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martedì 5 giugno 2012

indimenticabile Carla

Se ne è andata questa sera Carla Verbano, madre di Valerio, ucciso davanti ai suoi occhi dai fascisti del Nar il 22 febbraio del 1980.

«Se ne è andata questa sera Carla Verbano. Ci ha lasciato dopo aver lottato a lungo e con tenacia contro un male che da anni la tormentava. Per noi Carla non è stata solo la madre di un compagno assassinato, Valerio, l'esempio di una donna e di una madre che fino all'ultimo ha lottato per avere verità e giustizia sull'omicidio del figlio, ma anche un'amica e una figura importante per le nostre vite e per le nostre battaglie. Una compagna e una amica che abbiamo avuto vicino nei momenti difficili così come in quelli più felici». Così una nota di un gruppo di militanti.
In questo modo è arrivata la notizia alle agenzie.
Carla da 32 anni lottava per avere giustizia. In fondo soltanto sapere chi e perché aveva ucciso Valerio, in casa, dopo aver legato e imbavagliato lei e il padre, in uno degli agguati più infami condotti dai fascisti in quegli anni.
Ultraottantenne, gestiva ben due profili Facebook in cui continuava a intrattenere rapporti con compagni e amici di Valerio, nonché con altre migliaia di compagni e ragazzi che ne avevano soltanto letto la storia, anni dopo.
Le inchieste della magistratura, dopo l'uccisione del giudice Mario Amato, unico incaricato di dare la caccia ai Nar, solo e senza scorta, non sono mai state condotte con particolare impegno. Anzi, ci è sempre sembrato l'opposto. Fin dalla sparizione di molte prove, in alcuni casi per ordine di altri magistrati (come la distruzione del passamontagna perduto nella colluttazione da uno degli assassini). Negli ultimi due anni - anche in seguito a libri che hanno ripercorso con più o meno profondità la dinamica dell'omicidio e la mappa dei fascisti attivi a Roma in quegli anni - era sembrato che qualcosa si fosse mosso. Un'indagine del Dna sugli occhiali perduti da "capo" del commando aveva dato esito positivo. Ma poi tutto è tornato sotto silenzio, in quel "porto delle nebbie" che è sempre stata la Procura di Roma.
Addio Carla, non ci potremo mai dimenticare il tuo sguardo. E la tua decisione.

lunedì 28 maggio 2012

Balibar, Löwy, Varikas: L'avvenire dell'Europa si gioca in Grecia



Étienne Balibar, Michael Löwy, Eleni Varikas 
 da Europe-Solidaire (traduzione di Gigi Viglino)


La situazione attuale della Grecia è senza precedenti dalla fine dell’occupazione tedesca nel 1944: riduzione brutale dei salari e delle pensioni. Disoccupazione giovanile al 50%. Imprese, piccolo commercio, giornali, case editrici in fallimento. Migliaia di mendicanti e senza tetto nelle strade. Imposte stravaganti e arbitrarie e tagli a ripetizione su salari e pensioni. Privatizzazioni in serie, distruzione dei servizi sociali (sanità, istruzione) e della sicurezza sociale. I suicidi si moltiplicano. La lista dei misfatti del «Memorandum» potrebbe continuare.
Al contrario, i banchieri, gli armatori e la Chiesa (il maggiore proprietario terriero), non sono tassati. Si decreta la riduzione di tutti i bilanci sociali ma non si tocca il gigantesco bilancio della «difesa»: si obbliga la Grecia a continuare ad acquistare materiale militare per miliardi di euro da quei fornitori europei che sono anche – pura coincidenza – quelli che esigono il pagamento del debito (Germania, Francia).
 
La Grecia è diventata un laboratorio per l’Europa. Si testano su cavie umane i metodi che saranno in seguito applicati al Portogallo, alla Spagna, all’Irlanda, all’Italia, e così via. I responsabili di questo esperimento, la Troika (Commissione europea, Banca centrale europea, FMI) e i loro associati dei governi greci non erano preoccupati: si sono mai visti porcellini d’India, topi di laboratorio protestare contro un esperimento scientifico? Miracolo! Le cavie umane si sono rivoltate: malgrado la repressione feroce condotta da una polizia largamente infiltrata dai neonazisti, reclutati nel corso degli ultimi anni, gli scioperi generali, le occupazioni delle piazze, le manifestazioni e le proteste non si sono fermate da un anno. E ora, colmo dell’insolenza, i greci hanno votato contro la continuazione dell’«esperimento», dimezzando i voti dei partiti di governo (la destra e il centrosinistra che contro il suo programma ha firmato il memorandum) e moltiplicando per quattro il sostegno a Syriza (coalizione della sinistra radicale).

domenica 29 gennaio 2012

P: Posto [resta al suo]

E n c i c l o p e d i a
d e l l a
n e o l i n g u a


P
Posto [resta al suo]




ABBATEGGIO. Fa parte della maggioranza di centrosinistra, ma questo non le ha impedito di aderire al movimento di estrema destra Forza Nuova. E' la scelta fatta da Natascia De Sanctis, 25 anni, vice presidente del consiglio comunale, che figura nel direttivo della neonata sezione di Abbateggio del movimento, che conta una quindicna di iscritti, con presidente Mauro D'Atri e vice Walter Zaminga.  La sua adesione a Forza Nuova ha generato dubbi e perplessità su possibili riflessi nell'amministrazione e in consiglio comunale. La De Sanctis è stata eletta, riportando il maggior numero di preferenze, nella lista civica di centrosinistra capeggiata dal sindaco Antonio Di Marco, attuale segretario provinciale aggiunto del Pd e consigliere provinciale.  In paese si è subito pensato a possibili dissapori fra la De Sanctis, il sindaco e gli altri amministratori, ipotesi però presto smentite dai diretti interessati. Non ci sono contrasti: Natascia De Sanctis resta al suo posto di vice presidente del consiglio e continua ad amministrare in armonia con il sindaco Antonio Di Marco.  «Mi sono candidata in una lista civica», spiega la consigliera, «senza avere una appartenenza politica. Oggi ho aderito al movimento nato ad Abbateggio come scelta del tutto personale, il che non mi impedisce di assolvere al ruolo che mi è stato affidato dagli elettori. Con sindaco ed amministrazione continua a regnare l'armonia».  La conferma arriva anche dal sindaco Antonio Di Marco: «Non ci sono stati mai contrasti finora con nessun membro della maggioranza per loro presunte appartenenze o scelte politiche, tanto meno con la vice presidente del consiglio comunale. La nostra è una formazione civica, formatasi per amministrare il paese in sintonia di intenti, atmosfera che non si mai incrinata» ...

domenica 3 luglio 2011

Alemagnanimità



Cos’è che ha spinto Gaetano, Christian, Carmine, il gruppo del Rione Monti a picchiare in modo selvaggio Alberto Bonanni? Per il sindaco Alemanno «si tratta più correttamente di un problema di violenza da ultrà, da stadio». Come dire che i tatuaggi, il braccio alzato, le croci celtiche con l’aggressione di sabato scorso c’entrano poco. Il pestaggio avvenuto al Rione Monti obbedisce ad altre regole. A prescindere dalle fotografie che ritraggono i giovani arrestati nell’atto di fare il saluto fascista. Oppure - su facebook - dietro uno striscione con scritti slogan deliranti. Gli stessi che qualche giorno prima sfilavano dietro la statua della Madonna alla processione.

Perfeziona il concetto Alemanno: «A Roma ci sono delle bande attive più o meno colorate dal punto di vista politico, quindi dobbiamo essere molto attenti e molto vigili. Sappiamo che esistono delle sacche violente che devono essere attentamente vigilate e represse proprio per evitare quello che è successo a Monti».

da il Messaggero, domenica 3 luglio 2011

sabato 11 giugno 2011

Carla Verbano: Sia folgorante la fine - Presentazione, BO 16 giugno


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Nella bocca della fontanella

Quasi ogni notte sogno di essere in strada con Valerio, in un viale alberato: mezzogiorno, estate, una giornata caldissima. C’è una fontanella e lui si avvicina. Alcune volte è più alto della fontanella, altre più basso. Ma sempre, per arrivare all’acqua si sporge e poco dopo si scioglie, Valerio, diventa liquido e scompare giù, nella bocca della fontanella.

«L’inizio deve essere folgorante Carla» mi dicono quelli ai quali racconto del libro.
   Capirai, folgorante, alla mia età.
   Io come inizio ho scelto la cosa più innocua che ci sia, un sogno.
  Perché quando mi sveglio, ogni mattina da trent’anni, voglio una cosa: scendere nella bocca della fontanella.
   E solo una cosa mi ripeto, mentre mi alzo, ogni mattina da trent’anni: sia folgorante la fine, di questa storia.

Carla Verbano


Festivalsocialedellecultureantifasciste 2011
Libera la città   >>

16 Giugno 2011
Presentazione del libro di
Carla Verbano:
Sia folgorante la fine
Rizzoli, 2010

ore 19  Tpo, Via Casarini 17/5 - Bologna

Saranno presenti
l‘autrice Carla Verbano
Luca Blasi (Horus Project Roma)

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venerdì 13 maggio 2011

Alè! magno! Regalie nere nel terzo millennio

rassegna:

Alemanno si compra Casapound  > Giornalettismo
 

Alemanno regala i soldi a CasaPound > Liberazione


una provocazione gravissima”   > Circolo Prc “Renato Cristoffoli”

●  Inflazione di fascismo:12 milioni di euro per un Pound  > ilsimplicissimus


Nuova aggressione fascista. Alemanno vuole acquisire Casapound > Radio Città Aperta

Svelato l'arcano > militant


Casapound: loro fanno i fighetti in centro, e i romani gli pagano la casa > Radio Città Aperta

Un apologo sul neonazismo > Staffetta

martedì 10 maggio 2011

Furio Jesi: Cultura di destra - Con tre inediti e un'intervista

Furio Jesi
Cultura di destra


 
introduzione e cura di
Andrea Cavalletti 
edizioni nottetempo 2011


“Che cosa vuol dire cultura di destra?”, chiede un intervistatore a Furio Jesi nel 1979. È “la cultura entro la quale il passato è una sorta di pappa omogeneizzata che si può modellare nel modo più utile, in cui si dichiara che esistono valori non discutibili, indicati da parole con l’iniziale maiuscola”.

Originale mitologo della modernità, Jesi dedica gli studi qui raccolti a individuare le matrici sotterranee, il linguaggio e le manifestazioni delle “idee senza parole” della cultura di destra otto-novecentesca; e lo fa smascherandone i luoghi comuni, le formule e le parole d’ordine che alludono a un nucleo mitico profondo e inconoscibile, ma fondante e modellante, cui fanno riferimento i principi ricorrenti di Tradizione, Passato, Razza, Origine, Sacro.
 
Un “vuoto” da riempire di materiali mitologici, manipolati dalla propaganda politica di destra per legittimare il suo potere e gli ordinamenti sociali dominanti.

Da questa prospettiva, Jesi indaga gli apparati linguistici e iconici sottesi al fascismo e al neofascismo, al nazismo e al razzismo, penetra nelle pieghe dell’esoterismo di Julius Evola e del lusso retorico dannunziano, attraversa le pagine di Liala e Pirandello.

Questa nuova edizione di un libro ancora attualissimo è corredata da tre inediti e un’intervista.
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  a margine: 
della S-cultura di destra su  il Giornale... di famiglia

lunedì 14 marzo 2011

"sono la Mamma di Valerio Verbano, ucciso a Roma il 22 febbraio 1980". Un messaggio

... ci scegliamo un compagno: non per noi, ma per qualcosa che è in noi, e al tempo stesso fuori di noi e ha bisogno del nostro venir meno a noi stessi per attraversare una linea che noi non raggiungeremo.
Maurice Blanchot, L'ultimo a parlare



Premessa
Nel corso di uno scambio di comunicazioni nato di recente in internet, Carla Verbano mi aveva scritto di salutarle Bologna, la città in cui, dopo la nascita, ha a lungo vissuto.
Incoraggiato dalla sua non comune disponibilità al confronto, le avevo risposto francamente che Bologna oggi è  meno bella di quella che aveva lasciato negli anni Sessanta: meno servizi, meno socialità e socievolezza ... E – come se non bastasse – fatta oggetto negli ultimi anni di reiterati  (e fin qui fallimentari) tentativi (o tentazioni) di replicare o scimmiottare in forma “nuova” l’obbrobrioso copione di una Bologna culla del fascismo  [vedi Luigi Fabbri, parte 1  e 2].

E, con la stessa consapevolezza di rivolgermi a chi è in grado di capire certe cose – che tanti non intendono – le ho ricordato che proprio in questi giorni di marzo, a Bologna, c’erano in programma almeno due iniziative, concentrate ciascuna su uno degli assi  assi fondamentali del contesto storico-politico in cui si è impegnato Valerio, fino alla fine.

- 11 e 12 marzo: il convegno La parola scritta. Verità resistenti verso Genova 2011 : sull'asse delle esperienze dei movimenti, delle lotte, a partire dagli anni Settanta (e in particolare dal ’77) ad oggi;
- 13 marzo: la giornata di studi “Già l’ora s’avvicina della più giusta guerra”,  sull'asse dell'antifascismo, dagli anni Venti alla specificità della situazione presente.

Nell’imminenza di quegli appuntamenti, ho proposto a Carla – se poteva interessarla, aveva tempo e se la sentiva – di inviare un saluto a chi, a Bologna, considera l’uccisione di Valerio una ferita aperta. Come  quella di Francesco Lorusso. O di Carlo  Giuliani ...

Ma il tempo è volato, e il 12 marzo ho nuovamente scritto a Carla per dirle che, se voleva scrivere e trasmettermi entro sera anche soltanto un breve e semplice messaggio di saluto alla giornata antifascista del giorno 13, lo avrei proposto volentieri alla lettura.

Ho ricevuto il messaggio di Carla in serata, e il mattino seguente l’ho proposto alla giornata di studi antifascisti di leggerlo, (corredandolo con la lettura della scheda del sito Reti invisibili dedicata a “Valerio Verbano) .
E’ stato accolto con  intensa attenzione ed  emozione.

martedì 8 marzo 2011

Liberazione: il Settantasette di Valerio Verbano, tornano le carte perdute


Personale e politico di un sedicenne dell’Autonomia. Ecco cosa c’è nel “dossier”

Giorgio Ferri e Nicola Macò, per Liberazione, 8 marzo 2011




Ci sono i voti del semestre appena concluso, l’orario delle lezioni, il testo della canzone di De André, Il bombarolo, e poi in stampatello sul frontespizio: «Portare l’attacco al cuore dello Stato», con una falce e martello e un mitra sovrapposti e sotto la sigla Ccr, collettivo comunista rivoluzionario quarta zona, composto dagli studenti del liceo scientifico Archimede. E’ la copia fotostatica dell’agenda rossa 1977, edita dalla Savelli, appartenente a Valerio Verbano, allora studente appena sedicenne, riemersa da un buio lungo 31 anni. Ai lati dei fogli la firma di Rina Zapelli, nome da ragazza di Carla Verbano, madre di Valerio, apposta al momento del sequestro la sera del 20 aprile 1979.
L’inchiesta sui fascisti
Tra le pagine che abbiamo potuto consultare, poco meno della metà dei 379 fogli che sembrano comporre quanto resta del “dossier Verbano”, ci sono anche 41 fogli di una rubrica nei quali sono riportati circa 900 nomi di attivisti di estrema destra corredati da indirizzi e in alcuni casi con numero di telefono. Redatti tutti con la grafia di Verbano. Altri 16 fogli, trascritti da più mani, riportano appunti, minute di schede, appartenenza politica, piantine e altre informazioni, come alcuni luoghi di ritrovo dell’estrema destra. Carla Verbano vi ha già riconosciuto quella di un amico di Valerio deceduto nel frattempo. Un accurato lavoro di mappatura delle diverse realtà del neofascismo romano dove lucide intuizioni e scoperte anzitempo si sommano anche ad imprecisioni e approssimazioni notevoli. Alcune schede collimano solo in parte con quelle riportate nel recente libro di Valerio Lazzaretti, Valerio Verbano, ucciso da chi, come e perché, Odradek 2011. Questa circostanza conferma quanto ricordato nei giorni scorsi da Carla Verbano sulla esistenza di più versioni del dossier, «realizzato da Valerio insieme ad altri sei o sette amici».

sabato 18 dicembre 2010

B : bel [sabato]


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B
bel

[sabato]



"Siamo tutti danneggiati. Per cosa e per chi manifestano? Se ne vadano a casa". Dura reazione dei rappresentanti dei commercianti e i cittadini di corso Buenos Aires, presenti oggi in piazza Aspromonte per l'incontro nella sede storica di Forza Nuova, contro il presidio di protesta organizzato da sindacati e antifascisti in Porta Venezia. Secondo i commercianti, il presidio antifascista, indetto contro l'iniziale scelta di Forza Nuova di inaugurare la nuova sede di corso Buenos Aires, poi revocata dal Comune, e' una manifestazione "ingiustificata" dal momento che Forza Nuova, "dimostrando grande senso civico", ha deciso di disdire l'iniziativa e promuovere un incontro nella vecchia sede per evitare altre polemiche. L'accusa rivolta alle associazioni promotrici del presidio e' che la loro presenza, con conseguente presidio di polizia, ha allontanato i clienti dai negozi del corso. "Rovinano il nostro lavoro - ha spiegato Paolo Uguccioni, presidente del Comitato Cittadini di Corso Buenos Aires-Venezia - i sindacati vadano a fare le loro trattative per i lavoratori, non vengano a rovinare un bel sabato in cui le famiglie dovrebbero venire a fare gli acquisti di Natale".

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fonte:

Forza
Nuova, commercianti Buenos Aires: "Danneggiati da presidio sindacati" ,
il Giornale
, sabato18/12/2010
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venerdì 6 agosto 2010

Carlo Lucarelli: La verità su Ventura


La verità su Ventura


Lasciamo stare i morti, ma qu
alche puntualizzazione forse va fatta comunque. Quasi tutti i giornali - compreso questo - nel dare la notizia della morte di Giovanni Ventura, uno dei protagonisti di alcuni dei cosiddetti “misteri italiani” a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, hanno riassunto la vicenda più o meno con le stesse parole: venne condannato e poi assolto per la strage di piazza Fontana a Milano e ritenuto responsabile per una serie di attentati. Negli articoli, poi, seguivano notizie più complete, ma sotto il titolo, più o meno, ho quasi sempre letto questo.
Assolto.
Ecco, non è che non sia vero, e non voglio neanche fare il maestrino pedante, ma c’è qualcosa di più. Giovanni Ventura è stato sì definitivamente assolto, nel 1987, assieme a Franco Freda, per la strage di Piazza Fontana. Ma la sentenza che ha chiuso più avanti, nel 2005, un altro filone del processo ha riconosciuto come sufficentemente provate le loro responsabilità nella strage. Solo che, essendo già stati assolti nell’altro processo non possono più essere processati per quel reato. Dire che Giovanni Ventura è stato assolto è un po’ come dire che è stato assolto Andreotti: è vero ma le cose sono un po’ più complesse. E infamanti.
Questo, ripeto, non per pedanteria o per particolare odio verso il fu signor Ventura, ma per ribattere che nei processi ai fattacci del nostro recente passato ci sono un sacco di fatti accertati, di dinamiche acclarate e di meccanismi rivelati che vanno oltre il semplice dispositivo della sentenza: assolto o condannato.
C’è un sacco di verità, in quei processi. Sintetizzarla nel breve spazio del riassunto sotto un titolo non è facile, è vero, ma non per questo possiamo trascurarla.


Carlo Lucarelli, l'Unità, 6 agosto 2010
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vedi anche:
il manifesto, Militant , Staffetta I e II

mercoledì 23 settembre 2009

T : tenerezza [rif. i ragazzi di ...]

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T
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Tenerezza

[rif: i ragazzi di...]


«A metà della via ... c'è un presidio di ragazzi di Forza nuova. Fanno tenerezza questi fascistelli che incorporano un triste clichè di provincia, le testoline rasate e gli sguardi finto truci, non fanno paura. Anzi, invece provocano in me della tenerezza. Ognuno a quell'età trova una scusa per liberare i suoi istinti bestiali ...»

A. Ferracuti, ,“Ronde anomale”, il manifesto, 22 settembre 2009

lunedì 14 settembre 2009

Udine: David Irving not saluting but drowning - una conferenza "al chiuso" circondata da proteste


Osteggiata fin dal suo annuncio da decise proteste [vedi qui, qui e qui] , la progettata conferenza del negazionista David Irving, promossa ufficialmente dall'associazione di destra "“Utinum et patria” e ... dal Fronte veneto skinead [vedi: Antifascisti/e friulani/e e Studenti e Studentesse Antifascisti/e)], era stata organizzata secondo una sapiente miscela di pubblicità/ "risevatezza", esibizione/segrezza , con l'adozione di una formula il cui la comunicazione della data prevista (12 settembre) veniva compensata dal top secret sul luogo e l'ora dell'iniziativa.

Ma, alla prova dei fatti, il marchingegno si è rivelato un boomerang: la segretezza, mantenuta fino all'ultimo momento, sulla località dell'esibizione di Irving, invece di impedire la contestazione, ne ha generate due: un presidio a Udine e uno a Tolmezzo!

"Alla fine - riferisce infoAction - la conferenza si è svolta praticamente di nascosto e per pochi intimi".


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[immagine da Dublin Opinion]

martedì 1 settembre 2009

Uno di noi : blog antifa internazionale



Alla fine dell'anno scorso nella città di Bochum è stato realizzato un graffito dedicato a 7 giovani antifascisti assassinati negli ultimi anni da neonazisti.
La realizzazione del graffito è diventata ora un documentario "Uno di noi" nel quale vengono anche raccontate le storie dei giovani compagni antifascisti assassinati.
Sul sito del progetto, realizzato in tedesco, inglese, spagnolo, italiano, francese e russo, sono ospitati testi, gallerie fotografiche ed è possibile scaricare il film ed i sottotitoli.


antifa,arte,writers,internazionale


Uno di Noi:
Davide Cesare, alias “Dax” (26 anni), accoltellato a morte il 16 marzo 2003 da fascisti a Milano.
Thomas Schulz, alias “Schmuddel” (31 anni), assassinato il 28 marzo 2005 da un nazi-skin a Dortmund.
Timur Kacharava ( 20 anni), assassinato il 13 novembre 2005 da un gruppo di nazisti a San Pietroburgo.
Renato Biagetti, alias “Renoize” (26 anni), accoltellato a morte il 28 Agosto 2006 da fascisti a Roma
Carlos Palomino, alias “Pollo” (16 anni) accoltellato a morte l’11 Novembre 2007 da un falangista spagnolo a Madrid.
Jan Kučera (18 anni), accoltellato a morte il 18 Gennaio 2008 a Příbram, nella Repubblica Ceca, da un nazi-skin.
Fjedor „Fidei“ Filatov (27 anni), accoltellato a morte il 10 ottobre 2008 da quattro nazisti russi a Mosca.

Abbiamo scelto questi sette giovani, perché crediamo che rappresentino i giovani europei che resistono alla recrudescenza del fascismo e del razzismo. A causa della loro opposizione e della loro resistenza sono diventati vittime della violenza fascista. Di loro sappiamo che la loro opposizione/resistenza si rivolgeva anche contro la normalità del capitalismo. E per questo hanno rappresentato degli elementi di disturbo per le forze dell‘ordine, a Giustizia, la politica ufficiale e alla stampa nei rispettivi Paesi. Casi difficili da trattare per polizia, legge e media, così come per partiti ed istituzioni che hanno espresso poco interesse per loro.
Questo è chiaramente il caso, ad esempio, dell‘antifascista di Dortmund Thomas Schulz, alias Schmuddel. Fino ad oggi la città si è rifiutata di affiggere una targa commemorativa alla Stazione della Metropolitana dove era stato assassinato.
Noi pensiamo che ognuno di loro fosse “uno di noi”.
Uno di noi, ragazz* europei, che né credono a costruzioni artificiali quali la nazione, la razza, i confini nazionali, etc., né si preoccupano solo della loro “realizzazione” individuale. Uno di noi, che riusciamo ad immaginare una vita migliore, liberata dallo sfruttamento capitalista e dall‘isolamento dei singoli esseri umani e che vogliono lottare per questo.
Erano “uno di noi”. E non li dimenticheremo. Per conservare la loro memoria e ricordarli in maniera attiva abbiamo realizzato questo mural.
E, come dice lo slogan del murales: Nei nostri sogni di cambiamento sociale e nelle nostre lotte per ottenerlo Dax, Schmuddel, Renato, Pollo, Jan, Fjedor e Timur, come tutte le altre vittime del fascismo e del razzismo, continuano a vivere.
Dax, Schmuddel, Renato, Pollo, Jan, Fjedor und Timur
“Vivono ancora“ !!!

Think globally — act locally!
United we stand — divided we fall!


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giovedì 6 agosto 2009

Tutta un'altra strage. La strategia della destra per cancellare le proprie responsabilità (di Saverio Ferrari)



La strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, la più grave nell'Italia del dopoguerra, smentendo un luogo comune, non è stata l'unica conclusasi con una sentenza di condanna nei confronti di neofascisti. Altre due, infatti, pur con un cammino giudiziario assai tormentato, sono approdate a esiti analoghi: quella di Peteano, in provincia di Gorizia, del 31 maggio 1972, riguardante l'assassinio di tre carabinieri attirati in una trappola e fatti saltare in aria con un'autobomba, e quella del 17 maggio 1973 davanti alla Questura di Milano con il lancio, al termine dello scoprimento di un busto in onore del commissario Luigi Calabresi, di una bomba a mano che mancando l'obiettivo delle autorità esplose tra i passanti causando quattro morti e 45 feriti.

Per la prima furono condannati all'ergastolo due esponenti di Ordine nuovo, Vincenzo Vinciguerra e Carlo Cicuttini, ancora oggi detenuti, per la seconda, invece, Gianfranco Bertoli fu arrestato in flagrante, risultando alla fine, come da sentenza di Cassazione, non un anarchico, ma un collaboratore dei servizi segreti in stretti rapporti con ambienti dell'eversione di destra.

Ma l'importanza di Bologna risiede in primo luogo nell'altissimo numero delle vittime, 85 morti e oltre 200 feriti, colpite indiscriminatamente tra la folla in attesa di partire per le vacanze. Un eccidio di gente comune. Non come a Peteano, dove si decise scientemente di fare strazio di rappresentati delle forze dell'ordine o, come a Milano, dove si cercò di eliminare un'alta carica governativa: l'allora ministro dell'Interno Mariano Rumor. Per questo la strage di Bologna, soprattutto per questo, è diventata una macchia infamante che il neofascismo italiano ha cercato di allontanare da sé, in ogni modo. Spesso maldestramente.
Per sostenere l'innocenza di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari), ambedue condannati all'ergastolo nel novembre 1995 dalla Cassazione a sezioni penali unite, si è in un primo momento cercato di avvalorare la tesi dell'incomprensibilità del gesto, si disse e si sostiene ancora oggi, privo di una sensata collocazione all'interno di un reale disegno politico destabilizzante, omettendo di rilevare come in realtà la strage fosse attesa, che nell'ambiente della destra eversiva se ne parlasse con insistenza già da mesi. Diverse le testimonianze. Frenetica fu anche l'attività di recupero di grosse quantità di esplosivo. Addirittura un alto esponente di Ordine nuovo, Massimiliano Fachini, avvisò della tragedia imminente una sua amica, invitandola a lasciare Bologna. Va solo detto che tra i membri di Ordine nuovo e i Nar intercorrevano intensi rapporti. E' stato più volte dimostrato.
Non solo, in una relazione, del tutto sottovalutata, dei servizi informativi del giugno precedente si scrisse della «pericolosità del terrorismo di destra» in grado di realizzare «imprese con alta potenzialità distruttiva».
Ma c'è di più: il 10 settembre 1980 venne sequestrato a Carlo Battaglia, referente a Latina di Paolo Signorelli, uno dei massimi dirigenti di Ordine nuovo, un documento manoscritto in cui si parlava apertamente di «arrivare al punto che non solo gli aerei, ma le navi e i treni e le strade siano insicuri: bisogna ripristinare il terrore... Al di fuori di noi, con le nostre idee ci sono milioni di uomini… essi ci aspettano… Diamo un segno inequivocabile della nostra presenza... Occorre un'esplosione da cui non escano che fantasmi».
Questa idea del massacro indiscriminato mediante attentati apocalittici per provocare "la disintegrazione" del sistema non era affatto il parto della mente malata di qualche farneticante neofascista. Era il frutto di una visione che, per quanto disperante e insensata potesse apparire, attraversava davvero l'estrema destra eversiva di quegli anni. A riprova il ritrovamento solo un mese dopo la strage, il 31 agosto, di un altro e precedente documento di 26 fogli, proprio a Bologna, elaborato da Mario Tuti, già protagonista di tentate stragi, tra il dicembre 1974 e il gennaio 1975, sulla linea ferroviaria Chiusi-Arezzo. Una specie di risoluzione strategica indicante la necessità di «iniziare la lotta armata fondandosi su piccoli nuclei operativi», senza essere minimamente frenati «dalle norme della cosiddetta morale borghese», perseguendo «un terrorismo indiscriminato». «Con specifici attacchi» - concludeva il documento - «non necessariamente rivendicati dalla nostra parte si potranno aumentare sino a un limite insostenibile per il tessuto dello Stato le tensioni politiche… causando già di fatto uno scollamento irreparabile del tessuto sociale… in un clima di guerra civile».
Per tornare ai tentativi di depistaggio operati dalla Destra anche dopo la sentenza definitiva di Cassazione, si è in seguito anche sostenuta la tesi, avvalorata autorevolmente dall'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, dell'esplosione accidentale di una partita di esplosivo in fase di trasporto. Fatto già di per sé impossibile a realizzarsi, come confermato a più riprese da periti ed esperti, data la natura della bomba, 23 kg in prevalenza composti da T4, un tritolo militare, bisognoso necessariamente di un innesco, nella circostanza probabilmente chimico a tempo.
Va infine annotata la campagna ancora in corso, animata da alcuni ex esponenti di An, letteralmente inventata nell'ambito della commissione Mitrokhin durante il secondo governo Berlusconi, tendente a incolpare la resistenza palestinese, segnatamente il Fronte per la liberazione della Palestina (Fplp), in combutta con l'organizzazione Separat guidata dal terrorista venezuelano Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos. All'origine «una ritorsione nei confronti dell'Italia» per la condanna ad alcuni anni di carcere di Abu Azeh Saleh, arrestato dalla polizia stradale a Bologna il 13 novembre 1979 per il trasporto, unitamente a Daniele Pifano e altri due esponenti dell'Autonomia romana, di due lanciamissili Strela di fabbricazione sovietica, destinati ad essere imbarcati al porto di Ortona a Mare e diretti in Libano.
Il tutto inizialmente sulla base di un'intervista rilasciata da Marco Affatigato nel settembre 1999 a Gian Paolo Pelizzaro, consulente della commissione Mitrokhin, pubblicata sul periodico Area , organo ufficiale in quegli anni della "Destra sociale", corrente di An capitanata da Alemanno e Storace. «Negli archivi di Stato della Germania è conservato un documento dell'ex-Stasi, mai arrivato in Italia» - così disse Affatigato - «in cui si fa cenno della presenza a Bologna del noto terrorista internazionale Carlos nei giorni precedenti la strage, a capo di una cellula palestinese. Su questo versante nessuno ha voluto mai indagare. Perché?».
Basti solo dire che presto si appurò che il documento della Stasi, citato da Affatigato, semplicemente non era mai esistito. Un grossolano tentativo di falsificazione della realtà da parte di un personaggio già membro di Ordine nuovo, condannato per ricostituzione del Partito fascista, per sua stessa ammissione fonte informativa della Cia, non nuovo a questo genere di cose. Fu, tra l'altro, già coinvolto in un precedente tentativo di inquinamento delle indagini, sia su Ustica che direttamente su Bologna.
Va oltretutto ricordato come Alfredo Mantovano, uno dei massimi dirigenti di Alleanza nazionale, già sottosegretario al Ministero degli interni, rispondendo ad un'interrogazione, il 16 ottobre 2003, sulla supposta presenza di Carlos a Bologna ufficialmente concludeva che: «l'ipotetica presenza negli anni Settanta e Ottanta a Bologna o in Italia del terrorista venezuelano Ilich Vladimir Ramirez Sanchez, detto Carlos, attualmente detenuto in Francia, non ha trovato alcun riscontro».
E' noto invece, citiamo l'ultimo cavallo di battaglia utilizzato per sostenere con piste alternative l'innocenza dei Nar, che il 2 agosto del 1980 a Bologna fosse presente un terrorista di nome Thomas Kram. Un esperto in falsificazione di documenti e non in esplosivi, componente delle Cellule rivoluzionarie (Rz), un gruppo che rivendicò 180 azioni terroristiche nella Repubblica federale tedesca dal 1973 al 1995, ma che non fece mai parte di Separat. Giunse a Bologna il primo agosto 1980. Al valico di frontiera fu fermato e identificato da agenti di polizia ai quali mostrò un documento di identità valido a suo nome. Pernottò nella notte, tra l'1 ed il 2 agosto, nella stanza 21 dell'albergo Centrale in via della Zecca, presentando la sua patente di guida, anch'essa non contraffatta e con i suoi estremi. La Questura di Bologna segnalò i suoi movimenti all'Ucigos, che già all'epoca era a conoscenza dei suoi spostamenti in città. Dunque nulla di nuovo, data la comprovata mancanza di legami tra Thomas Kram, che per altro non viaggiava in incognito e pernottava in alberghi con documenti regolari a proprio nome (un ben strano terrorista) e la strage.
Si evocano dunque complotti invisibili, scenari insondabili. Nei tempi in cui viviamo trovano terreno fertile. La Destra ha bisogno di liberarsi al più presto dello scheletro della strage alla stazione di Bologna posto nel suo armadio, il più ingombrante in assoluto. Dopo aver seminato dubbi e intossicato l'opinione pubblica, come sta accadendo, verrà poi anche il tempo, qualche accenno si scorge già, per sostenere che la strage di piazza Fontana fu in verità opera degli anarchici. La storia va riscritta.

Saverio Ferrari - Liberazione, 2 agosto 2009

mercoledì 25 febbraio 2009

Stop al fascismo, stop al razzismo, stop al sessismo - Bologna 25/2

Bologna - assemblea pubblica:

Nessuna sede fascista, nessuna ronda!

Stop al fascismo, al razzismo, al sessismo

Mercoledì 25 febbraio 2009


I fatti di sabato mattina nel Quartiere Santo Stefano ci pongono di fronte alla pericolosità di una nuova organizzazione fascista, CasaPound, e l’iniziativa di domenica pomeriggio, indetta da Forza Nuova in via Mattei, ci evidenzia, invece, la modernità del suo intervento politico nella crisi.
Non si tratta di giocare a scimmiottare il passato, né di vedere il nemico più pericoloso di ciò che oggi è, ma di riflettere sullo stato di salute del nostro territorio.
Ci sono tensioni che hanno un nome comune chiamato paura. Paura del presente (la pensabilità del domani è un lusso con la valuta corrente), paura del reale, del vicino, del collega di lavoro (sicuro concorrente). Paura del migrante. Paura del gay. Paura di pensare altro che non sia il privato.
La gestione della sicurezza è contesa tra partiti politici "tradizionali" come la Lega e movimenti di destra eversiva che irrompono nel dibattito e la chiave del loro successo è chi diviene giustiziere.
Abbiamo a che fare con organizzazioni socialmente pericolose che in un periodo di crisi formidabile e nel nuovo contesto normativo inaugurato dal Pacchetto Sicurezza diventano potentemente eversive.
Per questo proponiamo a tutti e tutte coloro che non hanno smesso di pensare e di sognare una città diversa, libera, democratica, antirazzista, senza ronde e senza nuclei razzisti che controllano il territorio di fare una campagna metropolitana comune e condivisa.
E di difendere insieme i compagni che si sono opposti all’arroganza dei picchiatori di Casa Pound.
Mercoledì 25 febbraio
ore 21.00 al TPO
via Casarini 17/5 Bologna

sabato 1 novembre 2008

Il lavoro nero di Blocco studentesco. Dietro le versioni ripulite di CasaPou...belle.

Il maldestro lavoro di tentata ripulitura dell'immagine del lavoro svolto dai cosiddetti "ragazzi" del Blocco studentesco a Piazza Navona, ha subito un'ulteriore smentita grazie ad alcune foto pubblicare nel sito flickr, che documentano le aggressioni fasciste precedenti allo scontro documentato da tutti i media.
Incidenze ne ripubblica velocemente due, rinviando per la serie completa e le relative didascalie alla serie completa originale.







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Una lettera

Perché lo Stato non mi ha difeso?[da www.repubblica.it]



Sono uno studente del liceo Tasso che il 29/10/08 si trovava a manifestare a piazza Navona contro la riforma Gelmini, una manifestazione pacifica con cori simpatici assolutamente non violenta quand'ecco che si avvicina un camioncino con musica a tutto volume che vuole raggiungere la testa del corteo, ma non c'è posto per avanzare gli studenti sono troppi non possono smaterializzarsi, allora ecco che la tensione cresce, inizia una discussione con questi nuovi venuti, tutti ventenni di blocco studentesco, capisco che aria tira e mi metto ad osservare la scena in una postazione più defilata anche se mi sembra assurdo che si possa arrivare ad uno scontro violento, siamo ragazzi e ragazze la maggior parte quindicenni, addirittura scolaresche accompagnate dai professori e poi questi cantano "né rossi né neri ma liberi pensieri". Ma alla fine di questo coro si scatena la violenza, lo squadrismo di questo gruppo di esaltati dichiaratamente neofascisti. I ragazzi di Blocco fanno spuntare manganelli, catene, coltelli, spranghe, un vero e proprio arsenale passato magicamente inosservato alla polizia; é il panico caricano chiunque trovino di fronte, un ragazzo prova a difendersi è circondato da 10 persone e massacrato di botte, chi può si rifugia nei bar, cerca scampo a questa violenza cieca scatenatasi tutt'ad un tratto davanti all'occhio sornione degli agenti.

Con questa prima carica Blocco si assicura la postazione migliore per governare la manifestazione, noi ragazzi siamo confusi, spaventati, il morale è a terra, ci si conta per vedere se un amico è rimasto ferito. Quelle bestie di blocco intonano ironicamente un coro: "siamo tutti studenti", i più temerari rispondono;"siamo tutti anti-fascisti" e di nuovo parte un'altra carica più feroce che ci sposta ancora più lontano dal centro di piazza navona, ancora feriti, ancora manganellate, ancora quella noncuranza da parte delle forze dell'ordine che mi sconvolge, mi atterrisce, perché in un paese democratico non posso essere difeso? E' una sensazione stranissima, di smarrimento, lo Stato che avevo sempre creduto dalla mia parte se ne fotte se prendo delle manganellate.
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Tutto torna alla "normalità", Blocco ha ottenuto la postazione che voleva ma veniamo a sapere che ragazzi dei centri sociali delle università stanno arrivando, capisco che qui tra poco sarà l'inferno e con i miei amici torno al Tasso dove, inoltre, ci si aspetta un raid di blocco studentesco ma questa è un'altra triste storia di un paese dove i politici fanno passare i partigiani per assassini e i fascisti come vittime.

PS. sono venuto a sapere che il governo ha dichiarato che siamo stati noi studenti di sinistra ad aggredire Blocco, bene o noi siamo dei deficienti a non esserci accorti che un gruppo che massacra di botte dei ragazzi innocenti che avevano la colpa di trovarsi lì, lo fa per legittima difesa oppure forse siete voi che tentate di vendere ancora una volta la vostra vergognosa verità al punto di difendere anche lo squadrismo fascista.
(Lettera firmata, 31 ottobre 2008)

martedì 7 ottobre 2008

CasaPound Superstar (da marginalia)


Stamani su Il Resto del Carlino (ah! come potrei sopravvivere quando sono a Bologna senza Il Resto del Carlino?) leggo di un'improbabile denuncia del responsabile provinciale di CasaPound Bologna, Alessandro Vignani, che nella mappatura della presenza fascista in città pubblicata sul sito dell'AAP, vede "un'istigazione alla violenza". Cito: "E' chiaro che qualcuno, in questa città, vuole istigare alla violenza [...] A che cosa può servire una mappatura (peraltro correlata di invenzioni degne di un romanzo) se non a identificare e a promuovere azioni contro tali persone e luoghi? [...] Con questi mezzi cercano di intimorire". E invita "chi di dovere a intervenire, per evitare che qualche esaltato passi dalle parole ai fatti".
Ma caso vuole che, da un bel po' di tempo, gli "esaltati" sono stati (e restano) gli appartenenti alla cosiddetta "destra radicale" nella cui galassia si colloca CasaPound e relativo sito, "esaltati" che sono passati dalle "parole ai fatti" contro migranti, rom e sinti, compagni e compagne (o semplicemente persone reputate , per il loro aspetto, "irregolari" o "di sinistra"), omosessuali, trans, donne e lesbiche vittime di "stupri punitivi" ...


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