«Caro Nino,
tu sei morto da 70 anni ma io ti conosco bene, ti conosco bene dai tuoi
ritratti, da tutto ciò che ho letto, dagli scrittori e dagli storici
che hanno studiato la tua vita e soprattutto da tutte le tue parole.
Scritti critici. Saggi, articoli e recensioni di filosofia, politica e storia del presente
mercoledì 3 ottobre 2012
martedì 2 ottobre 2012
Soldati senza causa. Memorie della guerra d’Algeria
di
Andrea Brazzoduro
Laterza, 2012
Tra il 1954 e il 1962, 1 milione e 200 mila soldati francesi di leva
sbarcano al di là del Mediterraneo per combattere contro gli
indipendentisti del Fronte di liberazione nazionale algerino.
Tra le fila francesi i morti sono 26 mila e 300 mila i feriti; almeno dieci volte di più sono quelli algerini.
La guerra d'Algeria è stata una "guerra senza nome", dissimulata con le denominazioni più varie ed enigmatiche quali "pacificazione" o "mantenimento dell'ordine". Alla fine del conflitto i soldati francesi sono rifiutati dal proprio stesso Paese che vuole lasciarsi rapidamente alle spalle quel passato coloniale. Solo nel 1999 la Francia riconosce di aver combattuto una guerra tra il 1954 e il 1962.
Cinquant'anni dopo l'indipendenza dell'Algeria, cosa hanno da raccontare quei reduci, fra i gruppi maggiormente segnati dalla cesura burrascosa che ha messo fine all' "Algeria francese"?
Tra le fila francesi i morti sono 26 mila e 300 mila i feriti; almeno dieci volte di più sono quelli algerini.
La guerra d'Algeria è stata una "guerra senza nome", dissimulata con le denominazioni più varie ed enigmatiche quali "pacificazione" o "mantenimento dell'ordine". Alla fine del conflitto i soldati francesi sono rifiutati dal proprio stesso Paese che vuole lasciarsi rapidamente alle spalle quel passato coloniale. Solo nel 1999 la Francia riconosce di aver combattuto una guerra tra il 1954 e il 1962.
Cinquant'anni dopo l'indipendenza dell'Algeria, cosa hanno da raccontare quei reduci, fra i gruppi maggiormente segnati dalla cesura burrascosa che ha messo fine all' "Algeria francese"?
Le loro memorie, raccolte in decine di interviste, sono al centro di questo libro.
sabato 29 settembre 2012
Casa Verbano chiusa da una Regione ridotta da far pietà, ma priva di pietas
Blindata la casa di Carla e Valerio Verbano.
Il fascismo della Regione Lazio
Gli avvoltoi che prosperano nella città di Roma hanno aspettato solo alcuni mesi per volare su una preda ambita. Via Monte Bianco 114, c’è un appartamento nel quartiere di Montesacro che per alcune generazioni di militanti del movimento ha un valore particolare. In quell’appartamento, il 22 febbraio del 1980 veniva ammazzato da killer neofascisti, Valerio Verbano, 19 anni, giovane e conosciuto compagno. Ancora ignoti restano gli assassini, le stesse modalità dell’omicidio (un'esecuzione con i genitori legati nella stanza attigua) generarono raccapriccio, anche se i giornali della stampa borghese ebbero il coraggio e l’indegnità di titolare “ucciso un autonomo”.
La storia di Valerio non è andata
dimenticata, grazie all’impegno di tanti compagni e compagne e grazie
soprattutto alla testardaggine di Carla, sua madre che ha voluto fino
all’ultimo tentare di sapere nomi e ragioni della morte di suo figlio.
Carla se ne è andata da poco, stroncata da un male a cui aveva resistito
caparbiamente. L’appartamento doveva divenire la sede di una
associazione dedicata alla memoria e in tal senso erano state inviate
esplicite richieste alla Regione, ente proprietario. Ma mentre la
Regione cadeva, travolta da un marciume incredibile, c’era qualche
solerte funzionario che si preoccupava di “risanare i bilanci”
requisendo l’appartamento.
giovedì 20 settembre 2012
Étienne Balibar: l’aspect le plus «foucaldien» de l’œuvre de Marx
… Il y a ... bien conversion locale de la violence en formes sociales plus «avancées» de l’exploitation – plus «civilisées», et éventuellement plus «productives». Mais c’est au prix, en fait, de son déplacement ou de sa délocalisation. D’autre part, c’est à ce sujet que Marx propose une analyse de la lutte de classes comme un rapport de force évolutif qu’on peut rétrospectivement considérer comme l’aspect le plus «foucaldien» de son œuvre [*]: le «pouvoir» en effet n’y figure pas comme un terme univoque, référant à une instance qui viendrait de l’extérieur contraindre le processus social, mais plutôt comme le rapport lui même, c’est-à-dire le résultat complexe et instable du conflit qui se déploie dans le temps entre discipline et résistance, techniques d’exploitation de la force de travail humaine (que Marx appelle «méthodes d’extraction du surtravail») qui sont aussi, en un sens, des «techniques de gouvernement», et luttes individuelles ou collectives qui incarnent une forme de liberté dès leurs manifestations le plus élémentaires (et non pas seulement préparent une libération «finale») ...
E.
Balibar, Violence et civilité. Welleck Library Lectures et autres essais de philosophie politique, Paris, Galilée 2010, p. 133, «Deuxième conférence. Une violence
“inconvertible”? Essai de topique».
martedì 18 settembre 2012
Roms : la commune humanité bafouée
Rom: la comune umanità schernita
Firmare una petizione e concorrere a farla circolare è , come ha sottolineato realisticamente Vincenza Perilli su Marginalia, un gesto limitato, ma in casi come questo , vale comunque la pena di associarsi all'indignazione e alla protesta di fronte alla politica di espulsione dei "Rom stranieri" perseguita in Francia dal nuovo governo che ,su questi problemi cruciali, non ha rotto la continuità con il precedente governo di destra.
A cosa può servire cambiare Presidente se non a cambiare politica adoperandosi a sradicare e neutralizzare le condizioni del razzismo, del populismo, della xenofobia ?
Ho firmato ed invito a diffondere e firmare la petizione:
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