Scritti critici. Saggi, articoli e recensioni di filosofia, politica e storia del presente
mercoledì 19 dicembre 2012
lunedì 17 dicembre 2012
Manifestoon: A spectre is haunting ...
The Communist Manifesto illustrated by Cartoons
vedi, nel sito MIA, le traduzioni:
&
venerdì 14 dicembre 2012
Ante-fascismo grillino a Bologna
«Bada, Grillaccio ...»
cit. da Le avventure di Pinocchio, di Carlo Collodi
[BO] I grillini del Q.re Navile solidarizzano con CasaPound
da staffetta
In nome di una ipocrita e sempre a senso
unico «condanna di ogni violenza», i consiglieri grillini al Quartiere
Navile di Bologna hanno votato, insieme a Pdl e Lega, la solidarietà a
CasaPound. Non è la prima volta, sta diventando un vizio, o forse una linea…
Vedi: Bologna: grillini con Casapound. L’ingenuità e la colpa, con il video della votazione del seguente, comico testo:
«Il
consiglio del Quartiere Navile a seguito del vergognoso attentato di
stampo terroristico subito da CasaPound Bologna per mano di tre giovani
anarco-insurrezionalisti, che ha provocato ingenti danni alla sede
dell’associazione, ma fortunatamente non ha mietuto vittime; si
congratula con la Digos e la Polizia di stato per il tempestivo
intervento che ha permesso l’arresto dei tre malviventi; esprime
solidarietà a CasaPound Bologna per i fatti verificatosi e agli agenti
rimasti contusi nelle fasi dell’arresto dei malviventi; esprime biasimo
nei confronti di quanti hanno proferito attestazioni di apprezzamento e
tenuto manifestazioni a favore di questo vile gesto terroristico».
Ogni parola di questo breve testo ha
tutto l’odore stantio delle menzogne venali della politica. Non vi sono
stati affatto «ingenti danni». Non vi era alcuno «stampo terroristico» ...
leggi il testo completo su staffetta
giovedì 13 dicembre 2012
Per la figlia senza nome di Samb Modou - a un anno dalla strage di via Dalmazia 13 dic. 2011-2012
Pina Piccolo
Per la figlia senza nome di Samb Modou
DIEREDIEF SERIGNE TOUBA*
Puoi smettere di aspettarlo
tredicenne dagli occhi ridenti
e col vestitino buono color di lillà comprato
per la foto da mandare a papà
con i soldi della rimessa
DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
Il padre che anelavi di carne e ossa e respiro
per 13 anni trafelato
a correre con borsoni
nella palestra dello stato italiano
destra e sinistra ne hanno allenati
polpacci, bicipiti e polmoni
ma non torna più sulle sue gambe
Ora dopo tredici anni
ti rimandano “la salma”
non in barcone
ma con l’aereo pagato da lacrime di coccodrillo
DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
Te lo rispediscono dal pulpito dolente politici malfattori e conniventi
abituati a lanciare il sasso nascondendo la mano inguantata
di odio e superiore ingordigia
mentre dalla bocca cascano
perle d’ipocrisia ...
________________________________________
continua a leggere il testo completo su Marginalia
venerdì 30 novembre 2012
Citoyen Balibar - Entretien, septembre 2012
Qui vient après le Sujet ? Le Citoyen, répond Étienne Balibar, saisi
non plus dans une souveraineté solitaire, mais dans une communauté en
devenir. Cependant l’égalité des droits que proclame la modernité
n’exclut pas la ségrégation et l’exclusion. Dans ce grand entretien, le
philosophe s’explique sur ce paradoxe qui nourrit aussi sa méthode
d’analyse.
L’ouvrage d’Étienne Balibar, Citoyen-sujet et autres essais d’anthropologie philosophique
(PUF, 2012), tient son titre d’une réponse à une question que Jean-Luc
Nancy, en 1989, avait lancée à tout un ensemble de philosophes français
d’orientations diverses : « Qui vient après le sujet ? » La manière de
comprendre cette question en guide déjà la réponse : elle peut être
saisie comme une question post-structuraliste, qui se demande ce qui se
substitue au sujet, ou ce qui le relève, après le moment philosophique
qui en fit la déconstruction. Étienne Balibar répond : « après le sujet
vient le citoyen » – et s’en explique dans une série d’essais qui
montrent comment le sujet est contesté de l’intérieur par une altérité
qui certes le destitue de sa souveraineté solitaire, mais avec laquelle
en même temps il compose une communauté toujours inachevée. Toute la
réponse de Balibar repose sur une dialectique entre d’un côté le sujet
compris dans sa double dimension, anthropologique (sujet conscient,
sujet affecté) et politique (sujet soumis au pouvoir, sujet de droits)
et de l’autre le citoyen, ou mieux : le concitoyen, de telle sorte qu’on
ne saurait concevoir un devenir citoyen du sujet (le sujet comme être
en commun), sans penser du même coup un devenir sujet du citoyen (le
citoyen émancipé dans un processus de subjectivation).
Après le sujet vient donc le citoyen, ou plutôt : le citoyen-sujet,
dans une communauté politique où l’universel (l’égalité des droits) est à
la fois ce qui sauve et ce qui exclut : les différences
anthropologiques (différences de classe, de race, de sexe…) y sont « à
la fois disqualifiées en tant que justifications de
discriminations au niveau des droits fondamentaux des “êtres humains”
(dont le premier, ou le dernier, qui reprend tous les autres en son
sein, est précisément l’accès à la citoyenneté), et disqualifiantes en
tant que moyen privilégié de légitimer les ségrégations ou les
exclusions intérieures qui privent de citoyenneté (ou de citoyenneté
pleine et entière, “active”) une partie des êtres humains formellement
“égaux en droits”. En d’autres termes, elles réalisent ce paradoxe
vivant d’une construction inégalitaire de la citoyenneté égalitaire »
(p. 27).
Nous avons demandé à Étienne Balibar de revenir sur ce paradoxe, en
commençant par une question de méthode : comment lit-il les philosophes
(Descartes, Locke, Rousseau, mais aussi Marx, Hegel, Freud ou Kelsen)
qui nourrissent ses essais ? Quelle est sa stratégie d’écriture ? Cette
stratégie est tout à la fois bien déroutante et très stimulante,
puisqu’elle n’apparaît pas tant comme une analyse des doctrines
consacrées par l’histoire des idées, ni même de leurs œuvres – que de
textes précis, particuliers, en lequel il s’agit de rechercher et faire
travailler « un point d’hérésie »... P. S.
1/ Vous reprenez à Foucault la question du point d’hérésie, qui vient contester ou renouveler l’idée d’épistémè. Qu’est-ce que ce point d’hérésie ? Comment se manifeste-t-il par exemple chez Descartes ?
2/ Du point d’hérésie à l’anthropologie
3/ Le paradoxe de l’universalisme bourgeois
Balibar5 di laviedesidees
Propos recueillis à Paris par Nicolas Duvoux et Pascal Sévérac.
Prise de vue et montage : Ariel Suhamy.
par Nicolas Duvoux
&
Pascal Sévérac [28-09-2012]
L’energia dell’errore - Viktor Šklovskij
L’energia dell’errore. Libro sul soggetto
Meditare
milioni di possibili associazioni
per
sceglier tra di esse una su un milione,
è terribilmente difficile.
è terribilmente difficile.
s
Lev
Tolstoj, lettera a Fet, 17 novembre 1870.
Queste
parole sono state inserite nel titolo con l’autorizzazione di Lev
Nicolaievič
Tolstoj.
Nell’aprile
1878 egli scriveva a N. N. Strachov di provare un senso di
impreparazione al lavoro, alla tensione; la tensione è necessaria
quando si è trovato e scelto.
Egli
consola N. N. Strachov, che si lagna della difficoltà del lavoro:
«Conosco
molto bene questa sensazione – addirittura, ora, negli ultimi
tempi, la sto provando: tutto parrebbe pronto per scrivere – per
compiere il proprio dovere terreno, ma manca la spinta della fede in se stessi, nell'importanza della causa, manca l’energia
dell’errore; quella spontanea energia terrena che è impossibile
inventare E non si può cominciare».
Tutto
questo riguarda la spontaneità delle forze della natura, che operano
in modi diversi e non immediati, e creano quella confusione che
chiamiamo mondo.
Una
volta, sorridendo, Majakovskij scrisse sulle «cose dell’altro
mondo»:
Un
vecchio disegno, non si sa di chi.
Un
primo disegno non riuscito di una balena.
Niente
riesce senza fatica. I fiori sbocciano e gli uccelli arrivano al
momento giusto solo dopo molte ore di preparazione.
sabato 17 novembre 2012
Foucault interprete di Nietzsche, di Stefano Righetti
Stefano Righetti
Foucault interprete di Nietzsche
Dall'assenza d'opera all'estetica dell'esistenza
Mucchi Editore, Modena 2012
Prefazione
di Manlio Iofrida:
La
ricerca di Stefano Righetti è un lavoro non solo di ampia portata
dal punto di vista quantitativo, ma particolarmente rilevante dal
punto di vista dell'originalità con cui viene affrontato
l’argomento. Il problema scientifico del rapporto fra Nietzsche e
Foucault è naturalmente di quelli che sono ben noti agli
specialisti; tuttavia, nonostante i numerosi lavori, anche
apprezzabili, che ad esso sono stati dedicati, i nodi più essenziali
della questione, sia dal punto di vista teoretico che storico, non
sono stati ancora sufficientemente messi a fuoco; e del resto, se si
pensa alla questione più generale dell'influenza di Nietzsche sul
pensiero francese, si deve dire che, nonostante l’esistenza di
studi validi, anche recenti, come quello, ad esempio, di Jacques Le
Rider (Nietzsche en France, Paris, puf, 1999), molto rimane da
fare. Quindi, per entrambi i versanti su cui verteva la sua ricerca,
si deve dire che l'autore ha dovuto fare molto da solo, andando alle
fonti originali, e soprattutto mettendo a fuoco le domande giuste da
porre alle fonti. In questo senso, il lavoro si avvale di un solido
metodo storico-filologico, che è quello più consono alla nostra
tradizione italiana ma, naturalmente, corretto e tarato con
riferimento all’oggetto di cui si occupa: si trattava di applicare
a Foucault il metodo storico, ma anche il suo metodo storico,
secondo un circolo vizioso che non si può aggirare nei lavori che
riguardano la filosofia contemporanea. Questo ha permesso di evitare
la sterilità di un procedimento meramente filologico, che accumula
dati senza alcuno schema organizzativo: anche il primo capitolo, che
affronta la ricezione di Nietzsche in Francia che sta alle spalle di
Foucault, sceglie i suoi dati allo scopo di mettere ben in rilievo la
specificità della, anzi delle letture che di Nietzsche farà il
filosofo francese. Questa limitazione o modificazione del metodo
storico-filologico non significa però che esso sia stato messo del
tutto fuori gioco: al contrario, la scommessa, largamente riuscita,
del lavoro è quella di mettere in contatto Foucault con la storia,
culturale e non solo culturale, del suo tempo, e di evitarne così
una lettura tutta interna, una di quelle interpretazioni di Foucault[
sulla base dello stesso Foucault che riempiono sempre di più, e
sempre più inutilmente, gli scaffali delle biblioteche. I risultati
di questo attento dosaggio di metodo strutturale e metodo storico, o,
se si vuole, di metodo francese e metodo italiano, perché qui sono
le rispettive tradizioni di Italia e Francia ad essere in gioco, è
una profonda differenziazione dell'oggetto studiato, una sua
articolazione diacronica molto ricca: tanto che viene da domandarsi
se fra il Foucault di cui Righetti tratta nel secondo capitolo,
essenzialmente quello di Folie et Déraison, e il Foucault
terminale, quello degli ultimi due corsi al Collège de France, non
ci siano, dal punto di vista dell’impianto teorico di fondo, più
discontinuità che continuità. Certo, Nietzsche rimane un
riferimento essenziale dall’inizio alla fine della traiettoria del
filosofo di Poitiers, ma, appunto, uno dei meriti del lavoro è di
far vedere, e in modo molto chiaro e documentato, che, di volta in
volta, sono diverse fasi, diverse opere del filosofo tedesco ad
essere da lui sfruttate: e quale autore meno di Nietzsche, con le sue
infinite maschere, potrebbe servire da collante unitario di un lavoro
intellettuale durato trent’anni?
Non
starò ora a fare un resoconto dettagliato di tutto quello che emerge
dalla vasta ricerca dell’autore: mi limiterò a mettere in evidenza
quelli che a mio modo di vedere sono i punti essenziali.
Dunque
, innanzitutto, la peculiare lettura di Nietzsche che sta dietro a
Folie et Déraison: che un
impianto romantico, o romantico-schopenhaueriano, sia il nucleo forte
di tale lettura mi sembra indubbio[1].
Certo, il testo è complesso, e se ne attende un’edizione critica,
che permetta di mettere a fuoco le differenti stesure: si può
ipotizzare infatti che esse siano il motivo dei frequenti cambiamenti
di prospettiva del discorso di Foucault, che si riflettono in una
terminologia oscillante, quando non contraddittoria; ma la sostanza
della posizione filosofica dell’autore è quella che è bene
espressa dalla Préface della I edizione dell’opera [2],
in cui centrale è il riferimento alla coppia concettuale
apollineo-dionisiaco e, quindi, al Nietzsche de La
nascita della tragedia.
Righetti
mette peraltro ben in evidenza come il riferimento a Nietzsche sia ,
oltre che diretto, mediato da altri, ingombranti numi tutelari del
lavoro del filosofo francese: il Blanchot del saggio La
parole «sacrée» de Hölderlin
[3]
in poi, naturalmente, Georges Bataille.
Ma un altro fatto ancora più interessante è il fatto che l’autore mostra come, nel giro di pochi anni, questa posizione sia abbandonata da Foucault: già con Le parole e le cose, episteme logica e la verità scientifica assumono un rilievo assai maggiore; netta è ora la rottura col dionisismo e il romanticismo delle prime opere; netta presa di distanza di Foucault da una critica meramente negativa della scienza …
Ma un altro fatto ancora più interessante è il fatto che l’autore mostra come, nel giro di pochi anni, questa posizione sia abbandonata da Foucault: già con Le parole e le cose, episteme logica e la verità scientifica assumono un rilievo assai maggiore; netta è ora la rottura col dionisismo e il romanticismo delle prime opere; netta presa di distanza di Foucault da una critica meramente negativa della scienza …
... continua a leggere: testo completo della Prefazione in Pdf
_________________
Note:
[1].
Questa affermazione va bilanciata con la presa in considerazione
dell'influenza dello Hegel della Fenomenologia
dello spirito
e del pensiero di Jean Hyppolite: in proposito si rinvia, per i vari
studi dedicati alla questione, alla bibliografia citata in R.
M. Leonelli,
Foucault
généalogiste, stratège et dialecticien. De l’histoire critique
au diagnostic du présent.
thèse pour l’obtention du grade de Docteur en Philosophie,
Université de Paris X - Nanterre, Année Universitaire 2006-2007,
cap. I, Une
archéologie du «pour nous». Pratique généalogique et
métamorphose de l’hégélianisme dans l’Histoire de la folie,
pp. 15-72: tale capitolo, di cui è da auspicare la pubblicazione, è
a mio avviso il punto più maturo a cui è giunta la ricerca su
questo tema fino ad ora.
[2].
Cfr. M. Foucault,
Preface, in Folie et déraison. Histoire de la folie à l’âge
classique, Plon, Paris 1961, pp;. I-XI.
sabato 10 novembre 2012
mercoledì 7 novembre 2012
Bologna - Presentazione del I libro del Capitale, 9 novembre
venerdì
9 novembre - h 18.00
nell’Aula
seminari della Biblioteca “Walter Bigiavi”
via
Belle Arti, 33
verrà
presentato
Il
capitale, libro I
di
KARL
MARX
nella
nuova edizione italiana basata
sulla Marx-Engels
Gesamtausgabe (MEGA2)
a
cura di
ROBERTO
FINESCHI
Siena
School for Liberal Arts
(Marx-Engels,
Opere complete, vol.XXXI, La Città del Sole, 2012)
sabato 3 novembre 2012
Fino Rauti
Camera oscura
(ASCA) - Roma, Il Presidente della Camera dei deputati,
Gianfranco Fini, esprime il più profondo cordoglio per la
scomparsa dell'on. Pino Rauti, ''uomo politico che ha
rappresentato una parte di rilievo nella storia della Destra italiana. Parlamentare rigoroso, intellettuale di profonda
cultura, Rauti ha testimoniato con passione e dedizione gli ideali della nazione e della società che appartengono alla
storia politica del nostro Paese. Ai familiari esprimo i
sentimenti della più intensa vicinanza mia personale e della
Camera dei deputati''. E' quanto si legge in un comunicato.
Rauti: Fini, testimone degli ideali della nazione
lunedì 29 ottobre 2012
domenica 28 ottobre 2012
"Gente che non ho mai visto": Mussolini (di V. M.)
Vladimir Majakovskij
GALLERIA MAJAKOVSKIJANA
Gente che non ho mai visto
Mussolini
Ovunque si getti lo sguardo,i giornali
son pieni
del nome di Mussolini.
A quelli che non l’hanno mai visto
lo descrivo io, Mussolini.
Punto per punto,
tratto per tratto.
Genitori di Mussolini,
non sforzatevi di criticarmi!
Non gli somiglia?
La copia più esatta
è la sua politica.
Mussolini
ha un orribile
aspetto.
Nude le estremità,
nera la camicia,
sulle braccia
e sulle gambe
migliaia
di peli
a ciuffi.
Le braccia
arrivano ai calcagni
e scopano per terra.
Nell’insieme
Mussolini
ha l’aspetto di scimpanzé
Non ha faccia :
al suo posto
ha un enorme
marchio da brigante.
Quante narici
ha ogni uomo!
È inutile!
Mussolini
in tutto,
ne ha una sola,
e anche questa
gli è stata spaccata
esattamente in due
alla spartizione
del bottino.
Mussolini
è tutto
uno scintillio di medaglie.
Con un simile
armamento
come non sconfiggere il nemico?!
Senza pistola,
senza spada,
ma armato di tutto punto :
al fianco
un litro intero
d’olio di ricino ;
se
te lo rovesciano
in bocca,
non puoi opporti
a una squadra
di fascisti.
Per sentirsi dappertutto
come a casa
Mussolini
nella zampaccia
stringe un mazzo
di grimaldelli e di ferri da scasso.
martedì 23 ottobre 2012
Vom Kriege
Premessa
dell’Autore
Il
concetto di “trattazione scientifica” non esige né
esclusivamente, né principalmente che la trattazione si costruisca
nell’edificio di un sistema conchiuso. Ciò non ha più bisogno,
oggi, di essere dimostrato.
In
questo studio, non si troverà pertanto nulla di sistematico alla
superficie. Invece di una dottrina compiuta, non abbiamo da offrire
che frammenti.
La
forma scientifica vi si esprime con la tendenza a scrutare l’essenza
dei fenomeni bellici ed a mostrare la loro correlazione con la natura
delle cose di cui si compongono. Non si è mai, qui, indietreggiato
davanti alla consequenzialità filosofica. Ma dovunque il
ragionamento si dipanava in un filo troppo esile, l’autore ha
preferito romperlo per ricorrere invece alle prove fornite
dall’esperienza dei fatti. Come molte piante non producono frutti
se il loro fusto si slancia troppo in alto, così occorre che nelle
arti pratiche le foglie e i fiori teorici non prendano soverchio
sviluppo. Occorre non allontanarsi troppo dal terreno che loro
conviene; e cioè dall’esperienza.
Sarebbe
indubbiamente un errore voler dedurre dalla composizione chimica del
chicco di frumento la forma della spiga che ne deve nascere, perché
non si ha che da andare nei campi per vedere le spighe già formate.
L’investigazione
e l’osservazione, la meditazione filosofica e l’esperienza non
debbono mai spregiarsi o escludersi vicendevolmente. Si offrono,
piuttosto, reciproca garanzia.
Le
proposizioni di questo libro poggiano dunque la breve volta della
propria perentoria consequenzialità logica o sull’esperienza o
sulla definizione della guerra: ed entrambi questi pilastri sono loro
indispensabili.
mercoledì 10 ottobre 2012
La crisi - Gianfranco Manfredi '74
La crisi è strutturale
è nata col capitale
sta dentro al meccanismo d'accumulazione
il riformismo non sarà una soluzione.
La crisi è già matura
e Marx non si è sbagliato
quando che ci ha insegnato
a prendere lo Stato.
Io la crisi la risolvo
oh parbleu ma come fa!
Sì la crisi, sì la crisi la risolvo là per là.
Prendo un fucile
lo faccio pulire,
lo punto sulle masse,
ci aggiungo un po' di tasse
e il sin...dacato
lo tiro da un lato
gli dico in un orecchio
non rompermi lo specchio!
Sì ma il gioco non riesce
tu così tiri a campar
dalla crisi non si esce per di qua.
lunedì 8 ottobre 2012
Il velo nell'islam. Storia, politica, estetica - presentazione : BO 10/10
Libreria delle Moline
Via delle Moline, 3/A
Bologna
tel.: 051 23 20 53
Bologna
tel.: 051 23 20 53
mercoledì
10 ottobre 2012
ore
18,30
Renata Pepicelli
presenta
storia,
politica,estetica
ne
parleranno con l'autrice
Sandro
Mezzadra
docente
di Filosofia Politica e Studi coloniali e post-coloniali
Università
di Bologna
Azzurra
Meringolo
dottore
di ricerca di Studi Internazionali, Università di Roma Tre
introduce
Vincenza Perilli
mercoledì 3 ottobre 2012
Eric Hobsbawm: ad Antonio Gramsci
«Caro Nino,
tu sei morto da 70 anni ma io ti conosco bene, ti conosco bene dai tuoi
ritratti, da tutto ciò che ho letto, dagli scrittori e dagli storici
che hanno studiato la tua vita e soprattutto da tutte le tue parole.
martedì 2 ottobre 2012
Soldati senza causa. Memorie della guerra d’Algeria
di
Andrea Brazzoduro
Laterza, 2012
Tra il 1954 e il 1962, 1 milione e 200 mila soldati francesi di leva
sbarcano al di là del Mediterraneo per combattere contro gli
indipendentisti del Fronte di liberazione nazionale algerino.
Tra le fila francesi i morti sono 26 mila e 300 mila i feriti; almeno dieci volte di più sono quelli algerini.
La guerra d'Algeria è stata una "guerra senza nome", dissimulata con le denominazioni più varie ed enigmatiche quali "pacificazione" o "mantenimento dell'ordine". Alla fine del conflitto i soldati francesi sono rifiutati dal proprio stesso Paese che vuole lasciarsi rapidamente alle spalle quel passato coloniale. Solo nel 1999 la Francia riconosce di aver combattuto una guerra tra il 1954 e il 1962.
Cinquant'anni dopo l'indipendenza dell'Algeria, cosa hanno da raccontare quei reduci, fra i gruppi maggiormente segnati dalla cesura burrascosa che ha messo fine all' "Algeria francese"?
Tra le fila francesi i morti sono 26 mila e 300 mila i feriti; almeno dieci volte di più sono quelli algerini.
La guerra d'Algeria è stata una "guerra senza nome", dissimulata con le denominazioni più varie ed enigmatiche quali "pacificazione" o "mantenimento dell'ordine". Alla fine del conflitto i soldati francesi sono rifiutati dal proprio stesso Paese che vuole lasciarsi rapidamente alle spalle quel passato coloniale. Solo nel 1999 la Francia riconosce di aver combattuto una guerra tra il 1954 e il 1962.
Cinquant'anni dopo l'indipendenza dell'Algeria, cosa hanno da raccontare quei reduci, fra i gruppi maggiormente segnati dalla cesura burrascosa che ha messo fine all' "Algeria francese"?
Le loro memorie, raccolte in decine di interviste, sono al centro di questo libro.
sabato 29 settembre 2012
Casa Verbano chiusa da una Regione ridotta da far pietà, ma priva di pietas
Blindata la casa di Carla e Valerio Verbano.
Il fascismo della Regione Lazio
Gli avvoltoi che prosperano nella città di Roma hanno aspettato solo alcuni mesi per volare su una preda ambita. Via Monte Bianco 114, c’è un appartamento nel quartiere di Montesacro che per alcune generazioni di militanti del movimento ha un valore particolare. In quell’appartamento, il 22 febbraio del 1980 veniva ammazzato da killer neofascisti, Valerio Verbano, 19 anni, giovane e conosciuto compagno. Ancora ignoti restano gli assassini, le stesse modalità dell’omicidio (un'esecuzione con i genitori legati nella stanza attigua) generarono raccapriccio, anche se i giornali della stampa borghese ebbero il coraggio e l’indegnità di titolare “ucciso un autonomo”.
La storia di Valerio non è andata
dimenticata, grazie all’impegno di tanti compagni e compagne e grazie
soprattutto alla testardaggine di Carla, sua madre che ha voluto fino
all’ultimo tentare di sapere nomi e ragioni della morte di suo figlio.
Carla se ne è andata da poco, stroncata da un male a cui aveva resistito
caparbiamente. L’appartamento doveva divenire la sede di una
associazione dedicata alla memoria e in tal senso erano state inviate
esplicite richieste alla Regione, ente proprietario. Ma mentre la
Regione cadeva, travolta da un marciume incredibile, c’era qualche
solerte funzionario che si preoccupava di “risanare i bilanci”
requisendo l’appartamento.
giovedì 20 settembre 2012
Étienne Balibar: l’aspect le plus «foucaldien» de l’œuvre de Marx
… Il y a ... bien conversion locale de la violence en formes sociales plus «avancées» de l’exploitation – plus «civilisées», et éventuellement plus «productives». Mais c’est au prix, en fait, de son déplacement ou de sa délocalisation. D’autre part, c’est à ce sujet que Marx propose une analyse de la lutte de classes comme un rapport de force évolutif qu’on peut rétrospectivement considérer comme l’aspect le plus «foucaldien» de son œuvre [*]: le «pouvoir» en effet n’y figure pas comme un terme univoque, référant à une instance qui viendrait de l’extérieur contraindre le processus social, mais plutôt comme le rapport lui même, c’est-à-dire le résultat complexe et instable du conflit qui se déploie dans le temps entre discipline et résistance, techniques d’exploitation de la force de travail humaine (que Marx appelle «méthodes d’extraction du surtravail») qui sont aussi, en un sens, des «techniques de gouvernement», et luttes individuelles ou collectives qui incarnent une forme de liberté dès leurs manifestations le plus élémentaires (et non pas seulement préparent une libération «finale») ...
E.
Balibar, Violence et civilité. Welleck Library Lectures et autres essais de philosophie politique, Paris, Galilée 2010, p. 133, «Deuxième conférence. Une violence
“inconvertible”? Essai de topique».
martedì 18 settembre 2012
Roms : la commune humanité bafouée
Rom: la comune umanità schernita
Firmare una petizione e concorrere a farla circolare è , come ha sottolineato realisticamente Vincenza Perilli su Marginalia, un gesto limitato, ma in casi come questo , vale comunque la pena di associarsi all'indignazione e alla protesta di fronte alla politica di espulsione dei "Rom stranieri" perseguita in Francia dal nuovo governo che ,su questi problemi cruciali, non ha rotto la continuità con il precedente governo di destra.
A cosa può servire cambiare Presidente se non a cambiare politica adoperandosi a sradicare e neutralizzare le condizioni del razzismo, del populismo, della xenofobia ?
Ho firmato ed invito a diffondere e firmare la petizione:
domenica 16 settembre 2012
sabato 15 settembre 2012
Il razzismo, di Alberto Burgio - Gianluca Gabrielli
Lunedì
17 settembre 2012
ore 18.00
presso la Biblioteca “Walter Bigiavi”
via
Belle Arti, 33 - Bologna
presentazione
del libro
Il razzismo
Il razzismo
di
Alberto Burgio e Gianluca Gabrielli
Ediesse,
2012
con
gli autori ne parlano
Patrizia
Dogliani
e
Sandro
Mezzadra
introduce
Giorgio
Tassinari
Alberto Burgio,
Dipartimento di Filosofia
Gianluca Gabrielli,
Insegnante e storico
Patrizia Dogliani,
Dipartimento di Discipline storiche antropologiche e
geografiche
Sandro Mezzadra,
Dipartimento di Scienze Politiche
Giorgio Tassinari,
Facoltà di Economia, Dipartimento
Scienze Statistiche
lunedì 3 settembre 2012
L'antifascista (di: nique la police)
Pensare che le dichiarazioni di
Pierluigi Bersani sul fascismo di Grillo appartengano esclusivamente ad
un catalogo, oltretutto piuttosto ristretto, di banalità non significa
solo trascurare l’importanza che ha la produzione di parole sui media.
Anche se già qui sarebbe come pensare che Facebook è uno strumento
banale, e non una complessa infrastruttura di reti sociali, solo perché
non è raro trovarci delle banalità. Bisogna piuttosto leggere le
dichiarazioni di Bersani come una modalità di funzionamento della
politica istituzionale. Un dispositivo da smontare piuttosto che
qualcosa da ignorare o da insultare.
In
questo senso l’accusa di “fascismo”, poi vedremo in che modo, lanciata
da Bersani sostanzialmente contro Grillo e Di Pietro è qualcosa che
merita un livello minimo di analisi. Facciamo un passo indietro: da
tempo circola un video, commentato da Grillo e Di Pietro, dove Bersani,
assieme ad altri protagonisti della politica istituzionale, è
raffigurato come uno zombie. E qui bisogna vincere la voglia di
affermare la verità, e cioè che Bersani e gli altri non sono solo dei
morti viventi ma ne rappresentano l’epifania, e guardare alle reazioni
del segretario del Pd. Bersani ha infatti accusato chi dà dello zombie
ai dirigenti del Pd di essere un “fascista”, anzi un “fascista del web”
che sta cercando di riproporre al paese una nuova stagione
diciannovista. Tutte la categorie usate meritano attenzione. Vediamo
come.
L’uso dell’accusa di fascismo
all’interno della sinistra, e poi del centrosinistra, è vecchio più o
meno quanto le camice nere. A lungo, entro modi e linguaggi molto
diversi, l’accusa di fascismo è servita per indicare un pericolo esterno
(il fascismo, appunto, in molteplici forme) ma anche quello di un forte
autoritarismo interno alla sinistra (ed è qui che l’accusa di fascismo è
stata scambiata, poi sostituita, con quella di stalinismo). La novità
storica, preceduta da significative censure contro singole lotte
all’epoca dell’occupazione delle terre in Sicilia, irrompe con il ’77
quando il Pci costruisce l’accusa di “diciannovismo” nei confronti del
movimento. E’ la prima volta in cui un movimento di sinistra viene
accusato, dal maggior partito della sinistra, di contribuire a generare
il fascismo. Accusa, quella di diciannovismo, che non è di poco conto
nella cultura antifascista ma, cosa spesso dimenticata, ricavata da un
concetto che nasce da un libro di Pietro Nenni (“Il diciannovismo”,
uscito nel quarantennale della marcia su Roma). Le tesi di Nenni sono
piuttosto chiare: l’ascesa del fascismo è stata favorita dall’estremismo
di destra e dal massimalismo di sinistra, e anche da ibridazioni tra
questi due estremi, che hanno delegittimato il parlamento, isolato la
sinistra riformista, spaccato in due la classe operaia. Nenni scrive
all’epoca dell’accordo storico tra Dc e Psi ed è evidente l’uso
politico, proprio perché Nenni aveva anche la stoffa dello storico, di
queste concezioni: mentre il Psi va al governo con la Dc, chi lo critica
rischia di guardare oggettivamente al massimalismo genere 1919, facendo
il gioco delle destre. Un modo, all’epoca elegante, per pararsi a
sinistra mentre ci si alleava con la Dc, un partito che pochissimi anni
prima, proprio grazie all’intesa con le destre, aveva costituito il
governo Tambroni. L’accusa di diciannovismo rivolta dal Pci, all’epoca
nell’area di governo della Dc di Andreotti, nei confronti del movimento
del’77 non sarà però una polemica politica nascosta sotto le pieghe di
significato costruite dalla storiografia. Si tratterà di una accusa,
diretta, sul campo contro un’area politica ed una generazione. L’accusa
di preparare il fascismo, grazie alla quale il Pci si comportò di
conseguenza con una stagione di leggi speciali “a difesa della
democrazia”. E che il lessico e i riti di quella stagione siano ancora
celebrati oggi dalle istituzioni deve essere oggetto di riflessione ...
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venerdì 31 agosto 2012
L'opera "I funerali dell'anarchico Pinelli" di Enrico Baj deve restare esposta
Incidenze aderisce alla petizione promossa
dal Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa di Milano
Il 2 settembre l'opera di Baj "I funerali dell'anarchico Pinelli" rischia di ritornare nei bui scantinati dai quali è emersa dopo 40 anni solo recentemente. Quest'opera, dall'indubbio valore non solo artistico, appartiene inequivocabilmente alla storia di Milano; una storia con la quale la città tutta deve sicuramente ancora confrontarsi.
Chiediamo una testimonianza diretta da tutta la cittadinanza affinché l'opera rimanga fruibile a Milano negli anni a venire.
Un'opera d'arte è un modo per preservare la storia dalla sua riscrittura fissandola in una immagine.
Firmiamo per impedire che anche questo tassello ci venga strappato.
- Chi dimentica le vittime,
- dimentica le ingiustizie,
- dimentica il presente.
- Per sottoscrivere:
https://www.change.org/it/petizioni/l-opera-di-baj-i-funerali-dell-anarchico-pinelli-deve-rimanere-esposta
vedi inoltre: Osservatorio democratico sulle nuove destre
sabato 7 luglio 2012
La mer - 1945
Charles Trenet
La mer
1945
La mer
Qu'on voit danser le long des golfes clairs
A des reflets d'argent
La mer
Des reflets changeants
Sous la pluie
La mer
Au ciel d'été confond
Ses blancs moutons
Avec les anges si purs
La mer bergère d'azur
Infinie
Voyez
Près des étangs
Ces grands roseaux mouillés
Voyez
Ces oiseaux blancs
Et ces maisons rouillées
La mer
Les a bercés
Le long des golfes clairs
Et d'une chanson d'amour
La mer
A bercé mon cœur pour la vie
mercoledì 27 giugno 2012
K : Karl Marx
E n c i c l o p e d i a
d e l l a
n e o l i n g u a
n e o l i n g u a
K
Karl Marx
[l’incompatibile]
Un’organizzazione non governativa denominata “Madri bulgare
contro la violenza” [sic!] chiede che il busto dell’economista e filosofo Karl Marx venga rimosso dai giardini del “campus”di Economia dell’Università di Sofia.
Secondo la NGO “è scandaloso che la statua di una persona
che predicò la rivoluzione comunista globale e l’abolizione forzata
della proprietà privata continui ad esistere in una facoltà in cui si
insegna l’economia nazionale e mondiale”.
Il monumento sarebbe “incompatibile con la speranza dei giovani di ricevere una moderna educazione europea ...” [risic!]
Il monumento sarebbe “incompatibile con la speranza dei giovani di ricevere una moderna educazione europea ...” [risic!]
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da: italintermedia
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musica: Gaetano Curreri
album: Ancora Barabba, 2010