Scritti critici. Saggi, articoli e recensioni di filosofia, politica e storia del presente
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martedì 26 maggio 2015
domenica 17 maggio 2015
[Gorizia] sab 23 mag h.15: manifestazione antifascista
Riceviamo e condividiamo:
Sabato 23 maggio i fascisti di CasaPound saranno in corteo nazionale (!) a Gorizia con lo slogan «risorgi combatti vinci» per ricordare in modo orrido il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia.
Le
antifasciste e gli antifascisti rispondono con la mobilitazione di una
manifestazione promossa dall’Osservatorio Regionale Antifascista del
Friuli Venezia Giulia
e dunque
SABATO 23 MAGGIO 2015
MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA a GORIZIA
con concentramento in Piazzale della Stazione Ferroviaria
alle ORE 15.00
MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA a GORIZIA
con concentramento in Piazzale della Stazione Ferroviaria
alle ORE 15.00
lunedì 11 maggio 2015
giovedì 30 aprile 2015
O Gorizia tu sei maledetta
La mattina del cinque d'agosto
si muovevan le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì
sabato 28 febbraio 2015
Grecia: forzare i limiti del capitalismo per combattere l'austerity - di Étienne Balibar, Sandro Mezzadra
È dunque vero che alla fine, come titolano molti giornali in Italia e in
Europa, Atene ha ceduto all'Eurogruppo (la Repubblica), compiendo il
primo passo verso il ritorno all'austerity (The Guardian)? È cominciata
la «ritirata» di Syriza, come sostengono molti leader della stessa
sinistra interna del partito greco?
È presto per formulare un giudizio complessivo e fondato sugli accordi
definiti all'interno della riunione dell'Eurogruppo di venerdì [ndr: 20
febbraio 2015]: molti aspetti tecnici, ma di grande importanza politica,
saranno resi noti soltanto nei prossimi giorni. Vorremmo tuttavia
provare a suggerire un diverso metodo di analisi dello scontro che non
ha soltanto contrapposto il governo greco alle istituzioni europee, ma
ha anche mostrato più di una crepa all'interno di queste ultime. Sulla
base di quali criteri dobbiamo giudicare l'azione di Tsipras e
Varoufakis, misurandone l'efficacia? È questa la domanda che ci
interessa porre.
Vale la pena di ripetere che lo scontro aperto dalla vittoria di Syriza
alle elezioni greche si svolge in un momento di crisi acuta e drammatica
in Europa. Le guerre che marcano a fuoco i confini dell'Unione Europea
(a est, a sud, a sudest), le stragi di migranti nel Mediterraneo non
sono che l'altra faccia dei processi in atto di scomposizione dello
spazio europeo, che la crisi economica ha accelerato in questi anni e
che destre più o meno nuove, più o meno razziste e fasciste cavalcano in
molte parti del continente. In queste condizioni, le elezioni greche e
la crescita di Podemos in Spagna hanno aperto una straordinaria
occasione, quella di reinventare e riqualificare a livello europeo una
politica radicale della libertà e dell'uguaglianza.
Forzare i limiti del capitalismo
Dietro l'apertura di questa occasione ci sono, tanto in Grecia quanto in
Spagna, le formidabili lotte di massa contro l'austerity. Ma lo
sviluppo di queste lotte, nella loro diffusione «orizzontale», si è
trovato di fronte limiti altrettanto formidabili: la posizione di
dominio del capitale finanziario all'interno del capitalismo
contemporaneo e l'assetto dei poteri europei, modificato da quella che
abbiamo definito una vera e propria «rivoluzione dall'alto» nella
gestione della crisi.
Il punto è che, non appena Syriza è riuscita a innestare
sull'orizzontalità delle lotte un asse «verticale», portandone le
rivendicazioni e il linguaggio fin dentro i palazzi europei, si è
immediatamente trovata di fronte quegli stessi limiti. Si è scontrata
con l'assetto attuale dei poteri europei e con la violenza del capitale
finanziario. Sarebbe davvero ingenuo pensare che il governo greco, che
un singolo Paese europeo (anche di maggior peso demografico ed economico
della Grecia) possa spezzare questi limiti.
Se ce ne fosse stato ancora bisogno, quanto è accaduto in questi giorni
dimostra chiaramente che non è sulla base di una semplice rivendicazione
di sovranità nazionale che una nuova politica della libertà e
dell'uguaglianza può essere costruita. I «limiti» di cui si è detto,
tuttavia, ci appaiono oggi in una luce diversa rispetto a qualche mese
fa. Se le lotte ne avevano mostrato l'insostenibilità, la vittoria di
Syriza, la crescita di Podemos e la stessa azione del governo greco
cominciano ad alludere alla realistica possibilità di superarli. Era
evidente, e lo aveva chiarito tra gli altri lo stesso Alexis Tsipras,
che non sarebbe stata sufficiente una semplice affermazione elettorale
per fare questo. Si tratta di aprire un processo politico nuovo, per
costruire e affermare materialmente una nuova combinazione, una nuova
correlazione di forze in Europa.
Diceva Lenin che ci sono situazioni in cui bisogna cedere spazio per
guadagnare tempo. Se applichiamo questo principio, opportunamente
modificato, alla valutazione degli «accordi» di venerdì scorso possiamo
forse scommettere (con l'azzardo che è costitutivo di ogni politica
radicale) sul fatto che il governo greco abbia ceduto «qualcosa» per
guadagnare tempo e per guadagnare spazio. Ovvero, per distendere nel
tempo l'occasione che si è aperta in Europa nella prospettiva, resa
possibile anche dalle prossime scadenze elettorali in Europa (a partire
dalla Spagna, ma non solo), che altri «spazi» vengano investiti e
«conquistati» dal processo politico nuovo di cui si diceva.
Questo processo politico, per avere successo nei prossimi mesi, non
potrà che articolarsi su una molteplicità di livelli, combinando lotte
sociali e forze politiche, comportamenti e pratiche diffuse, azione di
governo e costruzione di nuovi contropoteri in cui si esprima l'azione
dei cittadini europei. In particolare, nel momento in cui riconosciamo
l'importanza decisiva di un'iniziativa sul terreno istituzionale quale
quella che Syriza ha cominciato a praticare e Podemos concretamente
prefigura, dobbiamo anche essere consapevoli dei suoi limiti.
In un lungo articolo (a suo modo straordinario), pubblicato nei giorni
scorsi dal Guardian («How I became an erratic Marxist»), Yanis
Varoufakis ha mostrato di avere una consapevolezza molto precisa di
questi limiti. Fondamentalmente, ha affermato, quel che un governo può
fare oggi è cercare di «salvare il capitalismo europeo da se stesso»,
dalle tendenze auto-distruttive che lo attraversano e minacciano di
aprire le porte al fascismo. Ciò che in questo modo è possibile è
conquistare spazi per una riproduzione del lavoro, della cooperazione
sociale meno segnata dalla violenza dell'austerity e della crisi - per
una vita meno «misera, sgradevole, brutale e breve».
Non è un governo, insomma, a potersi far carico della materiale apertura
di alternative oltre il capitalismo. Leggendo a modo nostro l'articolo
di Varoufakis, possiamo concludere che quell'oltre (oltre il salvataggio
del capitalismo europeo da se stesso, in primo luogo) indica il
«continente» potenzialmente sconfinato di una lotta sociale e politica
che non può che eccedere la stessa azione di governi come quello greco e
ogni perimetrazione istituzionale. È all'interno di quel continente che
va costruita la forza collettiva da cui dipende quello che sarà
realisticamente possibile conquistare nei prossimi mesi e nei prossimi
anni. E il terreno su cui questa forza deve essere organizzata ed
esercitata non può che essere l'Europa stessa, nella prospettiva di
contribuire a determinare una rottura costituente all'interno della sua
storia.
Il blocco di Francoforte
La mobilitazione convocata dalla coalizione Blockupy a Francoforte per
il 18 marzo, il giorno dell'inaugurazione della nuova sede della Bce,
acquista da questo punto di vista una particolare importanza. È
un'occasione per intervenire direttamente nello scontro in atto a
livello europeo (e dunque per sostenere l'azione del governo greco),
andando oltre una generica contestazione dei simboli del capitale
finanziario, della Bce e delle tecnostrutture «post-democratiche» di cui
ha parlato Jürgen Habermas.
Ma è anche un momento di verifica delle forze che si muovono in
quell'«oltre» senza consolidare il quale (è uno dei paradossi del nostro
tempo) la stessa azione di governi e partiti che si battono contro
l'austerity è destinata all'impotenza.
(23 febbraio 2015)
___________
da: globalist.it
venerdì 30 gennaio 2015
La vera natura di CasaPound
Saverio Ferrari - il manifesto - 21/01/2015
CasaPound Cremona, la sezione dell’organizzazione nell’ambito lombardo probabilmente più consistente, fin dalla sua nascita nel maggio 2013, seguendo una regola interna che a ogni sede corrisponda un’intestazione propria, si è scelta il nome di «Stoccafisso». Apparentemente un gioco. Nella città che fu del Ras Roberto Farinacci, gran organizzatore di squadracce, questo particolare è tutt’altro che innocuo. La storia racconta che sul finire del «biennio rosso», quando i fascisti della bassa val Padana si videro recapitare da alcune prefetture il divieto di detenere i manganelli, ricorsero all’uso di pezzi di baccalà, stecche dure lunghe più di un metro e mezzo da utilizzare come bastoni. Da qui la scelta del nome, indicativo della natura di CasaPound, che ispirandosi al primo movimento fascista, quello degli esordi, esalta ostentatamente l’epopea delle aggressioni ai dirigenti e ai militanti socialisti e comunisti come degli assalti alle sedi delle camere del lavoro e delle leghe contadine. L’attacco preordinato di domenica sera al centro sociale Dordoni di Cremona, non a caso, è stato condotto seguendo gli antichi insegnamenti, concentrando gruppi di picchiatori, anche provenienti da altre città (Parma e Brescia), per colpire in forte superiorità numerica, senza problemi.
Più volte CasaPound ha anche «mimato» in cortei per le vie di Roma le «spedizioni punitive» del 1920–1921 sfilando su camion scoperti con a bordo militanti agghindati con tanto di Fez. Le stesse denominazioni con cui ha marchiato i propri punti di ritrovo o i propri siti di riferimento, dalla libreria La Testa di Ferro (in ricordo del giornale fondato nel 1919 da Gabriele D’annunzio al tempo dell’impresa fiumana) al forum internet Vivamafarka (dal romanzo-scandalo di Marinetti del 1909, Mafarka il futurista, sottoposto in quegli anni a processo per oltraggio al pudore, in cui si decantavano le gesta immaginarie di un re nero che amava la guerra e odiava le donne), dicono di questa identificazione.
Non siamo di fronte a semplici suggestioni culturali. Dalle sue fila, analizzando i fatti accaduti, solo negli ultimi tre anni, provengono Gianluca Casseri che a Firenze nel dicembre 2011 ha assassinato a colpi di pistola due ambulanti senegalesi, ferendone gravemente un terzo, e Giovanni Ceniti, ex responsabile di Casa Pound Novara, uno dei killer di Silvio Fanella ucciso a Roma nell’estate scorsa. Un’organizzazione che la Cassazione, il 27 settembre 2013, nell’ambito di un procedimento a Napoli contro il suoi dirigenti locali ha giudicato «ideologicamente orientata alla sovversione del fondamento democratico del sistema».
Prima dell’aggressione di Cremona, solo qualche settimana fa, a fine dicembre, se ne era verificata un’altra, con le stesse modalità, a Magliano Romano, dove una ventina di squadristi di Casa Pound con i passamontagna, armati di spranghe e bastoni, avevano aggredito i tifosi dell’Ardita, un club di supporter della squadra romana di calcio del quartiere San Paolo. Sette i feriti, con fratture, escoriazioni ed ecchimosi.
L’incredibile impunità di cui gode Casa Pound è sotto gli occhi di tutti. È tempo di porre il problema.
domenica 19 ottobre 2014
lunedì 17 marzo 2014
25/2/1992. BO: mobilitazione contro il revisionismo di Ernst Nolte
da: staffetta
A fine febbraio del 1992 alcune centinaia
di studenti dell’Università di Bologna occupavano pacificamente l’aula
in cui avrebbe dovuto parlare lo storico Ernst Nolte per contrapporsi
alla tesi semplificante della «guerra civile europea» che equiparava
nazifascismo e bolscevismo relativizzando lo sterminio ebraico e
minimizzando i tratti specifici del razzismo di Stato del Novecento.
Quella protesta, che allora ebbe una risonanza addirittura europea, fu
un piccolo evento di vita universitaria, ma tanti di coloro che vi
presero parte con entusiasmo vi sentirono un impegno ulteriore di
approfondimento critico, di militanza antifascista e di memoria civile. Leggi il resto su Magma.
lunedì 10 febbraio 2014
locandine marxicce di Casapound? No grazie! Preferiamo John Heartfield
CaPa marxoide?
NO GRAZIE!
Alla barba posticcia di Marx esibita da Casapound
opponiamo la verità storica illustrata dal genio di
John Heartfield:
mercoledì 22 gennaio 2014
Presentazione del volume di Dimitris Deliolanes “Alba dorata”, al Parri, BO 30 gennaio
presentazione del volume di Dimitri Deliolanes
Alba dorata : la Grecia nazista minaccia l'Europa
Fandango libri, Roma 2013
Giovedì 30 gennaio 2014 ore 18
Sala dell’Ex- Refettorio, Via S. Isaia 20
Con il libro su Alba dorata, di Dimitris Deliolanes, l'Istituto per la storia e le memorie del '900 Parri-ER inaugura 900 storie, un nuovo ciclo di presentazioni di libri, film e altri materiali audiovisivi sulla storia del XX secolo e del tempo presente.
Con il libro su Alba dorata, di Dimitris Deliolanes, l'Istituto per la storia e le memorie del '900 Parri-ER inaugura 900 storie, un nuovo ciclo di presentazioni di libri, film e altri materiali audiovisivi sulla storia del XX secolo e del tempo presente.
mercoledì 11 dicembre 2013
FN & CaPa: «Il giorno della rivoluzione» - di: Guido Caldiron
«Il giorno della rivoluzione», con Forza Nuova e Casa Pound
il movimento. Militanti neri, produttori e "padroncini"
da il manifesto - 10/12/2013
«Saremo noi per primi a difenderci da eventuali infiltrati. Io per primo ho paura perché le infiltrazioni (…) non ci fanno bene, fanno un favore al sistema. Purtroppo, però, ci sono». Era stato lo stesso leader del Movimento siciliano dei Forconi, Mariano Ferro, ad ammettere che la mobilitazione del 9 dicembre correva il rischio di trasformarsi in una straordinaria vetrina per chi volesse cercare visibilità. Come l’estrema destra che cerca oggi di speculare sul malessere alimentato dalla crisi, nel tentativo di riposizionarsi in forme più radicali dopo il lungo flirt con la destra di governo berlusconiana.
Perciò, non deve sorprendere più di tanto se tra gli esiti delle manifestazioni che si sono svolte ieri in molte città, dalla Sicilia fino al Nordest, vi è anche quello di una rinnovata presenza dei neofascisti. Un dato da non enfatizzare, ma pur sempre reale.
Ultrà «neri» del calcio organizzati militarmente a Torino — anche se dai microfoni di Radio Black Out, vicina ai centri sociali, si invitava a una lettura più articolata della composizione della piazza -, militanti di Casa Pound e Forza Nuova a Roma e in altre città del centro-sud, attivisti del Movimento Sociale Europeo, sigla di comodo in realtà legata ad alcuni dirigenti del partito La Destra di Storace a bloccare qualche strada sempre nella Capitale, mentre qui e là si è visto anche qualche esponente di Fratelli d’Italia. Estremisti di destra confusi tra i manifestanti: una situazione resa possibile anche dal profilo politicamente indefinito dell’iniziativa.
il movimento. Militanti neri, produttori e "padroncini"
da il manifesto - 10/12/2013
«Saremo noi per primi a difenderci da eventuali infiltrati. Io per primo ho paura perché le infiltrazioni (…) non ci fanno bene, fanno un favore al sistema. Purtroppo, però, ci sono». Era stato lo stesso leader del Movimento siciliano dei Forconi, Mariano Ferro, ad ammettere che la mobilitazione del 9 dicembre correva il rischio di trasformarsi in una straordinaria vetrina per chi volesse cercare visibilità. Come l’estrema destra che cerca oggi di speculare sul malessere alimentato dalla crisi, nel tentativo di riposizionarsi in forme più radicali dopo il lungo flirt con la destra di governo berlusconiana.
Perciò, non deve sorprendere più di tanto se tra gli esiti delle manifestazioni che si sono svolte ieri in molte città, dalla Sicilia fino al Nordest, vi è anche quello di una rinnovata presenza dei neofascisti. Un dato da non enfatizzare, ma pur sempre reale.
Ultrà «neri» del calcio organizzati militarmente a Torino — anche se dai microfoni di Radio Black Out, vicina ai centri sociali, si invitava a una lettura più articolata della composizione della piazza -, militanti di Casa Pound e Forza Nuova a Roma e in altre città del centro-sud, attivisti del Movimento Sociale Europeo, sigla di comodo in realtà legata ad alcuni dirigenti del partito La Destra di Storace a bloccare qualche strada sempre nella Capitale, mentre qui e là si è visto anche qualche esponente di Fratelli d’Italia. Estremisti di destra confusi tra i manifestanti: una situazione resa possibile anche dal profilo politicamente indefinito dell’iniziativa.
mercoledì 4 dicembre 2013
CaPa & Alba Dorata
Casa Pound, dal Cavaliere ad Alba Dorata
di Guido Caldiron e Giacomo Russo Spena
da MicroMega online(4 dicembre 2013)
Venerdì scorso i Fascisti del Terzo Millennio hanno ospitato nel loro quartier generale i neonazisti greci, un'evidente svolta a destra: l'intento è unire tutti i movimenti nazionalisti europei. Il guru di tale svolta pare l'evergreen Adinolfi il quale contro la crisi economica propone da tempo una "nuova alchimia movimentista peronista".
Né svastiche né celtiche. Nessuna testa rasata. L’immaginario naziskin assente. Come i saluti romani: i camerati tra loro si limitano a stringersi l’avambraccio destro nel saluto del legionario. Tanti giovani di Blocco Studentesco, ben vestiti e più figli di una borghesia annoiata che fascisti di borgata. Pochi giornalisti, Casa Pound non è più sulla cresta dell’onda. Le ultime batoste subite in diverse tornate elettorali ne hanno sancito un’evidente marginalità politica. Eppure venerdì scorso ospitavano i greci più temuti del Continente: i rappresentanti del movimento di estrema destra, ma la stampa ellenica non esita a chiamarli esplicitamente neonazisti, di Alba Dorata, venuti appositamente in Italia per confrontarsi con i “fascisti del Terzo Millennio”. Un evento annunciato da migliaia di manifesti su tutti i muri della Capitale.
Centocinquanta le persone accorse nel cuore del quartiere multietnico dell’Esquilino per l’iniziativa. Lo staff comunicazione del gruppo neofascista ad accogliere i cronisti e ad accompagnarli al sesto piano del palazzone, luogo del dibattito. Ovunque camerati impettiti a controllare e scrutare facce non conosciute: disciplina e ordine, di stampo militarista, la fanno da padroni. L’ambiente è ripulito. Sui muri decine di fanzine incorniciate di Casa Pound raccontano anni di iniziative. Nulla è lasciato al caso.
Apostolos Gkletsos, ex-deputato e componente del comitato centrale di Alba Dorata, e Konstantinos Boviatsos, Radio Bandiera Nera Hellas, entrano in sala accompagnati da uno scrosciante applauso. Andrea Antonini, vicepresidente di Casa Pound Italia, introduce il dibattito. Le sue parole suonano inequivocabili: «Condividiamo il programma politico di Alba Dorata, è un’unione anche umana contro la repressione giudiziaria e di sangue». Il riferimento è agli ultimi fatti accaduti in Grecia: la magistratura conduce un’inchiesta per specifici reati criminali che ha già portato in carcere diversi esponenti di primo piano del movimento, mentre due giovani militanti sono stati uccisi da un commando rimasto senza nome, anche se è arrivata una rivendicazione firmata da uno sconosciuto gruppo di estrema sinistra.
Si ha la sensazione di assistere ad un cambio di paradigma importante per Casa Pound che implica una svolta. A destra. Estrema destra.
In Italia Alba Dorata finora aveva stretto rapporti soprattutto con Forza Nuova, mentre i Fascisti del Terzo Millennio – nel loro tentativo di rinnovare il “campo” con nuovi slogan e un immaginario a metà strada tra le sottoculture giovanili, il futurismo e Terza Posizione –, avevano prediletto altri movimenti ellenici di stampo più laico e non nazionalsocialista.
Un libro, scritto dal giornalista Dimitri Deliolanes, ripercorre la storia e l’ascesa di Alba Dorata. Per lui si tratta dell’unico partito esplicitamente neonazista presente in un parlamento nazionale dell’Unione Europea. La costruzione politico-ideologica del gruppo risale all’inizio degli anni ’80. In un editoriale del numero 5 (maggio-giugno 1981) della loro omonima rivista, si legge:
Siamo nazisti, se ciò non disturba a livello espressivo, perché nel miracolo della Rivoluzione Tedesca del 1933 abbiamo visto la Potenza che libererà l’umanità dal marciume ebraico, abbiamo visto la Potenza che ci condurrà in un nuovo rinascimento europeo, abbiamo visto la splendida rinascita degli istinti ancestrali della razza, abbiamo visto una fuga possente dall’incubo dell’uomo massa industriale verso una nuova e nello stesso tempo antica ed eterna specie d’uomo, l’uomo degli dèi e dei semidei, il puro, ingenuo e violento uomo del mito e degli istinti.
Eppure Apostolos Gkletsos precisa subito: «Non siamo nazisti, il nostro è un movimento politico e ideologico. Un movimento nazionalista e popolare». Più volte le frasi dell’ospite greco sembrano mettere in imbarazzo i militanti di Casa Pound. Come quel costante richiamo alla «razza bianca europea» o alle radici cristiane dell’Europa e alla «Grecia (che) svolge da sempre un ruolo di scudo contro l’invasione islamica: prima i persiani, ora i turchi».
giovedì 7 novembre 2013
Banalizzare e sminuire. Elementi della martellante campagna revisionista di Mr. Berlusconi
L'ennesima boutade di Mister B : "I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso"
ha suscitato il ricercato clamore, seguito da una rettifica pro forma a mo' di autoassoluzione del provocatore di Arcore.
Ora - e questa volta si levano numerose voci di condanna - che si erano sinora abitualmente attenute ad una prudente e "diplomatica" fin de non recevoir.
E, ancora oggi, non mancano reti TV e giornali che, per servilismo, o per opportunismo, o pavidità, si dilettano nell'arte dell'eufemismo, definendo "benevolmente" le violente provocazioni Berlusconi, come semplici "gaffes" o "sfoghi".
Da diversi anni, questo blog ha segnalato alcune tessere ([inequivocabili] del puzzle montato dal solito Mr. B.
Nella convinzione che
chi non ha memoria non ha futuro,
incidenze rinvia per memoria il breve elenco dei post che ha pubblicato nel corso del tempo sul "caso":
ha suscitato il ricercato clamore, seguito da una rettifica pro forma a mo' di autoassoluzione del provocatore di Arcore.
Ora - e questa volta si levano numerose voci di condanna - che si erano sinora abitualmente attenute ad una prudente e "diplomatica" fin de non recevoir.
E, ancora oggi, non mancano reti TV e giornali che, per servilismo, o per opportunismo, o pavidità, si dilettano nell'arte dell'eufemismo, definendo "benevolmente" le violente provocazioni Berlusconi, come semplici "gaffes" o "sfoghi".
Da diversi anni, questo blog ha segnalato alcune tessere ([inequivocabili] del puzzle montato dal solito Mr. B.
Nella convinzione che
chi non ha memoria non ha futuro,
incidenze rinvia per memoria il breve elenco dei post che ha pubblicato nel corso del tempo sul "caso":
humor nero: "La sapete quella del campo di concentramento?"
Humor nero: MinCulPop del Terzo millennio
humor nero: la grande scelta finale...
Consuete facezie di Berlusconi su lager, sterminio, fascismo, etc.
mercoledì 18 settembre 2013
Bolognina, 17.9.'13: le illusioni perdute di Forza Nuova
Presidio di Forza Nuova in Bolognina.
Gli Antifascisti li cacciano dalla piazza
L'iniziativa è stata organizzata dal movimento politico di estrema destra nel luogo simbolo della sinistra. Le reazioni di Pd e Sel hanno costretto a spostare l'incontro. E' nata una contro manifestazione dei collettivi locali. Mattia Piras, coordinatore FN: "Dopo anni di buonismo e lassismo questa quartiere è diventato una zona nera e gli abitanti sono costretti a barricarsi in casa"
L’idea
era quella di “occupare gli spazi e le piazze” della Bolognina, “da
anni nelle mani di spacciatori, immigrati e tossicodipendenti”.
L’obiettivo dei militanti di Forza Nuova, in
particolare, era presidiare Piazza dell’Unità, situata appena fuori
dalle mura di Bologna, per strapparla, almeno per una sera, “al
degrado”. “Dopo anni di buonismo, di tolleranza e di demagogia politica
di accoglienza – spiega Mattia Piras, coordinatore di Forza Nuova
Bologna – la situazione del quartiere è ormai sotto gli occhi di tutti. È una zona ‘rossa’,
o per meglio dire ‘nera’, ormai comandata da gang multietniche che, tra
spaccio spudorato, degrado e violenze di ogni tipo, costringono i
residenti (i pochi italiani rimasti) a barricarsi in casa, minacciati e
accerchiati al primo tentativo di reazione”. Da qui il presidio:
bandiere, volantini e un banchetto per protestare contro il “lassismo”
di “partiti e istituzioni”, che agevolano “il degrado”, per poi
rivelarsi “pronti a gridare allo scandalo quando il crimine ha già
colpito le sue vittime”.
In realtà, però, non è andata proprio
come il partito di estrema destra aveva auspicato. Perché ad essere
“cacciati” dalla piazza simbolo della Resistenza partigiana sono stati
proprio loro, una decina di forzanuovisti, arrivati appena tramontato il
sole, costretti a spostare il luogo del presidio altrove a causa delle
proteste nate proprio a poche ore dall’annuncio della manifestazione.
domenica 15 settembre 2013
estate 2013: CaPa in vacanza presso gli industriali [ricordando Heartfield]
Quei vacanzieri di Casa Pound… Nelle ville di Portofino con gli industriali
da: Osservatorio democratico sulle nuove destre - 03/09/2013
Gli “antagonisti” di Casa Pound Milano se la sono spassata questa estate dalle parti di Portofino, festeggiando alla grande in una mega villa, alla fine di luglio, ospiti di Massimiliano Lucchini, della omonima dinastia di industriali e banchieri. Vuoi vedere che da lì arriva anche qualche soldo? Il nostro è ovviamente solo un sospetto.Della partita facevano parte l'industriale Lorenzo Castello detto "il Cileno" (già vice presidente di Destra per Milano), l'industriale Moreno Pracemi di Roccabruna (uno dei titolari della Trezzi Tubi Spa di Vimodrone), Giacomo Trezzi, il responsabile nazionale dei "motociclisti" di Casa Pound (candidato alle ultime elezioni politiche al Senato, come Francone Pascucci) e Luca Repentaglia, il suo vice. Con loro anche Marco Clemente, il vero capo di Casa Pound in Lombardia, e Marchino Arioli, il segretario regionale. Eccoli quasi tutti ritratti in una bella fotografia per celebrare l’evento. Quando si dice far vita da “rivoluzionari”!
* * *
incidenze si limita a rievocare un folgorante fotomontaggio dada
di John Heartfield, [16 ottobre 1932]
venerdì 13 settembre 2013
S. Ferrari: I neofascisti italiani arruolati come sicari e torturatori al soldo di Pinochet
il documento:
L'operazione Condor
Grazie sia alla decisione di Clinton di mettere fine nel novembre del 2000 al segreto di Stato sui documenti, soprattutto Cia e Fbi, riguardanti il Cile, che all'azione di alcuni magistrati argentini che stanno ancora indagando sull'assassinio del generale cileno Carlos Prats (fuggito in Argentina dopo essersi opposto al colpo di Stato di Pinochet) e di sua moglie, avvenuto a Buenos Aires il 30 settembre 1974, molti nuovi elementi stanno emergendo. In particolare sul ruolo svolto, negli anni '70, da gruppi di neofascisti italiani arruolati come sicari e torturatori dalle peggiori dittature sudamericane. Per inquadrare meglio il contesto è indispensabile soffermarci sulla cosiddetta "operazione Condor".
Terrore pianificato
Con questo nome era definito il piano di repressione ed eliminazione fisica degli oppositori politici comunemente progettato dalle dittature latino-americane negli anni '70 e '80. Un'operazione su vasta scala, finanziata e protetta dagli Stati Uniti, su cui è stata ormai acquisita qualche tonnellata di documenti d'archivio. Le forze armate del cosiddetto "cono-sud" (Argentina, Brasile, Paraguay, Bolivia e Uruguay) organizzarono, infatti, nel quadro di accordi fra eserciti americani e servizi segreti militari, fin dai primi anni '70, una gigantesca struttura di controllo continentale dei "sovversivi" di ogni paese per poi colpirli, con tutti i mezzi, spesso attraverso i cosiddetti "squadroni della morte" allestiti dalle stesse forze armate. Dopo il colpo di Stato dell'11 settembre 1973 anche il Cile entrò a pieno titolo nel piano. Il generale Pinochet dette poteri assoluti al colonnello Manuel Contreras ai vertici della Dina, il servizio segreto cileno, appositamente modellato per "estirpare il cancro comunista".
Nasce così l'"operazione Condor", volta alla soppressione degli oppositori, dai militanti di sinistra ai sindacalisti, dai religiosi ai giornalisti e agli uomini di cultura. Il tutto nel quadro di una spaventosa repressione che conterà alla fine 50 mila assassinii, 35 mila persone scomparse, 40 mila prigionieri. Per alcune operazioni fuori dal Cile la Dina allestirà anche una sezione "estera" affidando, come vedremo, compiti esecutivi soprattutto a terroristi di estrema destra italiani.
lunedì 10 giugno 2013
sabato 23 marzo 2013
La via italiana all’apartheid. I predatori del voto negato
Gli immigrati non possono votare alle elezioni
politiche. Ma "contano" come popolazione residente, gonfiando la torta
dei seggi da spartire. Soprattutto al Nord-Ovest, dove vive più di un
terzo degli stranieri. Lampante il caso della "Ohio d'Italia", la
Lombardia
1. Una rendita elettorale che non fa notizia
L’esclusione di tutti i migranti residenti in Italia dal voto nelle elezioni politiche del 24 febbraio 2013 è uno dei tanti atti di discriminazione contro gli stranieri che si consumano nel mondo e che di solito passano inosservati. Ne sono autori molti governi e organi legislativi di paesi d’immigrazione, che negano il voto ai migranti e allo stesso tempo li contano come parte della popolazione nazionale, gonfiando così la torta dei seggi elettorali da spartire, una vera e propria rendita elettorale a favore dei sistemi politici vigenti.[1]
Nel caso italiano, ormai da più un ventennio perdura l’ostilità endemica al voto dei migranti nelle elezioni politiche, nelle quali possono votare solo i cittadini.[2] La legge per il difficile ottenimento della cittadinanza risale al 1992. Il ceto politico che allora non prendeva sul serio la questione del voto dei migranti ha finito poi per non prendere sul serio neppure il voto dei cittadini e per presentare liste bloccate di nominati dalle segreterie dei partiti (legge elettorale cosiddetta Porcellum del 2005).[3] A loro volta molti dei cittadini ricambiano o rifiutandosi di votare o acconciandosi passivamente a mettere una croce su quello che passa il convento.
Dunque, in sovrimpressione sul crescente numero dei non votanti, delle schede bianche e nulle nelle elezioni di febbraio andrebbe stampata la quindicennale parabola ascendente del numero dei migranti in età di voto, che non compaiono sui radar elettorali ma – in modo intermittente – sui radar della Guardia costiera e della Nato. Non sorprende poi che il maggiore partito nelle elezioni di febbraio è risultato quello dei non-votanti.[4] Si aggiungano inoltre le schede bianche e nulle.[5] In totale coloro che non se la sono sentita di mettere una croce sulla scheda sono 13 milioni e 841mila alla Camera (27, 28%) e 12 milioni 617 mila al Senato (27,15%).[6] A loro va premesso il numero dei migranti residenti in Italia, ossia 3 milioni e 104mila in età di voto per la Camera, due milioni e 737mila in età di voto per il Senato. [7] Addizionando i migranti esclusi dalle urne, gli assenteisti e le schede bianche e nulle i non votanti sono un terzo della popolazione in età di voto.[8]
L’esclusione di tutti i migranti residenti in Italia dal voto nelle elezioni politiche del 24 febbraio 2013 è uno dei tanti atti di discriminazione contro gli stranieri che si consumano nel mondo e che di solito passano inosservati. Ne sono autori molti governi e organi legislativi di paesi d’immigrazione, che negano il voto ai migranti e allo stesso tempo li contano come parte della popolazione nazionale, gonfiando così la torta dei seggi elettorali da spartire, una vera e propria rendita elettorale a favore dei sistemi politici vigenti.[1]
Nel caso italiano, ormai da più un ventennio perdura l’ostilità endemica al voto dei migranti nelle elezioni politiche, nelle quali possono votare solo i cittadini.[2] La legge per il difficile ottenimento della cittadinanza risale al 1992. Il ceto politico che allora non prendeva sul serio la questione del voto dei migranti ha finito poi per non prendere sul serio neppure il voto dei cittadini e per presentare liste bloccate di nominati dalle segreterie dei partiti (legge elettorale cosiddetta Porcellum del 2005).[3] A loro volta molti dei cittadini ricambiano o rifiutandosi di votare o acconciandosi passivamente a mettere una croce su quello che passa il convento.
Dunque, in sovrimpressione sul crescente numero dei non votanti, delle schede bianche e nulle nelle elezioni di febbraio andrebbe stampata la quindicennale parabola ascendente del numero dei migranti in età di voto, che non compaiono sui radar elettorali ma – in modo intermittente – sui radar della Guardia costiera e della Nato. Non sorprende poi che il maggiore partito nelle elezioni di febbraio è risultato quello dei non-votanti.[4] Si aggiungano inoltre le schede bianche e nulle.[5] In totale coloro che non se la sono sentita di mettere una croce sulla scheda sono 13 milioni e 841mila alla Camera (27, 28%) e 12 milioni 617 mila al Senato (27,15%).[6] A loro va premesso il numero dei migranti residenti in Italia, ossia 3 milioni e 104mila in età di voto per la Camera, due milioni e 737mila in età di voto per il Senato. [7] Addizionando i migranti esclusi dalle urne, gli assenteisti e le schede bianche e nulle i non votanti sono un terzo della popolazione in età di voto.[8]
martedì 12 marzo 2013
Casca Pound (by Anonymous)
Attacco Anonymous al sito casapound.org
Firma la petizione per chiudere Casapound
su Anonymous Italia
martedì 29 gennaio 2013
«Duce, Duce», «Silvio, Silvio»
Dopo la svolta ‘badogliana’ di Fini, per l’estrema destra Berlusconi è
diventato l’assoluto punto di riferimento. In lui i moderni camerati
vedono il nuovo Mussolini, l’atteso ‘capo carismatico’ capace di
scardinare le regole democratiche e costituzionali. Il razzismo del
Cavaliere, il suo revisionismo storico e la sua ‘antipolitica’ li
affascinano. E oggi puntano sul Pdl.
«Duce, Duce», «Silvio, Silvio». «L’antifascismo che ha portato tante disgrazie e nefandezze dal 1945 ad oggi non potrà mai essere un nostro valore. Oggi la nuova Italia di Berlusconi-Tremonti-Alemanno sta davvero cambiando in meglio la nostra nazione». «Il nostro presidente Berlusconi ancora una volta si dimostra capo popolare e carismatico, fregandosene del “politicamente corretto” e degli antifascisti vecchi e nuovi». «Berlusconi? Mai stato antifascista». «Per chi vuole incentivare politiche nazionaliste è necessario sostenere il centro-destra che si regge intorno alla figura carismatica di Silvio Berlusconi».
In queste parole ci sono più di tre generazioni di neofascisti che, divisi su tutto, si ritrovano da tempo uniti nel considerare la figura di Berlusconi come quella di un «nuovo Duce». Come è accaduto? Cerchiamo di capirlo ripercorrendo le tappe di questa attrazione fatale.
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