Negli
ultimi giorni la Commissione d’inchiesta sull’omicidio di Aldo Moro ha
dichiarato di aver messo le mani su un documento «desegretato», ossia
non più coperto dal segreto di Stato, e tuttavia «non divulgabile» e
«non trascrivibile», in cui ci sarebbero, a detta di Carlo Giovanardi,
rivelazioni «esplosive» sulla strage del 2 agosto.
Di
«esplosivo», il 2 agosto 1980, c’è stata solo una bomba neofascista che
ha spezzato 85 esistenze e ne ha travolte tantissime solo perché lo
Stato voleva riportare ordine e disciplina in un paese che chiedeva più
libertà e più giustizia sociale…
Quanto
poi alla presunta rivelazione, si tratta della solita, fantasiosa
«pista libico-palestinese» già archiviata nel 2015 e che comunque, al di
là di tutte le inverosimiglianze, non spiega né il particolare tipo di
esplosivo né l’innesco della bomba del 2 agosto. E la colpa poi sarebbe
di Gheddafi che, oggi come oggi, non può né smentire né confermare.
Va anche apprezzata la barzelletta della «desegretazione» dei
vecchi documenti coperti da segreto di Stato: ora non sono più
«segreti», ma sono «non divulgabili» e «non trascrivibili»… Una panacea
per tutti i depistaggi passati, presenti e futuri, perché il politico o
funzionario di turno potrà richiamarsi a documenti che nessuno può
vedere né esibire.
Davvero
pare difficile capire come mai politici e funzionari di Stato si
ostinino, ancora oggi, a effettuare depistaggi sulle grandi stragi nere
del Novecento. Ma il fatto è che proprio la cancellazione delle «stragi
di Stato» è diventato, nel corso degli anni, un campo di prova in cui il
potere sperimenta fino a che punto è capace di rimodellare il passato a
piacimento.
Lo
stesso potrebbe dirsi per i gruppuscoli neofascisti. In sé non contano
quasi nulla e il massimo che potrebbero fare è ferire o uccidere ogni
tanto qualcuno che sia loro sgradito. Ma proprio l’acquiescenza o il
favore verso il neofascismo serve alla politica istituzionale per
ridefinire lo spazio pubblico di una democrazia sempre più autoritaria.
È anche il caso del romanzo noir del diplomatico fascio-rock Mario Vattani,
vicino ai neofascisti di CasaPound, che è stato presentato qualche
giorno fa nella prestigiosa sede romana del Circolo degli Affari Esteri,
presieduto dallo zio di Vattani, Umberto, anche lui diplomatico di
lungo corso ed ex segretario generale del Ministero degli Esteri.
Presentare il romanzetto di un neofascista non significherebbe molto, se
non fosse un modo per ridefinire gli assetti istituzionali del potere
culturale.
Quel
che conta non è certo l’arte o la ricerca della verità, ma solo la
spinta involutiva e autoritaria che il potere vuole imporre a una
società in cui lentamente cresce la coscienza dello sfruttamento e
dell’oppressione. E, a tal fine, va bene ogni menzogna, ogni idiozia
nazistoide, ogni romanzo d’accatto.
Ora e sempre resistenza!
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segreto di Stato, stragi.
By staffetta – maggio 7, 2016