Visualizzazione post con etichetta Pierre Klossowski. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Pierre Klossowski. Mostra tutti i post

sabato 17 novembre 2012

Foucault interprete di Nietzsche, di Stefano Righetti



Stefano Righetti

Foucault interprete di Nietzsche
 Dall'assenza d'opera all'estetica dell'esistenza

Mucchi Editore, Modena 2012




Prefazione di Manlio Iofrida:

La ricerca di Stefano Righetti è un lavoro non solo di ampia portata dal punto di vista quantitativo, ma particolarmente rilevante dal punto di vista dell'originalità con cui viene affrontato l’argomento. Il problema scientifico del rapporto fra Nietzsche e Foucault è naturalmente di quelli che sono ben noti agli specialisti; tuttavia, nonostante i numerosi lavori, anche apprezzabili, che ad esso sono stati dedicati, i nodi più essenziali della questione, sia dal punto di vista teoretico che storico, non sono stati ancora sufficientemente messi a fuoco; e del resto, se si pensa alla questione più generale dell'influenza di Nietzsche sul pensiero francese, si deve dire che, nonostante l’esistenza di studi validi, anche recenti, come quello, ad esempio, di Jacques Le Rider (Nietzsche en France, Paris, puf, 1999), molto rimane da fare. Quindi, per entrambi i versanti su cui verteva la sua ricerca, si deve dire che l'autore ha dovuto fare molto da solo, andando alle fonti originali, e soprattutto mettendo a fuoco le domande giuste da porre alle fonti. In questo senso, il lavoro si avvale di un solido metodo storico-filologico, che è quello più consono alla nostra tradizione italiana ma, naturalmente, corretto e tarato con riferimento all’oggetto di cui si occupa: si trattava di applicare a Foucault il metodo storico, ma anche il suo metodo storico, secondo un circolo vizioso che non si può aggirare nei lavori che riguardano la filosofia contemporanea. Questo ha permesso di evitare la sterilità di un procedimento meramente filologico, che accumula dati senza alcuno schema organizzativo: anche il primo capitolo, che affronta la ricezione di Nietzsche in Francia che sta alle spalle di Foucault, sceglie i suoi dati allo scopo di mettere ben in rilievo la specificità della, anzi delle letture che di Nietzsche farà il filosofo francese. Questa limitazione o modificazione del metodo storico-filologico non significa però che esso sia stato messo del tutto fuori gioco: al contrario, la scommessa, largamente riuscita, del lavoro è quella di mettere in contatto Foucault con la storia, culturale e non solo culturale, del suo tempo, e di evitarne così una lettura tutta interna, una di quelle interpretazioni di Foucault[ sulla base dello stesso Foucault che riempiono sempre di più, e sempre più inutilmente, gli scaffali delle biblioteche. I risultati di questo attento dosaggio di metodo strutturale e metodo storico, o, se si vuole, di metodo francese e metodo italiano, perché qui sono le rispettive tradizioni di Italia e Francia ad essere in gioco, è una profonda differenziazione dell'oggetto studiato, una sua articolazione diacronica molto ricca: tanto che viene da domandarsi se fra il Foucault di cui Righetti tratta nel secondo capitolo, essenzialmente quello di Folie et Déraison, e il Foucault terminale, quello degli ultimi due corsi al Collège de France, non ci siano, dal punto di vista dell’impianto teorico di fondo, più discontinuità che continuità. Certo, Nietzsche rimane un riferimento essenziale dall’inizio alla fine della traiettoria del filosofo di Poitiers, ma, appunto, uno dei meriti del lavoro è di far vedere, e in modo molto chiaro e documentato, che, di volta in volta, sono diverse fasi, diverse opere del filosofo tedesco ad essere da lui sfruttate: e quale autore meno di Nietzsche, con le sue infinite maschere, potrebbe servire da collante unitario di un lavoro intellettuale durato trent’anni?
Non starò ora a fare un resoconto dettagliato di tutto quello che emerge dalla vasta ricerca dell’autore: mi limiterò a mettere in evidenza quelli che a mio modo di vedere sono i punti essenziali.
Dunque , innanzitutto, la peculiare lettura di Nietzsche che sta dietro a Folie et Déraison: che un impianto romantico, o romantico-schopenhaueriano, sia il nucleo forte di tale lettura mi sembra indubbio[1]. Certo, il testo è complesso, e se ne attende un’edizione critica, che permetta di mettere a fuoco le differenti stesure: si può ipotizzare infatti che esse siano il motivo dei frequenti cambiamenti di prospettiva del discorso di Foucault, che si riflettono in una terminologia oscillante, quando non contraddittoria; ma la sostanza della posizione filosofica dell’autore è quella che è bene espressa dalla Préface della I edizione dell’opera [2], in cui centrale è il riferimento alla coppia concettuale apollineo-dionisiaco e, quindi, al Nietzsche de La nascita della tragedia.
Righetti mette peraltro ben in evidenza come il riferimento a Nietzsche sia , oltre che diretto, mediato da altri, ingombranti numi tutelari del lavoro del filosofo francese: il Blanchot del saggio La parole «sacrée» de Hölderlin [3] in poi, naturalmente, Georges Bataille.
Ma un altro fatto ancora più interessante è il fatto che l’autore mostra come, nel giro di pochi anni, questa posizione sia abbandonata da Foucault: già con
Le parole e le cose, episteme logica e la verità scientifica assumono un rilievo assai maggiore; netta è ora la rottura col dionisismo e il romanticismo delle prime opere; netta presa di distanza di Foucault da una critica meramente negativa della scienza …

_________________
Note:

[1]. Questa affermazione va bilanciata con la presa in considerazione dell'influenza dello Hegel della Fenomenologia dello spirito e del pensiero di Jean Hyppolite: in proposito si rinvia, per i vari studi dedicati alla questione, alla bibliografia citata in R. M. Leonelli, Foucault généalogiste, stratège et dialecticien. De l’histoire critique au diagnostic du présent. thèse pour l’obtention du grade de Docteur en Philosophie, Université de Paris X - Nanterre, Année Universitaire 2006-2007, cap. I, Une archéologie du «pour nous». Pratique généalogique et métamorphose de l’hégélianisme dans l’Histoire de la folie, pp. 15-72: tale capitolo, di cui è da auspicare la pubblicazione, è a mio avviso il punto più maturo a cui è giunta la ricerca su questo tema fino ad ora.

[2]. Cfr. M. Foucault, Preface, in Folie et déraison. Histoire de la folie à l’âge classique, Plon, Paris 1961, pp;. I-XI.

[3].Cfr. M. Blanchot, La parole «sacrée» de Hölderlin, in La part du feu, Gallimard, ParisParis1943.

lunedì 31 gennaio 2011

Klossowski: Nietzsche, «cultura» - «miseria sociale» - «crimine» - «lotta contro la cultura»

Nietzsche, ben prima di aver percorso tutte le fasi del suo pensiero, quando ancora non aveva rifuso i suoi modi di concepire il significato delle varie culture che si sono succedute nell’Occidente, già nel 1871, alla notizia dell’incendio delle Tuileries sotto la Comune, vede in questo avvenimento l’insostenibilità di una cultura tradizionale:

«… bisogna riconoscere» scrive a Gersdorff, «come proprio questo fenomeno della vita moderna, e quindi l’Europa cristiana e il suo Stato e specialmente la sua “civiltà” romanza,oggi predominante ovunque denuncino la grave tara da cui è affetto il mondo: noi tutti e il nostro passato siamo colpevoli di questo terrore che si manifesta alla luce del sole: quindi dobbiamo ben guardarci dall’imputare dall’alto dell’opinione che abbiamo di noi, il crimine della lotta contro la cultura esclusivamente a quegli infelici. So bene che cosa vuol dire: lotta contro la cultura [*]. Quando venni a sapere dell’incendio di Parigi, per alcuni giorni mi sentii completamente annientato, e mi scioglievo in lacrime e dubbi: tutta la vita scientifica, filosofica e artistica mi apparve un’assurdità, dal momento che basta un solo giorno per spazzar via le supreme meraviglie, anzi interi periodi dell’arte; e mi aggrappai con seria convinzione al valore metafisico dell’arte, che non può esistere per la povera gente, bensì ha da compiere ben più alte missioni. Ma nonostante il mio immenso dolore, non me la sentivo di scagliare anche solo una pietra su quei profanatori i quali, per me , non erano che i portatori della colpa universale, sulla quale molto c’è da meditare!…».

Il giovane professore di filologia del 1871 si esprime e reagisce ancora da erudito «borghese»; tuttavia, il cinismo di una frase come: «l’arte non può esistere per la povera gente» implica una autoironizzazione critica, un’autocondanna espressa nelle prime e nelle ultime righe: se l’arte non può esistere per la «la povera gente», allora questi ultimi si addossano la colpa della sua distruzione: ma così non fanno che manifestare la «nostra» colpa universale, che consiste nel dissimulare la nostra iniquità sotto l’apparato della cultura. Addossarsi il crimine della lotta contro la cultura – questo è il tema soggiacente al pensiero ancora ellenizzante del giovane Nietzsche; e questa non è che l’altra faccia del tema che si farà sempre più esplicito nel corso degli anni successivi: addossarsi il «crimine» della cultura contro la miseria esistente  – il che finisce per mettere in causa la cultura stessa: una cultura criminale.
A prima vista, la visione è assolutamente aberrante: i comunardi non si sono mai sognati di attaccare l’arte in nome della miseria sociale. Il modo in cui il problema viene qui posto da Nietzsche, all’annuncio di una notizia falsa, è la prova lampante di ciò che egli stesso confessa: un senso di colpa borghese. Ma proprio a questo punto egli pone il vero problema. Sono o no colpevole quando godo della cultura di cui la classe povera è priva?
Ciò che Nietzsche intende per nostra colpa, quella che, a suo parere, gli incendiari si sono addossata con il loro gesto, è il fatto di aver permesso alla morale cristiana e postcristiana di mantenere la confusione, e cioè l’illusione, l’ipocrisia di una cultura che ignora le disuguaglianze sociali, quando invece è solo la disuguaglianza a renderla possibile, la disuguaglianza e la lotta (tra diversi gruppi d’affetti).


Pierre Klossowski                                                             
Nietzsche et le cercle vicieux, Mercure de France 1969      
tr. it. E. Turolla, Nietzsche e il circolo vizioso, Adelphi 1981

_______________________
[*] corsivo di P. Klossowski