sabato 7 novembre 2009

Brecht: I bolscevichi nel 1917 scoprono nello Smolny...


I bolscevichi nel 1917 scoprono nello Smolny dov’era rappresentato il popolo: in cucina


Bertolt Brecht



Quando, passata la rivoluzione di Febbraio, il moto delle masse s’era interrotto,

la guerra ancora continuava. Senza terra i contadini,

angariati e affamati gli operai nelle fabbriche.

Ma i soviet, eletti da tutti, rappresentavano i pochi. E mentre ogni cosa

rimaneva uguale all’antico e nulla cambiava forma,

i bolscevichi come malfattori s’aggiravano per i soviet

insistendo nel chiedere che i fucili si volgessero contro il vero nemico del proletariato: i padroni.

E quali traditori erano considerati e tenuti per controrivoluzionari,

emissari di canaglie e malandrini. Lenin, il loro capo

tacciato di spia venduta, si nascondeva in un granaio.

Ovunque guardassero, non c’era

sguardo che non si abbassasse, li accoglieva il silenzio.

Sotto altre bandiere vedevano marciare le masse.

Gonfiava il petto la borghesia dei generali e dei bottegai

e perduta appariva la causa dei bolscevichi.

Eppure in quel tempo il loro lavoro proseguiva come al solito:

la canea non li spaventava e neppure l’aperta defezione

di coloro per cui si battevano. Ma anzi

sempre di nuovo

con sempre rinnovato slancio s’impegnavano

per la causa degli infimi.

Ma, come essi stessi ci narrano, un fatto li colpì:

che nel distribuire i cibi, zuppa di cavoli e tè,

il dispensiere del comitato esecutivo – un soldato – ai bolscevichi

dava tè più caldo e panini meglio imbottiti

che a chiunque altro, e nel porger ad essi il cibo

fingeva di non guardarli. Allora capirono: quell’uomo

simpatizzava con loro, pur dissimulandolo

davanti ai suoi superiori, e del pari visibilmente

tutto il personale di fatica dello Smolny,

guardiani, corrieri e sentinelle, propendeva per loro.

E vedendo questo dissero:«la nostra causa è vinta per metà».

Giacché la minima reazione di quella gente,

accento e sguardo, ma anche il loro silenzio e volger d’occhi,

per essi aveva importanza. E di costoro

essere detti amici era la meta più alta.


____________________

Bertolt Brecht, Die Bolschewiki entdecken in Sommer 1917 im Smolny, wo das Volk vertreten war: in der Küche (1932), trad. it di E. Castellani

mercoledì 4 novembre 2009

O Gorizia (per il 4 novembre)




La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì.

Sotto l'acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche;
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:

O Gorizia, tu sei
maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu

O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana,
schernitori di noi carne umana,
questa guerra ci insegna a punir.

Voi chiamate il campo d'onore
questa terra di là dei confini;
qui si muore gridando: assassini!
maledetti sarete un dì.

Cara moglie, che
tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini,
che io muoio col suo nome nel cuor.

[Traditori signori ufficiali
che la guerra l'avete voluta,
scannatori di carne venduta,
e rovina della gioventù]

O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu
la partenza
e il ritorno per molti non fu.


_____________
* il sonoro del video riproduce "O Gorizia tu sei maledetta", LP: Le Canzoni di Bella Ciao,
I Dischi Del Sole 1964, cantata da Sandra Mantovani.

* ho tratto il testo da Il deposito

martedì 27 ottobre 2009

Presentazione di: «Difendere la "razza"», Bologna 28 ottobre

Difendere la "razza"

Identità razziali e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini




mercoledì 28 ottobre, ore 19.30
presso XM24, via Fioravanti, 24 - Bologna
presentazione del volume di
Nicoletta Poidimani
Difendere la "razza".
Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini.
Oltre all'autrice interverrannoVincenza Perilli e Mauro Raspanti.

                                                    ______________________

immagine locandina da: marginalia

mercoledì 14 ottobre 2009

Antonio Gramsci [Introduzione allo studio della filosofia] Appunti



-->
I. Alcuni punti preliminari di riferimento

Occorre distruggere il pregiudizio molto diffuso che la filosofia sia un alcunché di molto difficile per il fatto che essa è l’attività intellettuale propria di una determinata categoria di scienziati specialisti o di filosofi professionali e sistematici. Occorre pertanto dimostrare preliminarmente che tutti gli uomini sono «filosofi», definendo i limiti e i caratteri di questa «filosofia spontanea», propria di « tutto il mondo », e cioè della filosofia che è contenuta: I) nel linguaggio stesso, che è un insieme di nozioni e di concetti determinati e non già e solo di parole grammaticalmente vuote di contenuto; 2) nel senso comune e buon senso; 3) nella religione popolare e anche quindi in tutto il sistema di credenze, superstizioni,opinioni, modi di vedere e di operare che si affacciano in quello che generalmente si chiama «folklore».
Avendo dimostrato che tutti sono filosofi, sia pure a modo loro, inconsapevolmente, perché anche solo nella minima manifestazione intellettuale, il «linguaggio», è contenuta una determinata concezione del mondo, si passa al secondo momento, al momento della critica e della consapevolezza, cioè alla quistione: è preferibile «pensare» senza averne consapevolezza critica, in modo disgregato e occasionale, cioè «partecipare» a una concezione del mondo «imposta» meccanicamente dall’ambiente esterno, e cioè da uno dei tanti gruppi sociali nei quali ognuno è automaticamente coinvolto fin dalla sua entrata nel mondo cosciente (e che può essere il proprio villaggio o la provincia, può avere origine nella parrocchia e nell’« attività intellettuale» del curato o del vecchione patriarcale la cui «saggezza» detta legge, nella donnetta che ha ereditato la sapienza delle streghe o nel piccolo intellettuale inacidito nella propria stupidaggine e impotenza a operare) o è preferibile elaborare la propria concezione del mondo consapevolmente e criticamente e quindi, in connessione con tale lavorio del proprio cervello, scegliere la propria sfera di attività, partecipare attivamente alla storia del mondo, essere guida di se stessi e non già accettare passivamente e supinamente dall’esterno l’impronta alla propria personalità?

_________________________
Antonio Gramsci
in Quaderno 11, XVIII, 1932-1933 [Introduzione allo studio della filosofia],
“Appunti per una introduzione e un avviamento allo studio della filosofia e della storia della cultura”, § 12. Quaderni del carcere, a c. d. V. Gerratana, Einaudi, Torino, (1975, 1977),
vol. II, p. 1375-1376.
.

lunedì 5 ottobre 2009

“Come un uomo sulla terra” il 9 ottobre a Bologna

cVenerdì 9 ottobre h 19.30
Circolo anarchico Camillo Berneri
Piazza di Porta Santo Stefano, 1

h 19.30 Aperitivo
h 21.00 Proiezione di:
“Come un uomo sulla terra”
di Riccardo Biadene, Andrea Segre, Dagmawi Ymer




Un film sulle brutalità con cui la Libia controlla i flussi migratori su richiesta e grazie ai finanziamenti e alla connivenza di Italia ed Europa.

“Respingere i migranti in Libia è come se i pompieri riportassero dentro ad un incendio le vittime dell’incendio stesso”

La deriva razzista del Governo Italiano che prosegue con la politica disumana dei respingimenti in Libia, che applica le norme autoritarie del Pacchetto sicurezza, che rinchiude in gabbia esseri umani “irregolari”, che fomenta la paura e l’insicurezza economica, non dovrebbe lasciarci indifferenti.

Cosa fa realmente la polizia libica? Cosa subiscono migliaia di uomini e donne africane? E perché tutti fingono di non saperlo?

___________________________
post correlati: Come un uomo sulla terra
.