Scritti critici. Saggi, articoli e recensioni di filosofia, politica e storia del presente
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domenica 14 giugno 2015
martedì 2 giugno 2015
[BO] Arrivano i fondamentalisti no-aborto, «rifiutiamoli» : Nove ore di preghiera (contro l'aborto)
Nove ore di preghiera (contro l'aborto):
- Sabato 13 giugno 2015
- 09:00
- Ospedale Maggiore
Sabato 13 giugno, dalle 9 alle 18,
allesterno dellospedale Maggiore, si terrà la prima Nove ore nazionale
di preghiera contro laborto ed a favore del referendum abrogativo
della legge 194.
Sabato 13 giugno, dalle 9 alle 18, allesterno
dellospedale Maggiore, si terrà la prima Nove ore nazionale di
preghiera contro laborto ed a favore del referendum abrogativo della
legge 194, che ha legalizzato linterruzione volontaria di gravidanza
nel nostro Paese nel 1978. Levento che sino ad oggi ha avuto uno
svolgimento solo su base regionale, è promosso dal Comitato «NO194» e
dall'associazione omonima. Il Comitato organizza la «9 ore di preghiera»
ogni primo sabato dei mesi dispari, davanti ai «principali ospedali
abortisti dItalia». «E una vera tragedia ha detto il presidente
nazionale del Comitato, Pietro Guerini : in questi 33 anni sono stati
praticati 5 milioni di aborti in Italia».
Un’ associazione ultracattolica già vista a
braccetto con Forza Nuova annuncia nove ore di preghiera al Maggiore,
si prepara la contestazione. Mercoledì 3 giugno 2015 alle 21 assemblea
cittadina al Centro delle Donne di via del Piombo 5. Leggi tutto su Zic.
martedì 21 aprile 2015
con le armi strappate al nemico fu nella insurrezione e all'avanguardia alla riconquista della sua libertà. 1943-1945
città partigiana
il 21 aprile 1945
i partigiani liberano Bologna
Piazza Nettuno
settembre 1943 - aprile 1945
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Sacrario ai Caduti per la Libertà
giovedì 13 novembre 2014
notarella sul vano espediente del "Pugno duro" e/o "Muso duro" invocato dal sindaco di Bologna
03/06/14 - Scuola, Merola a muso duro con Sel e sindacati: "Basta ...
30/06/14 - Merola invoca il pugno duro sulle manifestazioni
12/11/14 - Anche Merola vuole chiudere l’Aula C. La difesa degli attivisti
* fotomontaggio da: entilocali.usb.it
mercoledì 12 novembre 2014
«Filosofi animali cyborg» 19/11 Dip. di storie culture e civiltà, Unibo v. Zamboni 38
Mercoledì 19 novembre
dalle ore 15.00 alle ore 17.00Aula 1 via Zamboni 38
Il rapporto tra l'uomo e gli altri animali è diventato in questi ultimi anni tema acceso di dibattito e nodo problematico di base, confermando l'espressione testamentaria di Jacques Derrida che ci ha consegnato "la questione animale" come argomento filosofico del futuro.
Questione che arriva all' Università Di Bologna con un incontro organizzato in collaborazione tra Officine Filosofiche e la redazione di Animal Studies. Rivista Italiana di Antispecismo (Novalogs).
se ne discuterà in un incontro aperto a tutti dal titolo «Filosofi, animali, cyborg».
lunedì 10 novembre 2014
Torino, lettera aperta a Gramellini - U Velto
Egregio dr. Gramellini, mi lasci dire
che il suo commento di sabato 25 ottobre alla notizia dello
“sdoppiamento” della linea di autobus n. 69 nel Comune di Borgaro
mi ha proprio sconcertato. E per più di un motivo.
In primo luogo perché lei afferma che
il provvedimento preso dal sindaco .
Proprio così ha detto: . Ma come ricorda? Non lo
ricorda per nulla:è proprio apartheid, bello e buono apartheid! Cioè
esattamente l’opposto delle integrazione che lei afferma essere
l’unica soluzione possibile del problema. Peccato però che essa
richieda tempo,lei lamenta. E quindi, nelle more, poiché non ci si
può limitare a e ,va bene istituire una “navetta”, che
faccia la spola, senza fermate intermedie,tra il campo nomadi e il
capolineae farci viaggiare i Rom e solo i Rom,riservando la linea 69
solo ai non Rom, cioè ai gagé, abolendo la fermata del 69.
Ma si rende conto che così l’apartheid
è completa? I Rom, che già sono segregati nel ,
vengono segregati anche sui mezzi pubblici di trasporto! Perché non
è vero, dr. Gramellini, che .
Invece sono proprio tutti eguali: sono brutti, malsani, degradati,
dei veri e propri luoghi di segregazione etnica dove vengono
rinchiuse a forza le comunità di una minoranza linguistica, a cui,
dopo averla ricoperta con cumuli di prevenzioni e pregiudizi, non
vengono riconosciuti nemmeno i diritti elementari, quali il rispetto
della dignità personale, il diritto ad abitare civilmente, a
procurarsi di che vivere con un lavoro normale. Non vivono di
espedienti per scelta, ma per necessità. Nessuno infatti dà lavoro
a un maschio Rom; e ad una donna Rom non si affida nemmeno la pulizia
delle scale di un piccolo condominio.
Non rispettano le leggi? Assai spesso è
vero, come per ogni sottoproletariato: è arduo infatti rispettarle
se non si può vivere che di espedienti. Ma quante volte si
attribuiscono ai Rom colpe e comportamenti che non sono loro e quante
volte si ingigantiscono fatti senza dubbio riprovevoli e si
trasformano singoli episodi in prassi generalizzate. A riprova, lei
stesso cita l’episodio di un padre che a Borgaro smarrisce un
bambino ed accusa i Rom di averlo rapito; io gliene potrei citare
tanti altri a dimostrazione di quanto frequente e grave sia la
propalazione di notizie false a carico dei Rom; mi limito a due: il
pogrom della Continassa e l’uccisione a Roma nel 2008 della signora
Reggiani, che, attribuita ad un Rom, dette la stura a una violenta
campagna mediatica antizigana; l’uccisore, però,un tal Mailat, Rom
non era.
E veniamo alla vicenda che ha motivato
lo “sdoppiamento” della linea 69. In quel che lei ha raccontato
senza dubbio c’è del vero, comportamenti insopportabili ed
inaccettabili da parte dei Rom certamente ci sono stati. Ma da come
lei l’ha riferita si potrebbe pensare che tutti i giorni i Rom,
saliti sull’autobus 69, sputassero in faccia ai vecchi e
bruciassero e tagliassero i capelli alle ragazze. Le sembra
verosimile? Lo ha verificato? E per quanto tempo sarebbe durata
questa storia?
Per l’esperienza che ho di un mondo
che frequento abbastanza, penso che la contrapposizione tra i due
fronti si sia andata costruendo progressivamente e che la tensione
tra i due, innescata chissà da quale episodio, sia andata via via
crescendo insieme ai gesti di intolleranza e di offesa, senza che
nessuno sia intervenuto per gestire una situazione sempre più
pesante. Fin quando è esplosa in modo eclatante. Quanto meno ci sono
state inerzia ed incuria da parte di chi ha tra i suoi compiti
istituzionali quello di darsi carico della coesione sociale,
specialmente quando e dove ci sono sacche di disagio grave.
Su di un punto però sono d’accordo
con lei: per . Verissimo. Infatti,occorrerebbe
anzitutto che fossero le istituzioni per prime a rientrare nel
rispetto delle norme e della legalità, eliminando i campi nomadi (la
cui ill
egittimità è stata solennemente sancita da sentenze del
Consiglio di Stato e della Corte di Cassazione) ma non semplicemente
abbattendoli e lasciando all’addiaccio chi in qualche modo vi aveva
trovato rifugio. E poi occorrerebbe un’opera intelligente e
sistematica di avvicinamento tra gagé e Rom, perché si conoscano e
si riconoscano reciprocamente, superino diffidenze e sospetti,
scoprano l’infondatezza di pregiudizi e prevenzioni o per lo meno
li ridimensionino.
E’ questo che avrebbero dovuto fare,
anche prima, il sindaco e l’ assessore di Borgaro e che lei, in
mancanza, avrebbe dovuto consigliare loro, e non solo a loro,
commentando la vicenda. Questo ci si aspetta dai media, in
particolare da una trasmissione come Che tempo che fa e da chi, come
lei, vi svolge un ruolo di maitre à penser.
di Nino Lisi, Cittadinanza e Minoranze
da: U velto
di Nino Lisi, Cittadinanza e Minoranze
da: U velto
martedì 14 ottobre 2014
"Caccia a migranti e profughi in tutta l'Ue" : É partita Mos Maiorum
Arci e Cir contro l'operazione avviata dalle polizie europee.
"Un'enorme retata razzista", "Ai superstiti dei naufragi mancava solo
questo"
Roma - 13 ottobe 2014 - É partita oggi e andrà avanti fino al 26
ottobre l'operazione “Mos Maiourum" (letteralmente: costume degli
antenati). Diciottomila agenti di polizia stanno cercando migranti irregolari in tutta Europa per raccogliere, questo lo scopo ufficiale, informazioni utili a combattere i trafficanti di uomini.
Intanto, però, molte associazioni che lavorano accanto a migranti e profughi puntano il dito contro l'operazione. Secondo l'Arci, ad esempio, avrebbe “persecutorio e razzista''. ''Dieci giorni dopo la commemorazione del drammatico naufragio al largo di Lampedusa del 2013, e' stata lanciata una vera e propria 'caccia ai migranti' coordinata dal Ministero dell'Interno Italiano con il sostegno di Frontex ed Europol''.
L'Arci parla di ''enorme retata su scala Europea'' e chiede maggiore trasparenza. ''Oltre al fatto, grave, che il Parlamento Europeo non sembra essere stato avvertito di questo progetto, - si aggiunge - pongono problemi sia la mancanza di chiarezza delle basi legali di questi controlli sia la realizzazione di tutta l'operazione. Nessuna informazione e' stata data su come saranno utilizzati i dati raccolti con gli interrogatori e se sono previste operazioni di rimpatri congiunti''.
“A superstiti dei naufragi mancava proprio questo” commenta invece il Consiglio Italiano per i Rifugiati. “Non solo non possono arrivare in un modo normale e sicuro in Europa, non solo devono pagare trafficanti e rischiare la vita per richiedere asilo in questo continente, non solo una volta e finalmente arrivati sulle coste di in uno dei paesi della sponda nord del Mediterraneo non possono raggiungere in modo regolare il paese di destinazione, dove una rete familiare e di sostegno li aspetta, no, adesso devono anche nascondersi per fuggire dall' apparato poliziesco che oggi si è messo a caccia di loro”.
Intanto, però, molte associazioni che lavorano accanto a migranti e profughi puntano il dito contro l'operazione. Secondo l'Arci, ad esempio, avrebbe “persecutorio e razzista''. ''Dieci giorni dopo la commemorazione del drammatico naufragio al largo di Lampedusa del 2013, e' stata lanciata una vera e propria 'caccia ai migranti' coordinata dal Ministero dell'Interno Italiano con il sostegno di Frontex ed Europol''.
L'Arci parla di ''enorme retata su scala Europea'' e chiede maggiore trasparenza. ''Oltre al fatto, grave, che il Parlamento Europeo non sembra essere stato avvertito di questo progetto, - si aggiunge - pongono problemi sia la mancanza di chiarezza delle basi legali di questi controlli sia la realizzazione di tutta l'operazione. Nessuna informazione e' stata data su come saranno utilizzati i dati raccolti con gli interrogatori e se sono previste operazioni di rimpatri congiunti''.
“A superstiti dei naufragi mancava proprio questo” commenta invece il Consiglio Italiano per i Rifugiati. “Non solo non possono arrivare in un modo normale e sicuro in Europa, non solo devono pagare trafficanti e rischiare la vita per richiedere asilo in questo continente, non solo una volta e finalmente arrivati sulle coste di in uno dei paesi della sponda nord del Mediterraneo non possono raggiungere in modo regolare il paese di destinazione, dove una rete familiare e di sostegno li aspetta, no, adesso devono anche nascondersi per fuggire dall' apparato poliziesco che oggi si è messo a caccia di loro”.
“Purtroppo- scrive il direttore del Cir Christopher Hein - non resta
che una chiave di lettura: una parte della politica europea, quella che
comanda gli apparati di sicurezza, intende dare un segnale molto preciso di contrasto
alle dichiarazioni fatte 10 giorni fa a Lampedusa anche dal Presidente
del Parlamento Europeo, Martin Shultz e dalla Presidente della Camera
dei Deputati, Laura Boldrini sulla necessità di aprire canali umanitari
di accesso dei rifugiati in Europa, di promuovere una maggiore
solidarietà tra gli Stati Membri e di continuare l'opera di salvataggio
in mare nell'ambito di o analogamente a Mare Nostrum",
“Sulla pelle dei rifugiati e dei richiedenti asilo, - aggiunge Hein - si sta giocando una lotta politica sui futuri orientamenti dell'Unione e dei singoli Stati Membri rispetto a temi chiave quali la protezione internazionale, il diritto d'asilo e il rispetto dei diritti umani''.e maschili. La speranza è che la rivoluzione arrivi anche nel mondo del lavoro.
“Sulla pelle dei rifugiati e dei richiedenti asilo, - aggiunge Hein - si sta giocando una lotta politica sui futuri orientamenti dell'Unione e dei singoli Stati Membri rispetto a temi chiave quali la protezione internazionale, il diritto d'asilo e il rispetto dei diritti umani''.e maschili. La speranza è che la rivoluzione arrivi anche nel mondo del lavoro.
__________________
vedi inoltre: Marginalia
mercoledì 13 novembre 2013
L'anima e il muro, di Sante Notarnicola - BO domenica 17 nov. h 21 incontro alla Feltrinelli via dei Mille 12
Sante Notarnicola, operaio, comunista, rapinatore di banche,
carcerato, scrittore, poeta, ha attraversato il 900 da ribelle e con l’antologia L'anima e il muro (Odradek) ci consegna la sua autobiografia in versi.
L’autore ne parla con Valerio Evangelisti e Giorgio Forni.
Questa scelta antologica di poesie scritte durante un trentennio diventa l’occasione per una particolare scansione della storia d’Italia, perché questi versi oscillano, lenti o vorticosi, tra l’anima e il muro di tante prigioni. Corredato di un ampio saggio introduttivo e di note che ne inquadrano la mole di rimandi alla cronaca e alla cultura di quegli anni che l’autore riversa sulla pagina, L’anima e il muro, duellanti senza pace, ne raccoglie i momenti principali. Sante Notarnicola ha attraversato il Novecento italiano da ribelle: operaio, bandito, carcerato. I tre tempi della sua vicenda biografica sono scanditi dalla poesia, una vera e propria autobiografia in versi, contemporanea a quella generazione che ingaggiò una guerra senza esclusione di colpi con lo Stato lunga circa un ventennio. In disaccordo con la linea attendista del Pci negli anni Cinquanta, rompe con il Partito e seguendo un progetto di guerriglia diviene rapinatore con la famigerata Banda Cavallero. Arrestato nel 1967 e condannato all’ergastolo, prosegue e insieme inizia la sua vera attività politica. Da allora, la Storia d’Italia s’incaricherà di fargli visita nelle varie patrie galere del suo lungo soggiorno. Notarnicola la accoglierà a suo modo: animando il movimento per i diritti dei detenuti sul finire degli anni Sessanta; conoscendo e confrontandosi con lo stato maggiore della lotta armata, dalle Br ai Nap a Prima Linea, tentando l’evasione e sperimentando sulla pelle il regime di articolo 90 nelle carceri speciali. Dopo vent’anni, otto mesi e un giorno si riaffaccerà alla vita esterna fino alla lenta estinzione della pena. Poesie di lotta e inni rivoluzionari, gridi muti di rabbia e squarci di lirismo nati in un contesto, come la carcerazione politica, dove la speranza della libertà è una quotidiana collettiva eucarestia o non è.
Sante Notarnicola (Castellaneta 1938), «operaio, comunista, rapinatore di banche, carcerato, scrittore, poeta». Nel 1972 ha pubblicato con Feltrinelli la sua semibiografia L’evasione impossibile (ristampata da Odradek a partire dal 1997). È autore di tre raccolte poetiche: Con quest’anima inquieta (Senza Galere, 1979), La nostalgia e la memoria (Giuseppe Maj, 1986) e l’ibrido Materiale interessante (Edizioni della Battaglia, 1997). Alcuni suoi versi compaiono nel volume collettivo Mutenye. Un luogo dello spirito (Odradek, 2001).
sabato 23 marzo 2013
La via italiana all’apartheid. I predatori del voto negato
Gli immigrati non possono votare alle elezioni
politiche. Ma "contano" come popolazione residente, gonfiando la torta
dei seggi da spartire. Soprattutto al Nord-Ovest, dove vive più di un
terzo degli stranieri. Lampante il caso della "Ohio d'Italia", la
Lombardia
1. Una rendita elettorale che non fa notizia
L’esclusione di tutti i migranti residenti in Italia dal voto nelle elezioni politiche del 24 febbraio 2013 è uno dei tanti atti di discriminazione contro gli stranieri che si consumano nel mondo e che di solito passano inosservati. Ne sono autori molti governi e organi legislativi di paesi d’immigrazione, che negano il voto ai migranti e allo stesso tempo li contano come parte della popolazione nazionale, gonfiando così la torta dei seggi elettorali da spartire, una vera e propria rendita elettorale a favore dei sistemi politici vigenti.[1]
Nel caso italiano, ormai da più un ventennio perdura l’ostilità endemica al voto dei migranti nelle elezioni politiche, nelle quali possono votare solo i cittadini.[2] La legge per il difficile ottenimento della cittadinanza risale al 1992. Il ceto politico che allora non prendeva sul serio la questione del voto dei migranti ha finito poi per non prendere sul serio neppure il voto dei cittadini e per presentare liste bloccate di nominati dalle segreterie dei partiti (legge elettorale cosiddetta Porcellum del 2005).[3] A loro volta molti dei cittadini ricambiano o rifiutandosi di votare o acconciandosi passivamente a mettere una croce su quello che passa il convento.
Dunque, in sovrimpressione sul crescente numero dei non votanti, delle schede bianche e nulle nelle elezioni di febbraio andrebbe stampata la quindicennale parabola ascendente del numero dei migranti in età di voto, che non compaiono sui radar elettorali ma – in modo intermittente – sui radar della Guardia costiera e della Nato. Non sorprende poi che il maggiore partito nelle elezioni di febbraio è risultato quello dei non-votanti.[4] Si aggiungano inoltre le schede bianche e nulle.[5] In totale coloro che non se la sono sentita di mettere una croce sulla scheda sono 13 milioni e 841mila alla Camera (27, 28%) e 12 milioni 617 mila al Senato (27,15%).[6] A loro va premesso il numero dei migranti residenti in Italia, ossia 3 milioni e 104mila in età di voto per la Camera, due milioni e 737mila in età di voto per il Senato. [7] Addizionando i migranti esclusi dalle urne, gli assenteisti e le schede bianche e nulle i non votanti sono un terzo della popolazione in età di voto.[8]
L’esclusione di tutti i migranti residenti in Italia dal voto nelle elezioni politiche del 24 febbraio 2013 è uno dei tanti atti di discriminazione contro gli stranieri che si consumano nel mondo e che di solito passano inosservati. Ne sono autori molti governi e organi legislativi di paesi d’immigrazione, che negano il voto ai migranti e allo stesso tempo li contano come parte della popolazione nazionale, gonfiando così la torta dei seggi elettorali da spartire, una vera e propria rendita elettorale a favore dei sistemi politici vigenti.[1]
Nel caso italiano, ormai da più un ventennio perdura l’ostilità endemica al voto dei migranti nelle elezioni politiche, nelle quali possono votare solo i cittadini.[2] La legge per il difficile ottenimento della cittadinanza risale al 1992. Il ceto politico che allora non prendeva sul serio la questione del voto dei migranti ha finito poi per non prendere sul serio neppure il voto dei cittadini e per presentare liste bloccate di nominati dalle segreterie dei partiti (legge elettorale cosiddetta Porcellum del 2005).[3] A loro volta molti dei cittadini ricambiano o rifiutandosi di votare o acconciandosi passivamente a mettere una croce su quello che passa il convento.
Dunque, in sovrimpressione sul crescente numero dei non votanti, delle schede bianche e nulle nelle elezioni di febbraio andrebbe stampata la quindicennale parabola ascendente del numero dei migranti in età di voto, che non compaiono sui radar elettorali ma – in modo intermittente – sui radar della Guardia costiera e della Nato. Non sorprende poi che il maggiore partito nelle elezioni di febbraio è risultato quello dei non-votanti.[4] Si aggiungano inoltre le schede bianche e nulle.[5] In totale coloro che non se la sono sentita di mettere una croce sulla scheda sono 13 milioni e 841mila alla Camera (27, 28%) e 12 milioni 617 mila al Senato (27,15%).[6] A loro va premesso il numero dei migranti residenti in Italia, ossia 3 milioni e 104mila in età di voto per la Camera, due milioni e 737mila in età di voto per il Senato. [7] Addizionando i migranti esclusi dalle urne, gli assenteisti e le schede bianche e nulle i non votanti sono un terzo della popolazione in età di voto.[8]
giovedì 21 marzo 2013
Robert Castel, cinquante ans de pugnacité sociologique
Robert Castel 1933 - 2013
Directeur d’études à l’Ecole des hautes études en sciences sociales
(EHESS), Robert Castel, né à Brest en 1933, est mort à Paris, mardi 12
mars, des suites d’un cancer. A juste distance entre Michel Foucault et
Pierre Bourdieu, dont il était l’ami, non sans bataille, son œuvre
voulait être un diagnostic du temps présent.
Robert Castel, c’était d’abord une silhouette courbée sur sa
cigarette, un regard caché sous ses longs sourcils, une présence
discrète qui jaugeait longuement son interlocuteur. Il y avait chez lui
quelque chose du vieux marin, légèrement méfiant, qui se manifestait par
des silences, regard de travers, par une blague pour détendre le
sérieux du milieu académique. Car ça le faisait rire, la pose des
sociologues ou des historiens. Il devait alors penser à son certificat
d’étude, passé à Brest, ou à sa mère lui disant : « A la maison, on
manquera jamais de rien, il y aura toujours du vin. » Sous le manteau,
il aimait brandir son diplôme d’ajusteur mécanicien, son orientation
forcée dans une école technique, la rencontre d’un professeur de
mathématique, surnommé Buchenwald, ancien rescapé du camp, qui le somma
de quitter le collège fipour faire de la philosophie à Rennes.
…..
La fréquentation de Michel Foucault marque alors ses analyses
transversales, notamment par cette démarche généalogique que l’on peut
suivre dans Le psychanalysme, l’ordre psychanalytique et le pouvoir (Maspero, 1973) ; L’ordre psychiatrique (Minuit, 1977) ; La société psychiatrique avancée : le modèle américain (avec Françoise Castel et Anne Lovell, Grasset, 1979) ; La gestion des risques
(Minuit, 1981). Le traitement et la prise en charge des malades
mentaux sont violemment passés au crible de la critique. Du coup, il
entretenait un rapport assez particulier avec la sociologie,
réintroduisant le passé « avec ses problèmes qui ne sont jamais dépassés ».
___________________
giovedì 14 marzo 2013
Cancellarsi da Facebook : c'est fait!
Dieci buoni motivi per cancellarsi da Facebook
Paradossalmente, con l’introduzione dei nuovi pulsanti qui a fianco destinati allo sharing dei post sui social network, ci siamo resi conto che l’argomento più condiviso sul portale di Mark Zuckerberg riguarda proprio il metodo per cancellarsi da Facebook. Ma perché mai un utente dovrebbe voler eliminare il proprio profilo da uno dei siti più cliccati di tutto il Web?
- I Termini del Servizio di Facebook sono convenienti solo per chi gestisce il sito e non per gli utenti. Non solo affermano che ogni dato caricato appartiene al social network, ma minacciano anche gli utenti di riservarsi la possibilità di eliminare l’account qualora non venga aggiornato regolarmente. Gli iscritti a Facebook sono dei “dipendenti non pagati”;
- Mark Zuckerberg, il numero uno di Facebook, ha dei trascorsi poco rassicuranti, soprattutto dal punto di vista etico. Secondo BusinessInsider.com, in passato ha utilizzato indirizzi email e password di alcuni utenti per screditare la concorrenza e ha versato 65 milioni di dollari a un suo ex compagno di scuola che reclamava la paternità del progetto;
- Facebook ha dichiarato apertamente guerra alla tutela della privacy, ritenendola controproducente in termini economici e sostenendo che “le abitudini degli utenti stano subendo una metamorfosi, portando inevitabilmente al cambiamento delle norme che regolano la condivisione online”;
- Facebook è doppiogiochista. Ogni qualvolta rende disponibile una nuova API per gli sviluppatori, li informa dettagliatamente su come sfruttare il più possibile i dati personali degli utenti all’interno delle applicazioni, ma non avvisa quest’ultimi, o lo fa in modo poco chiaro, sulle pratiche messe in atto;
- quando un programmatore rese note le reali intenzioni dietro al rilascio dell’API Open Graph, ovvero rendere pubblico tutto quanto condiviso dagli utenti, Facebook gli intimò il silenzio ricorrendo a vie legali;
- i dati personali non sono in possesso esclusivamente di Facebook, ma anche di tutti coloro che si impegnano nello sviluppo di applicazioni third party, con conseguenti e facilmente ipotizzabili rischi per la privacy;
- non si tratta di un social network sicuro nemmeno dal punto di vista tecnico, spesso soggetto a phishing o spam. Celebre, in passato, l’errore che portò a rendere pubblici tutti i profili degli iscritti;
giovedì 10 gennaio 2013
Roma: Per un Palazzo dei diritti liberato dell'occupazione neofascista
per combattere violenza e fascismo, realizziamo il "Palazzo dei diritti, delle libertà e delle culture"
Nella convinzione che il palazzo di via Napoleone III a Roma, di cui si è impadronito il gruppo fascistoide denominato "Casapound", vada restituito alla cittadinanza, incidenze aderisce alla petizione lanciata dal Comitato "Roma dica NO ai raduni fascisti"
che esprime il "sogno di una cosa" (realizzabile):
« Al posto della sede di Casapound, noi vorremmo che sorgesse un luogo dove i giovani possano conoscere, vivere e condividere diritti, differenti culture e una pluralità positiva di visioni della vita e del mondo.
In luogo di un ritrovo, illecitamente occupato, vorremmo che sorgesse il "Palazzo dei diritti, delle libertà e delle culture", un punto di riferimento e di incontro per i giovani. Aperto, libero e solidale. »
leggi e/o sottoscrivi la petizione su change
martedì 18 settembre 2012
Roms : la commune humanité bafouée
Rom: la comune umanità schernita
Firmare una petizione e concorrere a farla circolare è , come ha sottolineato realisticamente Vincenza Perilli su Marginalia, un gesto limitato, ma in casi come questo , vale comunque la pena di associarsi all'indignazione e alla protesta di fronte alla politica di espulsione dei "Rom stranieri" perseguita in Francia dal nuovo governo che ,su questi problemi cruciali, non ha rotto la continuità con il precedente governo di destra.
A cosa può servire cambiare Presidente se non a cambiare politica adoperandosi a sradicare e neutralizzare le condizioni del razzismo, del populismo, della xenofobia ?
Ho firmato ed invito a diffondere e firmare la petizione:
venerdì 27 aprile 2012
"Femministe a parole. Grovigli da districare". Dibattito con le autrici - Roma, 27 aprile
Oggi, venerdì 27 aprile, alle ore 18.30 presso il Caffè letterario (Casa Internazionale delle Donne, via della Lungara 19 - Roma), si svolgerà il tanto atteso incontro-dibattito con curatrici e autrici del dizionario Femministe a parole. Grovigli da districare, edito dalla casa editrice Ediesse nella collana sessismoerazzismo.
Femministe a parole
è un volume sulle questioni controverse che hanno attraversato il
dibattito femminista nel corso degli ultimi anni: il multiculturalismo e
i diritti delle donne, l’Islam in Europa e l’affaire du voile, la
condizione postcoloniale e l’impatto delle migrazioni, il rapporto tra
universalismo e relativismo culturale, il ruolo dei corpi e la
performance dei generi.
sabato 25 febbraio 2012
Salviamo la Grecia dai suoi salvatori: un appello agli intellettuali europei
Alain Badiou, Jean-Christophe Bailly, Étienne Balibar, Claire Denis, Jean-Luc Nancy, Jacques Ranciere, Avital Ronell. Salviamo la Grecia dai suoi salvatori: Un appello agli intellettuali europei. la Repubblica.it. February 22, 2012.
Traduzione in Italiano di Vicky Skoumbi, Dimitris Vergetis, Michel Surya
rispettivamente redattrice e direttore della rivista Aletheia di Atene e direttore della rivista Lignes, Parigi.
Nel momento in cui un giovane greco su due è disoccupato, 25.000 persone senza tetto vagano per le strade di Atene, il 30 per cento della popolazione è ormai sotto la soglia della povertà, migliaia di famiglie sono costrette a dare in affidamento i bambini perché non crepino di fame e di freddo e i nuovi poveri e i rifugiati si contendono l’immondizia nelle discariche pubbliche, i "salvatori" della Grecia, col pretesto che i Greci "non fanno abbastanza sforzi", impongono un nuovo piano di aiuti che raddoppia la dose letale già somministrata. Un piano che abolisce il diritto del lavoro e riduce i poveri alla miseria estrema, facendo contemporaneamente scomparire dal quadro le classi medie.
L’obiettivo non è il "salvataggio"della Grecia: su questo punto tutti gli economisti degni di questo nome concordano. Si tratta di guadagnare tempo per salvare i creditori, portando nel frattempo il Paese a un fallimento differito.Si tratta soprattutto di fare della Grecia il laboratorio di un cambiamento sociale che in un secondo momento verrà generalizzato a tutta l’Europa. Il modello sperimentato sulla pelle dei Greci è quello di una società senza servizi pubblici, in cui le scuole, gli ospedali e i dispensari cadono in rovina, la salute diventa privilegio dei ricchi e la parte più vulnerabile della popolazione è destinata a un’eliminazione programmata, mentre coloro che ancora lavorano sono condannati a forme estreme di impoverimento e di precarizzazione.
Ma perché questa offensiva neoliberista possa andare a segno, bisogna instaurare un regime che metta fra parentesi i diritti democratici più elementari. Su ingiunzione dei salvatori, vediamo quindi insediarsi in Europa dei governi di tecnocrati in spregio della sovranità popolare. Si tratta di una svolta nei regimi parlamentari, dove si vedono i "rappresentanti del popolo" dare carta bianca agli esperti e ai banchieri, abdicando dal loro supposto potere decisionale. Una sorta di colpo di stato parlamentare, che fa anche ricorso a un arsenale repressivo amplificato di fronte alle proteste popolari. Così, dal momento che i parlamentari avranno ratificato la Convenzione imposta dalla Troika (Ue, Bce, Fmi), diametralmente opposta al mandato che avevano ricevuto, un potere privo di legittimità democratica avrà ipotecato l’avvenire del Paese per 30 o 40 anni.
Parallelamente, l’Unione europea si appresta a istituire un conto bloccato dove verrà direttamente versato l’aiuto alla Grecia, perché venga impiegato unicamente al servizio del debito. Le entrate del Paese dovranno essere "in priorità assoluta" devolute al rimborso dei creditori e, se necessario, versate direttamente su questo conto gestito dalla Ue. La Convenzione stipula che ogni nuova obbligazione emessa in questo quadro sarà regolata dal diritto anglosassone, che implica garanzie materiali, mentre le vertenze verranno giudicate dai tribunali del Lussemburgo, avendo la Grecia rinunciato anticipatamente a qualsiasi diritto di ricorso contro sequestri e pignoramenti decisi dai creditori. Per completare il quadro, le privatizzazioni vengono affidate a una cassa gestita dalla Troika, dove saranno depositati i titoli di proprietà dei beni pubblici.. In altri termini, si tratta di un saccheggio generalizzato, caratteristica propria del capitalismo finanziario che si dà qui una bella consacrazione istituzionale.
venerdì 11 novembre 2011
Étienne Balibar, "Cittadinanza Europea: non finire così" - Bologna 16 nov.
Dipartimento Politica Istituzioni Storia
Università di Bologna
Étienne Balibar
Distinguished Professor of Humanities, University of California,
Professeur émérite de Philosophie à l’Université de Paris X Nanterre
Seminario:
"Cittadinanza Europea: non finire così"
16 novembre 2011, ore 15.00
Aula B, S. Cristina P.tta Morandi 2, Bologna
Aula B, S. Cristina P.tta Morandi 2, Bologna
Introduce e discute:
Sandro Mezzadra (Università di Bologna)
mercoledì 5 ottobre 2011
Il Tribunale Foucault Sullo Stato Della Psichiatria (1998)
Tra il primo ed il due di maggio 1998, la Libera università di Berlino, insieme all'Associazione Irren-Offensive (l'Offensiva dei Folli), organizza a Berlino, presso il teatro Volksbuhne, un Tribunale Internazionale sullo stato della psichiatria. Il Tribunale e' intitolato a Michel Foucault, il filosofo francese autore della Storia della follia nell'età classica. La difesa e l'accusa sono costituite da accademici ed esperti, la giuria da un "gruppo di svitati".
Con un Epilogo di Thomas Szasz.
Producer: Irren Offensive / Libera Universita' di Berlino
Sponsor: http://www.oism.info
Audio/Visual: sound, color
Language: IT (Italian)
Sponsor: http://www.oism.info
Audio/Visual: sound, color
Language: IT (Italian)
venerdì 8 aprile 2011
V : Verità [bocca della]
E n c i c l o p e d i a
d e l l a
n e o l i n g u a
d e l l a
n e o l i n g u a
.
V
Verità
[bocca della]
« I MIGRANTI? Fora de ball!
Diciamocelo con sincerità: quanti di noi, magari con parole più acconce, non la pensiamo come quell'irrefrenabile Umberto Bossi che, come un'estemporanea "bocca della verità", non manca mai al momento giusto di esprimere la sua opinione con brusca franchezza? ... »
Arrigo Petacco,
"Il Valzer dell'ipocrisia",
il Resto del Carlino, 6 aprile 2011
il Resto del Carlino, 6 aprile 2011
giovedì 31 marzo 2011
Bologna: il Comune dà lo sfratto ad Atlantide. Un'archeologia
Palazzo d’Accursio accusa: “disturbo alla quiete pubblica”, e mette a bando il cassero di S.Stefano. La replica da Atlantide: “Mai verbali o multe, non crediamo di essere un problema nel quartiere”
[ leggi articolo completo su Zic » ]
* * *
un'archeologia:
Fino dall'otto aprile dell'anno 1583, l'Illustrissimo ed Eccellentissimo signor don Carlo d'Aragon, Principe di Castelvetrano, Duca di Terranova, Marchese d'Avola, Conte di Burgeto, grande Ammiraglio, e gran Contestabile di Sicilia, Governatore di Milano e Capitan Generale di Sua Maestà Cattolica in Italia, pienamente informato della intollerabile miseria in che è vivuta e vive questa città di Milano, per cagione dei bravi e vagabondi, pubblica un bando contro di essi. Dichiara e diffinisce tutti coloro essere compresi in questo bando, e doversi ritenere bravi e vagabondi ... A tutti costoro ordina che, nel termine di giorni sei, abbiano a sgomberare il paese, intima la galera a renitenti, e dà a tutti gli ufficiali della giustizia le più stranamente ampie e indefinite facoltà per l'esecuzione dell'ordine. Ma, nell'anno seguente, il 12 aprile, scorgendo il detto signore, che questa Città è tuttavia piena di detti bravi... tornati a vivere come prima vivevano, non punto mutato il costume loro, né scemato il numero, dà fuori un'altra grida, ancor più vigorosa e notabile,
venerdì 18 marzo 2011
Bologna: un manifesto di razza
Bisogna pur riconoscere che, con il manifesto "di razza" che va diffondendo a Bologna la Lega pone di fatto un serio problema di accoglienza.
Una città che - malgrado limiti ed ostacoli - è divenuta di fatto un grande ed aperto crocevia di persone che non erigono barriere di "razza", "origine", lingua, etnia, religione, cultura; una città viva, irriducibile a grette chiusure campanilistiche, può albergare serenamente in seno soggetti che rivendicano la discriminazione in nome del primato degli autoctoni, a scapito degli "alieni"?
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