Francesco Cattaneo (Poetica e Retorica) e Manlio Iofrida (Filosofia
della Storia e Storia della Filosofia francese contemporanea)
dell’Università di Bologna, in collaborazione con la rivista
cinematografica “Rifrazioni. Dal cinema all’Oltre” e con la Biblioteca
Multimediale Roberto Ruffilli, presentano la rassegna
cinematografica:
Una società allo specchio: l’identità italiana nel cinema dalla Liberazione a oggi
Calendario degli incontri:
Martedì 11 Febbraio 2014 ore 20.30
Roma, di Federico Fellini (1972) a cura di
Manlio Iofrida
Martedì 18 Febbraio 2014 ore 20.30
La grande bellezza, di Paolo Sorrentino (2013) a cura di
Igor Pelgreffi
Martedì 25 Febbraio 2014 ore 20.30
Reality, di Matteo Garrone (2012) a cura di
Francesco Cattaneo
Martedì 4 Marzo 2014 ore 20.30
Professione: reporter, di Michelangelo Antonioni (1975) a cura di
Jonny Costantino
Martedì 11 Marzo 2014 ore 20.30
Le quattro volte, di Michelangelo Frammartino (2010) a cura di
Daniela Vola
Martedì 25 Marzo 2014 ore 20.30
Segreti di Stato, di Paolo Benvenuti (2003) + 2 frammenti tratti dal
film Lucky Luciano, di Francesco Rosi (1973), a cura di
Laura Zardi
Martedì 1 Aprile 2014 ore 20.30
Sicilia!, di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet (1999)
serata conclusiva sintesi finale della rassegna
Tutte le proiezioni si terranno presso la Saletta Multimediale della Biblioteca Roberto Ruffilli (primo piano)
Vicolo Bolognetti 2 – Bologna. Per informazioni tel. 051/276112.
Ingresso gratuito (riservato agli studenti e ai docenti)
Scritti critici. Saggi, articoli e recensioni di filosofia, politica e storia del presente
martedì 11 febbraio 2014
lunedì 10 febbraio 2014
locandine marxicce di Casapound? No grazie! Preferiamo John Heartfield
CaPa marxoide?
NO GRAZIE!
Alla barba posticcia di Marx esibita da Casapound
opponiamo la verità storica illustrata dal genio di
John Heartfield:
domenica 9 febbraio 2014
Dall’antropologia filosofica all’ontologia sociale e ritorno - di Étienne Balibar
Dall’antropologia filosofica all’ontologia sociale e ritorno: che fare con la sesta tesi di Marx su Feuerbach?
di ETIENNE BALIBAR
È in uscita per Mimesis “Il
Transindividuale. Soggetti, relazioni, mutazioni”, una raccolta di studi
sulla questione del transindividuale curata da Etienne Balibar e
Vittorio Morfino. Qui, per gentile concessione dei curatori, anticipiamo
lo stesso saggio di Balibar, in cui il filosofo francese conduce
un’analisi particolareggiata del significato filosofico della Sesta Tesi
di Marx su Feuerbach.
Le Tesi su Feuerbach[1], un insieme di 11 aforismi a quanto pare non destinati alla pubblicazione in questa forma, sono state scritte da Marx nel corso del 1845 mentre stava lavorando al manoscritto dell’Ideologia tedesca, anch’esso non pubblicato. Sono state scoperte più tardi da Engels e da lui pubblicate con alcune correzioni (non tutte prive di significato), come appendice al suo pamphlet Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca (1886)[2]. Sono considerate largamente una delle formulazioni emblematiche della filosofia Occidentale, talvolta comparate con altri testi estremamente brevi ed enigmatici che combinano una ricchezza apparentemente inesauribile con uno stile enunciativo da manifesto, che annuncia un modo di pensare radicalmente nuovo come il Poema di Parmenide o il Trattato di Wittgenstein. Alcuni dei suoi celebri aforismi hanno guadagnato a posteriori lo stesso valore di un punto di svolta in filosofia (o, forse, nella nostra relazione con la filosofia) come, per esempio dei già citati Parmenide e Wittgenstein rispettivamente: «tauton gar esti noein te kai einai »[3], «Worüber man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen»[4], ma anche lo spinoziano «ordo et connexio idearum idem est ac ordo et connexio rerum»[5] il kantiano «Gedanken ohne Inhalt sind leer, Anschauungen ohne Begriffe sind blind»[6] etc.
In tali condizioni è ovviamente allo stesso tempo estremamente allettante e imprudente avventurarsi in un nuovo commento. Ma è anche inevitabile far ritorno alla lettera delle Tesi, esaminando la nostra comprensione della loro terminologia e proposizioni, nel momento in cui decidiamo di valutare il posto occupato da Marx (e di una interpretazione di Marx) nei nostri dibattiti contemporanei. È ciò che vorrei fare – almeno in parte – in questo testo, con riferimento ad una discussione in corso sul significato e gli usi della categoria di ‘relation’ e ‘relationship’ (entrambi possibili equivalenti del tedesco Verhältnis), le cui implicazioni vanno dalla logica all’etica, ma in particolare implicano una sottile – forse decisiva – sfumatura che separa un’‘antropologia filosofica’ da un’‘ontologia sociale’ (o, una ontologia dell’‘essere sociale’, come Lukács, tra altri, direbbe). Questo scopo conduce in modo del tutto naturale a sottolineare l’importanza della Tesi 6, che recita (nella versione originale di Marx):
Feuerbach löst das religiöse Wesen in das menschliche Wesen auf. Aber das menschliche Wesen ist kein dem einzelnen Individuum inwohnendes Abstraktum. In seiner Wirklichkeit ist es das ensemble der gesellschaftlichen Verhältnisse.
Feuerbach, der auf die Kritik dieses wirklichen Wesens nicht eingeht, ist daher gezwungen: 1. von dem geschichtlichen Verlauf zu abstrahieren und das religiöse Gemüt für sich zu fixieren, und ein abstrakt – isoliert – menschliches Individuum vorauszusetzen. 2. Das Wesen kann daher nur als ‘Gattung’, als innere, stumme, die vielen Individuen natürlich verbindende Allgemeinheit gefaßt werden.
Ed ecco una traduzione italiana classica:
Feuerbach risolve l’essenza religiosa nell’essenza umana. Ma l’essenza umana non è qualcosa di astratto che sia immanente all’individuo singolo. Nella sua realtà essa è l’insieme dei rapporti sociali.
Feuerbach, che non penetra nella critica di questa essenza reale, è perciò costretto:
1. Ad astrarre dal corso della storia, a fissare il sentimento religioso per sé, ed a presupporre un individuo umano astratto – isolato.
2. L’essenza può dunque essere concepita soltanto come ‘genere’, cioè come universalità interna, muta, che leghi molti individui naturalmente.
Tra i molti commentari che sono stati dedicati a queste proposizioni (e in particolare alle prime tre proposizioni), selezionerei quelli di Ernst Bloch e Louis Althusser, che mettono in luce posizioni esattamente antitetiche[7]. Per Bloch, il cui commento dettagliato, parte del suo magnum opus Das Prinzip Hoffnung, fu pubblicato in un primo tempo separatamente nel 1953[8], le Tesi includono la piena costruzione del concetto di praxis rivoluzionaria, presentata come la parola d’ordine (Losungswort), che oltrepassa l’antitesi metafisica di ‘soggetto’ e ‘oggetto’, ‘pensiero filosofico’ e ‘azione politica’. Esse esprimo l’idea cruciale che la realtà (sociale) in quanto tale è ‘mutabile’ (veränderbar) poiché la sua nozione completa non indica solo situazioni date o relazioni derivanti da un processo compiuto (cioè il presente e il passato), ma implica anche sempre già l’oggettiva possibilità di un futuro o una novità (novum), cosa che né il materialismo classico né l’idealismo hanno mai ammesso. Per Althusser, che si sofferma sulle Tesi come un sintomo di una rivoluzione teorica (o ‘rottura epistemologica’) attraverso cui Marx avrebbe lasciato cadere una lettura umanistica, fondamentalmente feuerbachiana, del comunismo, per adottare una problematica scientifica (non-ideologica) delle relazioni sociali e delle lotte di classe come motore della storia, esse meritano una lettura (alquanto controintuitiva) che mostra le ‘nuove’ idee come forzatura di un vecchio linguaggio per esprimere (o piuttosto annunciare, anticipare) una teoria che, fondamentalmente, non ha precedenti, ma le cui implicazioni sono ancora a venire (l’esempio principale di questa ermeneutica di concetti forzati, internamente inadeguati, è la lettura althusseriana della praxis come nome filosofico di «un sistema articolato di pratiche sociali»). È interessante notare che sia il commentario di Bloch che quello di Althusser implicano una forte sottolineatura dello schema temporale di un ‘futuro’ oggettivamente incluso nel presente come una possibilità dirompente – con la differenza che per Bloch questo schema caratterizza la storia, mentre per Althusser caratterizza la teoria o il discorso[9] ...
...Leggi tutto su «Il rasoio di Occam»
lunedì 3 febbraio 2014
«Walter Benjamin. Testi e commenti» Presentazione alle Moline, 6 febbraio 2014
Giovedì
6 febbraio 2014
ore
18:30
Biblioteca
“Michele Ranchetti”
Centro
Furio Jesi – Scuola di Pace del Quartiere Savena
via
Lombardia 36, Bologna
presenta
presso
Libreria
delle Moline
Tel
051262977
il
terzo numero del periodico
«L’ospite
ingrato»
Quodlibet,
2013
Walter
Benjamin
TESTI
E COMMENTI
Linguaggio,
verità, storia nell’opera di Benjamin
A
cura di
Gianfranco
Bonola
Il
volume contiene scritti di Benjamin inediti o tradotti per la prima
volta in italiano
testi
di Scholem, Jesi, Rosenzweig, Fortini, Ranchetti, Cases,
Solmi
e
saggi di Bonola, Chitussi, Härle, Peterson, Wizisla.
ne
parlano:
Gianfranco
Bonola (Univ.
di Roma Tre, curatore del volume),
Andrea
Cavalletti (Univ.
IUAV, Venezia),
Barbara
Chitussi (Univ.
di Modena e Reggio),
Saverio
Marchignoli (Univ.
di Bologna).
mercoledì 22 gennaio 2014
Presentazione del volume di Dimitris Deliolanes “Alba dorata”, al Parri, BO 30 gennaio
presentazione del volume di Dimitri Deliolanes
Alba dorata : la Grecia nazista minaccia l'Europa
Fandango libri, Roma 2013
Giovedì 30 gennaio 2014 ore 18
Sala dell’Ex- Refettorio, Via S. Isaia 20
Con il libro su Alba dorata, di Dimitris Deliolanes, l'Istituto per la storia e le memorie del '900 Parri-ER inaugura 900 storie, un nuovo ciclo di presentazioni di libri, film e altri materiali audiovisivi sulla storia del XX secolo e del tempo presente.
Con il libro su Alba dorata, di Dimitris Deliolanes, l'Istituto per la storia e le memorie del '900 Parri-ER inaugura 900 storie, un nuovo ciclo di presentazioni di libri, film e altri materiali audiovisivi sulla storia del XX secolo e del tempo presente.
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