Essere famoso non è bello, non è questo che ci leva in alto. Non bisogna tenere l’archivio, trepidare per i manoscritti. Fine del creare è dar tutto di sé, e non lo scalpore, non il successo. È vergognoso, non contando nulla, diventare per tutti una leggenda. Ma bisogna vivere senza impostura, viver così che alla fine ci si attiri l’amore degli spazi, che si oda l’appello del futuro. E bisogna lasciare lacune nella sorte, e non fra le carte, passi e capitoli dell’intera vita segnando ai margini. E immergersi nell’oscurità e i propri passi nascondervi, come nella nebbia si cela una contrada e non vi si scorge più nulla. Altri, sull’orma viva percorreranno, palmo a palmo il tuo cammino, non spetta a te distinguere sconfitta da vittoria. E neanche d’un nulla tu devi venire meno all’uomo,
ma esser vivo, vivo e null’altro, vivo e null’altro fino alla fine.
Eresia bolognese perché a Bologna s'infranse per la prima volta, in modo sociale e largamente diffuso, l'ordine consacrato della virtù del lavoro salariato come orizzonte di vita . . . a vita. il movimento movimento del rifiuto del lavoro risale ai tempi biblici Adamo nel giardino dell'Eden, non lavorava), ma le lotte dei due secoli passati si erano scontrate con l'insufficiente sviluppo delle forze produttive. il grande progresso economico seguito alla Seconda Guerra Mondiale e i lunghi anni dal lungo dopoguerra avevano posto all'ordine del futuro il superamento della costrizione al lavoro. affermare tutto questo nella città capitale nella città capitale del comunismo euro-occidentale, fondato sull'ideologia del lavoro, fu un'autentica eresia portata avanti dal gruppo bolognese di Potere Operaio . . .
Se la nostra è stata un'eresia, di fronte alla catastrofe sociale cui ha portato il partito del lavoro la medesima eresia è oggi diventata il Sol dell'avvenire.
____________________________
Contenuti speciali allegati: (DVD con oltre 2000 pagine più numerosi video)
Racconti di Resistenza dalla voce del partigiano "William" Michelini
Un
film animato realizzato dalla classe 3^A deIla Scuola Secondaria di I
grado "Fabrizio De André" di Bologna nell'Anno scolastico 2013-2014.
Gli
studenti hanno incontrato il partigiano "William" Lino Michelini
testimone diretto della battaglia di Porta Lame (Bologna) ed hanno
interpretato le sue parole con il cinema di animazione.
Coordinamento didattico
Prof.ssa Maria Venticelli
Ideazione e conduzione del laboratorio di cinema di animazione:
Michela Donini e Roberto Paganelli per Associazione OTTOmani
Il
progetto "perCorsi di Memoria" è ideato e gestito da Roberto Pasquali
attraverso l'Associazione Interculturale Polo Interetnico A.I.P.I.
"perCorsi
di Memoria" è finanziato dal Comune di Bologna, settore Area Affari
istituzionali e Quartieri, nell'ambito del piano "Cittadinanza attiva" e
si è realizzato nei Quartieri Porto e Saragozza.
Un grazie di cuore a "William", il partigiano Lino Michelini della 7a Brigata GAP.
Bologna, Giugno 2014
Michel Foucault, Subjectivité et vérité. Cours au Collège de France (1980-1981), Gallimard Seuil, Collection Hautes Etudes
Date de parution 02/05/2014
352 pages - 26.00 € TTC
«
L’hypothèse de travail est celle-ci : il est vrai que la sexualité
comme expérience n’est évidemment pas indépendante des codes et du
système des interdits, mais il faut rappeler aussitôt que ces codes sont
étonnamment stables, continus, lents à se mouvoir. Il faut rappeler
aussi que la façon dont ils sont observés ou transgressés semble elle
aussi très stable et très répétitive. En revanche le point de mobilité
historique, ce qui sans doute change le plus souvent, ce qui a été le
plus fragile, ce sont les modalités de l’expérience. »
Michel Foucault
Foucault
prononce en 1981 un cours qui marque une inflexion décisive dans son
chemin de pensée et le projet ébauché dès 1976 d’une Histoire de la sexualité.
C’est le moment où les arts de vivre deviennent le foyer de sens à
partir duquel pourra se déployer une pensée neuve de la subjectivité.
C’est le moment aussi où Foucault problématise une conception de
l’éthique comprise comme l’élaboration patiente d’un rapport de soi à
soi. L’étude de l’expérience sexuelle des Anciens permet ces nouveaux
déploiements conceptuels. Dans ce cadre, Foucault analyse des écrits
médicaux, des traités sur le mariage, la philosophie de l’amour ou la
valeur pronostique des rêves érotiques, afin d’y retrouver le témoignage
d’une structuration du sujet dans son rapport aux plaisirs (aphrodisia)
antérieure à la construction moderne d’une science de la sexualité,
antérieure à la hantise chrétienne de la chair. L’enjeu est en effet
d’établir que l’imposition d’une herméneutique patiente et interminable
du désir constitue l’invention du christianisme. Mais pour cela, il
importait de ressaisir la spécificité irréductible des techniques de soi
antiques.
Dans cette série de leçons, qui annoncent clairement L’Usage des plaisirs et Le Souci de soi,
Foucault interroge particulièrement le primat grec de l’opposition
actif / passif sur les distinctions de genre, ainsi que l’élaboration
par le stoïcisme impérial d’un modèle de lien conjugal prônant une
fidélité sans faille, un partage des sentiments, et conduisant à la
disqualification de l’homosexualité.
... credo che qui si debba far
intervenire il problema della funzione dell’intellettuale. È
assolutamente vero che mi rifiuto – quando scrivo un libro – di
prendere una posizione profetica, cioè quella di dire alla gente:
ecco quello che dovete fare, e anche: questo è bene e questo non lo
è. Io dico loro: mi sembra, grosso modo, che siano andate le cose,
ma le descrivo in modo tale che le vie di attacco possibili siano
delineate. Ma con questo non forzo, non costringo nessuno ad
attaccare. Poi, è una questione che mi riguarda personalmente, se
voglio, a proposito delle prigioni, degli asili psichiatrici, di
questo o di quello, fare un certo numero di azioni; ma dico che
l’azione politica appartiene ad un tipo d’intervento del tutto
diverso da questi interventi scritti e libreschi, è un problema di
gruppi, d’impegno personale e fisico; non si è pronunciata qualche
parola, no, la radicalità è fisica, la radicalità è
dell’esistenza.
Michel Foucault
da: “Precisazioni sul potere.
Risposta ad alcuni critici”
Intervista a cura di Pasquale
Pasquino, effettuata Parigi nel febbraio 1978.in aut aut, n. 167-168,
settembre-dicembre 1978.
Omaggio a Franca Rame - poesia Franca Rame testo e voce di Dale Zaccaria - All I Know musica voce e testo di Mara Micciché [Caricato in data 28/ott/2011]
"Pensando
agli avvenimenti di cui è stracolma la mia vita, sempre più mi convinco
che le decisioni importanti che siamo costretti a prendere, i rischi e
le situazioni tragiche che ci troviamo ad affrontare, abbiano sì a che
vedere con la casualità, ma nella gran quantità dei casi tutto è dovuto a
noi, al nostro carattere che si produce giorno per giorno in
conseguenza di conflitti , cose imparate per caso e soprattutto
acquisite con fatica e determinazione."
«Il y a un cliché tenace qui m'insupporte , c'est que l'amour est
quelque chose de magnifique à ses débuts, puis qu'une lassitude
s'installe pour terminer enfin par une aigre séparation. »
Alain Badiou
Philosophe
majeur de la scène intellectuelle française contemporaine, Alain Badiou
a publié bon nombre d'essais, aussi bien consacrés à des questions
ontologiques que politiques comme « La Théorie du sujet » ou encore « L'
Etre et l'événement ».
La pensée politique de cet ancien
militant maoïste s'inscrit dans un engagement à gauche, comme en
témoignent plusieurs ouvrages pamphlétaires comme « De quoi Sarkozy est
il le nom ? » et différentes réflexions autour de la réhabilitation du
communisme dans des titres comme « L' Hypothèse communiste », paru en
2009. Ces prises de position radicales suscitent régulièrement la
polémique et lui valent de recevoir de nombreuses critiques.
Intellectuel
controversé, Alain Badiou n'en demeure pas moins un philosophe reconnu,
écouté avec attention sur la scène internationale. Son dernier ouvrage «
Le Réveil de l'Histoire ? » analyse les derniers mouvements de révolte
dans le monde, d'Egypte en Syrie, d'Espagne en Angleterre dans lequel il
salue « ce retour de la pensée et de l'action des politiques
émancipatrices directement articulées à l'action et à l'organisation des
masses populaires ».
Ce film est une production de l'agence Let's Pix pour le compte de l'Atelier Recherche et Développement de France Télévisions
per
sceglier tra di esse una su un milione, è terribilmente
difficile.
s
Lev
Tolstoj, lettera a Fet, 17 novembre 1870.
Queste
parole sono state inserite nel titolo con l’autorizzazione di Lev
Nicolaievič
Tolstoj.
Nell’aprile
1878 egli scriveva a N. N. Strachov di provare un senso di
impreparazione al lavoro, alla tensione; la tensione è necessaria
quando si è trovato e scelto.
Egli
consola N. N. Strachov, che si lagna della difficoltà del lavoro:
«Conosco
molto bene questa sensazione – addirittura, ora, negli ultimi
tempi, la sto provando: tutto parrebbe pronto per scrivere – per
compiere il proprio dovere terreno, ma manca la spinta della fede in se stessi, nell'importanza della causa, mancal’energia
dell’errore; quella spontanea energia terrena che è impossibile
inventare E non si può cominciare».
Tutto
questo riguarda la spontaneità delle forze della natura, che operano
in modi diversi e non immediati, e creano quella confusione che
chiamiamo mondo.
Una
volta, sorridendo, Majakovskij scrisse sulle «cose dell’altro
mondo»:
Un
vecchio disegno, non si sa di chi.
Un
primo disegno non riuscito di una balena.
Niente
riesce senza fatica. I fiori sbocciano e gli uccelli arrivano al
momento giusto solo dopo molte ore di preparazione.
Il
concetto di “trattazione scientifica” non esige né
esclusivamente, né principalmente che la trattazione si costruisca
nell’edificio di un sistema conchiuso. Ciò non ha più bisogno,
oggi, di essere dimostrato.
In
questo studio, non si troverà pertanto nulla di sistematico alla
superficie. Invece di una dottrina compiuta, non abbiamo da offrire
che frammenti.
La
forma scientifica vi si esprime con la tendenza a scrutare l’essenza
dei fenomeni bellici ed a mostrare la loro correlazione con la natura
delle cose di cui si compongono. Non si è mai, qui, indietreggiato
davanti alla consequenzialità filosofica. Ma dovunque il
ragionamento si dipanava in un filo troppo esile, l’autore ha
preferito romperlo per ricorrere invece alle prove fornite
dall’esperienza dei fatti. Come molte piante non producono frutti
se il loro fusto si slancia troppo in alto, così occorre che nelle
arti pratiche le foglie e i fiori teorici non prendano soverchio
sviluppo. Occorre non allontanarsi troppo dal terreno che loro
conviene; e cioè dall’esperienza.
Sarebbe
indubbiamente un errore voler dedurre dalla composizione chimica del
chicco di frumento la forma della spiga che ne deve nascere, perché
non si ha che da andare nei campi per vedere le spighe già formate.
L’investigazione
e l’osservazione, la meditazione filosofica e l’esperienza non
debbono mai spregiarsi o escludersi vicendevolmente. Si offrono,
piuttosto, reciproca garanzia.
Le
proposizioni di questo libro poggiano dunque la breve volta della
propria perentoria consequenzialità logica o sull’esperienza o
sulla definizione della guerra: ed entrambi questi pilastri sono loro
indispensabili.
... Quanto a coloro per i quali crearsi dei problemi, cominciare e ricominciare, cercare, sbagliare, riprendere tutto da cima a fondo, e trovare ancora il modo di esitare a ogni passo, coloro, insomma, per i quali lavorare in modo problematico e in un continuo travaglio intellettuale, equivale a una posizione dimissionaria, be’, non siamo, chiaramente, dello stesso pianeta.
… il motivo che mi ha spinto era molto semplice. Spero anzi che, agli occhi di qualcuno, possa apparire sufficiente di per sé. È la curiosità; la sola specie di curiosità, comunque, che meriti d’esser praticata con una certa ostinazione: non già quella che cerca di assimilare ciò che conviene conoscere, ma quella che consente di smarrire le proprie certezze. A che varrebbe tanto accanimento nel sapere se non dovesse assicurare che l’acquisizione di conoscenze, e non, in un certo modo e quanto è possibile, la messa in crisi di colui che conosce? Vi sono dei momenti, nella vita, in cui la questione di sapere se si può pensare e vedere in modo diverso da quello in cui si pensa o si vede, è indispensabile per continuare a guardare o a riflettere. Mi si potrà forse obiettare che questi giochetti personali è meglio lasciarli dietro le quinte, e che, nel migliore dei casi, fanno parte di quei lavori di preparazione che si estinguono spontaneamente non appena han preso forma. Ma che sa è dunque la filosofia, oggi – voglio dire l’attività filosofica – se non è lavoro critico del pensiero su se stesso? Se non consiste, invece di legittimare ciò che si sa già, nel cominciare a sapere come e fino a qual punto sarebbe possibile pensare in modo diverso? Vi è sempre un che di derisorio nel discorso filosofico quando pretende dall’esterno, di dettar legge agli altri, dir loro dov’è la loro verità o come trovarla, o quando trae motivo di vanto dall’istruir loro il processo con ingenua positività; ma è suo pieno diritto esplorare ciò che ciò che, nel suo stesso pensiero, può essere mutato dall’esercizio di un sapere che le è estraneo. La “prova” – che va intesa come prova modificatrice di sé nel gioco della verità e non come appropriazione semplificatrice di altri a scopi di comunicazione – è il corpo vivo della filosofia, se questa è ancor oggi ciò che era un tempo, vale a dire un’“ascesi”, un esercizio di sé nel pensiero.
Michel Foucault, L’usage des plaisirs, Gallimard, Paris 1984, tr. it. di L. Guarino, L’uso dei piaceri, Feltrinelli, Milano 1984, p. 13-14.
C’è gente che dice, certe volte, di non poter dare un giudizio a proposito di questo o di quest’altro perché non hanno studiato filosofia. È un’irritante assurdità, perché si presuppone che la filosofia sia una qualche scienza. E si parla di essa un po’ come della medicina – Ma una cosa si può dire: chi non ha mai compiuto una ricerca di carattere filosofico, come ad esempio quasi tutti i matematici, non è provvisto degli organi visivi adatti a una ricerca o a una prova del genere. Un po’ come chi non è abituato a cercare nel bosco fiori, bacche o erbe non ne trova affatto, perché il suo occhio non è affinato e non sa in quali punti particolari deve cercarli. Così, l’inesperto in filosofia passa davanti a tutti i punti dove si celano sotto l’erba delle difficoltà, mentre l’esperto si ferma proprio lì e sente che una difficoltà c’è, anche se non l’ha ancora vista. – E non ci si deve meravigliare quando veniamo a sapere quanto a lungo anche l’esperto, che pure si accorge che una difficoltà c’è, deve cercare per trovarla. Quando una cosa è ben nascosta, è difficile trovarla.
Ludwig Wittgenstein,1937
Ludwig Wittgenstein, Vermischte Bemerkungen, a c. d. G. H. von Wright con la collaborazione di H. Nyman, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1977; trad. it. a c. d. M. Ranchetti, Pensieri diversi, Adelphi, Milano, 1980