[abstract del contributo al dialogo « A partire da un libro : Classe di A. Cavalletti »
per il
Magione (Perugia) - Sabato 27 luglio]
Classe, di Andrea Cavalletti, in virtù della forza intempestiva della sua problematica fondamentale, riassunta nettamente dalla breve parola che – sola – costituisce il titolo completo del libro, segna di fatto un sensibile scarto rispetto a forme più o meno generiche di contestazione del potere, e/o di riemergenti espressioni di un anticapitalismo ridotto a mera protesta morale.
Ed è
probabilmente proprio per il suo
carattere inattuale, che lo
distanzia dal panorama culturale e politico corrente, che Classe (come ha affermato, tra altri, per es. Umanità Nova) è stato da sùbito, un avvenimento.
Affrontando questo libro incisivo,
necessariamente complesso e impegnativo (soprattutto in ragione di quello che
Damiano Palano ha definito «il raffinato percorso compiuto da Cavalletti» nel tentativo
di «scorgere l’elemento distintivo della classe»), vengono proposti alla discussione alcuni nodi problematici salienti:
I)
un
tentativo di specificazione del concetto chiave di solidarietà,
concepito ed agito in termini materialisti, estraneo a supposti valori
«superiori», come è stato chiarito da autori ed esperienze della scuola di
Francoforte;
II) alcuni
possibili approfondimenti del rapporto Foucault-Marx configurato nella chiara
esposizione di Cavalletti concernente la biopolitica come forma del governo
della popolazione;
III) la conclusione sviluppa alcune considerazioni essenziali
sull’importanza dei concetto di reattivo (di ascendenza nietzscheana) magistralmente
riattivato da Gilles Deleuze, che svolge un ruolo decisivo in Classe.
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