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sabato 14 novembre 2015
lunedì 12 ottobre 2015
Atlantide deborda e colora la città
Nonostante la pioggia, corteo partecipato e azione comunicativa alla sede del quartiere. Si apprende che il gip, prima dello sgombero, aveva negato la richiesta di sequestro della Procura. Anche Làbas rischia: social street difendono l’ex caserma.
10 ottobre 2015 - 19:58
Nonostante la pioggia, grande manifestazione oggi a Bologna dopo lo sgombero di Atlantide effettuato ieri per volere del sindaco Virgineo Merola. Anzi: " Virgineo Murala" com’è stato ribattezzato anche durante il corteo di oggi, visto il muro di mattoni che è stato innalzato sull’ingresso del cassero di porta Santo Stefano al termine dello sgombero. Proprio da porta Santo Stefano è partita la manifestazione che, al grido di “Atlantide ovunque!”, oggi ha riempito le strade della città: dal sound system si è parlato di 2.000 partecipanti. Un corteo allegro e colorato, a cui hanno preso parte anche molti bambini, che come prima tappa ha fatto visita alla sede del quartiere Santo Stefano: sull’ingresso sono state attacchinate pagine con le esternazioni su Facebook della presidente Ilaria Giorgetti, di centrodestra, in prima fila nell’invocare lo sgombero e poi nell’esultare per l’intervento di Vigili urbani e polizia. Alcune attiviste, in stile “Ghosbuster”, hanno anche “disinfestato” la sede del quartiere. Azioni comunicative che sono continuate per tutta la manifestazione, con ripetuti attacchinaggi della scritta “Atlantide” lungo il percorso.
“Come farfalle saremo ovunque e vi renderemo la campagna elettorale difficile”, è la promessa che parte dal corteo, di fronte ad “una città che sta murando tutti gli spazi e le soggettività”. Prese di posizione intervallate da numerose canzoni (anche di lotta) reinterpretate in chiave Lgbtq, nello stile della Corale Atlantidea. La manifestazione si è conclusa in piazza San Francesco, con gli interventi finali e la lettura delle tantissime solidarietà che da Bologna e da tutta Italia sono state espresse per condannare lo sgombero.
Intanto, oltre al danno, per le Atlantide c’è anche la beffa: come da informazioni circolate durante la manifestazione, infatti, sembra che qualche giorno prima dello sgombero il giudice avesse respinto la richiesta di sequestro del cassero fatta dalla Procura. Una beffa, si fa per dire vista la gravità di quanto è successo, che politicamente aumenta le responsabilità del sindaco e del Comune nell’azione di sgombero. Dopo aver inviato l’ultimatum ai collettivi per costringerli a lasciare il cassero, Vi aveva negato che ci fossero una relazione con le iniziative dei magistrati: “Della Procura non so nulla, ma bisogna sgomberare”. Poi, pochi giorni dopo, il sindaco si era puntualmente smentito da solo: lo sgombero va fatto perchè “non mi faccio denunciare” per Atlantide.
In piazza con Atlantide c’erano anche gli attivisti di Làbas, altro spazio costretto a resistere alle minacce di sgombero. Il collettivo prende parola sul fatto che le social street di via.
sabato 10 ottobre 2015
Atlantide: “Hanno sottovalutato l’effetto farfalla”
In partenza da piazza di porta Santo Stefano il corteo convocato dopo lo sgombero, ieri mattina, dello storico spazio sociale. Le Atlantidee: “Caduto il velo della Bologna che si crogiola evocando il suo glorioso passato”.
10 ottobre 2015 - 15:25
Ci vediamo fra poco a piazza di Porta Santo Stefano. Portate mantelline impermeabili e/o ombrelli colorati, per illuminare le strade e il cielo di questa città, grigia come il muro che hanno eretto sulla porta della nostra prima casa.
* * * * * * * *
L’effetto farfalla: Atlantide è ovunque
Venerdì 9 ottobre, in esecuzione di un’ordinanza del Sindaco Virginio Merola, è stato sgomberato con la forza uno spazio autogestito da 17 anni da femministe, lesbiche, trans, gay e punk, un pezzo di cuore per migliaia di persone che lì trovavano una socialità non mercificata e non normata dall’eterosessualità obbligatoria e da pregiudizi razzisti, classisti, e una pratica politica per cercare vie d’uscita collettive dalla precarietà, dall’isolamento, dalla paura. Uno spazio relativamente piccolo, ma che significa molto e che è in rete con tanti collettivi, spazi sociali e associazioni in città, in Italia e nel mondo.
Forse chi ha pensato di sacrificarlo ai propri giochi elettorali ha sottovalutato l’effetto farfalla: un battito di ciglia di una manciata di froce a Porta Santo Stefano ha prodotto una crisi nella politica cittadina e un’ondata di solidarietà debordante.
Lo sgombero di Atlantide ha aperto uno squarcio nella città: è definitivamente caduto il velo della Bologna che si crogiola evocando il suo glorioso passato, la buona amministrazione del PCI e la sua capacità inclusiva. Quest’immagine sfocata, già costruita sulla rimozione della repressione del movimento del ‘77, è oggi del tutto svanita. Certamente, i rimasugli dell’eredità del PCI che oggi governano questa città non avrebbero il coraggio di creare il primo consultorio pubblico gestito dal movimento Trans o il primo centro di aggregazione culturale Gay e Lesbico nel Cassero di Porta Saragozza. Anzi, stanno creando le premesse per distruggerli, minacciando di mettere a bando quegli spazi e quei servizi per affidarli al miglior offerente.
Le recenti amministrazioni cittadine si sono riempite la bocca e le tasche grazie all’immagine di una Bologna fucina di produzioni culturali e musicali indipendenti: nella realtà è che parlano solamente di ciò che riescono a tradurre in moneta e non hanno la benché minima idea dell’humus culturale che produce tutto questo. L’etica del DIY, del do it yourself, ha sempre trovato terreno fertile a Bologna a partire dai primi punx anarchici che, tra le altre cose, avevano fondato l’Attack Punk records con sede al circolo anarchico Berneri.
Le retoriche di marketing culturale e turistico hanno bisogno di cartoline della Bologna underground e gay da esporre in vetrina, ma non di punk, gay, lesbiche e trans che si autodeterminano. Questi vengono criminalizzati in nome della “legalità”, unica merce politica in circolazione, contesa dalla destra alla sinistra fino al movimento cinque stelle. Nessuna sorpresa se poi, in fatto di legalità, su tutti vince la Procura.
Respingiamo il paternalismo di Merola, che dopo aver riaffermato con la forza le sue “regole”, dice che adesso si può dialogare. Eravamo disposte a dialogare, ma sulla base di un riconoscimento reciproco e in condizioni di parità, e infatti stavamo dialogando, ma il dialogo è stato brutalmente interrotto dallo sgombero.
Respingiamo l’uso populista delle regole che cambiano a seconda dell’interlocutore o dell’umore del più forte, che serve a reprimere il dissenso, a svuotare lo spazio sociale, a trasformare le associazioni in piccole imprese in competizione per le briciole dei finanziamenti pubblici, in comitati elettorali per il padrino di turno, sotto il ricatto del rinnovo della convenzione.
In questi giorni in tanti hanno cercato invano di rinchiudere il senso di Atlantide in poche frasi fatte: non siamo un “circolo lesbico” né tanto meno una “lobby gay”, e neanche un giro di consumo di determinati generi musicali. Atlantide vive al limite della rappresentazione e già da sempre deborda e lacera le strette logiche della lottizzazione delle minoranze. Per questo, nessuno scambio politico sulla nostra esperienza sarà possibile. Non siamo una minoranza da tutelare, né una sottoculutura a rischio di estinzione.
Oggi scendono in piazza con Atlantide femministe di tutte le generazioni, gli spazi sociali, i movimenti per la casa e i movimenti a sostegno dei migranti e dei rifugiati, associazioni lgbt, tanti singoli e singole solidali. Questa la realtà molteplice di cui siamo parte: una realtà fatta di precarietà, di bisogni sociali ineludibili, che si sta autorganizzando per rispondere alla crisi e all’involuzione nazionalista, xenofoba ed eterosessista che produce. Che risponde all’aggressione neoliberista creando spazi di autogestione, mutualismo, welfare dal basso, riprendendosi il diritto alla casa, al reddito e il diritto a passare i confini.
Creando spazi di socialità non mercificata e di sperimentazione libera in una prospettiva transnazioAnale.
Ieri siamo state sgomberate, ma essere “fuori luogo” ci appartiene già: fuori dalla normalità, dalle nostre famiglie di origine eteronormate, dai centri di consumo passivo di città gentrificate. Ma invece di cercare rifugio dal mondo in mondi privati, in case silenziose che ci indebitano, in stanze private che soffocano i nostri desideri eccentrici, abbiamo deciso di debordare ovunque.
LeAtlantidee
sabato 3 ottobre 2015
FN preannuncia un procatorio corteo nazionale a Bologna il 17 ottobre, con lo slogan «Ordine contro il caos».
Nel dicembre del 2008 il Consiglio
comunale di Bologna ha approvato un ordine del giorno che chiedeva «la
messa fuorilegge del movimento politico Forza Nuova, per ricostruzione
del partito fascista e per inottemperanza delle norme previste dalla
legge Mancino, essendo stati diversi dirigenti e militanti di Forza
Nuova più di una volta coinvolti in episodi di violenza razzista e
fascista».
Ma oggi, con l’avanzare della crisi
economica, il clima è cambiato. Istituzioni e centri di potere fanno a
gara nel promuovere una cultura nazionalista e autoritaria, favorendo
fra l’altro la riorganizzazione della destra.
A Bologna negli ultimi mesi la Questura
di Bologna ha espressamente vietato l’ingresso nel centro storico a
manifestazioni antifasciste e antirazziste: ai Rom e Sinti che
commemoravano la rivolta antinazista del 16 maggio 1944, agli occupanti della Notte Rossa che rivendicavano «casa, reddito e dignità»…
Invece, ogni volta che i camerati di
Forza Nuova vogliono sfilare e fare saluti romani al grido di «Boia chi
molla», la Questura di Bologna concede loro le più prestigiose piazze
del centro storico: Piazza Santo Stefano, Piazza Galvani, Piazza San
Domenico, e sempre con un enorme schieramento di blindati e uomini neri
col manganello in mano…
Non importa se i camerati di Forza Nuova a volte nemmeno si presentano, se sono in tre o quattro a sventolare le loro bandierine nere, se li devono trasportare a Bologna in autobus da altre regioni italiane. Perché quello che importa a Forza Nuova e alla Questura di Bologna è provocare.
Ora Forza Nuova annuncia che terrà a Bologna un corteo nazionale il 17 ottobre prossimo con lo slogan «Ordine contro il caos».
È inaccettabile che, autorizzando anche
questo corteo, la Questura di Bologna continui a contrapporsi al sentire
diffuso di questa città: una città che rifiuta l’antisemitismo,
l’islamofobia, l’omofobia, il razzismo, il sessismo, il militarismo e lo
squadrismo; una città che – dalla strage del 2 agosto 1980 alla banda
della Uno bianca – ha pagato a caro prezzo le strategie autoritarie dei
neofascisti e delle loro sponde negli apparati dello Stato.
martedì 2 giugno 2015
[BO] Arrivano i fondamentalisti no-aborto, «rifiutiamoli» : Nove ore di preghiera (contro l'aborto)
Nove ore di preghiera (contro l'aborto):
- Sabato 13 giugno 2015
- 09:00
- Ospedale Maggiore
Sabato 13 giugno, dalle 9 alle 18,
allesterno dellospedale Maggiore, si terrà la prima Nove ore nazionale
di preghiera contro laborto ed a favore del referendum abrogativo
della legge 194.
Sabato 13 giugno, dalle 9 alle 18, allesterno
dellospedale Maggiore, si terrà la prima Nove ore nazionale di
preghiera contro laborto ed a favore del referendum abrogativo della
legge 194, che ha legalizzato linterruzione volontaria di gravidanza
nel nostro Paese nel 1978. Levento che sino ad oggi ha avuto uno
svolgimento solo su base regionale, è promosso dal Comitato «NO194» e
dall'associazione omonima. Il Comitato organizza la «9 ore di preghiera»
ogni primo sabato dei mesi dispari, davanti ai «principali ospedali
abortisti dItalia». «E una vera tragedia ha detto il presidente
nazionale del Comitato, Pietro Guerini : in questi 33 anni sono stati
praticati 5 milioni di aborti in Italia».
Un’ associazione ultracattolica già vista a
braccetto con Forza Nuova annuncia nove ore di preghiera al Maggiore,
si prepara la contestazione. Mercoledì 3 giugno 2015 alle 21 assemblea
cittadina al Centro delle Donne di via del Piombo 5. Leggi tutto su Zic.
giovedì 28 maggio 2015
martedì 26 maggio 2015
sabato 23 maggio 2015
I devastatori del «Carlino» e l’Aula C
Per venticinque anni l’Aula C antifascista è stata un luogo aperto e plurale di confronto, di dibattiti, di pranzi autogestiti, di feste, di ironia e fratellanza, di presentazioni di libri, di cineforum, di mobilitazioni sociali e civili, di presa di coscienza di un mondo reale ben diverso dai racconti istituzionalizzati. Dal 1989 almeno due generazioni di attivisti l’hanno attraversata e, in quell’auletta, abbiamo tutte e tutti imparato qualcosa.Tutti sanno che la campagna di criminalizzazione condotta caparbiamente dal «Resto del Carlino» era un vezzo immotivato di giornalisti mediocri, servili e vendicativi.Tanti studenti lo hanno dichiarato a Radio Città del Capo e qualcuno ha affermato che era il «minimo» fare qualche scritta:
«Il
sequestro dell’aula è stato immotivato, non era cambiato niente
rispetto agli anni passati. Ciò che è cambiato riguarda la forte volontà
politica di criminalizzare lo spazio, fomentata dai giornali. L’aula è
stata attraversata sempre da persone diverse. Non c’erano buoni motivi
per sgomberarla».
Ma
il «Resto del Carlino» subito grida alla devastazione. Non che abbia
molte persone disponibili alla sua opera di propaganda. Un giorno
intervista tal prof.ssa Egeria Di Nallo, docente a Scienze Politiche,
che dichiara che «gli anarchici dell’Aula C sono feccia». Poi il giorno
dopo il «Carlino» intervista anche la figlia della Di Nallo, prof.
Francesca Rescigno, che insegna anch’essa – guarda caso! – a Scienze
Politiche… e dice intrepida: «Pensiamo alla Siria: ci scandalizziamo per
i monumenti distrutti e poi però quando imbrattano in nostri palazzi
nessuno apre bocca».
by Nodo sociale antifascista - BO
by Nodo sociale antifascista - BO
venerdì 22 maggio 2015
[BO] sab 23 mag: la Lega Nord contro la Legge Merlin in Piazza San Francesco
Sabato 23 maggio a Bologna dalle ore 9.30
alle ore 18.30 la Lega Nord ha annunciato un gazebo in Piazza San
Francesco per raccogliere firme contro la Legge Merlin.
Com’è noto, la legge Merlin non persegue
la prostituzione in sé, ma il favoreggiamento, l’induzione e lo
sfruttamento della prostituzione.
A cominciare dai sindaci «centrosinistri»
della Riviera romagnola, sono anni che partiti, amministratori e
benpensanti sognano di poter aprire degli «expo a luci rosse» per un
turismo sessuale «sicuro»: appartato, tassato e garantito da test medici
obbligatori.
Dopo aver diffamato sinti e rom per
settimane ed essere andati in giro per la Bolognina cercando di istigare
al razzismo qualche «onesto cittadino», ecco che la Lega Nord ora copia
dai «centrosinistri» una ulteriore proposta autoritaria di segregazione
sociale per «tutelare la salute pubblica e combattere il degrado»…
S’inventerebbero qualsiasi cosa pur di
orientare la rabbia sociale diffusa verso le persone più povere e
marginali e ottenere in tal modo qualche voto in più.
Invitiamo tutti coloro che si riconoscono
nei valori dell’antifascismo a vigilare perché nessun messaggio di
istigazione all’odio razziale, omofobo o sessista sia diffuso da questi
politicanti a caccia di voti.
by Nodo sociale antifascista Bologna
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