Negli
ultimi trent’anni il revisionismo dell’estrema destra europea è sempre
stato anzitutto un «revisionismo storico», animato dalla nostalgia del
passato nazifascista e applicato perciò a un ampio intervallo di tempo
(Δt, leggi «delta ti») tra i fatti e la loro mistificante «revisione».
Ma ogni aspirazione totalitaria ambisce a una manipolazione per Δt tendente a zero.
Mentre,
dopo il delitto Matteotti, i Fascisti invitavano alla «pacificazione
nazionale», stavano preparando un regime violento, oppressivo e
guerrafondaio.
Mentre
i Nazisti attuavano lo sterminio di massa degli ebrei europei,
pubblicamente negavano di aver mai avuto idee simili e giunsero persino a
fare un film di propaganda sul campo di Theresienstadt in cui i
prigionieri assistono a concerti, giocano a calcio, lavorano nei
giardini delle proprie case e si rilassano al sole.
Mentre si consumava il terribile eccidio di Marzabotto, sul «Resto del Carlino» venivano ufficialmente smentite le voci di un massacro come menzogne prive di ogni fondamento.
Ecco
che ora, nel suo tentativo di imitare in piccolo il Fascismo, anche
CasaPound si produce in un revisionismo per Δt tendente a zero
manipolando in modo sistematico le informazioni di Wikipedia su episodi
recenti di squadrismo.
Sono
decine gli episodi di violenza neofascista smorzati e poi rimossi in
modo minuzioso, attento e preciso per non destare alcun sospetto. Le
operazioni vengono effettuate da quella che Gianluca Iannone, presidente
di CasaPound, definisce come una «task force di pronto intervento nel mondo di internet». Leggi l’intervento di Dario Lapenta su ECN antifa o su La Meteora.
Posted in General.
Tagged with CasaPound, revisionismo.
By staffetta – giugno 6, 2016
Breviario dell’antifascista 8
La
Germania pare che non abbia scrittori comici nel periodo nazista.
Questo è un segno grave. La sciagura peggiore che possa capitare a un
popolo, che il regime totalitario ha trasformato in marionette, è quella
di non accorgersi del suo stato, in una parola di non ridere. Non
scoprire il comico negli automatismi della dittatura significa
appartenere alla massa degli automi perfetti. La prova del comico a quei
tempi era definitiva come quella di stare ritti su un piede per chi ha
bevuto troppo vino. Ricordo un mio amico nel quale la sensibilità si era
acuita a tal punto da fargli correre seri rischi. Le fotografie di
certi grandi personaggi, atteggiati visibilmente a una tronfiezza, a un
velleismo, a una romanità di terz’ordine suscitavano in lui un bisogno
di ridere profondo e penoso come certi attacchi di tosse o conati di
vomito.
Vitaliano Brancati, Il comico nei regimi totalitari (1954)
Posted in General.
Tagged with breviario.
By staffetta – giugno 5, 2016
Nessun commento:
Posta un commento