mercoledì 5 gennaio 2011

"Scomodare Marx": la Fiat, le tendenze storiche che muovono il capitalismo del nostro tempo

Gli operai, la Fiat e il Pd
Piero Bevilacqua
il manifesto, 4 gennaio 2011

Per comprendere meglio ciò che accade a Mirafiori e a Pomigliano è necessario affondare lo sguardo nelle tendenze storiche che muovono il capitalismo del nostro tempo. E bisogna scomodare Marx. Egli aveva colto come “legge fondamentale dell'accumulazione capitalistica” una tendenza già evidente ai suoi tempi e oggi conclamata : «Dato che la massa di lavoro vivo impiegato diminuisce costantemente in rapporto alla massa di lavoro oggettivato da essa messo in movimento (cioé ai mezzi di produzione...) anche la parte di questo lavoro vivo che non è pagato e si oggettiva nel plusvalore, dovrà essere in proporzione costantemente decrescente rispetto al valore del capitale complessivo impiegato”.
Nel corso del suo sviluppo, dunque, il capitalismo riduce costantemente la quota di lavoro per unità di prodotto, cercando di sfuggire alla caduta tendenziale del saggio di profitto e di sostenere la competizione. Quella competizione che oggi esso stesso si fa delocalizzando parte delle sue imprese nei paesi a bassi salari. Ma il capitale che espelle lavoro cerca di sfruttare più intensivamente quello che impiega, perché più ridotta diventa nel frattempo la quota da cui può estrarre plusvalore. André Gorz ha riassunto lapidariamente questa attuale contraddizione del capitale in cui i lavoratori vengono stritolati: «più la quantità di lavoro per una produzione data diminuisce, più il valore prodotto per lavoratore – la sua produttività – deve aumentare affinché la massa del profitto realizzabile non diminuisca. Si ha dunque questo apparente paradosso per cui più la produttività aumenta, più è necessario che aumenti ancora per evitare che il volume del profitto diminuisca.

La corsa alla produttività tende così ad accelerarsi, gli impiegati effettivi a essere ridotti, la pressione sul personale a inasprirsi, il livello e la massa dei salariati a diminuire». E in questa morsa oggi, letteralmente, si soffoca. Chi ha la pazienza di leggersi la grande inchiesta della Fiom del 2008, condotta su un questionario cui hanno risposto 100 mila lavoratrici e lavoratori, può farsene un'idea.


Siamo dunque giunti a una fase storica nella quale o noi costringiamo il capitalismo a cambiare il suo modello di accumulazione, o esso trascinerà l'intera società industriale nella barbarie. Non è un'espressione di maniera. Non è uno slogan. Chi oggi, anche in buona fede, difende il nuovo contratto imposto da Marchionne, crede che il cedimento sia accettabile come un compromesso temporaneo, dovuto alla crisi in atto e ai vincoli della competizione mondiale. E' un gravissimo errore. Questa idea fa parte di una campagna pubblicitaria che punta a far arretrare ulteriormente i rapporti di classe con un argomento puramente propagandistico: oggi occorre tirare la cinghia per poter ritornare allo splendore di prima. Ma prima il cielo era davvero così splendido? Che questa sia una menzogna è possibile illustrarlo con una semplice analisi storica, con fatti scientificamente verificabili ... 

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1 commento:

Francesco Zaffuto ha detto...

Dialogo Operaio fiat - Marchionne
Ma come passo la domenica se debbo iniziare a lavorare alle 22,00 della domenica?

Semplice: ti puoi alzare alle otto del mattino, prendi un caffè, e tra le 9,00 e le 10,00 vai a vedere una di quelle Messe che fanno di prima mattina, e ti fai benedire; per il pasto ti conviene che non vai oltre 12,00, in questo modo verso le 13,00 ti metti a letto, e mi raccomando devi dormire bene almeno un sei o sette ore, prendi del valium se non ci riesci, perché alle 22,00 devi essere fresco e riposato, non voglio che mi cadi dalla scocca meccanizzata.

Ma se io volessi essere pagato di meno e lavorare solo di giorno?
Non si può, non si può. Preferisco che tu possa guadagnare di più. Circa 3.700 euro l’anno in più. Ci pensi!? Potresti comprare a rate in dieci anni, uno di quei Suv che tu stesso produrrai.