Scritti critici. Saggi, articoli e recensioni di filosofia, politica e storia del presente
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domenica 14 giugno 2015
giovedì 28 maggio 2015
martedì 26 maggio 2015
venerdì 22 maggio 2015
[BO] sab 23 mag: la Lega Nord contro la Legge Merlin in Piazza San Francesco
Sabato 23 maggio a Bologna dalle ore 9.30
alle ore 18.30 la Lega Nord ha annunciato un gazebo in Piazza San
Francesco per raccogliere firme contro la Legge Merlin.
Com’è noto, la legge Merlin non persegue
la prostituzione in sé, ma il favoreggiamento, l’induzione e lo
sfruttamento della prostituzione.
A cominciare dai sindaci «centrosinistri»
della Riviera romagnola, sono anni che partiti, amministratori e
benpensanti sognano di poter aprire degli «expo a luci rosse» per un
turismo sessuale «sicuro»: appartato, tassato e garantito da test medici
obbligatori.
Dopo aver diffamato sinti e rom per
settimane ed essere andati in giro per la Bolognina cercando di istigare
al razzismo qualche «onesto cittadino», ecco che la Lega Nord ora copia
dai «centrosinistri» una ulteriore proposta autoritaria di segregazione
sociale per «tutelare la salute pubblica e combattere il degrado»…
S’inventerebbero qualsiasi cosa pur di
orientare la rabbia sociale diffusa verso le persone più povere e
marginali e ottenere in tal modo qualche voto in più.
Invitiamo tutti coloro che si riconoscono
nei valori dell’antifascismo a vigilare perché nessun messaggio di
istigazione all’odio razziale, omofobo o sessista sia diffuso da questi
politicanti a caccia di voti.
by Nodo sociale antifascista Bologna
martedì 27 gennaio 2015
Non ci può essere memoria senza lotta antifascista e antiautoritaria
La «Giornata della Memoria» in ricordo
dello sterminio nazista di sei milioni di ebrei giunge quest’anno
proprio mentre la Corte internazionale dell’Aja sta avviando un’indagine
preliminare sui possibili crimini di guerra
commessi nei Territori palestinesi e dopo che, quest’estate, si è
consumato l’ennesimo, insensato massacro della popolazione civile di
Gaza. In un mondo in cui lo stragismo diventa sempre più uno strumento
ordinario di lotta fra centri di potere.
Per gli Stati è sempre imbarazzante
ricordare che i campi di concentramento nazista rappresentavano la
«soluzione finale» per tutte le «diversità»: razziali, religiose,
sessuali, politiche, mentali… Un folle progetto di «purificazione» della
società che ogni tanto riaffiora in varie forme, magari travestito da
ossessione per la «sicurezza» o da odio per il «degrado». E non è un
caso che, da anni, ogni 27 gennaio si celebri una «memoria» dimidiata e
strumentale, un pasticcio politically correct, un rito di
autoindulgenza collettiva che non riesce nemmeno a interrogarsi sul
perché nell’Europa di oggi il fascismo è ancora un pericolo.
Crediamo sia giusto ricordare che,
accanto al genocidio degli ebrei, i nazisti perseguitarono e uccisero
persone affette da ritardo mentale, asociali, alienati, disabili,
mendicanti, omosessuali, zingari rom e sinti, donne e lesbiche, neri,
socialisti, comunisti, anarchici, apolidi, rifugiati della guerra di
Spagna. Solo una memoria integrale può infatti orientare la lotta contro
ogni forma di
mercoledì 18 settembre 2013
Bolognina, 17.9.'13: le illusioni perdute di Forza Nuova
Presidio di Forza Nuova in Bolognina.
Gli Antifascisti li cacciano dalla piazza
L'iniziativa è stata organizzata dal movimento politico di estrema destra nel luogo simbolo della sinistra. Le reazioni di Pd e Sel hanno costretto a spostare l'incontro. E' nata una contro manifestazione dei collettivi locali. Mattia Piras, coordinatore FN: "Dopo anni di buonismo e lassismo questa quartiere è diventato una zona nera e gli abitanti sono costretti a barricarsi in casa"
L’idea
era quella di “occupare gli spazi e le piazze” della Bolognina, “da
anni nelle mani di spacciatori, immigrati e tossicodipendenti”.
L’obiettivo dei militanti di Forza Nuova, in
particolare, era presidiare Piazza dell’Unità, situata appena fuori
dalle mura di Bologna, per strapparla, almeno per una sera, “al
degrado”. “Dopo anni di buonismo, di tolleranza e di demagogia politica
di accoglienza – spiega Mattia Piras, coordinatore di Forza Nuova
Bologna – la situazione del quartiere è ormai sotto gli occhi di tutti. È una zona ‘rossa’,
o per meglio dire ‘nera’, ormai comandata da gang multietniche che, tra
spaccio spudorato, degrado e violenze di ogni tipo, costringono i
residenti (i pochi italiani rimasti) a barricarsi in casa, minacciati e
accerchiati al primo tentativo di reazione”. Da qui il presidio:
bandiere, volantini e un banchetto per protestare contro il “lassismo”
di “partiti e istituzioni”, che agevolano “il degrado”, per poi
rivelarsi “pronti a gridare allo scandalo quando il crimine ha già
colpito le sue vittime”.
In realtà, però, non è andata proprio
come il partito di estrema destra aveva auspicato. Perché ad essere
“cacciati” dalla piazza simbolo della Resistenza partigiana sono stati
proprio loro, una decina di forzanuovisti, arrivati appena tramontato il
sole, costretti a spostare il luogo del presidio altrove a causa delle
proteste nate proprio a poche ore dall’annuncio della manifestazione.
mercoledì 20 marzo 2013
Étienne Balibar: « Un racisme sans races »
Un racisme sans races
Relations : Y a-t-il continuité ou rupture entre le racisme d’hier et celui d’aujourd’hui qui a banni le mot race ?
Étienne
Balibar : Il y a nécessairement des continuités essentielles, d’abord
parce que les modes de pensée ou de représentation qui s’enracinent dans
les sentiments d’appartenance et dans les images de la communauté
n’évoluent que très lentement, mais surtout parce que – contrairement à
ce que mes précédentes remarques pourraient donner à penser – le racisme
n’est pas simplement un phénomène psychologique; il a toujours une
base institutionnelle. Il m’est arrivé de dire que tout racisme est un
« racisme d’État » : c’est peut-être tordre le bâton exagérément dans
l’autre sens. J’avais en vue la façon dont se développait en France
l’idéologie de la « préférence nationale », autour de laquelle la droite
et l’extrême-droite ont échangé une partie de leurs discours et de
leurs électorats ; mais je crois quand même que tout racisme est inscrit
dans des institutions et dans les « effets pathologiques » plus ou
moins accentués liés à leur fonctionnement.
giovedì 13 dicembre 2012
Per la figlia senza nome di Samb Modou - a un anno dalla strage di via Dalmazia 13 dic. 2011-2012
Pina Piccolo
Per la figlia senza nome di Samb Modou
DIEREDIEF SERIGNE TOUBA*
Puoi smettere di aspettarlo
tredicenne dagli occhi ridenti
e col vestitino buono color di lillà comprato
per la foto da mandare a papà
con i soldi della rimessa
DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
Il padre che anelavi di carne e ossa e respiro
per 13 anni trafelato
a correre con borsoni
nella palestra dello stato italiano
destra e sinistra ne hanno allenati
polpacci, bicipiti e polmoni
ma non torna più sulle sue gambe
Ora dopo tredici anni
ti rimandano “la salma”
non in barcone
ma con l’aereo pagato da lacrime di coccodrillo
DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
Te lo rispediscono dal pulpito dolente politici malfattori e conniventi
abituati a lanciare il sasso nascondendo la mano inguantata
di odio e superiore ingordigia
mentre dalla bocca cascano
perle d’ipocrisia ...
________________________________________
continua a leggere il testo completo su Marginalia
martedì 18 settembre 2012
Roms : la commune humanité bafouée
Rom: la comune umanità schernita
Firmare una petizione e concorrere a farla circolare è , come ha sottolineato realisticamente Vincenza Perilli su Marginalia, un gesto limitato, ma in casi come questo , vale comunque la pena di associarsi all'indignazione e alla protesta di fronte alla politica di espulsione dei "Rom stranieri" perseguita in Francia dal nuovo governo che ,su questi problemi cruciali, non ha rotto la continuità con il precedente governo di destra.
A cosa può servire cambiare Presidente se non a cambiare politica adoperandosi a sradicare e neutralizzare le condizioni del razzismo, del populismo, della xenofobia ?
Ho firmato ed invito a diffondere e firmare la petizione:
sabato 15 settembre 2012
Il razzismo, di Alberto Burgio - Gianluca Gabrielli
Lunedì
17 settembre 2012
ore 18.00
presso la Biblioteca “Walter Bigiavi”
via
Belle Arti, 33 - Bologna
presentazione
del libro
Il razzismo
Il razzismo
di
Alberto Burgio e Gianluca Gabrielli
Ediesse,
2012
con
gli autori ne parlano
Patrizia
Dogliani
e
Sandro
Mezzadra
introduce
Giorgio
Tassinari
Alberto Burgio,
Dipartimento di Filosofia
Gianluca Gabrielli,
Insegnante e storico
Patrizia Dogliani,
Dipartimento di Discipline storiche antropologiche e
geografiche
Sandro Mezzadra,
Dipartimento di Scienze Politiche
Giorgio Tassinari,
Facoltà di Economia, Dipartimento
Scienze Statistiche
mercoledì 8 febbraio 2012
R : Roma in giù [da]
E n c i c l o p e d i a
d e l l a
n e o l i n g u a
n e o l i n g u a
R
Roma in giù [da]
''La caduta della neve non è un fatto così epocale. Da Roma in giù manca la volontà e la voglia di lavorare'': così l'europarlamentare della Lega Mario Borghezio al telefono con Klaus Condicio, per il programma in onda su You Tube. Poi aggiunge: "Nei popoli del sud manca senso civico, dovrebbero venire a scuola a nord per impararne un po'. Basta lamentarsi''
sabato 28 maggio 2011
P : Penso [sinceramente]
mercoledì 11 maggio 2011
Il ruolo della donna nell'ideologia colonialista italiana - 11 Maggio B0
contro-corso *
Il ruolo della donna nell'ideologia colonialista italiana
intervegono:
Nicoletta Poidimani: Una prospettiva di genere sul colonialismo italiano
______________________________________
* nell'ambito del ciclo:
Contro-corsi sulla storia d'Italia 1861-20011
150 anni di rivolte e repressioni
organizzato dal Circolo Berneri
venerdì 8 aprile 2011
V : Verità [bocca della]
E n c i c l o p e d i a
d e l l a
n e o l i n g u a
d e l l a
n e o l i n g u a
.
V
Verità
[bocca della]
« I MIGRANTI? Fora de ball!
Diciamocelo con sincerità: quanti di noi, magari con parole più acconce, non la pensiamo come quell'irrefrenabile Umberto Bossi che, come un'estemporanea "bocca della verità", non manca mai al momento giusto di esprimere la sua opinione con brusca franchezza? ... »
Arrigo Petacco,
"Il Valzer dell'ipocrisia",
il Resto del Carlino, 6 aprile 2011
il Resto del Carlino, 6 aprile 2011
venerdì 18 marzo 2011
Bologna: un manifesto di razza
Bisogna pur riconoscere che, con il manifesto "di razza" che va diffondendo a Bologna la Lega pone di fatto un serio problema di accoglienza.
Una città che - malgrado limiti ed ostacoli - è divenuta di fatto un grande ed aperto crocevia di persone che non erigono barriere di "razza", "origine", lingua, etnia, religione, cultura; una città viva, irriducibile a grette chiusure campanilistiche, può albergare serenamente in seno soggetti che rivendicano la discriminazione in nome del primato degli autoctoni, a scapito degli "alieni"?
giovedì 13 gennaio 2011
A : Africana [troppo]
E n c i c l o p e d i a
d e l l a
n e o l i n g u a
d e l l a
n e o l i n g u a
.
A
Africana [troppo]
Il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, lancia l’allarme: Milano è troppo “africana”, in tre giorni ci sono tre cortei di africani, come fossimo il Maghreb.
giovedì 13 agosto 2009
Razzismo di Stato: un attacco neufeudale
Bossi e il razzismo di stato,
un attacco neofeudale all'unità
di Alberto Burgio
Ormai è chiaro a tutti che la Lega guida il governo con mano sicura e chiarezza d’intenti. Varato (complice l’«opposizione») il federalismo fiscale, incassato il reato di immigrazione clandestina e istituite le ronde, è tornata al primo amore: la disunità d’Italia, il dagli al terrone parassita. Ieri la metafora gentile era il tricolore nel cesso. Oggi sono l’esame di dialetto, la purezza anagrafica dei dirigenti scolastici, il boicottaggio dell’anniversario della prima Unità. E le gabbie salariali, alle quali i nostri capitani d’industria e lo statista di palazzo Chigi hanno subito concesso il benestare. Il punto è sempre quello: sancire la superiorità dei padani e la non redimibile inferiorità dei sudici, parenti ai migranti.
Non è pura propaganda. Non è solo guerra di nervi dentro il governo, lucrando sulla debolezza del «consumatore finale». E non si tratta nemmeno soltanto di quattrini, che pure evidentemente c’entrano, sia col federalismo, sia con le gabbie e con la distruzione del contratto collettivo nazionale. La posta è più alta, ma si ha l’impressione che pochi lo intendano.
Stiamo sottovalutando gli effetti (intellettuali e morali oggi, politici e materiali domani) della sistematica picconatura dell’unità nazionale. In un Paese di recentissima e squilibratissima unificazione. In un quadro politico privo di argini al dilagare della destra. In un paesaggio sociale devastato dalla crisi e dall’emarginazione del movimento operaio. In un contesto culturale regredito (dove il senso comune è calibrato dai reality, dai centri commerciali e dal gossip): gli insulti razzisti di Bossi e dei suoi all’Italia e al Mezzogiorno sono percepiti come il nulla-osta per giudizi e comportamenti distruttivi senza limiti.
Si prepara un autunno amaro per milioni di poveri vecchi e nuovi. Ma ai poveri del nord si concede ora una nuova via di fuga: non solo qualche spicciolo in più in un tessuto economico un po’ meno arretrato, ma anche la soddisfazione di fargliela finalmente pagare a quei pezzenti del sud, fannulloni e ignoranti, usi a vivere a sbafo a carico del nord alacre e operoso.
Difficile dire dove possa portare la distruzione del senso di appartenenza a una comunità nazionale. Ma si deve sapere che nulla è scontato e nulla impossibile. Chi, trent’anni fa, avrebbe immaginato di dover fare i conti nuovamente col razzismo di Stato?
Non c’è niente di naturale nell’idea di essere uguali e niente di irreversibile nella sua faticosa acquisizione. Dopo due decenni di sistematica sottovalutazione del pericolo della destra, sarebbe il caso, ora, di fare molta attenzione. Lo diciamo a quella parte della sinistra che sa distinguere tra lo Stato e la sua degenerazione nazionalista, che conosce la funzione progressiva (socialmente unificante) dello Stato costituzionale e può quindi decifrare l’attacco neofeudale della destra all’unità nazionale. Rifletta e corra ai ripari, prima che sia troppo tardi.
giovedì 2 luglio 2009
Appello contro il ritorno delle leggi razziali in Europa
Alla cultura democratica europea
e ai giornali che la esprimono
Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera società europea, dal Rinascimento italiano al fascismo.
Non sempre sono state però conosciute in tempo.
In questo momento c’è una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, però, un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscirà ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell’Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l’adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali.
È stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari, che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalità, l’esercizio di un diritto fondamentale quale è quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora più lesiva della dignità e della stessa qualità umana, è stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarità amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere irregolari diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, né le costringevano all’aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all’opinione pubblica europea se la gravità di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanità. L’Europa non può ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civiltà giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea.
È interesse e onore di tutti noi europei che ciò non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall’Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione
Events in Italy have always – for better or worse – had an extraordinary influence on the whole of European society, from the Italian Renaissance to Fascism.
But, all too often, Europe has not become aware of these events in time.
There is currently a great deal of attention in major European newspapers on some aspects of the crisis that has engulfed our country. But we believe that it is our duty – the duty of all those living in Italy – to inform European public opinion on other alarming aspects that have not elicited such interest, such as the draft legislation proposed by the Italian Government, called the “Security Decree”. If it is not prevented, this legislation runs the risk of disfiguring the image of Europe and dealing a severe setback to human rights worldwide.
The Berlusconi Government, using security as a pretext, has imposed on our Parliament – over which it has total control – the adoption of laws discriminating against immigrants, laws the likes of which we had not seen in this country since the passing of the Fascist Race Laws.
The victim of the discrimination has changed: it is no longer the Jews but the undocumented migrant population, hundreds of thousands of people. But the discriminating measures have not changed: if passed, these new laws may, for example, forbid mixed marriages.
Such a prohibition would prevent a person from exercising a fundamental right, the right to marry without constraints of an ethnic or religious nature. The victims of discrimination would be denied this right simply on the basis of their nationality. Not to mention the fact that Italians would equally be denied their right to marry the person of their choice.
Another norm contained in the decree – even more abusive of human rights and dignity – is the prohibition for foreign women lacking permits (an administrative offence) to recognize their children at birth. Thus, the children born to “undocumented” foreign women, by virtue of a political decision by a temporary majority, shall be for their entire lives the children of unknown parents, they may be removed from their own mothers at birth and placed under the care of the State.
Not even Fascism had gone that far! The Race Laws introduced by the Regime in 1938 did not subtract children from their Jewish mothers, nor did they induce the mothers to abort rather than have their children confiscated by the State.
We would not be addressing European public opinion if the gravity of these measures were not such that it transcends national boundaries, calling for a reaction by all those who believe in our shared humanity. Europe cannot accept that one of its founding members regresses to primitive levels of social organization, contradicting international law and the very principles upon which the European political union is based.
It is in the interest of all of us that this not happen. It would dishonour us all.
European democratic public opinion must become aware of the disease ravaging Italy and act swiftly so that it does not spread further.
We are confident that each one of you will choose an effective way to demonstrate your opposition.
Roma, June, the 29th 2009
Non sempre sono state però conosciute in tempo.
In questo momento c’è una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, però, un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscirà ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell’Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l’adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali.
È stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari, che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalità, l’esercizio di un diritto fondamentale quale è quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora più lesiva della dignità e della stessa qualità umana, è stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarità amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere irregolari diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, né le costringevano all’aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all’opinione pubblica europea se la gravità di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanità. L’Europa non può ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civiltà giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea.
È interesse e onore di tutti noi europei che ciò non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall’Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione
Against the Reintroduction of Race Laws in Europe
To European democratic public opinion and the press that keeps it informedEvents in Italy have always – for better or worse – had an extraordinary influence on the whole of European society, from the Italian Renaissance to Fascism.
But, all too often, Europe has not become aware of these events in time.
There is currently a great deal of attention in major European newspapers on some aspects of the crisis that has engulfed our country. But we believe that it is our duty – the duty of all those living in Italy – to inform European public opinion on other alarming aspects that have not elicited such interest, such as the draft legislation proposed by the Italian Government, called the “Security Decree”. If it is not prevented, this legislation runs the risk of disfiguring the image of Europe and dealing a severe setback to human rights worldwide.
The Berlusconi Government, using security as a pretext, has imposed on our Parliament – over which it has total control – the adoption of laws discriminating against immigrants, laws the likes of which we had not seen in this country since the passing of the Fascist Race Laws.
The victim of the discrimination has changed: it is no longer the Jews but the undocumented migrant population, hundreds of thousands of people. But the discriminating measures have not changed: if passed, these new laws may, for example, forbid mixed marriages.
Such a prohibition would prevent a person from exercising a fundamental right, the right to marry without constraints of an ethnic or religious nature. The victims of discrimination would be denied this right simply on the basis of their nationality. Not to mention the fact that Italians would equally be denied their right to marry the person of their choice.
Another norm contained in the decree – even more abusive of human rights and dignity – is the prohibition for foreign women lacking permits (an administrative offence) to recognize their children at birth. Thus, the children born to “undocumented” foreign women, by virtue of a political decision by a temporary majority, shall be for their entire lives the children of unknown parents, they may be removed from their own mothers at birth and placed under the care of the State.
Not even Fascism had gone that far! The Race Laws introduced by the Regime in 1938 did not subtract children from their Jewish mothers, nor did they induce the mothers to abort rather than have their children confiscated by the State.
We would not be addressing European public opinion if the gravity of these measures were not such that it transcends national boundaries, calling for a reaction by all those who believe in our shared humanity. Europe cannot accept that one of its founding members regresses to primitive levels of social organization, contradicting international law and the very principles upon which the European political union is based.
It is in the interest of all of us that this not happen. It would dishonour us all.
European democratic public opinion must become aware of the disease ravaging Italy and act swiftly so that it does not spread further.
We are confident that each one of you will choose an effective way to demonstrate your opposition.
Roma, June, the 29th 2009
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini,
Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia,
Maurizio Scaparro, Gianni Amelio
Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia,
Maurizio Scaparro, Gianni Amelio
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lunedì 29 giugno 2009
I guanti di Maroni (di Luca Lenzini)
1. Nel 1781 il capitano Luke Collingwood, al comando della nave negriera Zong, ordinò di gettare a mare, al largo dei Caraibi, 132 africani vivi e incatenati ai loro ceppi. Motivo della decisione: la nave era fuori rotta, a corto di cibo e d’acqua, e il suo carico umano – più precisamente, la merce – sempre più avariato, sarebbe perito prima di giungere a destinazione, ragion per cui l’assicurazione non avrebbe pagato lo spettante ai padroni della nave. Ad essere pagata era infatti solo la quota per le “perdite in mare”1. Ciò che portò alla ribalta il caso fu il processo che seguì, a Londra, rifiutandosi appunto l’assicurazione di pagare le “perdite” dello Zong.
Dell’episodio esistono resoconti e documenti di archivio; ad esso si riferiscono saggi assai rilevanti nella storia dell’abolizione della schiavitù (1838 in Inghilterra). Ma la storia dello Zong è nota anche perché ispirò a Turner uno dei suoi quadri più famosi, Slavers Throwing. Overboard the Dead and Dying – Typhoon Coming On, comunemente conosciuto come The Slave Ship, esposto per la prima volta a Londra nel 1840, nel pieno della campagna abolizionista (allora la tratta degli schiavi era ancora fiorente negli Stati Uniti e negli imperi coloniali portoghese e spagnolo). Probabilmente, secondo Simon Schama, oltre che dalla storia dello Zong, all’epoca riproposta in racconti e pamphlets, Turner fu influenzato anche da cronache più recenti, come quelle relative all’African Squadron, la flottiglia della marina britannica impiegata per la caccia alle navi negriere: «si era saputo» - scrive Schama - «che, incalzati dalle navi britanniche, gli schiavisti, sia per guadagnare velocità e sfuggire all’inseguimento, sia per sbarazzarsi delle prove che, se raggiunti, li avrebbero incriminati, gettavano a mare il loro carico di schiavi»2. Al quadro di Turner dedicò una pagina celebre John Ruskin, che nel primo volume dei Modern Painters lo definisce «la più nobile opera» del pittore inglese, ed anzi «la più nobile marina mai dipinta da un pittore»3. Ruskin puntò tuttavia l’attenzione sulla tecnica con cui Turner riusciva a rendere, mirabilmente, gli effetti di luce e movimento della scena rappresentata, ed erano perciò soprattutto il mare e la natura, non la tragica fine degli schiavi, al centro del suo commento: alla nave negriera ed alla sua truce storia a Modern Painters dedica solo una breve nota a piè di pagina
Dell’episodio esistono resoconti e documenti di archivio; ad esso si riferiscono saggi assai rilevanti nella storia dell’abolizione della schiavitù (1838 in Inghilterra). Ma la storia dello Zong è nota anche perché ispirò a Turner uno dei suoi quadri più famosi, Slavers Throwing. Overboard the Dead and Dying – Typhoon Coming On, comunemente conosciuto come The Slave Ship, esposto per la prima volta a Londra nel 1840, nel pieno della campagna abolizionista (allora la tratta degli schiavi era ancora fiorente negli Stati Uniti e negli imperi coloniali portoghese e spagnolo). Probabilmente, secondo Simon Schama, oltre che dalla storia dello Zong, all’epoca riproposta in racconti e pamphlets, Turner fu influenzato anche da cronache più recenti, come quelle relative all’African Squadron, la flottiglia della marina britannica impiegata per la caccia alle navi negriere: «si era saputo» - scrive Schama - «che, incalzati dalle navi britanniche, gli schiavisti, sia per guadagnare velocità e sfuggire all’inseguimento, sia per sbarazzarsi delle prove che, se raggiunti, li avrebbero incriminati, gettavano a mare il loro carico di schiavi»2. Al quadro di Turner dedicò una pagina celebre John Ruskin, che nel primo volume dei Modern Painters lo definisce «la più nobile opera» del pittore inglese, ed anzi «la più nobile marina mai dipinta da un pittore»3. Ruskin puntò tuttavia l’attenzione sulla tecnica con cui Turner riusciva a rendere, mirabilmente, gli effetti di luce e movimento della scena rappresentata, ed erano perciò soprattutto il mare e la natura, non la tragica fine degli schiavi, al centro del suo commento: alla nave negriera ed alla sua truce storia a Modern Painters dedica solo una breve nota a piè di pagina
2. Qualche anno fa, una fotografia che per un po’ di tempo suscitò qualche scandalo ritraeva la spiaggia di Lampedusa, a mezzavia tra Africa e Italia: vi si vedevano alcuni villeggianti intenti ad abbronzarsi e, un po’ discosto, il cadavere di un “migrante”…
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