mercoledì 22 gennaio 2014

Presentazione del volume di Dimitris Deliolanes “Alba dorata”, al Parri, BO 30 gennaio


                            
       
         presentazione del volume di Dimitri Deliolanes
                            

 Alba dorata : la Grecia nazista minaccia l'Europa
 
 Fandango libri, Roma 2013
                          



Giovedì 30 gennaio 2014 ore 18 
Sala dell’Ex- Refettorio, Via S. Isaia 20
Con il libro su Alba dorata, di Dimitris Deliolanes, l'Istituto per la storia e le memorie del '900 Parri-ER inaugura 900 storie, un nuovo ciclo di presentazioni di libri, film e altri materiali audiovisivi sulla storia del XX secolo e del tempo presente.

sabato 18 gennaio 2014

Bertolt Brecht: Da leggere il mattino e la sera




Da leggere il mattino e la sera

Quello che amo
mi ha detto
che ha bisogno di me.

 
Per questo
ho cura di me stessa
guardo dove cammino e
temo che ogni goccia di pioggia

mi possa uccidere.

_________


Morgens und abends zu lesen
 
Der, den ich liebe
hat mir gegagt
Daß er mich braucht.


Darum
Gebe ich auf mich acht
sehe auf meinen Weg und
Fürchte von jedem Regentropfen
Daß er mich erschlagen Könnte 




tr. it di Roberto Fertoniani in Bertolt Brecht, Poesie, Einaudi Torino 1960 
 

sabato 11 gennaio 2014

“Gli anni spezzati”, una monnezza chiamata fiction

                                   di , 9 gennaio 2014 

Ieri sera su Rai Uno è andato in onda uno scempio, di cui la Rai dovrebbe chiedere scusa, e i politici o chiunque approvi sul servizio pubblico operazioni di questo tipo dovrebbe chiedere il conto. Insegno storia da cinque anni nei licei, e tutto il lavoro che io, come centinaia di migliaia di insegnanti di liceo e università, faccio per cercare di raccontare, far conoscere, semplificare, provare a condividere e indagare insieme, gli anni Settanta viene smerdato da una roba coma la trilogia-fiction intitolata “Anni spezzati”. Uno dei prodotti peggiori realizzati in Italia negli ultimi anni: un film non solo pessimo da un punto visto artistico e anche tecnico, ma risibile da quello documentario e storico. Un prodotto nocivo, venefico, viscidamente diseducativo.
Chi l’ha scritto, Graziano Diana (anche regista) con due autori alle prime armi – Stefano Marcocci e Domenico Tomassetti – ha evidentemente ritenuto opportuno prescindere da qualunque serietà di documentazione storica, appoggiandosi a riduzioni da sussidiario copiato male – non dico Wikipedia (che in molti casi è fatta molto meglio). Nei titoli d’apertura non dichiara nemmeno un nome di un consulente storico, nei titoli di coda ne cita tre, nessuno dei quali storico di professione (Adalberto Baldoni, Sandro Provvisionato e Luciano Garibaldi – la cui bibliografia è pubblicata da piccolissimi editori in odore di post-fascismo tipo Nuove Idee o Ares). Nelle interviste Diana dice che ha ascoltato le voci dei parenti delle vittime della violenza politica anni ’70: non so chi abbia ascoltato né come l’abbia fatto, ma quello che ne ha tratto sono degli sloganucci stereotipati che farebbero passare un bignami per un saggio storico complesso. Nelle interviste Diana dice di aver voluto raccontare quella storia dalla parte di chi, le istituzioni incarnate nelle forze dell’ordine, cercava il dialogo tra rossi e neri: non so che libri abbia letto sulle forze dell’ordine e le istituzioni italiane di quegli anni, non so su quali testi si sia formato la sua idea sugli apparati dello Stato, i politici, i partiti, i vari movimenti, ma se l’avesse scritta Cossiga nel sonno o Claudio Cecchetto, per dire, questa fiction, ci avrebbe messo più complessità.
L’idea di Alessandro Jacchia di raccontare attraverso lo sguardo di un poliziotto romano (la sua voce off!) le vicende complicate che girano intorno a Piazza Fontana, l’autunno del ’69, e la vicenda di Calabresi e Pinelli non è nemmeno revisionista: non è un’idea. È la suggestione di poter prendere la poesia di Pasolini su Valle Giulia, ricavarne un’interpretazione puerile, e pensare di applicarla, a mo’ di pomata, agli eventi di quegli anni: come se fosse una scelta narrativa, fino a realizzare una specie di spottone con toni da soap-opera, colletti larghi, sguardi fissi in camera ...

                                                                       Leggi tutto su «minima&moralia»


 vedi inoltre: L’ultimo depistaggio

sabato 14 dicembre 2013

Foucault, La société punitive. Cours au collège de France 1972-1973. Now published [info da: FOUCAULT NEWS]




Michel Foucault (2013) La société punitive. Cours au collège de France 1972-1973, Paris: Gallimard Seuil. 05 Décembre 2013, 356 pages.
 


Frédéric Gros
Foucault et « la société punitive »
Compte rendu sur le site Cairn.info

Résumé
Foucault prononce en 1973 un cours au Collège de France intitulé « La société punitive ». Ce cours, encore inédit, offre les premières grandes propositions théoriques de Foucault sur la naissance de la prison. Elles seront reprises, infléchies, reproblématisées dans Surveiller et Punir. Mais, en 1973, elles sont données avec une netteté conceptuelle et un tranchant polémique qu’elles ne retrouveront plus par la suite. Trois grandes notions sont définies : le « pénitentiaire », le « carcéral » et le « coercitif ». C’est le nouage de ces trois dimensions qui rend compte de l’invention de la prison.
” L’organisation d’une pénalité d’enfermement n’est pas simplement récente, elle est énigmatique. Qu’est-ce qui pénètre dans la prison ? En tout cas, pas la loi. Que fabrique-t-elle ? Une communauté d’ennemis intérieurs. ” C’est en ces termes que Michel Foucault dénonce, dans ce cours prononcé en 1973 – et que viendra compléter, en 1975, son ouvrage Surveiller et punir – le ” cercle carcéral “. La Société punitive étudie ainsi comment les sociétés traitent les individus ou les groupes dont elles souhaitent se débarrasser, c’est-à-dire les tactiques punitives, mais aussi la prise de pouvoir sur le corps et sur le temps et l’instauration du couple pénalité-délinquance. Michel Foucault retrace l’histoire des ” tactiques fines de la sanction ” dont il distingue quatre modalités : exiler ; imposer un rachat ; marquer ; enfermer. C’est dans la seconde moitié du XVIIIe siècle que se développe une ” science des prisons ” à fonction corrective et que se construit un discours sur le criminel et son traitement possible, donnant naissance à un schéma de société qui vise à l’absolu du contrôle et de la surveillance. L’ajustement entre le système judiciaire et le mécanisme de surveillance (l’organisation d’une police), entre l’émergence de la richesse et la pratique des illégalismes, entre la force corporelle de l’ouvrier et l’appareil de production s’accomplit ensuite au tournant du XIXe siècle. Foucault démontre donc que ce sont les instances de contrôle para-pénal du XVIIe et du XVIIIe siècle qui ont abouti, in fine, au fonctionnement de la prison, visant à l’élimination du désordre, au contrôle de la distribution spatiale des individus, de leur emplacement par rapport à l’appareil productif. La Société punitive finit par poser la question, cruciale aux yeux du philosophe, de la validité intrinsèque de la loi pénale. A-t-elle vocation universelle ou se limite-t-elle à la douteuse applicabilité d’une somme de décrets ?

mercoledì 11 dicembre 2013

FN & CaPa: «Il giorno della rivoluzione» - di: Guido Caldiron

«Il giorno della rivoluzione», con Forza Nuova e Casa Pound

   il movimento. Militanti neri, produttori e "padroncini" 

   da il manifesto  -  10/12/2013


 «Saremo noi per primi a difen­derci da even­tuali infil­trati. Io per primo ho paura per­ché le infil­tra­zioni (…) non ci fanno bene, fanno un favore al sistema. Pur­troppo, però, ci sono». Era stato lo stesso lea­der del Movi­mento sici­liano dei For­coni, Mariano Ferro, ad ammet­tere che la mobi­li­ta­zione del 9 dicem­bre cor­reva il rischio di tra­sfor­marsi in una straor­di­na­ria vetrina per chi volesse cer­care visi­bi­lità. Come l’estrema destra che cerca oggi di spe­cu­lare sul males­sere ali­men­tato dalla crisi, nel ten­ta­tivo di ripo­si­zio­narsi in forme più radi­cali dopo il lungo flirt con la destra di governo berlusconiana.
Per­ciò, non deve sor­pren­dere più di tanto se tra gli esiti delle mani­fe­sta­zioni che si sono svolte ieri in molte città, dalla Sici­lia fino al Nor­dest, vi è anche quello di una rin­no­vata presenza dei neo­fa­sci­sti. Un dato da non enfa­tiz­zare, ma pur sem­pre reale.
Ultrà «neri» del cal­cio orga­niz­zati mili­tar­mente a Torino — anche se dai micro­foni di Radio Black Out, vicina ai cen­tri sociali, si invi­tava a una let­tura più arti­co­lata della com­po­si­zione della piazza -, mili­tanti di Casa Pound e Forza Nuova a Roma e in altre città del centro-sud, atti­vi­sti del Movi­mento Sociale Euro­peo, sigla di comodo in realtà legata ad alcuni diri­genti del par­tito La Destra di Sto­race a bloc­care qual­che strada sem­pre nella Capi­tale, men­tre qui e là si è visto anche qual­che espo­nente di Fra­telli d’Italia. Estre­mi­sti di destra con­fusi tra i mani­fe­stanti: una situa­zione resa pos­si­bile anche dal pro­filo poli­ti­ca­mente inde­fi­nito dell’iniziativa.