«Caro Nino,
tu sei morto da 70 anni ma io ti conosco bene, ti conosco bene dai tuoi
ritratti, da tutto ciò che ho letto, dagli scrittori e dagli storici
che hanno studiato la tua vita e soprattutto da tutte le tue parole.
Tu sei nato nello stesso anno di mio padre e quindi anche questo è un collegamento fra di noi ma io non ti immagino mio padre, al contrario, ti immagino un compagno di lotta, un compagno di pensiero, un compagno di analisi della vita.
Conosco poco la tua Sardegna, è vero che ci sono stato (anche in Barbagia, per il momento), ma davvero è difficilissimo capire la natura dell’ambiente in cui sei nato e cresciuto. Invece sì queste regioni – diciamo, che sono allo stesso tempo nazionali e periferiche, che sono allo stesso tempo centrali, legate al centro, e insomma oppresse dal centro - io le conosco bene perché vengo da un vecchio impero e da un paese multinazionale che non è solo quello degli inglesi ma anche dei gallesi. E quando sono nella mia piccola casa in Galles (che è un paese un po’ periferico) capisco un po’ ciò che sentono i Sardi in relazione all’Italia e al mondo più grande.
Tu, Nino, sei stato molto di più di un Sardo ma senza la Sardegna è impossibile capirti.
Io ho letto prima le tue commoventi “Lettere dal carcere”, io continuo a leggerti nei “Quaderni del carcere”, io continuo a conoscerti perché insomma tu sei vivo, sei vivo per tutti gli intellettuali del mondo e sei vivo per tutti coloro che vogliono un mondo migliore, un mondo più giusto, un mondo dove i poveri hanno la possibilità di diventare dei veri esseri umani.
Abbiamo fatto progressi dal tempo di settant’anni fa, almeno in Europa, ma c’è sempre nel grande mondo (e Gramsci è sempre stato cosciente del mondo globale), c’è ancora una grande maggioranza di gente che sono come quelli della tua infanzia e tu ti sei identificato con i loro interessi e sapevi come fare per cambiarli, per cambiare la loro sorte e il loro destino e speriamo che continuiamo a farlo.
Allora, ti saluto di lontano e spero che nella tua Sardegna si ricordino sempre di te e sono convinto che ti ricorderanno sempre come il più grande Sardo dell'ultimo secolo».
Eric Hobsbawm, marzo 2007
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