa marxoide?
NO GRAZIE!
Alla barba posticcia di Marx esibita da Casapound
opponiamo la verità storica illustrata dal genio di
John Heartfield:
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