Valentino Parlato
Continuons le combat
per il manifesto
Lucio Magri da molto tempo ci aveva comunicato la sua decisione di togliersi la vita. Avevamo discusso e cercato di dissuaderlo perché avevamo bisogno di lui, della sua intelligenza e del suo impegno. Non ci siamo riusciti. È stata una decisione di estrema razionalità. A quasi 80 anni, la perdita della compagna Mara era stata tremenda. La vita non era più vita. Anche la situazione generale non incoraggiava. Con razionalità addirittura estremistica Lucio prese la decisione (e quando decideva non cambiava idea) e attuò quel che aveva stabilito. Il suicidio è una fondamentale libertà della persona. Chi è padrone della propria vita, come ogni umano lo è, può legittimamente e moralmente decidere di mettere la parola fine.
Lucio è stato anima e mente della nostra vita. Insieme abbiamo cominciato con la rivista e poi con il quotidiano. Ci fu una breve separazione ai tempi del Pdup, ma i legami sono rimasti forti, anche quando c'era polemica.
L'interrogativo è: che cosa ci lascia, a che cosa ci incita Lucio con il suo suicidio. Provo a rispondere. Innanzitutto a criticare e combattere la società presente. La sua cultura, la sua politica e gli scritti ci danno stimoli e conoscenza. Il sarto di Ulm, che tentò anzitempo di volare si sfracellò, ma poi gli uomini cominciarono a volare. Questo il messaggio e il suo suicidio, ancorché dovuto ai sentimenti, è un atto di rifiuto, di combattimento. Tutto il contrario della passiva rassegnazione.
Questo nostro giornale, «quotidiano comunista», è oggi nella più grave delle sue tante crisi e dal gesto e dall'opera di Lucio trae motivazioni e forza nel rifiutare lo stato presente delle cose. Le analisi di Lucio, la lettura della storia sono alimento essenziale e per questo ci impegniamo a pubblicarne gli scritti inediti, tanti e importanti. Utilizzeremo meglio che nel recente passato gli insegnamenti, per rinnovarci e combattere più efficacemente. Per affrontare l'attuale, e storica, crisi della sinistra, per ridare alle donne e agli uomini la speranza di un cambiamento, di una uscita dall'attuale stato di mortificazione degli esseri umani.
Il suicidio di Lucio non è stato un fatto personale, di chiusura in se stesso. Lucio ne aveva ripetutamente parlato con noi e anche alla fine del percorso è stato accompagnato da Rossana Rossanda.
Domani è un altro giorno, come si diceva nel '68, continuons le combat.
6 commenti:
Io non lo conoscevo, ma sicuramente un uomo dal grande coraggio che provava un'enorme sofferenza. Rimpiango anche Monicelli, ma lo ringrazio sempre per il suo fulgido esempio di integrità. Avrò occasione di conoscere anche Lucio Magri.
E' parte della "nostra" storia, indipendentemente dal fatto che lo si sia conosciuto meno
La nascita del Manifesto (un atto coraggioso e inevitabile) è stato un fatto storico di grande importanza, che ha interagito attivamente più o meno direttamente nel pensare-agire di chiunque abbia in qualche modo partecipato ai (e/o sperato nei) fermenti sbocciati- o "esplosi" - nel '68-'69. Era parte di un "mondo" che si apriva: una rottura epocale.
Credo che sia una storia che fa parte anche della storia di chi non lo sa e ha intrapreso più recentemente la lotta contro "lo stato di cose presente".
Ed è importante che, al di là delle differenze dei percorsi, si conosca e riconosca quella storia, e chi, esponendosi, ha contribuito a "farla". Soprattutto se non ha "abiurato".
Concludo con poche parole:
Ho rispetto per la scelta letteralmente definiva di Lucio Magri, e penso che l'accostamento a un altro coraggioso "eretico": Mario Monicelli non sia infondato: non è un caso che la notizia del suicidio assistito di Lucio Magri sia stata data nell'anniversario di quella morte volontaria.
Penso che col tempo (il paragone non sembri irriverente) Magri, proprio come fa il buon vino, stesse "migliorando."
Le sue analisi politico-culturali. infatti, sempre molto sottili ma mai astratte, l'avevano condotto ad una sorta di "auto-analisi" di sè e ad un'analisi del movimento operaio...
Come hai detto bene tu, Rudy, senza abiure. E questo è fondamentale.
Penso in particolare agli articoli dal taglio saggistico che scrisse per la "Rivista del manifesto", un'esperienza quella di cui non ho condiviso la fine mentre ovviamente rispetto la decisione estrema di Magri.
I saggi che su quella rivista il Nostro scrisse su Gramsci, sulla crisi dell'attuale sinistra, sulla storia del Pci, sul neoliberismo ecc. meritano senz'altro d'essere riletti e studiati.
Magri ci mancherà ma per fortuna, abbiamo ancora i suoi scritti...
Rimarrebbe certo ancora qualcosa da dire su come la morte della persona amata, l'influenza quindi sulla nostra esistenza del legame che talvolta fa di due una sola persona possa rivelarsi devastante, ma per pudore o per rispetto preferisco non aggiungere altro.
Un abbraccio.
Caro Riccardo,concordo: Lucio Magri si distingue per non aver fatto la fine meschina di tanti, "ravveduti". E non cedere è una scelta "dura", voglio dire: non facile e, soprattutto, non comoda.
Sulla sua fine suppongo che sia maturata nel contesto di molteplici fattori. Penso in particolare a un aspetto che non è stato molto considerato:
per chi ha indomita passione politica, il "ritiro", lungi dall'essere una forma di "evasione", è estremamente impegnativo, difficile, e comporta un'accentuazione dell'importanza della dimensione etica.
Sono già passati più di tre mesi da quando hai deciso di partire.
Ci ricordiamo ancora di te.
Riposa tranquillo, Lucio, noi in ogni caso continuon le combat, in definitiva ce n'est qu'n debut...
riccardo
Ti ringrazio, Riccardo, per aver ravvivato il ricordo, oltre l'emozione immediata.
Non dimentichiamo.
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