Nel dicembre del 2008 il Consiglio
comunale di Bologna ha approvato un ordine del giorno che chiedeva «la
messa fuorilegge del movimento politico Forza Nuova, per ricostruzione
del partito fascista e per inottemperanza delle norme previste dalla
legge Mancino, essendo stati diversi dirigenti e militanti di Forza
Nuova più di una volta coinvolti in episodi di violenza razzista e
fascista».
Ma oggi, con l’avanzare della crisi
economica, il clima è cambiato. Istituzioni e centri di potere fanno a
gara nel promuovere una cultura nazionalista e autoritaria, favorendo
fra l’altro la riorganizzazione della destra.
A Bologna negli ultimi mesi la Questura
di Bologna ha espressamente vietato l’ingresso nel centro storico a
manifestazioni antifasciste e antirazziste: ai Rom e Sinti che
commemoravano la rivolta antinazista del 16 maggio 1944, agli occupanti della Notte Rossa che rivendicavano «casa, reddito e dignità»…
Invece, ogni volta che i camerati di
Forza Nuova vogliono sfilare e fare saluti romani al grido di «Boia chi
molla», la Questura di Bologna concede loro le più prestigiose piazze
del centro storico: Piazza Santo Stefano, Piazza Galvani, Piazza San
Domenico, e sempre con un enorme schieramento di blindati e uomini neri
col manganello in mano…
Non importa se i camerati di Forza Nuova a volte nemmeno si presentano, se sono in tre o quattro a sventolare le loro bandierine nere, se li devono trasportare a Bologna in autobus da altre regioni italiane. Perché quello che importa a Forza Nuova e alla Questura di Bologna è provocare.
Ora Forza Nuova annuncia che terrà a Bologna un corteo nazionale il 17 ottobre prossimo con lo slogan «Ordine contro il caos».
È inaccettabile che, autorizzando anche
questo corteo, la Questura di Bologna continui a contrapporsi al sentire
diffuso di questa città: una città che rifiuta l’antisemitismo,
l’islamofobia, l’omofobia, il razzismo, il sessismo, il militarismo e lo
squadrismo; una città che – dalla strage del 2 agosto 1980 alla banda
della Uno bianca – ha pagato a caro prezzo le strategie autoritarie dei
neofascisti e delle loro sponde negli apparati dello Stato.