martedì 29 ottobre 2013

Valerio Romitelli: Che salvare dell’università?

A margine del libro di Valeria Pinto Valutare e punire, Ed. Cronopio, 2012

Oggi niente sembra più ovvio del credere che tutto è informazione, perché la vita stessa sarebbe al fondo comunicazione di informazioni. É così che si giustifica l’altra credenza attualmente imperante che sia finalmente giunta l’epoca di una “società della conoscenza”. Anche grazie alla diffusione di internet si suppone infatti che tutto il sapere globalmente esistente sia disponibile come molteplicità di informazioni fruibili e scambiabili in “tempo reale”, offrendo opportunità senza precedenti di cambiamento e sviluppo in ogni tipo di relazioni intersoggettive.
I presupposti biologici di questa credenza sono improntati a una visione più neo-darwinista che classicamente darwinista. L’”egoismo” supposto essere motore dell’evoluzione, infatti, non è tanto quello dell’individuo vivente, quanto quello del “gene” (secondo la formula che titola il noto libro di Dawkins). Ciò significa ritenere che i destini del genere umano non dipendono da personaggi eccellenti, ma da comunità di individui dotati di patrimoni genetici vincenti. Ma ciò significa anche ammettere che ogni individuo con tali qualità possa trovarsi in condizioni ambientali avverse, che gli impediscono di valorizzarsi come meriterebbe, con un conseguente danno per tutto il genere umano.
Di qui viene la necessità di una bio-politica volta, non solo a premiare i meritevoli, ma anche ad aiutare quelli che non riescono a farsi valere come tali, in quanto svantaggiati da un contesto avverso. In tal senso, il mezzo più indicato pare essere il mercato in quanto regime di scambio per eccellenza e quindi anche di comunicazione di informazioni tra contesti diversi. Tra gli ultimi rimedi per estendere al massimo le possibilità di inclusione dei meritevoli sfortunati resta poi la filantropia di cui la maggioranza degli individui e delle comunità vincenti si dimostrano particolarmente generosi.  Estensione ovunque possibile del mercato, della comunicazione e della filantropia sono in effetti tra le cifre più distintive di tutta quella parte maggioritaria della “Comunità internazionale” che segue il modello della “più grande democrazia del mondo”: ove “grande” è sinonimo di massima qualità, giustificata oggi soprattutto dal fatto di essere anche patria della società della conoscenza ...


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